giovedì 11 agosto 2022

Analisi T

La situazione delicata a Taiwan ha origini antiche.

L'ultimo imperatore cinese Pu-Yi di discendenza Manciù (cino-mongola) perse la faccia a causa degli invasori giapponesi (1937-1945) con cui dovette mettersi d'accordo per mantenere la sua posizione apicale, sebbene solo rappresentativa. 

Il popolo di etnia Han, maggioritario in Cina, non glielo ha mai perdonato. 

Il povero imperatore oltre ad avere problemi erettili aveva anche seri problemi nel gestire la politica.

Quando i giapponesi si ritirarono, scoppiò una rivoluzione dove le forze anti-giapponesi capeggiate da Mao e addestrate e rifornite dagli Americani, sposarono inaspettatamente l'idea comunista con la Rivoluzione Culturale, in opposizione alla tradizione, che risultò essere non solo considerata anacronistica, ma traditrice dei più profondi valori del paese: il suo popolo. 

Ovviamente i rivoluzionari con la stella rossa sul berretto furono mollati dagli USA e adottati dall'URSS.

Obiettivamente la direzione affidata a Mao del Partito Popolare e del paese, mieté circa 20 milioni di morti tra persecuzioni e carestie volute senza il minimo scrupolo per il medesimo popolo che si voleva difendere. 

Questa però non è una circostanza, ma una costante storica.

La Cina ha più di altri una narrazione millenaria scritta con il sangue e la spietatezza di questo popolo e dei suoi governi che si sono succeduti nei secoli, è difficilmente comprensibile alla visione occidentale. 

Nelle arti marziali cinesi si dice "Perché fare un passo se non puoi dare un calcio?" e questo la dice lunga sul loro pragmatismo un po' crudele hai nostri occhi tondi. 

Tornando alla storia, il fronte nazionalista sostenitore dell'imperatore detto: Quomintang formato dai "Signori della Guerra", in pratica una dittatura militare, perse il confronto armato con i rivoluzionari comunisti e si rifugiò a Formosa (Taiwan) da dove ha rivendicato sino a pochi anni fa, addirittura la direzione della nazione cinese, ritendendosi l'unico governo legittimo, infatti può essere confusa definendosi Taiwan come la Repubblica di Cina (Nazionalista), rispetto all Repubblica Popolare Cinese cui generalmente si associa la Cina detta Zhòngguo letteralmente paese centrale.

Dopo la morte di Mao Tze-tung (1976) e la fine dell'egemonia della cosiddetta "Banda dei Quattro" si aprì il periodo di espansione economica cinese, una crescita inarrestabile e fortissima che svegliò il cosiddetto "gigante addormentato" come lo definiva Napoleone.

Negli anni ottanta le relazioni Taiwan-Cina ripresero, principalmente per motivi economici. I due paesi cominciarono a parlarsi, anche se questo non volle dire che andavano d'accordo.

Taiwan ebbe il suo provvidenziale e lungimirante sviluppo grazie ai semiconduttori divenendo attualmente il solo e più grande produttore di componenti di qualità, indispensabili all'informatica e alle telecomunicazioni a livello globale.

Dunque l'isola non più grande del doppio della Sicilia con venti milioni di abitanti e un PIL di 300 MLD di dollari annui è un wanton (raviolo) irresistibile per la nazione del Dragone che non ha mai nascosto il suo interesse a prendersela, anzi a mangiarsela. 

Strategicamente l'isola si pone quasi equidistante tra Pechino (Beijin) e Hong Kong, lungo le maggiori rotte marittime per il sud est asiatico. Un affaccio provvidenziale verso il Giappone e la Corea del Sud, ma anche verso le operose Filippine.

Sebbene militarmente Taiwan non interessa propriamente agli USA, non è possibile da parte americana lasciare alla Cina il monopolio dei semiconduttori utilizzati nei computer di ultima generazione che, sia loro e il resto del mondo, non sanno costruire così bene e a quei prezzi.

Cosa è cambiato recentemente da giustificare l'interesse internazionale?

Il partito nazionalista sino ad ora in carica, pronipote del Quomintang, ha perso le elezioni e ha lasciato il governo dell'isola al Partito Progressista-Democratico (per quanto possa essere democratico e progressista un partito in un paese asiatico) che non intende come il suo predecessore, accontentarsi di divenire una regione a statuto speciale cinese, ma vuole l'autonomia.

Si assiste a un "mexican stand off" dove se da parte cinese si mostrano i muscoli per impressionare e spingere verso un'annessione economicamente vantaggiosissima, dall'altra cioè quella statunitense lo si fa ugualmente, ma con toni meno bellicosi. Per entrambi non è però consentita un'azione militare decisiva per le inevitabili ripercussioni che si trasformerebbero in un probabile conflitto mondiale. Il terzo attore in questo stallo è Taiwan che non vuole omologarsi a Hong Kong e vorrebbe continuare a godere della sua indipendenza privilegiata. 

E' quindi un gioco di ombre (cinesi) ciò che è rappresentato davanti all'opinione pubblica, in maniera a volte grottesca, che però indica "gattopardosticamente" che tutto deve cambiare, perché tutto possa rimanere uguale.