mercoledì 14 gennaio 2015

Confusione


Per cercare di comprendere la situazione politica/economica mondiale e i recenti avvenimenti di cronaca è necessario considerare  molte cose.
Potrebbe essere utile armarsi di pazienza e cercare le informazioni che non sono messe sotto il naso di ognuno. Meglio andare oltre l'ovvio.
Tra 50/80 anni finirà il petrolio.

La stima dipende dal tipo di estrazione utilizzata, ma anche dai dati previsionali incerti, in quanto i paesi arabi tengono nascosta la disponibilità dei loro giacimenti. Potrebbe accadere secondo le stime più pessimistiche anche nel prossimo trentennio.
C'è però un'innovazione tecnica: Il Fracking, un sistema di estrazione che frantuma le rocce con getti potentissimi di acqua e permette uno sviluppo inaspettato sulla quantità di petrolio estraibile ad un costo relativamente basso.
Tale scoperta ha determinato e determinerà scenari inaspettati sul piano economico e politico.
Il Fracking è vietato in Italia e in alcuni paesi europei, perché ritenuto altamente inquinante e pericoloso, ma  è utilizzabile liberamente negli U.S.A.
Nei paesi arabi è ovviamente difficilmente impiegabile a causa della carenza di acqua.

Le previsioni degli economisti concordano che tra 10 anni l'America diverrà il primo produttore mondiale di petrolio, ma non dicono che, ancora più in là, probabilmente diverrà l'unico.
Come accennato il vantaggio nell'uso di questa tecnica di estrazione U.S.A.  è l'abbattimento del  costo di quasi il 50% rispetto al sistema tradizionale con trivellazione. Precisamente diviene conveniente sino ai 50 USD al barile.

Parrebbe un bel risparmio per ognuno, ma non è così.
Il  guadagno per il fruitore finale risulta minimo, perché gli intermediari consumano il risparmio insieme alle tasse, cioè chi si rifornisce alla pompa di benzina o utilizza i derivati petroliferi, ad esempio per il riscaldamento non trova che una minima convenienza.

Incide  invece drasticamente nelle transazioni del commercio all'ingrosso, gestito dalle multinazionali petrolifere e da alcune industrie nazionalizzate, apparentemente sono sempre in concorrenza tra loro, anche se si sospetta che dopo la condanna per aggiotaggio comminatagli qualche anno fa, esse gestiscano il mercato in una sorta di Cartello, in cui la parte del leone è ancora una volta formata da aziende petrolifere "made in U.S.A." altrimenti note come le "Sette Sorelle".

La fossa del leone è ancora una realtà, uscirne è impossibile per noi...come nella famosa canzone. 
Considerazioni canore a parte è ragionevole immaginare che nel futuro, esauritesi tra qualche decennio i giacimenti Russi e quelli dei Paesi del medio-oriente, Cina e India non saranno più autonome energeticamente; A causa dell'aumento della richiesta interna conseguente al loro sviluppo industriale in crescita, e alla richiesta correlata alla loro esplosione demografica. Insieme questi due paesi formano la metà del genere umano.

Tra cinquanta anni al massimo il mondo sarà quasi tutto senza Greggio, e saremo (come Europa) senza più la possibilità di utilizzare i vicini giacimenti del Mare del Nord, ormai esauriti con grande dispiacere dei cosiddetti "sceicchi dagli occhi azzurri" scandinavi.
L'economia mondiale del futuro, conseguentemente a questa carenza sarà in stallo, e la sua  ripresa o per meglio dire la sua vita, dipenderà da chi possiederà ancora petrolio, se lo vorrà vendere, e a che prezzo.

Va ricordato che "l'oro nero" non è utilizzato solo per la benzina, ma soprattutto per la costruzione di materie plastiche, idrocarburi presenti nella chimica e nei prodotti industriali e materiali di ogni tipo, perfino prodotti farmaceutici.
Attualmente gli Stati Uniti utilizzano solo un modesto percentile del loro grandissimo patrimonio petrolifero che è conservato nei giacimenti, questo in base ad un decreto del Congresso U.S.A. relativo alla Sicurezza Nazionale, infatti l'estrazione è limitata ad una percentuale stabilita e di questa, una parte è dirottata nel mantenimento delle scorte in immensi stoccaggi.
Gli Stati Uniti comprano invece il petrolio Arabo.
Lo comprano ma non ne sono però dipendenti, anzi esercitano sul suo prezzo e sul suo commercio una influenza notevole.

Il rischio della dipendenza da parte degli  U.S.A. verso i paesi fornitori (che non sono proprio dei simpatizzanti della politica americana) è calmierato in un modo molto spregiudicato per non dire spietato, cioè i prezzi sono frenati e tenuti in riga, principalmente con due mezzi coercitivi .
Il primo, utilizzando il già descritto metodo di estrazione Fracking che gli permette di immettere sul mercato mondiale Greggio a metà del costo di quello Arabo in qualsiasi momento, in parziale deroga alla legge del Congresso Americano che per motivi di gravità economica o per la presunta Sicurezza Nazionale, ne consente la vendita fuori dalla percentuale stabilita.

Anche attualmente si assiste, giusto per esempio, alla riduzione del costo del "Barile" proprio in seguito di una manovra del genere, il prezzo all'ingrosso è sceso sensibilmente rispetto a cinque anni fa,  ma non per questo, come si vede, c'è un vantaggio proporzionale per le tasche della maggioranza delle persone.
Il secondo sistema è la pressione militare, giustificata dal terrorismo, attraverso false prove di complotti incombenti contro il cosiddetto "mondo libero" di cui si sono auto nominati difensori (ad esempio i fasi report di Intelligence per giustificare la guerra in Iraq) e con il destabilizzare i paesi esteri ingerendo  nella loro politica ed economia.

Nella politica economica italiana che ci riguarda più da vicino, abbiamo un esempio eclatante e sconcertante di questa ingerenza: il caso Mattei (1962).
Mattei, fu un brillante self-made man, ingegnere (laurea ad honorem) ex partigiano, direttore dell'E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi) la cui guida lungimirante stava portando la nazione italiana verso l'autonomia energetica, grazie agli accordi da lui stipulati con i paesi del Magreb. Un uomo estremamente pragmatico, una figura controversa, una volta espresse molto sinceramente la sua etica: "I partiti politici? Sono un taxi, li uso per farmi portare dove voglio, poi ne scendo e pago".
L'obiettivo era svincolarsi dalle "Sette Sorelle" e in questo modo realizzare un libero sviluppo industriale italiano che senza energia era, e rimane inattuabile. Aveva, nonostante i facili giudizi morali, un profondo amore per il suo paese di cui voleva esserne un sostenitore per una ricchezza maggiormente condivisa, quindi per tutti e non per i soliti pochissimi.
Una volta disse ad un giornalista: "Se gli italiani sanno fare le automobili devono saper fare anche la benzina."
Voleva creare vero sviluppo per l'industria e non solo per il terziario. Emancipare l'economia nazionale dalla produzione sostenuta dallo Stato (Fiat e aziende a partecipazione statale)  evitare quello che poi è purtroppo accaduto, cioè confinare l'eccellenza italiana nei prodotti di nicchia, in cui dunque è relegata l'Italia dopo l'opportunità (mancata) del boom economico.
Questo futuro migliore per l'Italia sarebbe stato oltremodo scomodo per l'Europa e per gli Stati Uniti, e fu invece abortito tragicamente con la morte violenta di Mattei, anche se la versione ufficiale fu di un mero incidente aereo. 
Nel 2005 nuove prove furono invece trovate a sostegno della tesi  dell'omicidio, dopo appena quaranta anni.
Le polemiche non si placano dunque a proposito di questo "incidente" e con ragione.
I testimoni riferirono di un'esplosione in volo e non di un'avaria per il maltempo come nelle conclusioni della commissione d'indagine che tralasciò molte piste interessanti, ma scomode.
Venne trascurata la deposizione dei carabinieri a guardia del suo aereo privato in Sicilia da dove partì alla volta di Linate prima del disastro.
Essi  testimoniarono di un misterioso e non giustificato sopralluogo di un ufficiale dell'aeronautica che armeggiò per alcuni minuti in corrispondenza del velivolo. Un ufficiale dell'aviazione che effettivamente era un membro delle forze armate italiane, ma in servizio però dall'altra parte dell'Italia nel momento della sua identificazione sulla pista di decollo e risultato completamente estraneo alla vicenda.
Pare dunque una classica operazione C.I.A. un abile gioco di prestigio ovviamente con il placet dei nostri servizi segreti. Un film visto tanto volte  come nel più recente caso del rapimento dell'Imam della moschea di Milano (condanna in contumacia e che non sarà mai eseguita agli agenti americani identificati e coinvolti insieme agli agenti dei servizi segreti italiani).

Gli esempi di un "patto scellerato" tra C.I.A.  SISDE e SISMI si sprecano, come la presunta collaborazione di Nanni Moretti, subentrato a Renato Curcio a capo delle Brigate Rosse, colluso forse con i servizi americani e con i servizi segreti nazionali. 
Seguendo questa pista non pare dunque un caso che l'abitazione dove fu segregato  dalle Brigate Rosse  e quasi immediatamente liberato dalle forze dell'ordine (unico caso durante quel periodo sovversivo), J. Lee Dozier il generale americano in servizio in Italia rapito dai terroristi era collocato in un palazzo del SISMI (servizio segreto militare).

Divagando in maniera pertinente potrei citare molti casi di cronaca nazionale a sostegno di questa tesi.
Molti fatti nella nostra politica hanno il brand U.S.A. e anche l'indagine "Mani Pulite" l'emblema giudiziario di rinascita morale che portò alla distruzione del Partito Socialista Italiano e del suo segretario Bettino Carxi. Reo di aver impedito con delle "soffiate" provvidenziali almeno un paio di attentati a Gheddafi, e che a Sigonella (1985) fece muro contro agli americani, impedendogli di mettere le mani sui dirottatori della nave Achille Lauro che poi si rifugiarono, guarda caso, proprio in Libia un paese che ha forti legami con l'Italia. 
Appena sei anni dopo i fatti di Sigonella, Craxi venne distrutto politicamente da un'indagine apparsa come per caso e che si sviluppò dopo l'arresto del direttore del Pio Albergo Trivulzio, una figura insignificante sul piano politico e arrestato per il reato di concussione non tanto grave da spaventarlo così tanto da rivelare gli intrecci del finanziamento illecito al partito Socialista. 
Venti anni prima invece lo "scandalo del petrolio" ben più grande non aveva sortito nessuna condanna per il mondo politico, sfiorando solamente ma senza colpire un giovane e semisconosciuto deputato: Giulio Andreotti. I cui giornalisti di allora scrissero che era di fatto la sua "fine politica". Il famoso uomo politico, dopo quaranta azioni giudiziarie a suo carico promosse per i più disparati reati, è morto dopo cinquanta anni di carriera politica nelle più alte cariche dello Stato, qualche anno fa vecchio, forse sereno, ma sicuramente incensurato.

Un'azione giudiziaria quella denominata "Tangentopoli" che investì come un treno principalmente il P.S.I. e D.C. malgrado il comprovato coinvolgimento nel cosiddetto scandalo delle "mazzette" di quasi tutte le forze politiche italiane.
Inspiegabilmente gli altri partiti vennero solamente lambiti da un'indagine che nonostante il suo clamore e i suoi costi  e con diversi suicidi (29) a volte curiosamente opportuni, portò alla condanna definitiva di solo quattro persone.
E' opinione degli stessi magistrati che allora promossero l'azione penale che il grande sconvolgimento sociale e politico favorì invece l'instaurarsi di una maggiore corruzione, di fatto legalizzando il finanziamento ai partiti (prima illecito) ed eludendo i controlli con nuove leggi ad hoc che garantiscono attualmente una percentuale di impunità per corruttori e corrotti più grande.  
In ogni modo il coinvolgimento americano nell'indagine in quei tempi c'è stato, per alcuni soggetti, uno dei magistrati (Colombo) del pool inquirente creduto addirittura un agente C.I.A.. Sicuramente funzionari dell'ambasciata U.S.A. ebbero dei colloqui con questo magistrato della Procura milanese indicato, senza fornire prove però, da un esponente politico italiano come un agente segreto americano. In ogni caso in eventi come questo il reperimento di prove è spesso conferma di un depistaggio piuttosto che verità.

Tornando ai nostri "amici" d'oltre oceano pare evidente che gli Stati Uniti sono un interlocutore a cui non si può dire di no.
E' storia nota e provata che il Mossad e la C.I.A. nel 2000, ostacolarono volutamente e fattivamente il riavvicinamento della Libia all'Italia con un ultimatum al non certo "innocente" Gheddafii detentore (guarda caso) di armi di distruzione di massa.
Un personaggio scomodo il "Colonnello" ma utile se non proprio indispensabile come fornitore al nostro paese di petrolio e di gas.
Un tossicodipendente, assassino, stupratore non peggiore di altri ovviamente che ancora stringono mani e regalano sorrisi alle telecamere durante gli accordi internazionali.

Il problema per gli americani è ora risolto con la sua eliminazione fisica e con la completa destabilizzazione libica.
E' costato solamente quasi mezzo milioni di morti e almeno il doppio di invalidi la "liberazione" di questo paese che resta in balia delle sue insanabili contraddizioni, ma cosa importa: il progresso ha i suoi costi e la democrazia non si può fermare.

La libertà avanza sempre a passo di fanfara su un bel tappeto rosso di morti ammazzati.
Ancora una volta invece, la macchia nera del petrolio si estende sopra tanti, troppi, eventi che ci riguardano.

E' oltremodo "curioso" che gli U.S.A. abbiano basi militari in tutto il mondo, mentre nessun paese ha una base militare sul suolo statunitense. 
Personalmente ho visto molto bene quanto è grande una base militare americana proprio qui in Italia ad Aviano.
E' grande come una città che ospita bombardieri strategici statunitensi con il loro arsenale nucleare, pronti a far detonare il personale concetto di giustizia americano su chiunque abbia un' idea diversa.

La loro strategia militare prevede tra l'altro l'adesione agli interessi e alla difesa di Israele.
Il presunto amico Americano, Israele, effettua anch'esso pressioni sugli Stati Arabi, ma anche inaspettatamente, sugli stessi Stati Uniti.
Grazie sempre ai soliti sistemi, cioè all'economia mondiale manipolata in questo caso da Holding ebree e alla pressione militare dell'esercito con la stella di David, presente nell'area mediorientale, posizionata "strategicamente"  dopo gli accordi di Yalta poi ratificati dalle Nazioni Unite. 
Nel dopoguerra, Inglesi (detentori a quel tempo di un impero coloniale) e americani (fortemente commisti agli interessi delle banche e dei grandi patrimoni ebrei) con il beneplacito di Stalin che molto probabilmente ha avuto qualche cosa in cambio, visto che non era proprio un filo sionista, avevano stabilito in Palestina il posto giusto per la nascita di una nuova nazione ebrea.
Mi domando polemicamente: se la costituzione dello stato di Israele è stato determinato da una sorta di risarcimento per l'olocausto non sarebbe stato ragionevole dargli un pezzo della ex Germania Nazista?
Invece si è preferito lasciare mezza Germania ai Russi per trenta anni e scacciare via i Palestinesi che su quella terra ci vivevano da tremila anni e mettere il seme di una discordia che probabilmente finirà quando finirà la razza umana, anche perché i primitivi territori assegnati sono stati grandemente ampliati con guerre e occupazioni da parte degli ebrei che non si dimostrano migliori dopo aver patito una persecuzione terribile.

Forse molti non sanno che l'arsenale nucleare Israeliano (Israele ha da molti anni l'atomica) non è puntato che in minima parte su obiettivi "islamici" ma diretto principalmente sugli U.S.A. grazie a missili intercontinentali che altrimenti non avrebbero senso nello scacchiere bellico dei suoi nemici potenziali.
Come mai?
Varrebbe la pena di domandarselo.
Pare vero che quando si stringe la mano per un accordo è sempre meglio avere nell'altra mano un sasso per rompere la testa di chi non rispetterà  quel patto.
Pare così ancora più vero che gli interessi economici petroliferi sono fortemente collusi con i conflitti e la politica dei grandi interessi trova posto in un panorama dove la confusione è usata come forma di protezione, rispetto ai veri obiettivi che altrimenti identificherebbero facilmente anche i veri responsabili.

Il panorama mondiale nei prossimi 30/50 anni porterà molto probabilmente ad avere un solo produttore mondiale che potrà vendere il petrolio al prezzo di saldo oppure di boutique, prezzi imposti in maniera arbitraria e discrezionale.
Potrà inoltre, comandare ogni governo senza bisogno di conquistare e comprare tutto quello che vuole e che vale al prezzo di svendita.
Finalmente non ci sarà più bisogno di sparare una sola pallottola né di abbattere un paio di grattaceli per giustificare l'invasione di una nazione, ma non sarà la fine dei conflitti, ma l'inizio di una schiavitù globale.

Una schiavitù economica cominciata da almeno cento anni con la nascita di una civiltà industriale e di un'economia globale gestita dalle borse internazionali. 
Una capillare ingerenza nella vita di ogni individuo che cresce in maniera esponenziale e che continuerà a crescere.
Chi potrebbe essere il fortunato detentore di tale ricchezza e del potere derivante dal petrolio rimasto?
Sicuramente chi alla fine della corsa ha ancora fiato per tagliare il traguardo e prendersi il trofeo.
Un trofeo effimero tanto più perché è un premio  alla scelleratezza.

E' un'ipotesi così bizzarra?
A me pare circostanziata.
Può inoltre suggerire una spiegazione plausibile non solo ai molti fatti di terrore apparentemente incomprensibili non ultimi quelli di Parigi, ma spiegare altri ancora più sorprendenti, come l'inaspettata comparsa di una forza Islamica come l'ISIS di cui nessuno immaginava l'esistenza sino a tre anni fa.

Inspiegabilmente i servizi americani di Intelligence o quelli degli altri paesi non avevano segnalato quella che oggi sembra una realtà politica nata dal nulla.
Non l'hanno segnalata, perché dicono non ne sapevano nulla.
Miliardi di dollari per spiare il mondo (compreso l'Europa con lo scandalo delle intercettazioni alle commissioni europee da parte U.S.A. le cui indagini si sono perse nel silenzio) e nessuno si accorge della nascita di una nazione.
Nessun giornalista aveva intuito che si radunava un esercito nuovo in un paese appena conquistato (Iraq).
Nessun analista politico, militare o economico aveva la minima idea di cosa succedeva in un luogo, a mille miglia di distanza dall'America e dall'Europa, ma anche a ridosso delle caserme militari del contingente di occupazione.
Con una simile apparente miopia mi domando come questi strateghi abbiano potuto vincere la guerra?

Pare credibile che una forza come l'ISIS, politica/religiosa/militare sia praticamente uscita dal niente e oggi controlli un vastissimo territorio, compreso tra Siria e Iraq?
Non un terra qualsiasi, ma una terra ad altissima densità di giacimenti  petroliferi.
Tutto questo a contatto come detto con un esercito di coalizione e di occupazione che invece di intervenire è restato e resta praticamente in aspettativa di quello che accadrà.  Ogni tanto fa un raid aereo, lancia qualche missile insomma fa finta di ostacolare una nuova nazione islamica che guadagna terreno ad ogni settimana.
Gli stessi che ora dondolano indecisi hanno fatto una montagna di morti per buttar giù Saddam che era stato insediato a suo tempo dagli stessi americani e supportato nella guerra Iraq/Iran e adesso stanno praticamente a guardare che questi fanatici religiosi si prendono tutto, ma dico, pare vero?

Alcuni, i soliti pochi, sollevano invece dubbi sulla natura reale del terrorismo.
Il mullah Omar (collaboratore stretto del fu Osama Bin Laden) è stato anche un collaboratore C.I.A. prima della sua "apparente " defezione in favore della conversione alla causa armata  mussulmana.  
E' altrettanto noto che la famiglia Osama faceva affari fiorenti con l'allora Presidente americano George W. Bush fautore della guerra irachena come suo padre prima di lui, presidente in carica nel conflitto Kuwaitiano. 
Tante circostanze che solo un ingenuo può definire coincidenze.
Da ultimo le polemica riguardo all'attacco alle torri gemelle, un polverone  che non si estingue nonostante la fumosa cortina di depistaggi che pare avvolgerle.
Senza ricordare ancora una volta la falsificazione delle prove sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che hanno giustificato l'invasione in Iraq e che non sono mai esistite.

Non scusando l'azione violenta, mi viene da pensare che per mettersi un giubbotto esplosivo e farsi saltare in aria, a un essere umano devi proprio farlo  incazzare. Sono convinto che i movimenti eversivi islamici rinuncerebbero volentieri alle bombe artigianali e ai kamikaze, in cambio dei missili balistici e dei droni killer con cui i loro avversari li colpiscono con danni collaterali altrettanto ingenti.
E' ugualmente vero che un terrorista che uccide degli sconosciuti che non gli hanno fatto alcun male e lascia indenni i responsabili di questa politica delirante, non è solo crudele, ma oltremodo stupido.
Quando gli elefanti litigano è sempre l'erba ad essere calpestata, così recita un vecchio proverbio africano, allora è giusto indignarsi per le vittime innocenti.
Ammesso e non concesso che ogni persona che cammina su questo mondo di merda, possa in qualche modo definirsi "innocente".
Ci si giustifica con il fatto che magari non si è parte attiva in quel conflitto mondiale per la spartizione economica, ma è comunque vero che ognuno è connivente con il proprio silenzio con lo "status quo" che lo determina.
Tornando a una visione più pacata dei fatti va considerato che la crescita economica dei paesi islamici coincide con la recrudescenza del terrorismo, quando ragionevolmente dovrebbe essere l'opposto. Infatti crescita economica e fanatismo religiose sono inversamente proporzionali nella storia umana.
Come mai questo paradosso?
La questione religiosa è quindi marginale, per non dire strumentale, quando basta mettersi una mano sul portafoglio  toccare l'unico oggetto sacro che muove quel gran bastardo che è chiamato uomo.

Se vuoi rendere povero un paese dagli un nemico da combattere: è sempre stato così.

Non c'è stato scrupolo nel distruggere una nazione come il Libano che stava nascendo rigogliosa come la "svizzera d'oriente" usando i problemi religiosi, aggravati dall'esodo palestinese determinato proprio dall'espansione di  Israele, per eliminare sul nascere un polo economico pericoloso e concorrenziale ai soliti noti.

La cosa fantastica di questo mondo è che l'umanità non ha memoria, ogni venti anni gli riproponi i soliti trucchi da saltimbanco e ci casca sempre.
Non credo alle teorie cospiratorie nonostante possa sembrare da quello che scrivo. 
E' mia opinione che il reale problema non sia economico, religioso, culturale: il vero problema è la natura umana.
Almeno la natura umana dei leader e quella della moltitudine che li sostiene rendendoli tali, cioè parlo del 99% dell'umanità.
Quindi non è una critica a un paese in particolare o a una religione, voglio ribadirlo con chiarezza.
La mia modesta opinione è che ogni paese non è che una prigione, il cui muro è chiamato confine, ma che non cambia la sostanza dei fatti.

In quanto alle religioni..direi giusto per essere educato che sono solamente delle pubblicità ingannevoli di un prodotto che non esiste.
Mia nonna che si è sposata due volte, mi diceva che la religione è come il matrimonio: belle parole nelle intenzioni che giustificano tanta crudeltà nei fatti.

In conclusione penso che l'opinione pubblica sia come al solito, facilmente e fortemente manovrata per favorire la strategia molto aggressiva dei pochi che, senza il minimo scrupolo,  ci porteranno ad una situazione pericolosissima di oligarchia per non chiamarla con nomi come: dominio, dittatura, colonizzazione, annientamento, sfruttamento che sono già stati usati in passato e sono un po' fuori moda.
Ovviamente questo nuovo futuro ci sarà presentato in maniera opportuna e seducente, perché chi ha il potere sa bene che la mancanza di libertà genera ribellione, ma se è lo stesso popolo a chiedere una restrizione della propria già limitata libertà in nome della sicurezza e del benessere non si realizzerà forse una soluzione perfetta?
Perfetto in termini di strategia, non certamente come valore etico.

"l futuro non è più quello di una volta" diceva Carl Sagan, un futuro amaro aggiungo personalmente che ci toccherà trangugiare. 
Pare sopraggiungere all'orizzonte una tempesta, ma non è così lontana come si crede. 
Questo mostro ci guarderà negli occhi prima di quanto pensiamo.

E' un futuro prossimo venturo che purtroppo riguarderà anche chi è arrivato alla fine della lettura di questo "pippone" di post.