mercoledì 29 giugno 2022

Ari Yappa

 

Partirò a breve per Trinidad e Tobago le isole al largo del Venezuela di fronte al delta dell'Orinoco, il grande fiume Amazzonico.

Dopo gironzolerò per il mar delle Antille e i Caraibi visitando Cuba che è vicina e mi regalerò così una vacanza.

Sono dunque di nuovo in missione esplorativa. 

Finalmente, non ne potevo più.

Come al solito saluto con un addio che non si sa mai. 



martedì 28 giugno 2022

La Profezia della montagna

 


La cosiddetta "crisi" è solo, in parole semplici, una povertà più diffusa.
Comunque non può elevarsi oltre una certa soglia, perché paralizzerebbe i consumi su cui l'economia si fonda.
Se tutti divengono miserabili a chi si venderanno i prodotti?
I grandi ricchi curiosamente invece divengono in questa "crisi" ancora più ricchi, almeno così stila in una classifica la rivista Forbes che si interessa alle vicende di questi multimiliardari.
E' interessante a volte trovare in altri linguaggi una maggiore comprensione del significato di una parola. In Cina per esempio, la parola -crisi- è composta da due ideogrammi.
Il primo indica: pericolo; Il secondo: opportunità.
Questa opportunità, però deve essere trovata per non diventare pericolo, grazie alla possibilità di cogliere il momento giusto.
E' il "Kairos" un Dio degli antichi greci che ci spiega la peculiarità di tale realizzazione. La divinità dell'attimo giusto è rappresentata da un giovane con un vistoso ciuffo, una ciocca da prendere al volo, altrimenti fuggito il momento anche l'occasione sarà persa.
L'evento catastrofico, però che si appresta a manifestarsi in tutta la sua grandezza è diverso da una semplice crisi e ha origini più profonde della politica che governa tutte le nazioni; Esse sono diverse ma simili, perché tutte comunque consumano e spendono.
E' oltremodo illusorio il cambiamento tramite il pensiero politico.
L'evento che si approssima è destrutturante per la società come la conosciamo.
Sono necessari alcune considerazioni come preambolo.
La politica è essenzialmente compromesso, non è fatta per le scelte drastiche richieste in situazioni di vera emergenza.
Essa esercita il potere tramite il sostegno popolare (almeno nei regimi democratici) oppure la democrazia estorce tale consenso, tramite la rassegnazione con delle necessità improrogabili presentate come "crisi" appunto.
Le dittature si muovono più agilmente, ma in ultima analisi hanno bisogno anche loro del sostegno generalizzato.
Tutto ciò funziona, finché non scoppia una rivolta che però non è una soluzione, ma casomai una reazione.
E' cosa molto diversa.
L'autocoscienza e la lungimiranza, necessarie alla costruzione di un sistema sociale equo e pacifico poi, non sono mai state dei beni largamente condivisi dall'umanità e sebbene quasi tutti comprendono che le cose vanno male, è più difficile accorgersi che il sistema economico e sociale in cui viviamo è il responsabile di queste conseguenze inevitabili.
E' la struttura stessa del sistema che crea questi problemi, le persone non decidono, ma eseguono degli inevitabili comportamenti all'interno di quelle regole condivise che chiamiamo socializzazione.
Hai voglia a manifestare e a gridare in piazza che vorresti cambiare il mondo, quando poi se vuoi mangiare devi usare il denaro, la benzina e l'elettricità, e includerti nell'organizzazione economico-politica che chiamiamo società, fornendo così il tuo sostegno anche involontario al sistema imperante.
Comprare "bio" e andare in bicicletta non salverà il pianeta che per essere veramente "salvato" richiederebbe solamente l'estinzione della nostra specie.
Questo lo dico solo per il mio inveterato ottimismo e per buona pace di tutti i radical-chic e i "comunisti al caviale" che ci tengono a farsi vedere quanto sono bravi, buoni e attenti al mondo.
In ogni caso il cambiamento climatico non dipende dal buco dell'ozono né dall'inquinamento. E' una costante geo-fisica come l'inversione dei poli magnetici. Non si può fare niente per evitarlo.
Ogni cazzo di migliaia d'anni la Terra cambia, si congela, si riscalda, è coperta da anni di inverno senza sole per le eruzioni vulcaniche, scoppia una proliferazione batterica negli oceani e inonda il pianeta di gas, se non lo avvampa prima un meteorite e di questo, quel presuntuoso animale che chiamiamo uomo, deve farsene una ragione.
La consapevolezza della transitorietà della nostra specie è per l'uomo un dato inconcepibile, non solo perché spaventevole, ma perché gli toglie ogni stimolo a desiderare. E' il desiderio il motore dell'esistere. Senza "desiderare "non arriveremmo a domani.
Tornando più strettamente a quello che può fare l'essere umano, direi che è solo grazie a un drastico cambiamento sociale che si potrebbe avere un diverso panorama.
Un panorama che prima dovrebbe essere visto e avrebbe bisogno degli occhi aperti. Non tanto perché si possa fare qualcosa a riguardo di questo cambiamento, ma se non altro per adottare delle strategie per ciò che accadrà, limitandone i traumi e i danni.
Dunque, la favola raccontata come fosse una realtà, della ricchezza generalizzata o perlomeno del benessere condiviso per otto miliardi di esseri umani brulicanti in continua crescita demografica, è materialmente irrealizzabile.
E' la logica dei sistemi che si incarica di dimostrarlo. Ed è l'aritmetica delle risorse limitate e l'inquinamento dei rifiuti in costante sommatoria che lo sottolinea.
Questo per dire che l'inquinamento e il depauperamento delle risorse sono comunque un problema disastroso sebbene non propriamente connesso al "cambiamento climatico" oggi in voga nelle discussioni politiche e televisive; È un espediente per dare un diverso corso all'economia e aprire nuovi mercati.
Il problemi sono moltissimi, tutti generati dal medesimo sistema economico che è espressione del sistema sociale.

Sono i valori di una Società che determinano l'economia che li realizza.
Questi due enti sono strettamente connessi e ad un certo punto del loro sviluppo quasi si confondono, ma comunque sono sempre mediati dalla politica.
Di fatto la politica, benché lo si creda, non risolve propriamente i problemi; Stanzia fondi, emana leggi, dichiara guerre, ma i problemi sono risolti solo dai tecnici non dai politici.
I ponti non li costruiscono i deputati ma gli ingegneri e gli operai.
Cambiare le politiche per risolvere singolarmente i problemi non è attuabile né possibile. Infatti, la politica è apparentemente cambiata tantissimo, ma i problemi sono rimasti uguali e chi non se ne rende conto è solo per via della disinformazione.
Il nostro sistema economico è una totale assurdità evidenziata dai numeri, infatti il debito pubblico mondiale supera l'intera ricchezza del pianeta.
E' di fatto impagabile. Un cancro generato dalla speculazione e dall'uso del denaro che produce reddito senza essere né un bene né un servizio, ma un mero mezzo di scambio.
La valuta è diventata generatrice di ricchezza, quando dovrebbe esserlo solamente il lavoro che favorisce la ridistribuzione della ricchezza.
Una situazione paradossale e incoerente che mostra in maniera inequivocabile che il sistema economico sin d'ora adottato è sbagliato, delirante, ma nondimeno non è correggibile.
E' una struttura immodificabile, può solo finire di esistere e rinascere completamente diversa e si spera: migliore.
Inoltre, all'interno di un sistema economico chiuso, sebbene grandissimo come quello dell'economia globale la ricchezza non può essere aumentata, ma solamente spostata.
Se dunque alcuni diventano ricchissimi, molti dovranno impoverirsi e poiché le persone ricche sono le medesime che gestiscono il potere, va da sé che le cose non potranno cambiare.
E' utopico immaginare che chi ha privilegio e agio vi rinunci per donarlo a chi fino a un momento prima è stato da lui cinicamente sfruttato.
Perché dovrebbe farlo?
E' il sistema sociale che semmai dovrà essere cambiato, non solo nella morale e nell'etica, ma nella sua struttura intrinseca ed i problemi quali li conosciamo termineranno di esistere per poi, magari divenirne altri che giungeranno anch'essi al loro limite estremo.
E' un ciclo.
Creazione, espansione e distruzione è un flusso circolare e non è solamente una costante economica, ma universale.
Non esistono sistemi sociali perfetti, ma vi sono alcuni più in armonia con la Natura e con le più profonde esigenze dell'essere umano. Quello in cui viviamo non lo è nemmeno lontanamente.
Prepariamoci ad estinguerci?
Sicuramente essere qualcosa d'altro rispetto a come ci conosciamo.
La strada è già stata percorsa, dobbiamo solo accorgercene.
Non ci sono soluzioni fattibili, perché il sistema è sbagliato e questa constatazione persuaderà anche i più scettici, quando raggiungerà i grandi numeri cui tende.
Gli sbagli si evidenziano ingrandendo le condizioni di causa, così l'effetto divenendo ridondante presenterà l'errore che risulterà evidente.
La tempestività generalizzata di questa amara analisi se mai avvenisse, è comunque ininfluente, perché le forze in gioco non possono essere fermate.
Il mondo economico è un gigantesco Mammut che corre inarrestabile verso una buca irta di pali acuminati, già scavata alla sua nascita e pronta ad attenderlo.
Una corsa esaltante e delirante verso una trappola.
Il patriarcato, l'economia di mercato, il consumismo e considerare giusto ciò che è utile, di valore ciò che può essere comprato e venduto, la speculazione monetaria, lo sfruttamento senza freni delle risorse e soprattutto delle persone, l'ipocrisia elevata a sistema d'informazione per asservirsi allo status quo imperante, sono filosofie che palesano da sé il loro limite.
Un sistema non può cambiare, può solo distruggersi e lasciare il posto a un nuovo modello.
Il problema nodale è la sovrappopolazione, infatti sino a che si è mantenuto un certo numero di abitanti su questo pianeta, la sperequazione tra aree povere e aree consumistiche ha avuto una certa stabilità.
Ora questo non è più possibile.
Alla reception stanno preparando il conto da spesare.
Per questo mondo che chiede consiglio per ciò che è inevitabile, avverrà alla stessa maniera di come mi accadde durante un'escursione in montagna, quando un mio amico fu morso da una vipera, mentre faceva pipì proprio sul pisello.
Disperato mi chiese di leggere le istruzioni di pronto soccorso che recitavano: "Per espellere il veleno bisogna succhiarlo e sputarlo"
Lo sfortunato domandò: "Allora, cosa c'è scritto nel manuale?"
Gli risposi: "C'è scritto che devi morire".

martedì 21 giugno 2022

Caleido-scopi



Martedì e venerdì sono cristiano, gli altri giorni della settimana spazio lungo altre religioni, mentre lunedì generalmente sono ateo.

Faccio talvolta una riflessione religiosa in cui indulgo per lenire il mio realismo che lascia poco spazio alla speranza.

Ho così riflettuto a proposito di Gesù e della sua meditazione nel campo del Getsemani (in aramaico frantoio) e considero il Redentore un uomo straordinario.

L'attrazione che provo per i momenti descritti da Matteo a proposito del Suo eccezionale sacrificio è proprio nel suo atto di accettazione di un destino amaro per una persona così dolce.

L'assunzione di una punizione per chi come Lui non aveva peccato.

La distanza che appare dunque è siderale tra un mondo materiale e quello invisibile che lo determina. Intendendo quest'ultimo come quello che usualmente è considerato come la ragione di esistere di quello materiale, avente però modelli e linguaggi diversi e spesso incomprensibili l'uno verso l'altro, quasi da farne dubitare un effettiva correlazione.

Ad una analisi oggettiva risulta evidente una realtà contemporanea.

Molti miei simili non si rendono conto che viviamo in un mondo moderno più spietato di un giungla; Apparentemente comodo, mancano della constatazione che finché abbiamo possibilità di spendere, abbiamo possibilità di vivere in questa società umana, molto disumana.

Questa caustica constatazione lascia attoniti perché ci riduce a cose, a beni e consumatori non più a esseri viventi.

Questo è il mondo delle persone di una società civilizzata, le quali però sono gli unici esseri viventi che vivendo in un Inferno hanno ipotizzato un aldilà paradisiaco come retribuzione di una vita mediocre spesso meschina se non proprio malvagia.

Per fortuna si è ciechi rispetto a questo paesaggio infernale dove per possedere cose inutili, si mancano cose di valore.

In ambito spirituale a me pare proprio vero che: "Si comprenderà in proporzione a quanto sappiamo perdere". Non c'è molto altro.

Ho percepito chiaramente che liberata dai sofismi la vita è "lasciare andare" perché nulla ci appartiene in sostanza. Non è completamente esatto definirlo con "lasciare andare"; perché appunto niente è nostro e a ricordarcelo sarà la tomba.

Dunque chi lascia cosa?

Personalmente non considerando reale l'ego dovrei dire: cosa lascia cosa?

E' il modo per chiarire con una frase inadeguata questa constatazione forse nichilista.

La mia percezione è nel sentire una straordinaria energia che permea tutto ciò che vedo, ma essa non è propriamente Dio.

Infatti Dio esiste, ma non è qui.

L'Universo è un meccanismo senza Dio. In questo "meccanismo" l'energia è intrappolata, nel particolare nella dimensione umana, per ragioni incomprensibili.

Una volta svincolata questa energia da questo universo materiale, essa forse spazierà verso dimensioni diverse. Al momento non è dato saperlo.

Sono l'unico cui è venuto da dire una cosa simile. Non ho notizia di altri che pensano e sentono nella medesima maniera questo.

Come sempre mi accade le mie percezioni contraddicono le mie affermazioni e i mei ragionamenti. Non solo non sono d'accordo con gli altri ma nemmeno con me stesso. Lo trovo esilarante.

Nella mia persona coesistono due diverse nature, una materiale che analizza con attenzione i fatti e una direi "spirituale" parola che odio che vive una realtà completamente diversa. Osservando la vita umana risulta evidente che la domanda "perché?" domina il pensiero dell'uomo. Gli esseri umani non possono fare a meno di chiederselo, in quanto è insito nella loro natura trovare una destinazione, un fine, uno scopo. La realtà però non ha scopo, essa è semplicemente.

E' solo l'uomo che cerca una direzione per lenire la sua angoscia e la sua insicurezza. Si inventa un traguardo che gli indichi che è sulla strada giusta.

Non è una critica ma un avvertimento per non cadere in questa trappola.

Si immaginano Paradisi che forse non esistono e Dei che contraddicono le definizioni che ne diamo, almeno se si guarda con disincanto al mondo per interpretare la sua origine soprannaturale.

Si immagina un Dio buono e amorevole, quando la Natura da Lui creata e in cui ci tocca vivere, è in conflitto costante per la sopravvivenza. Si afferma che Dio è pace, ma la Creazione non lo è mai. Le galassie collidono tra loro, i mondi esplodono e sebbene le stelle ci appaiono come intoccabili e inalterabili, eventi catastrofici dominano il firmamento.

Tutto è in lotta e la sopraffazione del forte sul debole una costante biologica.

Allora questo amore divino è diverso da quello umano, dunque perché definirlo nello stesso modo?

E' dar adito a un fraintendimento considerarli sinonimi.

Si definisce il Creatore: eterno, quando tutto è transitorio. Anche l'universo che cominciamo a conoscere ha una data di inizio e di scadenza.

La vita umana non è solo confinata nelle sue categorie arbitrarie ma ne è prigioniera.

Non ci si domanda con ragionevolezza che se Dio fosse solo "bene" non potrebbe essere Dio, perché confinato all'interno delle regole della morale e dell'etica che definiscono tale bene, e dunque non sarebbe libero (la libertà totale è un'altra caratteristica che gli uomini attribuiscono alla Divinità) dunque non sarebbe Dio.

La cristianità concilia questo con la creazione di un ente in opposizione a Dio cioè il Demonio.

E' un po' assurdo per me immaginare una sorta di co-direzione dell'universo spartita tra questi due opposti, in lotta tra loro che toglierebbero al Creatore, non solo quella pace di cui dovrebbe, secondo l'interpretazione umana, essere portatore, ma anche il giusto protagonismo di tanto lavoro realizzato. Sulla locandina di questo film kolossal una volta terminato, accanto al nome di Nostro Signore ci sarà come guest-star quello del principe del male che comparirebbe sul medesimo manifesto nel personaggio del "cattivo". Non mi pare equo. Ci sarebbe il rischio che potrebbe ricevere perfino l'Oscar, perché al pubblico di solito piace moltissimo chi interpreta questo ruolo.

Le contraddizioni fioriscono ed è il motivo dei miei commenti ironici, e si ingigantiscono con i perché, quando un'onesta constatazione dovrebbe a tutti farci solamente abbassare il capo di fronte alla nostra totale ignoranza che non è possibile guarire.

Certe cose sono semplicemente oltre i ragionamenti e così anche le persone con le migliori menti in certi luoghi non possono essere invitate.

In ciò trova posto quell'altra dimensione dell'essere che può essere vissuta a patto sia libera dagli altri e dalle loro idee e perfino della stessa mente, intesa come memoria ed esperienza. Nel presente o meglio nella atemporalità della dimensione dello spirito non trova posto il passato proprio della memoria.

Solo in un mondo extra razionale è possibile percepire una tale stato, ma non comprenderlo, infatti è una realtà non visibile troppo diversa. Inoltre non si può avere nessuna garanzia di certezza. Non si può mai sapere se si è realizzata un'intuizione o una nevrosi, se si è ricevuto un dono oppure un delirio.

La vaghezza e l'indeterminazione sono parte integrante di un mondo che non è fatto di cose.

E' una strada soggettiva e solitaria che conduce dove le mappe non sono state disegnate.

Ecco che si evidenzia se non altro la mancanza di coerenza logica in qualunque religione che è giustificata però con l'incapacità dell'uomo di comprendere Dio.

Il mistero del Signore è di fatto un bel mistero.

Com'è che ci ha fatto così inadeguati?

Perché così stupidi, avidi, arroganti? Così pieni di difetti come vivere una vita virtuosa? Se non possiamo intenderlo, perché qualcuno dice che si è mostrato?

Perfino i profeti e i messia non lo hanno capito sino in fondo, alla meglio hanno fatto da impiegato postale, consegnando le disposizioni da compiersi.

Tra l'altro mai in questa presunta comunicazione vi è una nota d'affetto, solo ordini assertivi e minacce, così si realizzano le disposizioni impartite dal divino, non proprio caratterizzate con quel sentimento d'amore universale che sarebbe lecito aspettarsi dall'identikit proposto dai suoi promoter in Terra.

Allora se non lo si può comprendere che senso ha discuterne? Qual è il senso di parlare in sua vece se Lui non parla a nessuno?

Ci sono alcuni che addirittura dicono di agire secondo la sua volontà, ma se nessuno la conosce?

Mi viene da domandarmelo e per fortuna vivo in un periodo storico dove certe parole scritte non ti portano al patibolo, al rogo o alla sala di tortura.

Oggigiorno si preferisce ignorare chi le pronuncia, tanto non le capisce nessuno né tantomeno la gente comune è interessata a rinunciare alle false certezze per constatazioni scomode. Quando mai è successo?

Oggi, nonostante sia martedì non sono un buon cristiano, attendo pazientemente la mezzanotte per fare meglio con altro.

Personalmente, tolto o immaginato di togliere, tutto quello che usualmente si intende come proprio, ma che in realtà non mi appartiene non rimane nulla.

Un nulla che nonostante questo esprime qualcosa di indefinibile, questo lo ammetto, ma che ugualmente non lascia speranza; Non perché pronostichi un divenire infausto, ma solo perché inconoscibile.

Non è proprio facile a parole esprimere questa piccola realizzazione, questo mio curioso modo di essere, in quanto le parole sono inadeguate a contenere il paradosso dell'esistenza che colgo.

Allora meglio tacere?

Lo penso spesso e altrettanto spesso disattendo questo buon consiglio.