venerdì 5 dicembre 2008

Delirix


L’autobus non arrivava. Pareva una giornata in cui il mondo aveva deciso che gli autobus non erano stati ancora inventati.
Faceva anche freddo. Un freddo umido e pungente nello stesso tempo, quello che entra nelle ossa e poi non se va più.
Scende fino al cuore, fino alle palle e te le stringe forte, senza amore.
Ero solo. Forse perché era ancora mattina presto, forse perché gli altri semplicemente stavano in casa oppure si erano tutti messi d’accordo di farmi uno scherzo.
Insomma, ero lì.
Improvvisamente mi giro e lo vedo.
Un coniglio.

C’era un coniglio vicino a me, ma mica un coniglio normale, un coniglio alto quasi due metri, ritto sulle gambe posteriori e dritto come un corazziere.
Il pelo poi: viola flou.
"Strano", penso, "Chissà cosa vuole? ".
Poi il coniglio mi guarda, fa un cenno con la testa e mi saluta.
Alzo il mento e ricambio il saluto, sono uno educato...Io.
“Andrà tutto bene”, mi dice con una bella voce allegra.
“Scusa?”, domando.
“Andrà tutto bene, basta che smetti di fumare e andrà tutto bene”, ripete il grosso animale flou.
“Ma io non fumo”, rispondo.
“Appunto”, mi dice convinto.
“Ah! Ecco”, concludo guardando la strada deserta.
Due minuti passano silenziosi, ma l’autobus naturalmente non arriva. Non si vede neanche in fondo alla via, figuriamoci se arriva.
Decido di far conversazione, così, per ingannare il tempo.
"Ingannare il tempo", ma se è lui che inganna noi continuamente.
Ok, ok, fa troppo freddo per una riflessione filosofica, meglio fare due chiacchiere.
Io-"Chi sei?"
…-“Sono un animale totemico, un Puka”
Io-“Ah! Io invece lavoro alle Poste”
Puka-“Lo so”
Io-“Davvero?”
Puka-“Certo, ci lavoro anche io”
Io-“Non ti ho mai visto”
Puka-“Perché sono dentro di te, ecco perché”
Io-“Ah! Ecco”.
Trascorrono altri due minuti, dove ogni tanto batto i piedi a terra per scaldarmi e soffio una nuvola di alito sulle mani ghiacciate.
Decido: riprendo la conversazione, tanto dell’autobus neanche l’ombra.
Io-“In che senso dentro di me?”
Puka- “Sono uno dei tuoi sensi di colpa”
Io- “Non capisco?”
Puka- “Neanche io, ecco perché sono uscito a incontrarti”
Io- “Ah! Ecco”.
Comincia a piovere, una pioggia fine, fine, quasi nebulizzata. Ci spostiamo entrambi sotto il balcone vicino alla fermata per ripararci.
Il coniglio si accende una sigaretta, poi sbuffa una nuvoletta azzurra che colora questo paesaggio atono.
Puka- “Ne vuoi una?”
Io- “Ma si... Dai”
Puka- “Ti piacciono le Marlboro?”
Io- “Buone”.

Mi accende la "bionda" che aspiro voluttuosamente.

Puka- “Vabbè si è fatta una certa ora, mi sa che vado”
Io- “Ciao”
Puka- “Ci si vede”
Io- “Alla prossima, sai dove trovarmi”.
Intanto che fumo lo vedo allontanarsi con quella sua andatura strana, con il codino viola che dondola come un pendolo.
Noto con stupore che ha già smesso di piovere.
Fianalmente, in fondo alla strada arranca l’autobus verso di me.
“Cazzo! Smetto di fumare un altro giorno”, dico a me stesso, mentre salgo e con nostalgia lancio il mozzicone lontano.