lunedì 14 ottobre 2013

Cronopolis



L’idea è tempo.
Essa, quando si realizzerà, sarà sempre nel futuro.
Più questa intuizione sarà visionaria, iconoclasta, innovativa, più persone inevitabilmente lascerà indietro.

Viviamo un’apparente contemporaneità, ma nella realtà del pensiero e delle azioni conseguenti ad esso, non siamo tutti e sempre figli di questo terzo millennio.

Come la nostra società mantiene in sé i rumori della storia con le cadenze ritmate dei lavori manuali dell'antichità che producono gli stessi suoni millenari  ai quali si aggiungono i rumori delle macchine proprie della rivoluzione industriale, rumori integrati a loro volta dai toni dell’era digitale che porta il suo contributo di squilli e ronzii, una cacofonia che fa da colonna sonora al film delle nostre giornate sempre più brevi; Così anche nelle persone convivono diverse epoche.

Alcune persone vivono nella preistoria, perché senza istruzione, magari perché nate in aree remote e poverissime di questo mondo così affollato. Altre pur abitando in una società moderna sono legati ai pensieri, ai preconcetti e alle superstizioni del medio evo.
Per certi gli atteggiamenti sono coincidenti col tempo presente, mentre in altri aspetti sono magari ottocenteschi.
Pochi sono radicati sempre nell’attuale, pochissimi invece sono precursori di un avvenire che si realizzerà.
Altri ancora, vivono la nevrosi di un futuro ideale che forse non si determinerà mai.
Un futuro che ci viene ripetuto sarà migliore del presente.
Nel futuro saremo tutti alti, belli e ricchi; Dimenticando che alla Natura non si comanda, che la bellezza non dura, quanto alla ricchezza...rende l'uomo ancora più egoista di quanto è. 
L'icona del nostro tempo è considerata universalmente la televisone; Dove assistiamo sedati alla rappresentazione del divenire. E' un oggetto emblematico della condizione umana, perché rende viva una realtà che avviene all'interno di una cornice che la limita.

Riflettendo sui protagongonisti di questa realtà,  cioè l'umanità, considero l'essere umano un animale talmente pericoloso e feroce che per poter esistere con una certa organizzazione civile deve essere narcotizzato; E' intossicato dalla droga più potente che si conosca: la speranza.
Una tossina potente che è usata abilmente dai pochi per muovere i molti, ma che li contagia allo stesso modo. 
La maggioranza dunque scorda il risultato di tutte le macchinazioni perpetrate che si concluderanno con lo stesso tragico epilogo: entrare nell'oblio con due metri di terra sopra la faccia.
Di fatto sono due cose ben diverse un ragionevole progetto basato su dati oggettivi per migliorare il mondo che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto e una aleatoria speranza di cambiamento positivo basandosi su elementi a dir poco fantasiosi come sull'esistenza di  presunte entità divine che ci assomigliano oppure su una misteriosa giustizia dell'universo che realizzi per noi un domani migliore esentandoci da far qualcosa di concreto per renderlo tale.  
L'infinito è bello e terribile nel medesimo tempo e delle nostre idee personali a riguardo della realtà non se ne cura affatto. 

Tornando al mi pensiero iniziale talvolta mi immagino che certi uomini alienati in questo odierno ipocrita sarebbero forse perfetti al seguito di Gengis Khan oppure con Napoleone. Altri sarebbero a loro agio  nei rioni del settecento di qualche borgo fiammingo, seguendo altri ritmi biologici. Ci sono uomini dunque che potrebbero essere  a loro agio nel passato, altri addirittura nel futuro, ma tutti invece costretti e stipati in un oggi ambiguo, con le sue regole contraddittorie.
Ecco che tutti viviamo esteriormente lo stesso momento, ma nella realtà dell’essere lo percepiamo, lo plasmiamo e lo elaboriamo in tempi soggetivi, tempi che non esistono più o che ci dovranno ancora appartenere.

Mi domando, quando incontro una persona, a quale epoca appartenga. La osservo nei modi, nel dire, nei comportamenti ed essa mi rivela a volte il suo personalissimo orologio.
Una crono-caratterizzazione difficile da fare, perché come detto, il tempo della vita è legato all’idea che abbiamo di lei e che si esprime nell’azione del vivere, ma il pensiero appartiene ad un attimo rapidissimo.

Così, troppo spesso, guardando al risultato ci sfugge la sua origine, posta non solo nel passato come è ragionevole trovarla, ma a volte anche nel futuro, un futuro determinato dall'idea che la sottende.
Si dimentica così facendo che non è poi così importante per l'essere umano il dove, il come e il quando, ma principalmente: il perché.
 
Così ci sfugge per sempre il  vero senso delle cose e delle persone.