martedì 13 settembre 2022

E' tutto sbagliato, è tutto da rifare


Quando c'è un interesse personale ed evidente, le persone anche le più semplici, non sono stupide e hanno una sorta di pseudo ragionamento coerente cioè appaiono abbastanza efficienti ad avere dei pensieri a riguardo del proprio utile per realizzarlo.

Quando però fanno delle scelte di ordine generale o politiche, quando devono guardare lontano con lungimiranza, diventano degli ingenui per non dire peggio.
In parole semplici è quasi sempre vero che per tali persone: "Ciò che conviene allora diviene giusto."
Quando così questi individui, che sono la maggioranza, devono fare un ragionamento più articolato e generale, questa capacità di analisi cioè quella utilizzata per i propri interessi, non funziona più, oppure è esercitata con estrema parsimonia se non a intermittenza;
Non c'è utilità per loro nel comprendere qualcosa che non può servire a un diretto beneficio immediato.
Un comportamento un po' qualunquista e miope che se non proprio si giustifica, la società in generale tollera.
Andrebbe invece modificato, perché altrimenti le condizioni di vita nella nostra società non cambieranno.
E' bene ricordare, anche se pare strano, che i problemi a livello sociale non si possono risolvere e infatti non si sono mai risolti.
Non solo nel mondo moderno ma, e pare ancora più strano, in tutta la storia dell'umanità cioè a livello aggregativo, di gruppo o di massa come si dice. Non si è risolto mai un problema.
Nemmeno uno.
Abbiamo esattamente gli stessi problemi di 5.000 anni fa, quando è iniziata la socializzazione e l'essere umano è passato da una dimensione tribale a contatto con persone conosciute, a quella più grande per vivere con estranei. E questo è avvenuto grazie all'urbanizzazione, passando dai villaggi alle città.
Abbiamo sempre gli stessi disagi, a volte solo in misura diversa.
Sembra di stare meglio, ma non sono comunque risolti i problemi anche se si presentano ridotti (a volte) per le condizioni più vantaggiose createsi grazie alla tecnologia.
Come le condizioni divengono sfavorevoli i problemi irrisolti si presentano in tutta la loro grandezza.
Spiegandomi meglio, la povertà esiste da quando esiste il denaro ed esiste ancora adesso.
L'uomo primitivo soffriva l'indigenza per carestia e se non poteva cacciare, perché non aveva una tecnologia sufficiente a garantirgli il minimo vitale, non per il tipo di economia e società in cui viveva. Oggigiorno grazie al progresso le risorse ci sono, ma non distribuite equamente.
Ci sono oggi morti di fame? Molti se non moltissimi.
Le condizioni generali e la tecnologia hanno alleggerito la situazione, ma non l'hanno risolta.
La povertà infatti è un problema economico/sociale non di produzione. Sono cose diverse.
Non si può usare un sistema per eliminarne un altro. Si riducono solamente gli effetti negativi, ma non si eliminano.
Sintetizzando: Non si risolve mai un cazzo; Come mai?
Lo spiego io, perché è noto che so tutto, ma purtroppo so solo quello.
In generale l'unica azione che fa cessare un problema è rimuovere le cause che determinano il problema. Causa ed effetto sono una legge incontrovertibile.
I problemi dunque non si risolvono, smettono semplicemente di esistere.

Altri problemi, e non parlo di quelli di Algebra, invece si possono risolvere a volte, ma solo a livello dei singoli individui e a patto che si instauri una comunicazione reale e diretta tra le persone coinvolte e che ovviamente si voglia realmente risolvere quei problemi.
Dunque due umani che non vanno d'accordo, per esempio, possono comunicando capirsi e armonizzarsi, ma due tifoserie, due religioni, due partiti, due gruppi sociali diversi, due classi economiche, non potranno mai risolvere i loro problemi e il conflitto, perché mancanti della comunicazione diretta che porta a una maggiore comprensione, e inoltre sono divisi da interessi che si realizzeranno generalmente a scapito del proprio oppositore.
La soluzione più utile sarebbe tenerli separati.
La risposta invece che da infruttuosamente la società globale (non per ragioni umanitarie ma d'interesse economico) è nel sostenere dei precetti per calmierare le inevitabili controversie. Enuncia dei buoni propositi che però non sono una vera comunicazione, ma più che altro un'esortazione, quando non è un vero condizionamento morale. Di fatto si adotta una repressione, generalmente sostenuta con l'ipocrisia che inevitabilmente genererà altri conflitti.
Una società si basa su regole condivise non sugli slogan.
Se per qualche ragione queste regole sono contestate da una parte della società avremo dei contrasti senza soluzione finché ci saranno degli oppositori, oppure si cambieranno le regole, ma se queste nuove regole accontentano i contestatori potrebbero molto probabilmente non piacere ai conservatori. E dunque si creerà un nuovo contrasto con questa parte che non vuole cambiare.
Non sempre il cambiamento nel nuovo è sinonimo di meglio, così come la maturità non è sinonimo di saggezza.

Ad esempio prendiamo il razzismo, tema spinoso, che oggettivamente non ha ragione di esistere, eppure ha delle basi che sono sostenute dai razzisti, e queste basi sono generate dalla non comprensione delle cause primarie del problema che si evidenzia con la convivenza di etnie diverse e di religioni diverse.
Il vero problema però non è di fatto l'etnia, ma i modelli di vita diversa che collidono.
I pregiudizi sono sempre sbagliati, ma hanno anche una base di realtà apparente cui bisogna comprenderne la radice.
In Africa le persone sono generalmente e apparentemente affette da apatia, per non dire che mal si sacrificano per il lavoro e per creare nuove iniziative cioè vivono un po' come capita, ovvero sono incapaci o hanno molte difficoltà a integrarsi in maniera efficiente in un sistema produttivo moderno. Sono dominate da una sorta di fatalismo e non perché hanno la pelle scura, ma solamente perché il modello sociale ed economico che conoscono e riconoscono come vero è diverso.
Il loro modo di vedere se stessi e la società in cui vivono è molto distante da uno svedese, tanto per farla semplice: hanno altre priorità.
Non è certamente un giudizio di valore, ma una mera constatazione, supportata dai fatti.
Quando i colonizzatori andarono nel continente nero per sfruttarne le risorse ci rimasero molto male.
Non riuscivano a far lavorare gli africani.
Volevano assumere della manovalanza locale, ma i neri non andavano a lavorare.
Dicevano: A che mi servono i soldi? Ho la capanna, la frutta sugli alberi, il pesce nel fiume. Perché devo faticare per te?
Non erano scemi, la loro logica non fa una grinza.
All'ora cosa si sono inventati i colonizzatori?
Occhio che questa è furba e purtroppo ci riguarda.
Hanno messo le tasse, sia per le capanne che per percorrere le strade.
Cazzo, di colpo all'africano sono serviti i soldi e ha dovuto lavorare per il padrone bianco.
A me dispiace per loro e soprattutto perché anche noi lavoriamo per il padrone bianco, solo non ce ne accorgiamo; Su per giù per gli stessi motivi, non solo per le tasse, ma per il desiderio indotto e la necessità create ad hoc per far fronte ad impegni e possedere dei beni che ci vengono presentati come necessari e doverosi.
Per avere un lavoro, devi avere una casa, giacca e cravatta, l'automobile, i soldi per il pranzo e tante altre cose che con il lavoro in se non c'entrano nulla. Tante cose da avere equivalgono ad altrettanti problemi personali da risolvere che richiedono più denaro e quindi più lavoro. Si determina una spirale di necessità che una vita selvaggia non richiede.
Non ho idea se anche ad altri sia capitato di notare che in città non si può cacciare, non ci sono campi coltivabili, ovvero non si può vivere senza denaro.
Anche se una persona è capace non può costruirsi una casa, deve comprare almeno il terreno, avere le concessioni, pagare il progetto e farlo approvare, provvedere all'allacciamento alla fogna e all'elettricità, insomma deve farsi mettere le mani in tasca da un sacco di gente e da un sacco di enti che con la casa non c'entrano niente.
L'autonomia non è consentita.
Poeticamente direi che la città è una penitenziario per i lavori forzati senza altra retribuzione che quella che permette di arrivare a fine mese.
Siamo degli ostaggi collaboranti, il riscatto lo paghiamo a rate sin quasi all'ultimo dei nostri giorni.
Nessuno ci manda più una cartolina o una lettera d'amore, nella casella di posta ci arrivano solo bollette, avvisi di pagamento e pubblicità. Riceviamo solo lettere minatorie.
Il cibo arriva da fuori, perché la città è un'area senza risorse proprie, in cui un essere umano può vivere solo con la carta moneta o con la carta di credito.
Per giustificare l'effetto del problema indotto si crea prima la causa e lo si fa per guadagno. Per eliminarlo si dovrebbe fare esattamente il contrario.
Non siamo in questo per nulla diversi da chi vive nel terzo mondo, perché viviamo tutti nel medesimo mondo economico. Il benessere è determinato dal lavoro e questo vale per il contadino dell'Asia centrale come per il manager di un'industria europea.
Se non lavori non mangi.
Se smetti di lavorare dopo un po' diventi un miserabile.
I ricchi sono in una condizione diversa, anche se smettono di lavorare o "investire" come dicono loro, non cambiano tenore di vita. Questa è la differenza.
Si usano nel cosiddetto mondo civile i medesimi meccanismi coercitivi dei colonizzatori, solo a volte più sofisticati, più nebulosi e meglio nascosti.
Pragmaticamente direi che se si vuole avere dei prodotti commerciali e certi servizi è necessario un certo tipo di individuo con una certa "forma mentis" cioè una persona che si adatti e collabori con una società consumistica e produttiva che fornisce questi prodotti e questi servizi.

Per avere cose devi fare cose.
E per avere più cose devi fare meglio.

Un diverso modello culturale (è una espressione impropria quando ci si riferisce a sistemi socio-economici) non può funzionare, ma andrà bene, sempre seguendo questo esempio, magari per vivere nella giungla.
Questo discorso che credo sia semplice e penso perfino ragionevole, purtroppo nel nostro mondo non è possibile esprimerlo sinceramente, perché si utilizza l'ipocrisia per sembrare bravi e per (si dice) non alimentare quel "razzismo" che si fonda, invece di ammettere onestamente le differenze, su false considerazioni, e lo fa proprio per quel ragionamento astratto e generalizzato suesposto che è mancante.
L'integrazione di modelli diversi non è fattibile, perché il modello funzionante in questa società di prodotti e consumi è uno solo e non può essere che quello, se ce ne fosse uno migliore sarebbe stato adottato.
Non dico affatto che sia un modello giusto, dico solo che è il modello funzionante per la vita che viviamo.

Così in merito all'integrazione di modelli sociali e religiosi diversi, direi che si può sempre provare a insegnare a una pecora ad arrampicarsi su un albero, ma per quel lavoro è meglio assumere uno scoiattolo.
Questo per dire che le diversità sono funzionali agli obiettivi e sebbene questi possano cambiare, hanno comunque regole d'efficienza.
Il problema allora non è la pelle nera, gialla o rossa, ma come una persona ragiona, o più esattamente "cosa desidera" e come si comporta per realizzare ciò che desidera.
Questo è quanto lo qualifica come essere umano.
E' ragionevole secondo qualcuno per un Testimone di Geova portare la figlia vergine a dormire a casa di Rocco Siffredi?
Questo per dire che ci sono grandi rischi connessi a mettere a contatto diversità che considerano "giusto" cose molto diverse.
Eventuali cambiamenti "culturali" generalizzati non sono realizzabili in età adulta, perché corrispondono a un condizionamento profondo che viene a crearsi sin dall'infanzia.
Nei primi tre anni di vita l'essere umano ha un condizionamento determinante per la sua vita futura; Egli impara a vedere come giusto il mondo che gli è presentato e ha come una sorta di "imprinting" che difficilmente e ancora più raramente può cambiare.
Il senso critico appena nati non esiste, perché non ci sono termini di paragone ed è difficilmente utilizzabile per revisionare ciò che si è appreso come "verità".
Questo non significa che a livello di un singolo individuo, questi possa trovarsi meglio a contatto con modelli sociali ed etnie diverse, addirittura cambiare modo di vivere e di ragionare, ma ciò non è estendibile a livello di massa.
E' un evento personale raro ed estemporaneo e non generalizzabile.
Ci vuole un po' di lungimiranza per considerare le effettive possibilità di riuscita di un progetto, in particolar modo che coinvolge milioni di persone.
A livello umano si hanno molte variabili difficilmente pronosticabili.
Le leggi non hanno effetto se molte persone di una società non le considerano tali.
Il sistema si fonda sull'adesione generalizzata, se una minoranza considerevole non le condivide il sistema non solo si ferma, ma si infrange. E a livello di gruppo i comportamenti possono cambiare solo se si ritengono convenienti.
Senza un vantaggio percepibile le persone mantengono il loro modo di vivere che provocherà l'attrito inevitabile con le norme che non sono considerate utili, corrette e valide.
In campo religioso cioè quando religioni completamente diverse condividono la stessa area geografica si creano sempre contrasti insanabili.
Nella storia questo conflitto si è sempre ripetuto.

Inoltre, a proposito dei discorsi che si sentono in giro, è puerile desiderare una vita di benessere senza entrare nelle condizioni per cui la si può ottenere (inquinamento compreso).
Non è possibile vivere con i servizi e i mezzi oggi a disposizione senza creare rifiuti, è assurdo pretenderlo, ma in questo ultimo esempio, la soluzione all'inquinamento è nei numeri non nel modo di concepire la società cioè questo diviene fattibile se non vi è un'esplosione demografica come avviene da molto tempo su questo pianeta.
Senza contare che un'eruzione vulcanica (succede di continuo) inquina migliaia di volte di più tutte le nostre automobili e fabbriche messe insieme.
Nell'800' si usavano i camini e il carbone, e a Londra non si vedeva nemmeno il fondo di una strada dal fumo acre che si creava.
In confronto oggi la città pare sia tutta una sorta di Hyde Park. Di cosa ci lamentiamo?
Il nostro sistema economico non è solo sbagliato è veramente delirante, ma è sostenuto e mantenuto perché chi ha una posizione vantaggiosa non lo vuole cambiare a scapito di un benessere generalizzato; Non lo fa solo per avidità, ma anche perché il sistema odierno non può garantirle un livello minimo di ricchezza a così tanta gente.
L'élite che conosce bene questa regola, organizza di solito degli stermini pianificati chiamandoli guerre, carestie, pandemie e si usano i nomi più fantasiosi per dire al povero che dovrà morire.
I poveri servono solo in misura ragionevole.
Infatti, lo dico io se nessuno l'ha ancora notato, le guerre non le combattono i ricchi e nemmeno quelli che le dichiarano che sono un po' della stessa cricca. Le fanno i poveracci contro altri poveracci per garantire gli interessi dei ricchi di entrambe le fazioni. I ricchi non perdono la guerra, perché hanno interessi e risorse sovranazionali e in generale ogni conflitto fornisce margini di investimento e guadagno inimmaginabili.
Non è materialmente possibile garantire il benessere a dieci miliardi di persone (lo saremo tra due anni) ma solo a una minoranza opulenta a scapito di una povertà generalizzata di un numero non sterminato di poveri, questo almeno con il sistema economico ora in vigore.
Il sistema non lo si può cambiare, perché chi comanda è lo stesso che ne trae vantaggio. Lo ribadisco.
A me piacciono le metafore.
Siamo dunque come formiche in una zuccheriera di vetro.
Dentro il vaso trasparente pochi ricchi che si riempiono sino a scoppiare di zucchero.
Fuori dal vaso milioni di formiche brulicanti che scalano la zuccheriera per entrarvi, spintonandosi e lottando una contro l'altra per arrivare in cima.
Intorno, altri milioni, forse miliardi di formiche che protestano, perché non gli è possibile nemmeno cominciare la scalata. Non riescono nemmeno ad avvicinarsi al quel vaso pieno di zucchero.
Se si guarda dall'alto questa scena, ecco avete visto il nostro sistema di vita.
Non è una bella visione, ma purtroppo è la realtà della nostra esistenza.
Sono solo esempi di come si analizzano i fatti, grazie a una logica oggettiva che mette gli accadimenti e le correlazioni tra essi davanti agli occhi, e non li acceca invece con un sentimentalismo che non ha ragione di esistere; Questo non significa affatto essere disumani ma pratici.
Capra e cavoli insieme non si possono mettere.
Con buona pace dei radical-chic.

Un altro esempio apparentemente provocatorio: -"Tutti" vorrebbero eliminare la povertà (tutti tranne i ricchi ovviamente)- ma nessuno ci è mai riuscito, come mai?
Semplice, il problema non è la povertà, ma la ricchezza.
E' evidente.
Se si elimina la ricchezza (intesa come patrimoni ingentissimi di pochi e in continuo aumento senza necessità) e la si redistribuisce a chi non ha mezzi non ci sarebbe più la povertà.
Se il denaro si svalutasse quando lo si accumula, invece mantenesse il suo valore se impiegato per creare lavoro, esso renderebbe tutte le persone in grado di avere una vita decente, grazie al lavoro e non ci sarebbe il problema della miseria.
Non dico nulla di nuovo perché questa teoria fu esposta da insigni economisti nei primi anni del 900'.
Perché non lo si fa?
Il problema è che i proprietari di questi smodati "imperi e ricchezze sterminate" oltre ai soldi hanno anche tante armi e soldati che non permettono questa equa redistribuzione.
Infatti, quello che un ricco impara già nella culla è che può sempre assumere dei poveri per ammazzare altri poveri che vorrebbero un po' di quel tanto, tantissimo, che possiede.
Non è giusto togliere a chi possiede tanto per darlo a chi non ha quasi nulla, perché ci sono le Leggi, e lo dicono quasi tutti gli avvocati. Togliere ai ricchi per dare ai poveri, a parte Robin Hood, non l'ha mai fatto nessuno.
Nemmeno la Chiesa Cattolica che è l'ente religioso più ricco al mondo e sostiene che bisogna aiutare i poveri, lo fa con il suo denaro. In duemila anni non ha prodotto nemmeno un chiodo com'è diventata così ricca?
A preso la ricchezza e il denaro di altri senza dare nulla in cambio. Un'azione che potrebbe definirsi un furto, al meglio una sottrazione indebita perpetrata con l'inganno, una circonvenzione d'incapace, visto le credenze fantasiose cui aderiscono i suoi adepti.
I potenti e i ricchi si sa hanno gli avvocati per far sembrare giusto quello che conviene a loro, mentre i poveri hanno solo i Santi cui appellarsi. Un appello purtroppo perso.
Ebbene questi padri del Diritto, questi "filosofi del giusto" in toga cosa ci dicono?
C'è Il diritto di proprietà, il guadagno imprenditoriale, la libera iniziativa, la Borsa, il Mercato economico, il diritto ereditario (lo "Ius primae noctis" almeno l'hanno tolto).
Sono tutte palle. Sono tutte cazzate.
Le Leggi secondo voi chi le fa?
I ricchi o i poveri?
Il concetto del "diritto di proprietà" secondo qualcuno può averlo creato un povero?
Per suo interesse?
E se l'ha inventato un ricco per chi e per cosa l'ha fatto?
Sicuramente per il bene dei poveri è la risposta certamente errata.
Non è per fare il comunista, ma se una persona non ha una beata mazza come può inventarsi il diritto di proprietà? Ma dai.
Questo almeno bisogna domandarselo.
Si vede che cominciando a ragionare si scoprono le origini di quei "problemi" irrisolvibili che andrebbero semplicemente eliminati, eliminando le condizioni di causa come dichiarato nell'enunciato in epigrafe o poco oltre.
Per la gente comune è normale considerare il rogito di casa una garanzia di sicurezza, almeno finché la Banca non ci ha guadagnato abbastanza con il mutuo per consentirgli di avere una casa propria.
Si elargisce una pseudo sicurezza quando si è spolpato sino all'osso un persona per bene, sempre che non intervenga un esproprio, un incendio, un terremoto, una guerra che manda in fumo non solo la casa, ma anche tutte le certezze su cui si faceva affidamento.
Sai che affare!
Un piccolo inciso.
Dicono che rapinano le Banche, anche se rubare ai ladri potrebbe non essere considerato reato.
Gli enti bancari e le Finanziarie usano i soldi dei correntisti erogando un interesse dello 0,1% per i depositi e poi un correntista chiede un mutuo e glielo danno con i suoi soldi e quelli degli altri come lui, all'interesse del 5%.
Mi domando chi rapina chi?
Sono forti. Ti proteggono dai ladri a parte quando con gli investimenti in Borsa fatti proprio da loro ti "zanzano" tutti i soldi, perché in quel caso i ladri sono direttamente loro.
Esistono i ladri perché esiste la povertà.
E se le Banche e il sistema economico e politico rendono con la speculazione e con le leggi sfavorevoli le persone povere, allora sono loro che producono la povertà dunque anche i ladri.

Come dico sempre, e mi cito: "Chi si pone come la soluzione quasi sempre è il problema".
E' come nel film "Il Padrino", il primo che viene a parlare di pace e ti propone un incontro è il traditore.
In realtà per migliaia di anni l'essere umano ha vissuto senza "il diritto di proprietà". C'erano anche meno guerre e meno conflitti.
Semplicemente per molto tempo l'uomo nel Neolitico e ancor oggi nelle tribù cosiddette primitive ha considerato assurdo possedere stabilmente qualcosa, alla meglio la usava, ma non possedeva quasi nulla, perché di fatto (filosoficamente direi) non ci appartiene nulla di "diritto".
A ricordarcelo è la Natura che ci fa nascere nudi e morire nel medesimo modo, tanto per dirlo in modo un po' banale.
Costruiamo cose e le usiamo e il fatto finisce lì.
Ad esempio: la terra.
Pioneristicamente direi che sulla Terra ci viviamo, la coltiviamo, ma non possiamo "possederla". Non ha senso.
Per noi moderni è considerato assurdo questo pensiero, per il primitivo l'idea di possedere la Terra era invece ridicola.
Finché la coltivava cioè la usava nessuno gliela portava via, ma se andava da un'altra parte, questa veniva usata da un altro.
A me sembra ragionevole.
A te non serve, perché non posso usarla io?
E' come un uomo che non scopa la moglie, se il vicino gliela tromba che male fa?
A lui non interessa, lei è contenta, chi se la fa pure, dov'è il male?
Sono tutti contenti tranne a chi non interessa.
A parte gli esempi di vita vissuta, adesso che siamo "evoluti" si è costruito un sistema economico e si giustificano guadagni ingiustificabili (e senza necessità) a scapito dei poveri, sempre più poveri.
Non è forse vero che quando un ricco padrone del monopolio dello zucchero o del gas, decide con una scusa di aumentare il costo del prodotto, sempre per continuare ad esemplificare, non è forse esatto dire che tutti divengono un po' più poveri?
E quel oligarca diventerà più ricco, ma senza alcuna ragione, né necessità, perché avere 1.000 miliardi o averne 7.000 non cambia la vita di un miliardario, ma per guadagnare (depredare) quel surplus inutile dovrà rendere milioni di persone miserabili e condannarli a una vita di stenti.
Non è follia?
Cioè per questo mondo togliere con l'inganno ai poveri per dare ai ricchi è considerato giusto e si chiama Mercato Economico, ma togliere ai ricchi per dare ai poveri è sbagliato, perché è definito furto.
Ci sono così al mondo persone che ricevono sicuramente più di quello che danno e si fanno chiamare: uomini d'affari.
Con questi pseudo ragionamenti quando il mondo potrà diventare migliore?
Questo lo scrivo non perché ami i diseredati che tra l'altro sono ignoranti e hanno un igene personale personale un po' carente, nemmeno perché colto da una "sindrome francescana" ma perché comunque sono esseri umani come me e come te.
Una persona anche con una minima sensibilità non può non vedere la miseria e la sofferenza degli altri senza provare disgusto.
Egoisticamente aggiungo che se non ci fosse la povertà staremmo tutti meglio, perfino i ricchi. Ci sarebbe più pace sociale, niente reati, una maggiore istruzione, una vita più serena per tutti.
Si risparmierebbe perfino sulle serrature e sui sistemi d'allarme e sui mezzi di repressione. Una pacchia per tutti.
Mi domando come si fa ad andare in giro in Ferrari quando ci sono persone che non hanno neanche le scarpe, a volte nemmeno le gambe?
A me andrebbe tutto di traverso, ma si sa che io ragiono alla mia maniera, sono un po' strano.

Certamente quello che ho scritto è banale e ovvio, ma se è così evidente, perché non si è ancora realizzato?
Ora però mi sono rotto il cazzo di scrivere a proposito di fatti e questioni che non posso direttamente cambiare né ai molti "interessa" comprendere, così per un po' starò zitto.