mercoledì 30 agosto 2023

Considerazioni sui saldi di fine stagione



Per l'essere umano ci sono cose ingiuste al mondo.

La morte, la malattia, la sofferenza in generale sono considerate così.
Poverino, aveva tre anni, era così carino e gli è venuto un cancro al culo.
Che ingiustizia!
E' vero, rode.
Bisognerebbe secondo il pensiero "giusto" dell'Uomo vivere sino a 90 anni e più, senza un dolore né un problema ma forse non basterebbe.
Invece neanche i più fortunati lo riescono a fare.
C'è qualcosa che non va se perfino i ricchi soffrono.
Se guardiamo alla Natura si vedrà come le cose vanno nella medesima maniera.
Tutti questi eventi infausti ci sono e sono fatti naturali appunto.
Si considerano eventi naturali, però solamente perché capitano agli animali.
L'uomo non si riconosce in quel modello, perché è un modo di vivere che appartiene a loro.
L'essere umano infatti non si considera un animale, si ritiene semmai un discendente privilegiato dalla scimmia, senza sapere invece che è proprio un tipo di scimmia.
La vita degli animali in generale è difficile, ma loro paiono felici.
La legge della giungla invece dal punto di vista umano è spietata.
Aushwitz avrebbe qualcosa da dire in proposito, ma i mattoni generalmente non parlano.
Va bene.
Il mondo dunque che ha fatto l'Uomo con le sue mani è stranamente ancora profondamente ingiusto.
Sebbene vive lontano dalla Natura, e la società realizzata è senza bestie feroci (a parte alcuni esemplari di suocere allo stato brado) e perfino senza i disagi della vita selvaggia, ciò che ha sicuramente fatto è una vita per se stesso un pochino più comoda, ma questa comodità è pagata con un'esistenza piena di tribolazioni e patemi d'animo.
L'essere umano scappa dall'ingiustizia della Natura, ma crea una società artificiale ancora più ingiusta.
Quel tempo che ha in più di vita, regalato dalla tecnologia e dalla Medicina lo passa a lavorare, a cercare il parcheggio, nella paura della guerra e nel rischio della miseria sempre in agguato.
Preoccupazioni e problemi che gli rovinano anche i pochi momenti di serenità.
Povero essere umano.
Meglio che morire di fame o mangiato dal leone, si dirà.
Certamente.
La Natura è una stronza, su questo siamo quasi tutti d'accordo, ma il Mondo che ha fatto l'essere umano è pieno di azioni terribili: guerre, miseria, sfruttamento che in Natura almeno non ci sono.
Quando parlo di Natura non intendo certamente quella che si vede facendo una passeggiata all'Argentario, un paio d'ore di trekking e poi ci si riposa al rifugio bevendo un cappuccino decaffeinato con poca schiuma e si guarda il panorama.
Si fa un bel respiro e si commenta. "Che bella Madre Natura". Quella non è la Natura, è un Parco Naturale, una cosa molto diversa.
Trascorso qualche settimana in una giungla del sud est asiatico o in una foresta del centroamerica si comprenderà quello che scrivo.
Quella è la Natura nello suo vero stato primordiale e selvaggio.
Si noterà che tutto in quei luoghi è fatica e disagio.
Ogni cosa può essere pericolosa e ostile.
Per questo affermo che sebbene la Natura sia generosa con tutti gli esseri viventi, non regala niente a nessuno.
La sopravvivenza non è garantita deve essere guadagnata momento per momento. E' dura, molto dura.
Così l'essere umano ha creato un altro mondo, il suo mondo.
Mi domando: "Già che c'eravamo in questa grande opera umana non si poteva fare meglio?"
Ci stiamo lavorando! Così dicono i discendenti di quelli che decidono per gli altri i quali avrebbero dovuto risolvere le cose già cinquemila anni fa.
È continuamente ripetuto che è difficilissimo risolvere gli annosi problemi dell'umanità.
Non volete la guerra, non fate le armi.
Non volete la povertà, eliminate la ricchezza.
Non volete il furto, togliete la proprietà.
Non volete lo sfruttamento, fate studiare le persone.
Non volete le malattie, pagate i Medici finché la gente sta bene, come si ammala non li pagate più.
Se si togliessero anche le religioni che tanto hanno creato più problemi di quanti ne abbiano mai risolti, avremmo sistemato tutti i problemi. Compresi quelli della Salute Pubblica.
Per la figa ognuno pensa per se, sia chiaro.
Eh già! Qui però si semplifica.
Ci sono le grandi sinergie, le geopolitiche, i mercati dell'economia globale.
Ma se hanno recluso mezza umanità per due anni per un cazzo di virus che si sono inventati, figuriamoci se chi comanda volesse sistemare realmente i problemi lo farebbe in quindici giorni.
Le geopolitiche sono quelle dell'indice che si strofina contro il pollice; Punto.

In generale l'essere umano non considera la reale natura dei suoi problemi cioè se stesso.
Complica enormemente la situazione, perché la semplicità di una soluzione "tranchant" appare troppo facile.
Non riesce a credere che le soluzioni sono semplici, semmai adotta delle strategie di contenimento elaborate, perché altrimenti si sentirebbe stupido.
Le cause determinano i problemi, elimini le cause e verrà eliminato anche il problema.
E' però nella ricerca delle reali cause che l'uomo non guarda e così ignora la soluzione.

C'è un fortissimo impatto dell'umanità nel Mondo.
Essere "green" non serve; Infatti spesso le azioni contenitive sono peggiori delle situazioni dannose che si vogliono mitigare.
La realtà è come al solito molto più semplice.
Siamo forse semplicemente troppi.
Piuttosto che massacrarci a vicenda in un conflitto, sarebbe più utile ammettere che fare dieci figli oggigiorno come avviene nel continente africano è un atto criminale autodistruttivo, ma pare impossibile poterlo dichiarare, figuriamoci attuarlo.
Anzi il messaggio che è ripetuto dai Media e dai rappresentanti religiosi è opposto: "Fate figli". E' un consiglio talmente irresponsabile che dovrebbe far capire che chi lo promuove è in malafede oppure è un cretino.
In Africa negli anni 60' c'erano trecento milioni di persone, oggi sono quasi un miliardo.
Come ci si possa stupire che in alcuni stati africani (non tutti) ci sia poco da mangiare ha dell'incredibile.
Possibile che oggi nessuno sappia più fare le addizioni?

Le risorse sebbene ancora disponibili sono distribuite in maniera folle.
Semplicemente perché chi decide l'economia e il tipo di società in cui questa economia realizza i suoi personalissimi valori è folle.
Ha senso spendere miliardi per finanziare una guerra?
Ogni uomo sensato ha già la risposta.
Allora perché lo si fa?
Perché l'avidità dell'essere umano è ciò che lo porta inevitabilmente alla sofferenza.
Si dichiara di non volere la guerra e si costruiscono armi.
Se non fosse un orrore farebbe ridere una considerazione del genere. Fanno leggi pure su come e quando devi fumare una sigaretta per strada, ma le industrie che producono le armi non le smantellano con una legge. Quelle non si toccano.
Secondo la moltitudine produzione di armi e guerre non sono eventi connessi.
L'élite non ha interesse a vivere in un mondo dove la gente sta bene, è convinta che "Se stiamo bene noi, allora stanno bene tutti". Ma quel "tutti" sono solo quelli dell'élite, questo dimenticano di spiegarlo.
I limiti di una tale filosofia si evidenziano da soli.
Dicevamo?

La sofferenza dispensata dalla Natura esiste eccome, ma c'è anche molta sofferenza nella società umana, dispensata dalle azioni degli uomini, eppure è molto diversa dalla vita nella Natura.
Tutti sostengono in coro: "Si vive di più e con più risorse".
Insomma, dipende a chi lo domandi.
Certamente si sta meglio rispetto a quando si viveva sulle palafitte, ma non per tutti e così, solo alcuni godono di certe possibilità e non sempre si realizzano con certezza e se si realizzano non è certo che durano per sempre.
Le cose durano finché la fortuna e le circostanze lo consentono.

Personalmente ho visto villaggi in Cambogia dove le persone vivono ancora sulle palafitte, come migliaia di anni fa e tra l'altro in una miseria nera.
Queste persone non hanno neanche il tè da bere.
Una tazza d'acqua calda e uno sguardo al Mekong è la loro colazione all'alba quando si svegliano; Altro che cornetto vegano.
La cosa incredibile è che in quei villaggi la gente è tranquilla, non dico che sprizzano felicità dai pori, ma sono sereni
I bambini invece sono sempre felici in qualsiasi parte del mondo, almeno se hanno mangiato, se mamma e papà gli vogliono bene e se hanno un gioco da fare con gli amici.

Forse pochi sanno che un bene primario come l'acqua potabile è di pronta disponibilità solo per la metà del genere umano. Quattro miliardi di persone non hanno un rubinetto in casa dove poter bere acqua pura.
Mentre i cellulari e i relativi ripetitori sono presenti ovunque e la loro copertura è globale.
Ad Haiti uno dei paesi più poveri al mondo non c'è una rete idrica, ma le persone al mercato di Port au Prince pagano la merce con lo smartphone.
Ha senso?
Haiti è un posto fantastico, ci sono andato perché a me piace vedere com'è l'Inferno senza aspettare di morire.
E' un posto dove un bianco, un "gringo", ha una aspettativa di vita molto limitata e il voodoo è ovunque, anche dopo Papa Doc il dittatore sanguinario che con i suoi uomini spettro, i famigerati Tonton Maucutes; aveva portato la stregoneria a essere un partito politico al potere.
I risultati sono ancora sotto gli occhi di tutti con buona pace dei Satanisti che giustificano il proprio benessere a discapito degli altri.

Ritornando alle cose tangibili di questo mondo, è importante comprendere che l'acqua a disposizione in un contesto non urbano è spesso inquinata da batteri e da deiezioni di animali, senza contare che le pietre sedimentarie nei letti dei fiumi rilasciano arsenico.
I fiumi sembrano puliti, ma sono avvelenati. Questo è un problema che affligge metà del genere umano.
Dunque si può comunque bere quell'acqua, ma nel tempo ucciderà chi la beve se non si costruisce un depuratore.
Questo problema terribile dell'inquinamento dell'arsenico abbraccia particolarmente il sud est asiatico, poiché la falda acquifera principale è la falda Himalayana che ha questo inconveniente.
Una questione vitale che tocca quattro miliardi di esseri umani non suscita nessun tipo di considerazione. Non se ne parla nemmeno.
E' evidente che non si vogliono risolvere i problemi e si usano falsi problemi per giustificarsi davanti al mondo, ma in realtà non si vuole fare nulla di incisivo.
Spesso in televisione sono presenti appelli contro la malnutrizione nel continente africano, ma ad esempio in Africa la causa di morte principale è la Malaria non la fame.
Ha poco senso sfamare o istruire un bambino se poi questi morirà nell'arco di pochi anni per una puntura di una zanzara anofele.
Le opinioni della maggioranza sono talmente assurde e disinformate che non mi stupisco che le cose vadano al contrario di quanto si dichiari.
Mia nonna diceva: "La gente parla per far prendere aria ai denti".
E questo è purtroppo vero.
Invece, una persona dovrebbe alzare il culo e andare a vedere come stanno realmente le cose, e non farsela raccontare dalla televisione. Cambierebbe molto il suo modo di ragionare questa esperienza diretta.

Comunque anche l'uomo moderno nella cosiddetta società civile non ha debellato la povertà, si ammala, è comunque quasi sempre preoccupato, comunque non è libero, comunque alla fine muore.
Allora?
Non ha molto senso lamentarsi e pretendere che non venga toccato da ciò che lui stesso ha creato e soprattutto non vuole cambiare.
Ha senso lavorare 8 ore in fabbrica, un terzo della propria giornata cioè un terzo della propria vita, senza vedere la luce del sole?
Non si può fare nemmeno una passeggiata durante l'orario di lavoro, ci si chiude in ufficio o in negozio, che pare una gabbia e si ha solo la pausa caffè.
L'ebrezza della Libertà ha l'aroma e il tempo di un espresso.
Per l'essere umano tutto questo è vivere.
Poi a un certo punto esattamente due giorni prima della pensione, il Ragionier Panebianco è fulminato da un infarto.
Si accascia nel bagno mentre faceva i suoi bisogni.
Non ha fatto a tempo neanche a comprarsi la macchina nuova con la liquidazione. Tacchete.
Mentre defecava e spingeva, ostruzione improvvisa delle coronarie, infarto miocardico.
A seguire trenta secondi di dolore lancinante e oppressivo al torace che precedono l'eterno silenzio.
L'angioplastica gliela faranno nell'aldilà.
Le immagini della sua esistenza si srotolano davanti agli occhi come la carta igienica cui si è aggrappato cadendo bocconi.
Gli ultimi istanti della sua vita sono sfocati, un mix di merda e piastrelle verdi della toilette.
Qualche ostinata contrazione del corpo, sussulti insulsi in posizione fetale con le mutande abbassate.
Il corpo lotta, ma è una lotta senza senso.
E' solo l'istinto che grida contro un nemico invisibile.
La mente realizza che non c'è più scampo e si diventa un cumulo di stracci.
Finalmente via dal mondo...Verso la meraviglia.
Si muore tutti così: senza dignità, soli, inaspettatamente.

Gli amici e i parenti affranti a dire: Ah! Che ingiustizia, che sfortuna.
Ha fatto una vita infame, quarant'anni di lavori forzati, cosa si aspettava?
Secondo la mia opinione non gli è andata tanto male.
Si è risparmiato altri dieci o vent'anni di pastina sciapa, la solita partita di pallone in TV, oppure i soliti film intervallati dall'asfissiante pubblicità, poi a seguire un letto freddo senza amore, appesantito dalla consorte una sorta di station wagon parcheggiata nel lato sinistro del materasso con la maschera al Careté sulla faccia e le caviglie gonfie come Zeppelin che lo aspettano come parabordi inutili di un barca ormai naufragata da molti anni.
Un'interminabile sequela di giornate uguali che iniziano con la sveglia e terminano con la televisione.
Sicuramente siamo tutti vivi per un po' prima di morire, ma che sia un bel vivere ho qualche dubbio.

Il modello naturale degli animali appare sotto alcuni versi più umano di quello umano.
Almeno le bestie non si sposano, trovo il matrimonio una pratica crudele e pervicace come una sorta di castrazione o infibulazione, la considero cioè l'ultima forma di schiavitù socialmente accettata.
La mia domanda non è però banalmente rivolta a indicare la vita agreste come panacea del logorio della vita moderna.
La mia domanda è un'altra.
Con tutta l'intelligenza che ha dimostrato l'uomo (?), tutte le risorse messe a disposizione della tecnologia, grazie alla Scienza, alla fine il risultato è stato così misero?
Abbiamo il rischio concreto di un olocausto nucleare e di un inquinamento irreversibile, senza parlare della sovrappopolazione che generalmente porta all'orrore di un conflitto; Se mai sarà da spesare questo conto salatissimo che pare sproporzionato rispetto ai vantaggi sino ad ora goduti, mi domando: si è saccheggiato un pianeta intero in cambio di che?
E' a rischio la distruzione della Terra, si sono depauperate quasi tutte le risorse, senza parlare di tutta la Storia umana trascorsa che andrà insieme al uomo a ramengo, per cosa?

Migliaia d'anni di sfruttamento e sofferenza umana e questa piramidale nequizia cosa ha dato?
Un bilocale, un'utilitaria, un frigorifero e quindici giorni di vacanza al mare, ma solo per un quarto dell'umanità.
Nemmeno per tutti.
Minchia che affarone.





giovedì 17 agosto 2023

Il Giardino dei Finti Cretini



Nella società in cui viviamo il comandamento cui disobbediamo con molta fatica è: "Spendo quindi sono".

Perché esistiamo in quanto consumatori, prima ancora di essere dei docili contribuenti.
Le persone che non possono spendere per comprare sono delle non-persone, di cui il mondo può fare a meno.
Non contano.
Milioni di loro muoiono, senza che questo desti scalpore né tantomeno susciti un'azione per evitarlo.
Interi popoli sterminati come gli Aborigeni, venti milioni di morti in Australia oppure gli Indios del continente mesoamericano, cinquanta milioni di morti, gli indiani del nord America centodieci milioni di morti, si sono semplicemente "volatilizzati" nell'indifferenza generale.
Questo non è solo una prova della disumanità dell'uomo, ma ci fa intendere che è insito nel pensiero economico, cioè del profitto, grazie allo sfruttamento, un principio sbagliato, quasi malefico.
Esso non può portare alcuna felicità, ma solo oggetti; Perché la felicità o almeno la gioia è un sentimento e non è un oggetto.
Un oggetto non potrà mai amarti.
Questo è il vero dramma umano, l'essere umano caracolla tra due Inferni, da una sofferenza per mancanza materiale ad un'altra sofferenza per mancanza "spirituale" cioè di sentimenti e relazioni che nutrono l'essere umano come il cibo.
Come si dice?
Ci sono momenti in cui una rosa è più importante di un pezzo di pane.
Di questi sentimenti profondi e veri però siamo tutti un po' digiuni in questo mondo civilizzato.
Non che il "buon selvaggio" sia mai esistito, perché anche "loro" nel momento che hanno disponibilità di beni e una certa ricchezza si comportano esattamente come gli altri cioè "noi".
Questo perché "l'avidità mangia l'anima" come diceva un mio amico africano che di mestiere faceva lo stregone. Appena cominci a desiderare, il desidero stesso brucia il tuo spirito e piano, piano non resta più nulla.
Tu non ci sei più ci sono solo i desideri.
Loro vivranno al tuo posto, come una sorta di demone evocato che seduce e vive dentro di te, nutrendosi di te, mentre tu sparisci man mano.
Possiamo certo mitigare questo insulso impulso a spendere e comprare, ma non eliminarlo.
Oramai siamo tutti contagiati da questo morbo, siamo tutti malati solo in stadi diversi dalla medesima malattia.
Siamo immersi in questo mare consumistico ed è impossibile non bagnarci e in qualche modo bisogna sguazzare in questo oceano di oggetti se non si vuole affogare nel nulla e nell'indifferenza.
Questa è la spietata legge dell'uomo.
Non è tanto che il Mondo è brutto e difficile, quanto l'uomo che l'ha fatto tale.
Purtroppo la mia esperienza personale mi ha portato a essere un po' scettico su una reale bontà umana.
L'essere umano comprende bene il piacere e il profitto che gli da piacere.
Il resto fa fatica a intenderlo.
Non lo capisce o fa finta di non capirlo.
Come si dice?
Fa lo scemo per non pagare il Dazio.
L'Uomo ama vivere nel "Giardino dei Finti Cretini", parafrasando il romanzo di Bassani.
Invece una visione lungimirante, direi allargata dell'esistenza è patrimonio di pochissimi.
Cambiare sistema a livello globale non è possibile, perché chi detiene il potere e decide è il medesimo che trae profitto e potere da questo stato di cose.
Perché mai dovrebbe cambiarlo?
E il resto della gente?
Si vende per poco, per un piatto di lenticchie e cede volentieri la propria primogenitura. Non sei più primo e ti metti in fila con il piatto in mano, dietro gli altri.
Non bisogna soffrirne di questo, perché l'alternativa è una vita breve piena di sofferenza fisica, di fame e di freddo.
Non è un bel vivere, nemmeno il nostro, però almeno è comodo.
Almeno fin che dura.
Personalmente ho vissuto in un ambiente selvaggio e primitivo, al seguito di viaggi esotici ed esperienze estreme.
Non lo consiglio, non tanto per il rischio assai concreto di lasciarci la pelle, ma perché destabilizzante per la psiche civilizzata.
Al ritorno nel cosiddetto mondo normale non puoi più essere come prima e nemmeno essere "primitivo".
Comprendi l'assurda corsa di questo Mammut economico, probabilmente destinato all'estinzione, e ti è chiaro altresì che quella forza e soprattutto quella semplicità di un contesto con poche regole se non quelle della sopravvivenza, non puoi averla, perché l'hai perduta molti, molti anni fa.

Quando smetti di essere un bambino, un essere umano semplice per diventare un uomo, quel bambino muore.
Resterà di quel Dio che sei solamente un altro sciroccato del cazzo che calpesta questo pianeta.

E' un senso unico la vita, si può andare solo avanti.
Anche se avanti non c'è niente.

E questo è proprio vero come che in questo momento respiro e sorrido.

mercoledì 16 agosto 2023

Vinci e sarai libero, perdi e lo sarai ugualmente.




La libertà non è una condizione, ma un'azione.

Quando mi oppongo a un'imposizione, reagisco a un sopruso, non mi adeguo all'ingiustizia per comodità, paura, conformismo, è in quel momento che sono libero a prescindere da vincere o perdere.
La libertà non è qualcosa che mi appartiene che è intorno a me o che ricevo da altri, ma una cosa che manifesto e vivo nel momento che la creo.
Solo io posso farmi libero.
La libertà non è un'idea, è un fatto.
Senza esercitare la libertà non c'è libertà.
È importante comprendere che più valore si dà ad essa, più costa.
Le persone generalmente non la intendono così ne tantomeno sono disposte a pagare il prezzo per essere libere cioè esercitare nel concreto questa libertà.
A ben vedere più una persona ha mezzi, denaro, proprietà e un lavoro retribuito, meno può esercitare questo diritto all'opposizione.
Ogni supino "si" infatti è ben ricompensato dalla nostra società, mentre la disobbedienza, una disobbedienza consapevole cioè che si fonda su un ragionamento articolato e su un'etica, è punita severamente.
Pare assurdo, ma l'opposizione senza ragioni etiche e senza motivi validi è considerata meno severamente, perché non mina il principio di oppressione, ma solo i suoi effetti.
Opporsi alle leggi per nostro personale interesse non è reagire all'oppressione, non è esercitare propriamente la libertà, ma a volte nelle pieghe delle leggi e nelle apparenti regole di buon senso c'è ingiustizia, presentata però come qualcosa di buono, è invece un inganno che nasconde una coercizione, magari favorisce un privilegio a scapito di altri.
Ecco perché bisogna ragionare e ragionare molto e bene.
La libertà esercitata con ragione è più pericolosa per chi opprime, perché è più forte.
Affermo che la libertà costa in termini materiali e soprattutto sociali, ed è il motivo per cui c'è ne poca.
È un bene di lusso che non regala comodità e si ottiene con il sacrificio.
Inoltre non è conveniente;
Ma solo per chi è abituato a misurare le cose e le persone in base al vantaggio e al denaro.
E' l'impareggiabile lusso di essere se stesso, una cosa molto rara a questo mondo che si vede poco, perché spesso non piace, non è voluto dagli altri, non è adattivo a questa società, non si conforma a quello che gli altri dicono dovresti essere.
Ad approfondire la natura umana, e indagando onestamente la mia natura come essere umano, perdo il sorriso; Per ritrovarlo al fondo di questo passaggio negli Inferi.
Un sorriso più che amaro, ironico.
Alla fine anche le sofferenze più atroci appaiono comiche.

Come dare torto a Nabokov?
Scriveva: "Ogni informazione che hai di te stesso perviene da documenti falsificati".
Ed è proprio così.
Ci imprigioniamo da noi stessi all'interno di definizioni che ci impediscono non tanto di essere liberi, ma di conoscerci.
Se non ti conosci come puoi far nascere la libertà?
Prima di esercitare la volontà ci vuole un individuo che sappia chi è e poi che cosa vuole, prima devi essere e poi quel essere vorrà e vorrà essere libero.
Comprendo ora mentre scrivo cosa intendeva Buddha quando diceva che non esiste nessun uomo libero, esiste solo la liberazione.
Non pare facile scoprirsi oltre il muro che illusoriamente ci protegge dal nulla.
Qualcuno ha veramente esplorato cosa è?
Qualcuno ha mai veramente sfidato il cosiddetto "me stesso" che ci definisce, confondendoci?
A me è capitato nei momenti estremi.
Tra vita e morte, ho esplorato quel territorio sconosciuto dove sei solo, lo siamo sempre, ma in quei momenti è talmente forte questa realtà che è impossibile ignorarla.
Sei in momenti senza certezza, al di là di ogni documento, carta di credito, identità, le percezioni acute ti scaraventano in un mondo che non hai mai visto e che non hai mai pensato potesse esistere.
Questo territorio libero è abbacinante.
Sconvolgente, ma anche bellissimo.
Il ritorno a quel simulacro illusorio di cose, oggetti e altri che dicono chi tu sei e in cui ti riconoscono, riconoscendoti a tua volta è confortante, ma soffoca.
Uno spazio sempre più angusto, man mano che se ne esce fuori e vi si fa ritorno, non tanto per abitudine, ma per paura.
E di questo pseudo vivere che dovremmo essere invece impauriti, non di quello che terrorizza e che è il nostro essere reale.
Tutti vogliono essere se stessi, ma nessuno lo è veramente.
Perché quando ti avvicini a "te stesso" sei soverchiato dallo spavento.
Non è così radioso e bello come raccontano i saggi.
Questo, loro non lo dicono.
Almeno, non è un oasi di Paradiso l'approssimarsi, poi accade qualcosa che non può essere spiegato.
E' oltre paura e gioia.
E' al di là delle emozioni: è uno stato d'essere mai provato prima.
Abbandono questo discorso personale che appare un po' mistico e mi suona sempre presuntuoso parlare di me stesso.
Devo assicurare chi legge che non possiedo alcuna verità trascendente o immanente.
Ho solo vissuto, spesso pericolosamente e qualcosa di profondo in me è accaduto.
Non ho idea se sia di valore o meno per gli atri, ma è la mia vita e dunque non posso che viverla.
Di natura sono sospettoso, guardingo, perfino come me stesso, infatti mi ricordo continuamente che non c'è peggior schiavo di chi si crede un uomo libero.
In un discorso più generale pare evidente che la libertà non è solo schiacciata dalle armi né tolta a furia di manganellate.
È superficiale considerare così l'azione oppressiva.
L'oppressione è fatta con la comodità, è subdola.
E' realizzata anche con la nostra collaborazione, siamo i delatori delle nostre azioni per farci rinchiudere in una prigione confortevole.
Ci condanniamo da noi stessi e dunque se non siamo completamente colpevoli siamo certamente correi di questo reato perpetrato contro la nostra natura autentica.
Il benessere materiale fatto di cose, quasi sempre inutili, forgiano le catene che legano.
Quando ti abitui alle cose e ai servizi forniti dal cosiddetto benessere, essi divengono più importanti della libertà, anzi li identificherai con essa.
Per queste cose comode che ti sono diventate care non sarà più utile né possibile dire "no".
Non serve obbligarti a rivelare dove sei in ogni momento, oppure cosa desideri, addirittura cosa pensi, basterà venderti uno smartphone!
È comodo ma ti lega. Ti ipnotizza.
Oramai non si riesce più a farne a meno. Se non lo si crede, lasciatelo a casa per tre giorni.
Sono moltissime le cose con cui il mondo ti rende schiavo, tutte cose generalmente utili, ragionevoli che rendono la vita apparentemente facile, ma contenenti però una trappola.
Il pesce è preso con l'amo, ma grazie all'esca.
La società lo fa costantemente con ogni cosa che ci è data, generalmente a buon prezzo per renderti le cose facili.
A furia di usare il GPS non saprai più orientarti.
A forza di sentire gli esperti che parlano in TV non saprai farti un'opinione da solo.
Il mondo ti costringe a pensare, ed è un processo assolutamente inutile, se non proprio innaturale, e così quando dovrai ragionare sarai stanco, sfiancato.
Per non faticare in un ragionamento, dovrai usare idee già fatte, e pian piano diverranno le tue.
Ma non le hai ragionate, le hai ricevute senza chiederle.
A insistere nel preoccuparti per le brutte notizie che accadono lontano nel mondo non ti accorgerai nemmeno di cosa accade in strada, sarai spaventato da notizie che non sai nemmeno se sono vere.
Un uomo impaurito non può esercitare alcuna volontà, avrà solamente reazioni non azioni.
Quest'opera di addomesticamento avviene piano, piano.
E' dolce la discesa, è senza scossoni la caduta.
Sembra un discorso distopico, addirittura allarmista?
Invece è molto concreto, attuale, accade quasi in ogni momento della giornata.
Il sottile disagio che si prova proprio ora nel leggermi, quel velo di tristezza che cade lungo le spalle incurvandole è dovuto allo stridente confronto tra il sonno e la veglia.
Il fastidio che si percepisce è dovuto al sonno disturbato dal mio ragionare.
Complimenti! Hai fatto il primo passo verso il fondo di te stesso.
Sono pesante?
E pigliati un maalox.
Il consumismo è un opera di seduzione che è rappresentata ormai costantemente.
Tutto ti seduce, immagini, parole, colori di questo mondo artificiale.
E' una réclame, ma se disattendi alle aspettative, se rifiuti il prodotto venduto da questa pubblicità, allora sentirai quanto male arriva.
Finché dormi non c'è dolore, anzi la ninna-nanna non smette mai.
Sarai così cullato, sedato, ridotto a un essere umano docile, ma stupido.

Una volta ucciso il lupo che è in te, potrai vivere solamente come un cane.
Ubbidiente e disposto per il cibo che non sai più cacciare, a leccare perfino la mano che ti ha percosso.
A un cenno: ti accucci, ti butti a terra, fai una piroletta e ti fingi morto.
Bau.
Che fine ingloriosa per un essere umano.