martedì 31 ottobre 2017

Delicato dedicato



Rimani con me
per rendere un momento bello come fosse l'ultimo


Bacia queste labbra,
anche se sono state baciate
un milione di volte.


Non mi importa se non ci sarà un domani
Non mi importa di morire, mi bastano le tue braccia dove cadere.


Guardare il Sole può rendere ciechi
ma non lo siamo sempre?

Così ciechi in Amore

Dolce tesoro.

lunedì 30 ottobre 2017

Fatti un Golem tutto tuo...



E' curioso che gli esseri umani non riflettano quasi mai che senza conflitto non esisterebbe Potere.

In questa semplice constatazione si comprende, ancora più facilmente che  la società umana com'è intesa è da sempre fatta per reprime ogni forma di libera libido; In questo modo, volutamente generara aggressività e frustrazione.
Perché?

Senza repressione non ci sarebbe nevrosi, e senza nevrosi non ci sarebbe bisogno di un Potere che reprima gli effetti dannosi di questa nevrosi.
E' così evidente e anche così idiota.

Sarebbe come usare una medicina che crea la malattia che si vorrebbe curare, ma di cui non si è ancora contagiati. L'unico ad averne un vantaggio sarebbe il farmacista.

Dunque in questa ottica perversa, il personale modo di amare di ogni individuo è negato.

Ai medesimi individui, cioè noi tutti, è impedita l'unica reale felicità che avremmo a disposizione in questo mondo. 
Invece, la società di Potere dichiara proprio il suo contrario, altrimenti questa prigione fatta di carte da gioco di un mazzo truccato e vapore da illusionista in cui viviamo, crollerebbe; E darebbe vita forse a un mondo un po' più felice, soprattutto perché non avrebbe bisogno di alcun potere.

Resto basito che la maggioranza non comprenda questa ovvietà, e tutti discutano confliggendo per stabilire quali regole siano giuste, quali religioni siano vere e quali limiti siano necessari alla morale individuale; Quando sono tutti egualmente espressione di quel Potere che rende egualmente le persone infelici.

Una società sana dovrebbe occuparsi solo delle convenzioni necessarie per la vita comune.

Avere poche norme di buon senso che interessino solo la vita comunitaria, lasciando piena esperibilità alla vita personale dell'uomo e cioè al suo personale modo di vivere e amare.
Al di fuori di queste poche regole di ordine organizzativo che dovrebbero esistere, tutte le altre non servono ad altro se non ad aumentare la nostra infelicità nevrotica; Evocando quel Golem chiamato Potere che alla fine distruggerà tutti quelli che lo hanno chiamato per aiutarli a risolvere un problema che non esiste, se non il Golem stesso.

In Italia, tanto per fare un esempio, ci sono circa cinquemila leggi. E' il paese con più leggi in Europa, forse nel mondo intero. 
E’ una nazione dove c’è poca illegalità? C’è forse maggiore equità nella vita sociale e nella giustizia? La corruzione non esiste? 
Certamente no. Questo ribadisce che un maggior numero di  leggi  non garantiscono maggiore onestà né libertà, anzi al contrario. Non è la strada giusta.

Anticamente  in caso di una carestia si sacrificavano i tori agli dei o come avveniva solo qualche decennio fa, ma sommessamente ancora oggi, si prega un Dio intangibile che risolva il problema di un'epidemia, che plachi il terremoto o asciughi un'inondazione. 
Questo non significa che la preghiera non deve esistere, ma molti problemi materiali sono risolvibili con una buona organizzazione. 
Non è ragionevole pensare che il "Grande Ordine dell'Univero" si occupi di cose che possiamo risolvere da noi stessi. 
Mi pare evidente che queste disgrazie non sono espressioni della collera divina, ma i disagi del vivere in un mondo materiale. 

Ci sarebbe da ridere, ma è un riso amaro, se si considera che la spiritualità sia  proposta come soluzione alla materialità, quando dovrebbe invece occuparsi solo della nostra interiorità e, a mio modesto parere, rimanere lì confinata con discrezione. 
Una volta pensavo che tutte le religioni fossero sbagliate ora invece credo che siano tutte giuste, ma a patto che tutte affermino che lo sono tutte ugualmente. Sebbene personalmente le consideri ancora uno strumento di potere, sono pervenuto alla considerazione che allo stadio attuale di evoluzione umana siano purtroppo ancora necessarie per quelli che non hanno gli strumenti di mettersi in contatto con il proprio autentico Sé, e in quell'abbraccio, stabilire una connessione con  il "Grande Mistero che non ha forma né nome" ovvero tramite le altre persone che incontriamo nella vita. 

In che altro si manifesterebbe il Mistero se non in quello che abbiamo davanti agli occhi?

In parole più semplici, e non volendo dare una soluzione per tutti, ma solamente esprimere il mio modo di vedere le cose, sulla base però della mia esperienza diretta, direi che solo percependo che siamo Uno, anche se quell'uno non è per tutti uguale, e inoltre non tutti siamo identici, c'è la possibilità di fare un salto di qualità nella vita. 
Giunti a quel punto  non vi è più bisogno di morale, religione e forse neppure di leggi.  Fino però ad allora bisognerebbe ogni giorno cercare di togliere un po' di carne dalla zuppa, come faceva il maestro zen vegetariano con i cacciatori carnivori, di cui era diventato il cuoco. 
Invece, a seguito di questo paradossale conflitto di competenze si determinano le sofferenze in persone che non c'entrano nulla con tutto questo.

Non sostengo affatto che l'intangibile non determini il tangibile, ma la soluzione da trovare ai problemi materiali è una soluzione materiale, almeno in prima istanza. 
Confondere i doveri è pericoloso, direi che sebbene questi due aspetti siano una sola moneta, essa ha due facce diverse e non sempre una di queste facce è spendibile nel medesimo negozio. 
La distinzione è sottile ma determinante.

La cosa da fare in caso di carestia, epidemia e tutte le  altre sciagure umane, sarebbe migliorare le condizioni igieniche, l’alimentazione, la profilassi e sistemare le infrastrutture, organizzare i servizi preposti alla prevenzione e al soccorso. Aiuterebbe perfino nelle catastrofi inaspettate; Non certamente il sistema  attuale, reso inefficiente dalla corruzione e dagli interessi economici di parte. Non bastasse ciò si assiste al pressapochismo di chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica. Questa superficialità è purtroppo a scapito della vita delle persone.
Questo lo si osserva nell’organizzazione della società a tutti i livelli.
Si scrivono leggi e norme su tutto, e contro tutto, oramai ogni comportamento è regolato e sanzionabile, spesso con leggi contradditorie tra di loro. 

Quando per debellare i comportamenti illeciti servirebbero più che buone leggi, buone persone. 

In ogni caso bisogna domandarsi come sia possibile per un cittadino asprirare alla dignità e un certo grado di libertà se vive nella miseria più nera, se è senza istruzione e senza futuro per se e per la propria famiglia?  
Mi pare evidente che in una situazione di tale povertà non vi sia spazio per nessuna libertà, dignità e neppure per nessuna democrazia; In quanto per esercitare il diritto democratico un cittadino non deve vivere in una condizione ricattatoria di indigenza.

Aiuterebbe allora una buona cultura, un lavoro ben retribuito a disposizione di tutti, piuttosto che utilizzare gli apparati repressivi dello Stato per contenere l'ignoranza e la disperazione. Apparati poi che sono efficienti solo quando gli pare e gli conviene al Potere.

Servirebbe una società dove la ricchezza fosse il più diffusamente distribuita per evitare che chi non ha nulla, desideri quello di chi ha troppo. 
Dove l'avidità venga mostrata non come un vanto ma come una malattia. 
Dove la formazione degli individui venisse indirizzata verso un maggiore senso civico, la riflessione che il mondo non è solo casa propria ma un condominio condiviso, di cui ci crediamo proprietari ma invece siamo tutti solo in affitto.

Queste sono le mie utopie, ma le scrivo solo per immaginare come potrebbe, dopo due o tre generazioni cresciute in questo modo, diventare questo mondo: un piccolo Paradiso. 

Per esempio non dovrebbe esistere la speculazione ma dovrebbero essere incentivati i guadagni di chi produce beni e servizi.  
E’ evidente che tutte queste soluzioni non sarebbero funzionali al potere, una perversione che non soddisfa però nemmeno i vincitori. 
Lo dico sempre che essere felici a scapito degli altri, alla lunga, non è mai un buon affare. 

Vi pare normale vivere circondati da guardie del corpo? 
In ogni caso non fermano certo la mano alle persone malvage, le quali spesso sono comandate da altri potenti in competizione per avere ancora di più. 

Come detto è il Potere che per esistere ha bisogno di generare conflitti, non viceversa. 

Questo per una malattia mentale non solo che ha contagiato l'elite ma quasi tutti gli abitanti della società umana. 

Ho notato che persone anche con limitata intelligenza sono comunque bravissime e furbe per quanto riguarda la salvaguardia dei loro interessi personali.
Altre intelligenti, sono ugualmente miopi di fronte ai problemi di ordine generale cioè quelli che riguardano tutti. 
Tutti cioè sono impegnati al massimo a cercare un posto a tavola migliore, sgomitando gli uni con gli altri. Questo per la maggior parte degli esseri umani è normale, una semplice competizione economica. A me invece pare solo una follia condivisa di un mondo in sovrappopolazione, condannato all'estinzione inevitabile se non avverrà un drastico cambio di coscienza.
  
Duole ribadirlo, ma l'uomo cambia la propria coscienza solo grazie all'esperienza vissuta, le parole belle o toccanti non servono, a livello linguistico non c'è reale evoluzione.

Duole ancora di più essere un pseudo profeta di sventura nel dichiarare che solo un disastro planetario, ormai può "forse" innescare un cambiamento così radicale, non solo nell'individuo o nella maggioranza ma nell'inconscio collettivo dell'umanità. 
Questa non è una previsione millenarista, malgrado lo sembri, ma una certezza matematica, la logica conseguenza della teoria dei sistemi.  

La malattia che accomuna ormai quasi tutti è di voler accaparrarsi la cabina di prima classe, senza comprendere che così facendo si sale  in realtà a bordo del Titanic.

Ha senso? Certamente no, eppure così accade.

Ma che lo dico a fare...

mercoledì 25 ottobre 2017

For ever and never



Esiste un paradosso biologico in tutti gli esseri viventi, in particolare nell'uomo. 

Come sappiamo le cellule si diversificano in forma e funzione, e sono dette cellule specializzate. 
Così una cellula dell'occhio lavora ed è fatta diversamente da quella del fegato. Però, in tutte le cellule sono contenute tutte le informazione relative al corpo nel suo insieme cioè la cellula, usa solo una piccola parte del suo bagaglio di capacità biologiche che sono complete e globali. 

Questa ridondanza non è conforme alle leggi fisiche. 
Ho scritto in esordio che c'è un paradosso ed è appunto, la violazione del principio cardine dell'universo: l'economia. 

In questo universo non si butta nulla e nulla va sprecato. Ogni fenomeno è conforme a questa legge universale ma non gli esseri viventi o perlomeno non le cellule di cui sono fatti. 

Metaforicamente, sarebbe per una cellula come avere a disposizione una Biblioteca vastissima, ma leggere sempre e solo la stessa pagina dello stesso libro. 
Questa contraddizione vìola la legge di economia, a meno che non esiste una motivo per questo apparente spreco. C'è dell'altro; Le cellule umane si rinnovano ogni sette anni, dunque dopo un settennio viviamo in un altro corpo. Allora mi domando: perché con cellule "nuove" in un corpo "rinnovato" esiste l'invecchiamento? 

E' ovvio che queste due situazioni contraddittorie si giustificherebbero con il fatto che esiste un'informazione che determina questo processo cioè dovrebbe esistere una istruzione genetica o meglio epigenetica che "obbliga" la cellula nuova a incominciare da dove quella distrutta aveva finito, anziché semplicemente replicarsi in come era originariamente costituita.
C'è allora dentro l'essere vivente un'informazione nascosta, una sorta di "schema di continuazione" un orologio biologico che realizza così la funzione "invecchiamento e terminazione". 

Esemplificando con approssimazione il paradosso della replicazione cellulare, direi che è come se una madre di trenta anni desse alla luce un figlio di trenta anni, e non un neonato. 

Credo che non sarebbe giusto sperare che l'INPS la disattivi, una volta scoperta tale funzione di invecchiamento, ma in linea di principio chi fosse interessato a una vita eterna, ed eternamente giovane, potrebbe. 

Non è un'ipotesi fantascientifica, perché come al solito; la Natura l'ha già fatto prima dell'uomo.
Infatti sono state recentemente scoperte alcune specie di vermi e una particolare medusa che invertono, una volta giunti ad un completo sviluppo, il processo di crescita, regredendo e poi ricominciando daccapo la propria esistenza millenaria. 
Alcune specie invece, inibiscono solamente la funzione di invecchiamento come la Talpa Africana che rimane esattamente uguale per tutta la sua esistenza dopo essere diventata adulta. 

Ci sono altri esempi di codici genetici in altre specie con caratteristiche che per gli esseri umani risultano soprendenti.
I dinosauri per esempio crescevano per tutta la loro vita. 
Il coccodrillo, gli squali e alcuni serpenti sono immuni a tutte le malattie conosciute e non sviluppano neoplasie. Sarebbero la disoccupazione certa per tutti i dipendenti della cassa Mutua e della casta dei medici. 
Gli scarafaggi sono insensibili alle radiazioni nucleari, e probabilmente sopraviverebbero perfino ai missili del dittatore koreano e ai B-52 nucleari del pittoresco presidente con il riporto più ardito che si sia mai visto. 
Il Tardigrado può addirittura vivere nello spazio siderale ed è sopravvissuto a diverse estinzione di massa su questo pianeta. 
In queste specie è nascosto il segreto della vita eterna,  libera da ogni malattia e invecchiamento? 
E se così fosse, sarebbe possibile sviluppare tali caratteristiche anche nell'uomo?
Oppure l'essere umano dovrà essere nuovamente e diversamente progettato geneticamente? Avendone la possibilità sarebbe corretto? 
Può dunque l'Artefice ritornare sul suo progetto? 
E perchè mai dovrebbe? 
Questo azzardo dovrà essere opera dell'uomo per l'uomo.

Ma forse queste...Sono cose per cui il Dio della Biomeccanica non ci farebbe entrare in Paradiso.

giovedì 5 ottobre 2017

Specchio, servo delle mie brame. Chi è il più idiota del reame?




Alcuni inseguono la felicità, altri la raggiungono donandola.

Dobbiamo capire solo questo.
E' sempre la stessa lezione ma ripetuta in milioni di modi diversi.
Inoltre non esiste nessuna contabilità spirituale, nessuna retribuzione soprannaturale al male o al bene, perché entrambi esistono solo se riferiti a un soggetto.
Non Dio, non anima, dunque, almeno non come sono generalmente intesi. 
Solo noi stessi da riversare nella vita quotidiana.
Comprendere la propria natura autentica e realizzarla, non c'è altro da fare in questo mondo.

La nostra mente da un senso di continuità all'esistenza, ma secondo me non è così, Noi moriamo e nasciamo ogni momento, e in quel non luogo e non tempo, viviamo nel presente chiamandolo: attimo.

Si dice che la verità sia nel silenzio, ma credo che molti non capiscono il senso profondo di questa frase.

Conoscere se stessi non è un rompicapo dove qualcun'altro  deve fornirti la soluzione. 
Sei tu la soluzione, perché tu sei il problema; Tuttavia, secondo la mia modesta opinione, non siamo un problema ma un'avventura. 
Per conoscersi bisogna allora solo fare silenzio, silenzio in se stessi. 
Non significa solo non parlare, non significa solamente essere rilassati o guardarsi intorno senza esprimere preferenze e giudizi cioè astenersi dal confrontarsi con il mondo.

Significa proprio fare silenzio, un mutismo completo in se stessi. Quello che sorge sei Tu.

E' semplice ma non è facile.