venerdì 20 agosto 2010

Lo sport estremo di vivere


Ascoltavo proprio ieri il telegiornale che enumerava i rischi della moda di questi nuovi sport pericolosi, che ora vanno tanto in voga, e dispensano sfortune peggio di un voodoo malefico.
Seguivano poi le notizie di bagnanti annegati, alpinisti sfracellati e di tutta quella masnada di vacanzieri che non riescono a star fermi neanche quando non hanno niente da fare.
.
Da sempre sono convinto che l'uomo(?) faccia di tutto per complicarsi la vita, salvo poi lamentarsene e ancora più spesso, pentirsene.

Scoprirsi atleti è il sogno di quasi tutti. Altrimenti perchè lo sport sarebbe così seguito? La realtà è spesso dura, in questi casi: traumatica.

Personalmente, oltre ad una naturale struttura bio-meccanica molto efficiente non ho mai trascurato l'allenamento.
Nonostante questo, complice il tasso alcolico, l'euforia della notte, gli imprevisti che sono sempre in agguato (magari un marito geloso che rientra inaspettatamente) ho qualche cicatrice qua e là e qualche “ossicino” non è più come mamma lo ha fatto. Nel complesso però non mi posso lamentare, e se penso a tutte le volte che l’ho scampata posso chiamarmi: fortunato.
Quindi, preventivo ancora un po' di chilometri di autonomia prima della rottamazione cui tutti siamo destinati, sia che siamo fuoriserie oppure utilitarie.

Penso però con orrore ai rischi che corrono ogni estate i bagnanti inesperti, gli scalatori della domenica, gli occasionali sperimentatori di parapendio e sport similari che sfidano la gravità e ancor più la sorte.
Non stupisce la statistica dei decessi e le notizie di cronaca che stila un vero bollettino di guerra degli eroici caduti nell'adempimento di azioni futili.

"E' la selezione naturale", sostiene un mio caro amico.
Prima favoriva il più dotato (fisicamente e intellettualmente) ora il più prudente e paraculo.

Curiosamente è anche vero che una vita piatta lascia giusto il tempo di morire tranquilli.
Evito così gli estremismi che non sono mai un buon esempio.
Preferisco seguire il motto latino: "Si vis pacem para bellum" e mi tengo pronto ad ogni evenienza, ma senza rischiare inutilmente.

Se voglio provare l'ebbrezza adrenalica del pericolo faccio il 730, oppure gioco a rimpiattino parcheggiando l'automobile fra torme di ausiliari della sosta, feroci come molossi tibetani.
Anche gironzolare in bicicletta in certe ore di punta nella metropoli è rischioso, un po' come sbarcare ad Omaha Beach durante il D-day.
Se voglio invece sfidare la fortuna e necessito anche di un brivido peccaminoso, allora attraverso il corteo annuale del Gay Pride cittadino, e metto così a rischio la mia eterosessualità e anche la reputazione.
.
Infine, se proprio voglio vivere l'azzardo, l’ignoto e l’inaspettato allora mi innamoro.
Non c’è cosa più pericolosa e che mette a nudo le debolezze, le aspettative, la fragilità di un uomo.
E’ lo sport estremo per eccelenza.
Per quanto si sia disposti a pagarene il premio non vi è assicurazione che possa garantirne il risultato.

Lo so, sono piaceri sottili, forse non eclatanti che non hanno la notorietà delle mode di oggi, ma che mantengono vivi e donano, talvolta, emozioni forti e vere senza il fastidioso sole della ribalta.

Sostengo così che gli sport estremi sono per uomini coraggiosi ma senza fantasia.