martedì 26 settembre 2023

Autoritrarsi



Il processo di imitazione è la base dell'apprendimento, ma è solo l'inizio.

Va bene finché sei bambino.
Dopo potrebbe rovinarti la vita.
Un essere umano adulto dovrebbe procedere in maniera autonoma.
Diventa ciò che sei, è una strada senza indicazioni.
Questa autonomia non solo è sinonimo di maturità, ma di identità. Un'identità personale unica.
L'omologazione che si vede ormai ovunque non è solo nella moda e nei comportamenti, ma anche e soprattutto nei pensieri che non raggiungono quasi mai lo status di ragionamenti personali.
Le persone ripetono le idee di altri.
Scelgono fra queste quelle che più gli piacciono, ma questo non è ragionare.
La loro cultura è una sorta di copia e incolla, senza discernimento, senza approfondimento e in particolare senza esperienza vissuta.
Se guardiamo per semplificare all'esteriorità, cosa vediamo?
Direi banalmente che quasi tutti gli uomini oramai sono con la barba e con i medesimi tatuaggi, appaino un po' copie di fotocopie.
Altri sembrano copie della loro funzione.
I manager con il tre bottoni e il Rolex, l'alternativo con i capelli Rasta, il finto di sinistra, fintamente povero, il finto di destra ugualmente disinformato, il guru con il turbante in testa e la vestaglia, poi ci sono quelli vestiti tutti di nero che paiono sempre in lutto.
Le donne, molte delle quali asservite a un modello descritto da altri che non raggiungeranno mai, sono sempre inquiete.
Costrette a uno shopping compulsivo, un feticismo senza freni per le scarpe, tutto per adeguarsi a qualcosa che non esiste, perché non le corrisponde.
La maggioranza di loro è ossessionata dalla cellulite e dalla dimensione delle tette, all'ombra delle smagliature viste con orrore.
Avere un aspetto gradevole, ordinato e alla moda non deve però diventare un valore di merito di una persona né il suo unico obiettivo di vita.

La massima ambizione umana pare oggi avere gli addominali a tartaruga e il conto in banca a sei zeri, e se chiedi a queste persone il motivo di tanto affanno, ti diranno: "perché così sarò felice"; Salvo poi, quando e se raggiungono questa ambita meta, accorgersi dell'inganno e drogarsi.
Tutti vogliono avere, e l'essere?

E' un po' superficiale e mondano credere in queste cose.
Tutti così sfoggiano un benessere che non hanno, sia a livello materiale che a livello umano, senza parlare di quello sentimentale.

Tutti apparentemente felici eppure tutti così realmente insoddisfatti.
Come potrebbe essere diverso se nessuno è diverso?
Non è il modo di vivere, e soprattutto non è il modo di essere.
E' non solo brutto da vedersi, ma è un orribile spreco di possibilità.
L'essere originale è una chimera?
Con questi presupposti pare di si.

Anche quelli eccentrici che sembrano essere se stessi sono copie di altre copie.
La differenza è sancita da regole, e allora che distinzione è?
Perfino la cosiddetta diversità di genere sessuale è stereotipata, agli omosessuali maschi, pederasti o uranisti che siano, non piacciono le donne, ma alcuni di loro scimmiottano i comportamenti femminili, così alcune lesbiche che odiano gli uomini, fanno di tutto per somigliargli.

Dicendolo in poesia se a me piacesse inculare gli Opossum non mi sognerei di colorarmi le orecchie di nero e attaccarmi al sedere una coda.
Perché devo esibire quello che mi piace?
Sono comportamenti insinceri che si assumono per uniformarsi, perfino nella diversità.

Certamente in un mondo molto vincolato alle regole, agli stereotipi e alle necessità materiali che ci spingono a essere riconosciuti dagli altri non è sempre permesso un'espressione di se completamente libera.
Le responsabilità e i doveri che sono comunque da assolvere e se non altro ci permettono di non pesare sulle altre persone, ci fanno però adottare dei comportamenti di opportunità e di consuetudine sociale che non sono sempre sinceri, ma non sono nemmeno come tradire il proprio modo autentico di essere, a patto che queste strategie di comportamento opportunistico siano fatte con consapevolezza.
La sincerità con noi stessi e con i nostri valori profondi cioè quelli che danno senso alla nostra vita non devono mai allontanarsi da noi; A volte vivere insieme agli altri ci costringe ad apparire diversi da come siamo, la cosa importante è comprendere cosa è vero e cosa invece non lo è.
E non confondere le due cose.
I valori della propria vita non sono quelli morali voluti dalla società e nemmeno quelli estorti con la paura della punizione divina instillati dalla religione.
I valori di cui scrivo sono quelli propri, magari non saranno uguali per tutti, perché sono espressione del reale se stesso di un individuo, ma saranno sinceri e continuando lungo questa strada questi valori diverranno sempre più profondi e sempre più reali.
Senza capire chi sei o meglio cosa sei, non puoi esprimere né comprendere nessuna verità, in quanto la verità è soggettiva e dipende da cosa sei, non è qualcosa di disgiunto dal tuo essere.
Qui ci sei tu e là c'è la verità: non è così.
Tu e la Verità camminano insieme, anzi sono la medesima cosa.
Una foresta dov'è facile perdersi se ci si allontana dal sentiero tracciato dal cuore.
La Verità sembra diversa tra le persone, ma solamente perché gli uomini si conoscono in proporzioni diverse.
Non c'è separazione tra essere umano e la sua verità come non esiste separazione tra una persona e la tua vita.
Si cade spesso nell'errore di volere rassicurazioni e certezze. Non si comprende sino in fondo che le certezze sono prigioni, mentre la verità ci rende liberi.
Dunque non possono essere la stessa cosa.
La Verità autentica risuona in ogni essere umano, in ogni persona, però in quella che ha tracciato il proprio cammino originale verso se stesso essa si manifesta, altrimenti resterà latente.
Essa si compie nell'azione.
Non è un pensiero o una filosofia distante dalla vita è nel fare che la verità esiste. La Verità assoluta non ho idea se c'è, perché forse è l'espressione della medesima cosa in tutti i modi di essere diversi e possibili.
Una realtà forse troppo vasta per l'essere umano.
Nondimeno la verità del nostro cuore esiste, e conoscendola conoscerai anche quello che sei.
Quando parlo di "cuore" non parlo del sentimentalismo cui generalmente si fa riferimento. E' qualcosa di più profondo, meno legato alle regole del romanticismo in cui lo si indentifica erroneamente.
Parlo cioè dei sentimenti autentici che nascono spontaneamente in noi, non condizionati dagli interessi e risuonano come una eco di qualcosa di più grande che ci accomuna se vissuto in maniera attenta e presente.
In merito propriamente alla Verità, essa è un processo non un dogma e si esprime nella ricerca, nel dubbio, nella sensibilità e infine nell'intelligenza di andare oltre l'ovvietà delle cose.
E si concretizza nel vivere e nell'agire nel presente.
Giunto in quel luogo interiore che chiamo: "Il posto delle cose vere", ogni essere umano troverà l'accordo con l'altro che ha fatto il medesimo percorso.
Le esperienze ci uniscono, mentre le idee sempre ci divideranno.
Le persone comuni valutano e giudicano dalle parole, quelle un po' più acute dai comportamenti cioè guardano le azioni che si compiono che qualificano chi le attua.
Quest'ultimo modo in linea di principio non è sbagliato, a patto però che si conosca il cuore di chi fa queste azioni che sono giudicate.
Gesù che sicuramente ha espresso molti concetti veri meglio di me, ha detto: "Senza ritrovare l'innocenza di un bambino, l'uomo non entrerà nel Regno dei Cieli".
Cos'è esattamente questa innocenza?
Non è banalmente essere onesti, rispettare le leggi e non pensare male e magari non fare male agli altri.
Non è l'innocenza giuridica che ci assolve dal non andare oltre lungo questo mistero.
Per quante azioni "buone" puoi compiere il tuo posto sarà sempre alla soglia del Paradiso e non vi potrai entrare se non torni a essere quello che sei.
Questa è parte dell'innocenza.
Essere te stesso senza ipocrisia o come si usa dire con la consapevolezza di cosa sei e perché fai quello che compi.
Ma l'innocenza del bambino è accompagnata da altro ancora. Dunque essere se stesso non è sufficiente.
E' la sospensione del pensiero auto ipnotico e l'adesione completa al tempo presente che completa questo essere innocenti.
Se c'è futuro non ci può essere innocenza, perché la programmazione ci allontana da noi stessi proiettandoci in un altro tempo di possibilità da prevedere; Inoltre i desideri, le aspettative e le paure vivono nel futuro, mentre l'uomo innocente è nel presente e così non si permette a questa spontaneità luminosa e gioiosa di esprimersi.
Nasciamo dunque illuminati, puri e liberi, dobbiamo solo fare ritorno a quello che siamo. E' un percorso semplice, ma non facile.
Sempre il Redentore ha ben espresso cosa significhi comprendere l'altro oltre le azioni che compie e l'errore in cui è facile incappare, e lo ha fatto nella parabola dell'obolo della vedova.
Quando tutti gli ebrei, il giorno del ringraziamento facevano ricchi doni al Tempio, videro la vedova donare una sola moneta d'argento e in cuor loro la criticarono.
Gesù che conosceva il suo cuore profondamente e dunque quello di ogni uomo, disse che quel misero obolo era stato il dono più prezioso, perché la vedova possedeva solo quello.
Ecco che senza conoscere le reali motivazioni e situazioni non è possibile giudicare correttamente nessun comportamento.
In tal senso bisogna procedere con se stesso, guardare oltre le azioni e comprendere la radice delle cose, senza giudizio e senza filtro.
Solo così la mente umana che è lo specchio del nostro spirito ci darà la reale immagine di cosa siamo.
Di fronte alla convenienza della menzogna, oppure alla sincerità dei nostri valori reali non bisogna mancare mai di fare la scelta giusta.
Senza spirito non ha senso vivere; E il nostro spirito si crea e cresce con la nostra adesione impeccabile ai valori di cui è fatto.
Una volta tradita la nostra energia, essa non tornerà a brillare come prima; Sarà confinata in un limite e quel limite sarà relativo a quel tradimento.

A parte le scelte importanti la quotidianità è fatta di cose banali e dunque vivere un pochino secondo gli usi comuni è questione di buon senso e non di ipocrisia.
C'è da dire però che a volte eventi banali determinano fatti importanti e così non si è mai sicuri che le cose possono essere trascurate.
E' terribilmente complicata la semplicità della vita.

L'autenticità è un mondo principalmente interiore e tocca poco l'aspetto esteriore o fisico (sebbene a volte lo riveli) è più propriamente si esprime nel modo di comportarsi con gli altri e nel vivere la propria soggettività in maniera originale.
La sincerità adottata con la propria natura è la medesima che è adottata con gli altri, fatto salvo che tutto questo avvenga in un contesto opportuno.
Dire sempre quello che si pensa è il modo di un pazzo non di un saggio.

Però anche nella finzione sociale non bisogna mai staccarsi dal proprio centro e mai dimenticarsi che vivere in una società non significa esattamente esserne un suddito acritico.
L'adesione al nostro "centro" cioè alla nostra reale natura ci aiuta nelle scelte.
Come già detto, mentire nel rapporto con gli altri non è solo un modo di ottenere dei vantaggi, ma a volte è legato proprio alla sopravvivenza.
Dunque la domanda che un essere umano deve sempre porsi è: "Quando posso mentire e quando devo essere completamente sincero, nonostante questo non sia accettato e confligga con il mio egoismo e interesse?
Questa secondo me è una bella domanda.

Peccato però non ci sia una risposta pronta, perché si deciderà momento per momento e il nostro consigliere sarà la nostra vera natura, ma prima di fare questo bisogna conoscerla e imparare a parlarci o meglio ascoltarla.
Altrimenti sarà facile confondere ciò che è giusto con ciò che conviene.

Per dipingere il nostro personale autoritratto si dovrà prima guardarsi allo specchio e dopo questa visione interiore sincera, tratteggiare e colorare il proprio dipinto.
Questo dipinto sarà esposto a chi ha buon gusto per le cose belle e a chi vuole vederlo.
Non sarà necessariamente esibito come una bandiera a chi potrebbe fraintenderlo.
Una certa moderazione nella propria affermazione schietta è sinonimo di modestia e di intelligenza.
Invece si sceglie un modello già fatto e lo si ricalca senza estro e senza arte. Identificandosi in un'idea di se scelta a tavolino, piuttosto che una scoperta di se incontrata lungo il campo di battaglia dell'esistenza.
Non potrà mai piacere una tale opera, perché non ci somiglia.

Ognuno è così bello quando è se stesso, ed è l'unico modo di essere autenticamente felice.

P.S.
Alla fine di questo lungo discorso assai ragionevole devo dire le cose come stanno; Conscio di rovinarmi un eventuale applauso.
Non ce la faccio a stare zitto.
La cosa veramente divertente è che quello che chiamiamo "Io" al fondo di questa visione non esiste.
Dunque usando parole vere "conosci te stesso" è impossibile, non perché sia difficile, ma solo perché quel "te stesso" non c'è.
Questo però non lo si crede, ed è il motivo che quando lo si realizza non si può che ridere.
Questo però esula dalla vita ordinaria, perché senza ego non c'è vita.
Il nostro prezioso "Io" quello che con tanta fatica si vorrebbe incontrare ha una funzione ben precisa, lo si usa o lo si dovrebbe usare, come fosse una scala cioè utile per andare in soffitta a prendere i vestiti invernali.
Nulla di più.
I "grandi principi" compresi la morale superiore, l'etica più eccelsa e le virtù più luminose, in poche parole tutto quello che un uomo considera sacro, Dio, lo spirito e ogni forma di realtà trascendente che è primaria nei suoi concetti, ma curiosamente mette sempre in secondo piano nella sua vita, tutto queste cose non esistono propriamente.
Nulla è veramente importante, perché solo le cose inutili sono fondamentali.
Le cose che l'uomo ritiene importanti, utili, sono cose materiali cioè funzionali a qualche scopo o a qualcosa d'altro.
La realtà ultima non ha queste qualità né tantomeno queste necessità.
Parlando di questo "Tutto" il discorso diventa subito complicato e può aiutare la semplicità.
Come ben espresso prima da chi sicuramente è molto migliore di me, bisogna guardare ai bambini come fossero maestri.
Qual è il senso della vita?
Se lo chiedessimo a un bimbo direbbe: giocare, divertirsi, fare amicizia, volere tanto bene a mamma e papà, ai fratellini, agli amici e alle persone.
Volere "tanto bene" non è un imperativo morale, non lo si fa per piacere a Dio o per andare in Paradiso, ma è il modo per essere felici qui sulla Terra, adesso.
Quando vuoi bene a un altro, la prima persona che ne gode di tale sentimento sei tu.
Prima di esprimerlo questo amore lo si prova dentro.
Infatti, divertirsi insieme agli altri oppure per conto proprio con spensieratezza e guardare ciò che c'è intorno con stupore e curiosità, rende il mondo luminoso, colorato dalle emozioni più intense e fa nascere in noi la meraviglia.
Non vedo senso più bello alla nostra esistenza se non goderne.
Altrimenti che saggezza sarebbe quella dei musi lunghi e delle sopracciglia corrucciate?
Un bambino non ha la saggezza del filosofo, non ha quel tipo di saggezza intellettuale, ma ha la saggezza intelligente della felicità cioè quella di non attaccarsi alle cose a lungo, un momento piange completamente, subito dopo ride con tutto il proprio essere.
Questo non lo fa perché è generoso o altruista, lo fa perché vive sempre o quasi sempre nel presente.
Senza idea di tempo non si può sostenere a lungo un desiderio o una frustrazione.
Nella vita ci sono inevitabilmente disagi e bisogna imparare a non farne dei dolori, a non trasformarli in sofferenza e imparare da loro (i bambini) a vivere ogni cosa senza dagli troppo peso.
Solo così si viaggerà leggero. Solo così si potrà andare lontano.
E qui le parole finiscono per quello che vorrei dire ancora, perché il discorso appartiene al mondo senza oggetti che io chiamo Casa.


venerdì 1 settembre 2023

Lì o là, sempre in culo ce l'ha.



E' curioso che le persone parlano e scrivono da saggi, ma raramente la loro vita lo è.

Ogni bambino prima di diventare adulto e perdere la semplicità e l'attitudine a vivere nel presente, è felice naturalmente; Magari non sa esprimerlo con parole, ma è saggio nel vivere.
Da adulti si parla bene, ma si vive male.
Eravamo saggi senza saperlo, ora la saggezza è un ricordo, non più un fatto.
Bisogna essere onesti e riconoscerlo.
Non viviamo per diventare saggi, lo siamo già appena nati; Viviamo e impariamo per diventare stupidi.
Accumuliamo conoscenze tecniche e teoriche, ma perdiamo l'intelligenza spontanea dell'infanzia che invece ci aiuterebbe a vivere bene.
Se non lo si crede basta guardare queste creature innocenti.
Non sono avidi, litigano per un gioco e poi lo lasciano per andare a giocare con chi avevano litigato.
Non sono sempre buoni, ma almeno sono sinceri.
Non sfruttano gli altri, non hanno malizia.
Sono semplici, quello che sono lo manifestano, senza ipocrisie morali.
Non hanno nemici. Desiderano solo quello che gli serve per sopravvivere, un po' di cibo un posto caldo dove dormire e l'amore di chi gli sta intorno.
Se vedono un altro bambino la prima cosa che gli dicono è "vuoi giocare?".
Non gli interessano i nomi, le professioni, lo status sociale.

In realtà i cosiddetti "grandi" non accumulano virtù nella vita, cercano solo di non perderle.
Il bambino inoltre non ha paura di morire, l'adulto ne è terrorizzato.
Non solo per l'età che avanza, perché la fine non dipende dall'anagrafe e questo lo sanno tutti, ma dipende dalle circostanze; E' impaurito perché conosce il Tempo e in questo trova l'Inferno in Terra.
Se riesci a vivere senza Tempo sei come Dio.
Tutta la grande biblioteca umana trova posto nella semplicità del silenzio inesprimibile di un bambino, per noi questa dote è ormai irrimediabilmente persa.
Facciamocene una ragione.
O si torna bambini (molto raro) oppure non si vivrà la saggezza, ma si avranno solo le parole sagge che non si concretizzano in azioni.
La saggezza del uomo fatto, è un ricordo, perché non ci sono regole o strategie per vivere bene, è solamente essere felici senza ragione, senza complicazioni, senza causa, senza senso e soprattutto senza Tempo.
L'uomo adulto conosce solo surrogati di felicità che sono le soddisfazioni, grazie agli oggetti da possedere, addirittura cercando di possedere le persone.
Si identifica nelle etichette, nelle idee che sono opinioni.
Quando perde queste etichette o sono messe in discussione, sebbene siano enti irreali e definizioni arbitrarie, soffre.
Crea un mondo di oggetti e poi si sente povero.
Non é strano?
E' proprio perché non ha più quello stato naturale di purezza, di non pensiero.
Il bambino ragiona, ma non pensa. L'uomo pensa continuamente e raramente ragiona.
Se c'è qualcosa da fare per un bimbo è solo un gioco e ci si butta dentro completamente assorto, indifferente se è utile oppure è inutile, la sua azione è sempre gioiosa; Completa, totale.
Deve andare dal papà?
Ci va correndo e ridendo.
Poi se ne stacca e corre dietro a una palla.
Non c'è continuità, memoria, solo un susseguirsi di attimi nuovi.
Il bambino infatti non saluta, almeno finché non gli è insegnato con l'imposizione.
Il saluto non è altro che un riconoscimento di identità "Tu esisti".
Questo modo di sottolineare una cosa evidente e ovvia non ha senso per un bambino, e paradossalmente, lui percepisce gli altri molto più chiaramente degli adulti che invece si salutano tra loro e dicono in maniera socialmente convenzionale "Ti vedo" e non vedono proprio niente.
La parola definisce qualcosa e una volta definita questa cosa non è più ricercata.
Tutto però si trasforma e cambia. La definizione di ieri, oggi potrebbe non andare più bene.
Si dice "ti amo" e non si guarda più chi si ha davanti.
Non ci si accorge di chi realmente è oggetto del nostro amore. Perché l'altro grazie alla parola è diventato una definizione cioè un ricordo.
Si ama un ricordo e non l'attualità. I sentimenti si vivono grazie alle percezioni e questo avviene nell'unico tempo reale cioè il presente.
Da grande l'essere umano avrà obiettivi, leggi, aspettative, ordini, memoria di dolori, paure, impegni, responsabilità, desideri, volontà, idee.
Ha tante cose che lo appesantiscono e che lo spingono in un altro tempo e in un altro luogo.
Guarderà l'orologio come ad un padrone che gli ricorderà ciò che dovrà compiere e questo compito sarà inoltrarsi nel futuro.
Dimenticando però che non potrà mai essere felice se non è qui, adesso.
La felicità è sempre qui, solo che l'essere umano è da un'altra parte. Questo è il problema.

Cercherà allora la felicità tramite succedanei che sono anch'essi sempre altrove, oggetti e situazioni da raggiungere e lo spingeranno ancora più lontano, sempre più nel futuro. Ogni tanto rivivrà un passato ormai morto con i ricordi.

Non trova in questo la felicità e non la troverà, sebbene cerchi ovunque essa è esattamente dove lui è già.
Nell'unico posto dove non guarda mai.

In se stesso e nell'attimo che chiamiamo: adesso.
A me fa morir dal ridere.