mercoledì 21 dicembre 2022

Il Loto pallido

A me piacciono le arti marziali.

Principalmente quella che pratico che trovo divertente, ma anche utile, perché sacra.

Essenzialmente direi che il primo dovere di un essere umano è la protezione di se stesso. Senza conservazione non c'è possibilità d'azione. 

Se non puoi difendere quello che sei non puoi nemmeno essere quello che sei. 

Essere alla mercé della prepotenza secondo me non è una cosa buona; Fino a che sei fortunato non hai bisogno di proteggerti, quando accade il male e ne avresti bisogno, ormai è tardi per prepararti. 

Di solito sono prudente e mi aspetto il peggio, soprattutto perché conosco la natura umana e trovo dunque non tanto nella pratica marziale un passatempo, ma una necessità.

Inoltre senza addestramento non è possibile nemmeno (forse altruisticamente) difendere chi non non ne è capace. 

Dunque in qualche caso, e se il Destino lo chiede, è  un modo buono di vivere.

Esistono moltissimi Sistemi di combattimento, eppure in un mondo moderno dove ci sono le armi da fuoco e gli esplosivi queste arti appaiono anacronistiche.

Dunque, l'utilità di cui parlavo prima, non è tanto nell'attuazione di un risultato vincente ad ogni costo, quanto nella qualità interiore propria dell'essere del praticante che va compresa.

Il miglior pugno che puoi sferrare non sarà mai veloce quanto un colpo di pistola né potrà fare mai un danno simile. 

Ecco che bisognerebbe riflettere onestamente come le arti marziali in un combattimento moderno non trovano molto senso. 

Meglio sarebbe usare le armi e infatti per sopprimere le persone si usano quelle.

Però, se si supera questa ovvietà, allora si può ragionevolmente domandarsi: Qual è il senso di una tale pratica?

Essere pronti alla morte per vivere meglio, questa è la mia risposta. Liberato dalla paura della fine l'Uomo conoscerà un nuovo inizio.

Conoscere anche il proprio corpo e il proprio spirito nella difficoltà, anche queste sono cose buone che non si trovano facilmente in altre attività.

Tra i vari modi di combattere a mani nude o con armi arcaiche oppure da taglio ve ne sono alcuni veramente spettacolari, altri solo efficaci, altri ancora in cui la destrezza rasenta quasi la perfezione della creatività umana.

La differenza sostanziale tra un'arte marziale e un sistema di difesa personale è che quest'ultimo insegna cosa fare, il primo invece cosa essere. 

Personalmente, avendo praticato sin da bambino diversi generi di diverse estrazioni ho sviluppato la mia preferenza.

E' nel sistema cinese che trovo la maggior profondità. 

Il cosiddetto "Kung Fu" o "Wushu" oppure "Guoshu" con un significato controverso come: "cosa fatta bene" oppure "fermare la lancia o l'attacco"; Questi sistemi marziali  sono però spesso mistificati in pellicole cinematografiche o video promozionali che invece trovano nella loro essenza originale l'insegnamento migliore o almeno quello a me più congeniale. 

Nella mia fortunata vita piena di sofferenza ho potuto così incontrare un vero Maestro cui devo tutto.

Un breve inciso. L'origine Taoista permea la filosofia della nazione del Dragone ed è anche alla base di alcuni Stili cinesi che trovo  fenomenali. 

In passato è stato fondamentale nella elaborazione di queste Arti, che provengono dall'India, il caratteristico pragmatismo cinese che complica tutto per renderlo semplice.

E' stato detto:

"Il vuoto vince sul pieno, il morbido vince sul duro". 

"Yin e Yang sono forze opposte dell'indefinibile Tao (Dao) che momentaneamente predominano e si compenetrano e coesistono nel medesimo cerchio (sfera)  in costante moto" 

"Ogni cosa è connessa. Com'è il grande così è simile il piccolo"

Queste sono alcune basi su cui si poggia tale filosofia dove non è possibile comprendere l'Universo se non si comprende anche l'Uomo.

Cosa significano queste sentenze?

Molte cose nella medesima frase.

Una cosa dura può essere infranta da una più dura, ma questo è indeterminabile sino al loro confronto e dunque è inutile. 

Se si menano fendenti con una spada affilata e indistruttibile contro l'acqua, tale strumento invincibile sarà vinto.

L'automobile è pesante, eppure è sostenuta non solo dalle ruote, ma più precisamente dall'aria che in esse è contenuta. L'aria così leggera e invisibile, quasi impercettibile, solleva un mezzo tanto pesante. 

L'acqua sostiene la barca ma può anche farla affondare. Questo insegna che la stessa cosa può creare e distruggere.

Sono concetti descritti spesso in metafora che chiariscono l'apparente contraddizione degli enunciati che ho riportato e una complementarietà di elementi diversi cui bisogna riflettere.

La morbidezza vince la durezza si è detto e inoltre non usura chi la utilizza e se ne dimostra ulteriormente il valore, infatti permette un uso anche in età avanzata, per l'esattezza una decina di giorni prima di morire; Infatti, da quel momento si determina prima della fine naturale del corpo, un'inversione nell'accumulo di energia vitale che è tramite il respiro, il cibo, l'acqua e la luce. Una volta percepito questo moto al contrario, resterà a disposizione il tempo di cui ho scritto. 

E' una nozione che ho appreso e non ho ancora sperimentato, ma su cui però faccio affidamento per scrivere in tempo il mio testamento.

Il concetto pratico di "morbidezza" non è quello generalmente inteso come relax cioè come mancanza di tensione, ma è un rilassamento tonico. 

Tutto in questo meraviglioso sistema non è mai come appare e sembra contradditorio, ma solamente perché fa riferimento a una saggezza più grande.

Ogni azione è una cooperazione di opposti e ciò introduce un diverso modo di usare se stesso.

Rispetto ad altri sistemi marziali molto usuranti, bisogna domandarsi che senso ha essere guerrieri fortissimi per pochi anni a scapito delle proprie articolazioni?

Diventando poi dei rottami che faticano ad attraversare la strada appena la gioventù se ne va. 

Il corpo non va sfruttato, va compreso, perché è la nostra casa. 

Se la dimora va in rovina la colpa è del padrone.

Anche in alcuni metodi cinesi c'è un uso estremo del corpo con pratiche che dovrebbero rinforzarlo, particolarmente gli arti e il cranio spesso sono vessati da esercizi al limite della tortura fisica. Personalmente non li approvo, perché sebbene tanto per fare un esempio, sia possibile rinforzare le dita come ferro, si perderà molta sensibilità e secondo il mio modesto punto di vista non è un buon affare. Inoltre ha poco senso mettersi a rompere delle tavole di legno (che non ci hanno fatto niente di male) quando il corpo umano non ha generalmente una tale resistenza. Ha poco senso rompere le ossa quando un danno maggiore può avvenire internamente; Dunque nel migliore allenamento si impara a determinare questo.

Il punto fondamentale, al di là della destrezza, dei movimenti e delle combinazioni è il concetto pratico di "Energia" cui i cinesi fanno rifermento chiamandolo "Chi" oppure "Qi". 

Questa Energia è ripartita schematicamente in tre diversi livelli.

C'è il "Jing" cioè l'energia/forza propria del corpo ereditata dai genitori (DNA) e della propria muscolatura più o meno sviluppata e corrisponde, in un grado più raffinato, alla cosiddetta "forza elastica" dei tendini e dei legamenti. 

Per esprimersi compiutamente questa "forza elastica" segue delle linee di connessione tra gli arti e lungo la linea centrale del corpo e attraversa le articolazioni. Queste strade saranno le medesime utilizzate successivamente dalla seconda categoria in cui questa energia è schematizzata.

Essa è il "Qi" propriamente detto, ovvero l'energia interna dell'uomo che permane inalterata nel tempo: dalla culla alla tomba è costante. Tutti ne abbiamo la medesima quantità, solamente la utilizziamo in maniera diversa, la maggioranza non conoscendola non la usa quasi mai.  

Per essere meglio sfruttata bisogna evitare che si blocchi o si disperda dove non serve con dei movimenti non naturali o con degli errori. 

Questo "Qi" permea ed è fonte di ogni cosa, non solo del corpo umano. Esso è rappresentato da una spirale tridimensionale composta da yin e yang due forze opposte in costante movimento. 

Il disegno cui fa riferimento questa rappresentazione del cosiddetto Tao che però non è rappresentabile, invece mostra l'energia che lo anima è di solito visto in pianta bidimensionale; Una forma circolare con una linea ondulata di separazione di due aree uguali, ma di colori diversi (generalmente bianco e nero) e due punti dei colori opposti che campeggiano nell'altro versante. 

Più precisamente invece si deve concepire questa rappresentazione in forma tridimensionale come fosse una sorta di clessidra dove le due forze, nello scorrere immaginario della sabbia chiara e scura, tracimando, si alternano nella loro momentanea supremazia nel medesimo moto, all'infinito.

Da ultimo in questa schematizzazione dell'energia vi è lo "Shen" un termine difficilmente traducibile, ma cercando di chiarirlo si potrebbe definirlo come "mente" e anche come "spirito". Questo è il livello più raffinato cui aspirare nell'uso dell'Energia. 

Vi è una parte oscura, esoterica, cui lo "Shen" permette di accedere con invocazioni, parole di potere ed evocazioni che consentono cose terribili, ma anche straordinarie. 

Secondo alcune interpretazioni dal Jing si genera la materia e il Qi è la forza che permette alla materia di prendere forma , mentre lo Shen è ciò che guida questa forza. Vi è un detto: "Raffina il Jing per ottenere il Qi, raffina il Qi per ottenere lo Shen, raffina lo Shen e ritorna al Vuoto".

Da un punto di vista intellettuale, culturale, perfino filosofico le interpretazioni sono diverse, ma la mia personale descrizione è prettamente sperimentale e pratica pur tenendo presente quanto è stato scritto e tramandato da altri. 

In questo modo cioè analizzando la medesima cosa a tutti i livelli si esplora l'Energia in tutte le sue forme e applicazioni. E' un lavoro di ricerca che allarga i confini della mente che superato un limite accede a un nuovo luogo più ampio. E' un processo continuo e infinito. 

Il Qi è incorporeo, immateriale, pur agendo in maniera costitutiva e significativa nell'essere umano e nella Natura cioè nella sua espressione fisica, ma per agire nella dimensione materiale umana ha bisogno del corpo, dunque del Jing e in ciò si comprende, perché un corpo giovane sembrerà più efficiente di un corpo vecchio in quanto il Jing si esaurisce nel tempo con l'invecchiamento, mentre il Qi resta come detto inalterato. 

In caso di necessità il Qi può prendere il sopravvento e si assisterà per esempio a un anziano che si muove come un ragazzo. In realtà può fare cose ben più grandi. 

Questo però non è fattibile sempre e continuamente, perché la natura utilizza ciò che è predisposto da Lei per il lavoro ordinario del corpo (Jing) e ciò che serve invece per quello straordinario (Qi). 

Non è l'uomo che comanda, ma la Natura; E il potere della Natura si ottiene conformandosi ad essa. 

Il Qi non è nostro, ma a nostra disposizione, la cosa è un po' diversa.

Se è vero che si resiste e si combatte con la forza, è vero altresì che si vince con lo spirito. 

Dunque nella ricerca dell'essenzialità è in questa dimensione che si trova il valore più grande.

L'Energia non è definibile nella sua essenza, ma è possibile intuirla parzialmente grazie ai sui effetti, perché la sua comprensione completa supera le categorie umane di pensiero. E' oltre l'essere umano.

Oggigiorno, e lo affermo con una nota di sentimentalismo un po' retrò, il panorama delle arti marziali è essenzialmente relegato a un commercio, a una mera rappresentazione sportiva e acrobatica. Fatico a celare il mio biasimo ogni volta che mi capita di vedere a cosa si sono ridotte queste nobili arti. 

E' tutto mercificato in scuole che personalmente considero alla maniera di prostitute che si vendono per denaro a sconosciuti, clienti occasionali, spesso immeritevoli. 

Anticamente era un esclusivo patrimonio familiare, un tesoro spirituale anche coltivato da monaci ed eremiti. 

I combattimenti tra guerrieri non erano sportivi, ma mortali. 

Difficilmente il perdente ne usciva vivo, almeno se questo scontro non era come si usava dire "un confronto amichevole". 

La conoscenza non era condivisa con estranei, semmai con pochi prescelti, per ragioni di opportunità, ma anche di responsabilità. 

Il Maestro infatti è responsabile dell'allievo e di come utilizza le conoscenze insegnategli. 

Il comportamento dell'allievo deve essere impeccabile per non portare disonore al proprio Maestro. Regole e rituali che oggi non si vedono quasi più. Questa responsabilità un tempo, forte e sentita, non si esauriva in un astratto moralismo, ma era pericolosamente solidale e biunivoca tra Maestro e apprendista. 

Di fatto è un legame che non si esaurisce nel Tempo e a volte abbraccia diverse vite. 

Un codice antico, ancestrale, ormai pressoché sconosciuto alla maggioranza, perché divenuto per molti incomprensibile. 

Nel mio peregrinare nel Mondo ho incontrato pochissimi guerrieri, talvolta nei posti e nei paesi più diversi, una volta perfino in un Tempio, un'altra volta al Supermarket facendo la fila alla cassa, e tutte le volte e con tutti, si è rinnovato lo stesso antico codice, anche se provenivamo da tradizioni diversissime. E' una cosa molto bella ritrovare "l'Antica Via" negli altri, perché mi dimostra che è ancora viva.

Fortunatamente per tutti, in questi incontri ho sempre ispirato un sentimento amichevole, perché viceversa le conseguenze di un conflitto sono quasi sempre totali. E' un confronto troppo pericoloso e a tale livello, purtroppo, non c'è spazio per la pietà, è un sentimento che non ci si può permettere.

Tornando a un discorso più generale, l'approfondimento di tale conoscenza cioè sino alla radice non è per tutti. 

E' una sorta di predestinazione, cui il Maestro però sottopone a dolorosa selezione l'allievo come eventuale discendente, e non parlo al singolare a caso. 

Contrariamente a quanto si pensa l'allenamento del corpo è utile principalmente in fase inziale. 

I Maestri di solito non si allenano molto, e quando lo fanno non lo fanno in maniera vistosa, il lavoro è principalmente interiore; non perdono tempo in flessioni, nel sollevare pesi o nella corsa. Lavorano sull'essenza e sulla struttura profonda. 

Avete mai visto una tigre andare in palestra, fare Pilates o correre sul tapis roulant? 

Questo delizioso felino dorme tutto il giorno, poi in un attimo si desta e sviluppa una forza distruttiva impressionante. Senza riscaldamento, è sempre pronta.

Quando si è allenata? 

Quando dormiva, risponderei serio a questa domanda.

Il cuore dell'arte marziale che personalmente considero vero è: "Svuotare il nemico dalla sua energia e distruggerlo". 

Fine delle complicazioni. 

Una cosa semplice che non richiede sequenze di colpi o pirolette in aria. Tutto è condensato in pochi attimi. 

Chi condivide il mio inguaribile romanticismo non potrà che apprezzare una frase che amo e che ho sentito nel prologo di un bel film di J.P. Melville: "Non esiste solitudine più grande di quella di un guerriero se non forse quella della Tigre nella giungla". 

Spesso si fa questa similitudine calzante tra il pericoloso predatore asiatico e chi intraprende questa strada. 

In riferimento invece a quanto ho sintetizzato come cuore dell'arte marziale, esso avviene non solo attraverso la tecnica che è marginale, ma per mezzo di quel mente/spirito di cui scrivevo prima. Esso permette di cambiare la realtà delle cose.

I risultati sono stupefacenti, non solo nelle performance, ma nella trasformazione profonda che l'Energia produce nell'uomo, infatti lo libera dal falso. Superata la trappola dell'Ego che a ben vedere è l'unico nemico che abbiamo in vita, l'Energia apre delle porte, non solo quella della potenza, ma anche quella alla saggezza. Di fatto l'Ego non è proprio un nemico, ma un servitore, lo diviene quando diventa un padrone. 

Le persone ordinarie hanno solo desideri in cui si identificano e con cui si giudicano. Una vita così non mi appartiene. 

La consapevolezza invece cioè la conoscenza insieme all'esperienza è ciò che reputo necessario. 

Ho qualcosa da dire in merito alla saggezza. Alcuni aspirano alla saggezza, in particolare quando le cose materiali non li soddisfano più, ma essa è raggiungibile dopo essere divenuti dei guerrieri. Non è fattibile da essere ordinario divenire saggio direttamente, bisogna passare dall'essere un guerriero. 

Guerriero non è certo chi fa la guerra, oppure combatte, è invece colui che ha superato le sue paure. Non è il coraggio che serve, ma uno stato diverso: di non-paura. Successivamente si potrà, meritandolo, raggiungere la saggezza. Senza questo naturale passaggio non è possibile, secondo la mia esperienza, giungere ad alcuna reale saggezza. 

La saggezza porta alla liberazione, perché il fine ultimo è essere liberi. Non vivo questo come un obiettivo, nemmeno come un desiderio nascosto e ingannevole, ma più semplicemente come la condizione naturale cui essere. La naturale evasione (distacco) da un mondo di desideri che senza speranza conducono alla sofferenza. 

Questa destinazione pare essere irraggiungibile, sembra una strada chiusa, un vicolo cieco, perché senza desideri non c'è vita. 

Come fare?

In questa realizzazione di una "Escape road" l'Energia è fondamentale, infatti permette di desiderare senza dare all'oggetto del desiderio la personale energia. E' fondamentale, però averne prima esperienza e così conoscendola, riconoscerla in se stesso e in tutte le cose. Sgravato il desiderio dalla nostra energia che investiamo invece nei fatti del mondo, la grande ruota si ferma. 

Non negli effetti che generano l'esistenza, ma nella sostanza. 

Questo è il senso ultimo della pratica.  

Realizzato che vivi in un penitenziario (Inferno) che senso ha raggiungere una posizione sociale predominante, ha forse senso abbellire la propria cella? Meglio evadere.

L'Energia è intrappolata in un corpo umano per ragioni che superano la nostra modesta capacità di comprensione, ma vuole fare ritorno al suo naturale stato di libertà. 

Questo anelito alla libertà è un fatto incontestabile, perché ognuno lo sente in se stesso. 

Si potrà forse, realizzata questa condizione, questa sorta di "strada per la libertà" e magari al termine dell'esistenza materiale che chiamiamo vita,  decidere se far ritorno a Casa, oppure scegliere nuove destinazioni. Conquistato un tesoro ognuno saprà come spenderlo.

Del "dopo" però non si sa molto e in ogni caso anche di quel pochissimo è proibito parlarne.

La saggezza di cui ho parlato è una saggezza profonda che va oltre le sentenze, i libri o i buoni consigli, ma è a disposizione della propria visione lucida che scaturisce naturalmente, determinando una consapevolezza che impara e comprende da se stessa, senza intermediari.

Tu sei la Via. Sebbene lo dicono in tanti, resta comunque vero. 

Sei viaggiatore e percorso insieme, la differenza è solo apparente come apparente è la destinazione.

Un Maestro certamente indica, ma solo tu puoi percorrere il sentiero e giunto al limitare estremo del conosciuto, inizia la strada dove tu sarai guida a te stesso. Dove finiscono le abitudini e i preconcetti lì inizia l'Energia. 

Questa visione illuminata rende l'Uomo più umano, più vivo, e maggiormente in comunicazione con gli altri e con la Natura di tutte le cose. 

L'arte marziale così intesa è un bianco fiore di loto nato dall'oscuro  fango del conflitto.    

Questo fiore puro non è colto, ma ricevuto.

Quest'arte a livello concettuale lambisce la Patafisica, in quanto non si occupa delle regole, ma piuttosto delle eccezioni, perché ogni uomo è diverso,  e critica il pregiudizio generato da una visione condizionata dall'abitudine. Al di là degli intellettualismi cui qualche volta indulgo è la scienza dell'immaginazione il più grande potere che abbiamo a disposizione. 

Ogni cosa creata è stata prima immaginata e questo dimostra che i limiti spesso sono solo apparenti, un confine provvisorio da lasciarsi alle spalle. 

Come spesso ho scritto: "Tutto è effimero e ha inizio e fine, solo la ricerca è eterna". 

La Ricerca è l'unica Verità. 

La Verità assoluta non ho idea se esiste, ma nondimeno è presente in me una verità. 

E se qualcuno mi chiedesse cos'è direi che è conoscere profondamente il proprio cuore.

La mia ricerca è indirizzata così al vero, che per me è l'Energia che è in tutto, in molteplici forme e accadimenti, ma è sempre la stessa cosa, eppure sempre diversa, in tutti i tempi e in tutti i modi possibili. 

Inafferrabile, invisibile, sempre davanti ai nostri occhi, sempre accanto e in ognuno. Magnifica e terribile nel medesimo tempo cui dono la mia esistenza senza riserve. 

Non chiedo nulla per me, offro e basta.

Siamo mondi nei mondi, dentro altri mondi, senza fine e senza inizio.

lunedì 12 dicembre 2022

Colombiana

Arrivata conferma del biglietto.

Nuova missione esplorativa.

Due mesi alla partenza.
Prima tappa: Messico. Tacos e piramidi Maya, vi divorerò entrambi.
Poi destinazione Colombia, arrivo a Bogotà, e via attraversata la Cordillera Oriental lungo la giungla e il Rio delle Amazzoni sino all'oceano.
Autobus, barche, aerei a elica, anche sui muli salirei pur di arrivare.
Non mi ferma nessuno finché la fortuna è amica mia.
Altrimenti fancul...
Come al solito prima di partire saluterò con un addio che non si sa mai.
Esplodo di felicità.
Me da la gana.
Yappa!

Graziati a morte

L'essere umano ha sempre ucciso il suo simile sin dagli albori dell'umanità, oggi grazie alle bombe atomiche realizzerà più compiutamente questa ambizione.

Vi è un impulso distruttivo nell'Uomo verso gli altri, perché li considera diversi, ma distrugge anche se stesso non riconoscendosi più.
La comunicazione è il mezzo che avrebbe a disposizione per mitigare questo moto annichilente, ma tale comunicazione andrebbe realizzata con la sincerità che è invece il difetto più severamente punito al mondo.
Qualche settimana fa ho visto in televisione ciò che è accaduto a Seul in Corea.
La folla riunitasi per Halloween alla notizia di un personaggio famoso si è accalcata lungo una strada interrotta, trovandosi in un vicolo cieco e spintonandosi per andare avanti più di centocinquanta persone sono state uccise.
Un'immagine emblematica di un comportamento generalizzato che metaforicamente rappresenta la corsa verso un progresso inteso come qualcosa di auspicabile da possedere e inevitabilmente conduce verso un muro e una fine.
E' sempre stato così, è l'illusione di un miraggio che l'uomo chiama traguardo che lo fa inciampare.
Sebbene tutti concordino nel deprecare questo insulso comportamento che porta alla guerra e anche ai conflitti minori, parimenti li si attua, perché l'Uomo non considera obiettivamente le sue pulsioni profonde e nascoste, nascoste soprattutto a se stesso.
Dunque l'Uomo non vedendo il male che è in lui è costretto a viverlo.
Gli esseri umani desiderano sempre, non solo oggetti, ma qualità e virtù. Vogliono essere buoni, amati, felici, ma lo vogliono direttamente come se dovessero cogliere un fiore e non fare in modo che gli venga donato.
Non si comprende che non è possibile raggiungere nulla se prima non si considera la propria posizione.
E' nel vedere i propri mostri interiori che tutti abbiamo che si può esorcizzarli, senza questa presa di coscienza profonda non è possibile conciliare questa volontà distruttiva che è in ogni essere umano.
Non è inoltre possibile essere "buoni" se non si conosce il "male" così come non è possibile dar voce alla saggezza se non si riconosce prima l'ignoranza.
Le persone generalmente si affannano fuori da se stesse, nel mondo, cercando una soluzione; Quando essa è a disposizione dentro di sé, il problema sei tu, tu sei la soluzione, cercare fuori è una perdita di tempo.
Questa spinta interiore non è attuata e nemmeno voluta, perché l'interiorità è dolorosa.
E' come un parto, se un essere umano vuole nascere come individuo dovrà staccarsi dalla madre.
Tutti pensano che la madre soffre, ma soffre anche il bambino.
La sofferenza è sempre ripartita equamente in questo mondo, e non vi è scampo alla sofferenza.
Questo mondo è fatto di sofferenza.
Il male è invece nostra responsabilità.
Il male non è solo dare un calcio negli stinchi all'avversario con cui invece dovresti giocare una partita di pallone, il male è un atto contro te stesso negando la propria natura connessa agli altri, grazie alla comunicazione, non solo verbale ma completa, empatica.
Ci sono atti inqualificabili, orribili, senza alcuna pietà.
Sono un male assoluto?
Ma dovremmo chiederci: E' un male voluto?
Oppure il male è solo ignoranza, mancanza di coscienza e se è incosciente dov'è la volontà?
Se manca una reale volontà consapevole, dov'è allora la responsabilità?
Al di là delle leggi civili, penali e universali o delle generalizzazioni è fondamentale prendere responsabilità di se stesso.
Perché fuggendo il male che abbiamo in noi stessi lo incontriamo lungo la strada che abbiamo scelto per evitarlo.
La differenza sostanziale tra queste due condizioni che comunque conducono alla sofferenza, una interiore che guida l'analisi spietata di se stesso, e l'altra esteriore determinata dagli eventi, è nella volontà.
La volontà fa la differenza, non cambia gli eventi, ma cambia il risultato che tali accadimenti determinano in noi.
Parlo della volontà di essere, non quella di avere cioè quella che ci fa volere per possedere.
E' solo la sofferenza volontaria che dona la reale consapevolezza, quella accidentale determinata dai comportamenti inconsapevoli e dagli eventi casuali, attira solamente la nostra attenzione, poi semmai ci sarà una riflessione che aiuterà a una maggiore comprensione, forse.
Pochi colgono un dato evidente, la vita è fondata sulla distruzione, una distruzione controllata o meglio limitata.
Uccidiamo (non direttamente) gli animali per nutricene, così con le piante e i frutti.
Distruggiamo anche le possibilità e i desideri degli altri con la supremazia dei nostri.
Inoltre senza morti il mondo scoppierebbe di persone.
Per cui si può comprendere l'incendio, perché nutre il terreno per una foresta nuova e più rigogliosa.
Non sempre però questa realizzazione ci consola, ma resta vera.

A una visione più attenta si nota che ogni cosa è sostenuta dal suo opposto.
Il male è sostenuto dal bene, pare strano ma è così, certamente è un bene egoistico che determina il male, ma anche il bene astratto lo fa, anche il bene "giusto" determina a volte grandi ingiustizie.
E' curioso come in un conflitto entrambe le fazioni abbiano ragione, il risultato però è la violenza, sino alla sopraffazione di una parte.
Com'è possibile essere nel giusto se poi il risultato sono cadaveri?
L'Evangelizzazione delle Americhe e anche le Crociate o l'espansione mussulmana hanno fatto milioni di morti e sono state fatte per i più alti scopi, così anche le guerre mondiali fatte per difendere i diritti e le libertà nazionali, addirittura i confini della Patria, considerando di proprietà la terra.
Come si possa trucidare altri esseri umani per una linea illusoria disegnata su una cartina geografica per me resta un mistero.
Si dirà: erano altri tempi. Peccato che la cronaca contemporanea ci riproponga gli stessi comportamenti errati.
Gli scopi furono mistificati, ma li si mistifica anche ora e la gente è morta e muore ugualmente credendoci o per lo meno non opponendosi.
Quanti schiaffi si danno per educare?
Fanno male anche se dati con amore e spesso non educano se non a diventare violenti.
A volte sono risparmiati e invece servirebbero.
A un certo punto scendendo se non proprio sprofondando in me stesso, noto che è puerile la distinzione, qualsiasi distinzione, anche sul bene e sul male, vita o morte, giusto o sbagliato.
Fuori dalla soggettività non è così facile esprimere un giudizio netto.
Ci sono atti intollerabili, violenze inaudite, torture, atti maniacali riprovevoli.
Sono atti malvagi?
Sicuramente sbagliati dal mio punto di vista, ma dal punto di vista per esempio di uno stupratore il suo atto è giusto.
Anche l'assassino in se stesso è sempre giustificato. Non lo è per la vittima.
Al di là delle ragioni personali a volte comprensibili altre volte arbitrarie, è importante fare conto sul dolore.
Se si infligge dolore è sempre un comportamento sbagliato?
Potrebbe esserlo, ma allora l'autodifesa?
E' un male necessario, si dirà.
Questo "male necessario" però non lo rende giusto.
Il Maestro una volta mi disse: la vittoria sorride al giusto. Devi essere nel giusto per avere il favore dell'Energia.
Giusto per chi? Giusto per che cosa? E' una domanda senza risposta certa? No, perché in qualsiasi caso di conflitto, io offro la pace. Se non viene accettata, allora ho la ragione.
Potrebbe accadere in determinate circostanza di non avere il tempo per questa conciliazione, allora la eseguo mentalmente, diciamo spiritualmente, e lascio il resto alla mano del Destino.
Addirittura potrebbe capitare che non vi è spazio nemmeno per questo moto interiore. In tal caso significa che il Fato ha già deciso e non ha senso porsi altri interrogativi.
Questo è il modo che realizzo per essere "giusto".
Quanto alle giustificazioni degli altri, o per meglio dire alle loro scuse per azioni violente?
Certamente possono essere plausibili, ma lo sono giuste in senso più ampio?
Se guardiamo alle cose del mondo con distacco le certezze vacillano, in quanto gli opposti si somigliano così tanto che si confondono.
I risultati dei nostri comportamenti spesso non ci appartengono.
Uomini rispettabilissimi e padri amorevoli sganciarono le due bombe atomiche sul Giappone.
L'ombra del rimorso non li tocca, ne ho visto l'intervista qualche giorno fa, sebbene abbiano sterminato duecentomila civili con un vampata radioattiva, la loro vita scorre serena, e il sorriso non gli manca.
Donne, bambini bruciati vivi non hanno lasciato traccia in questi piloti.
Com'è possibile?
Non sono pazzi, è gente normale, vanno al ristorante e festeggiano i compleanni con i nipoti.
Non è dunque un problema morale, di legge, di Etica o Religione.
E' un'evidenza questa amnesia.

Se ogni cosa è sostenuta dal suo opposto e noi possiamo solo e a malapena, cogliere uno di questi opposti che primeggia momentaneamente, ma che in definitiva è un moto e un'alternanza che armonizza due cose diverse che si sostengono e si distruggono nel medesimo tempo, come si può giudicare?
Infatti la sospensione del giudizio è forse la risposta.

Appare a questo punto evidente che il ginepraio filosofico del bene e del male, del giusto e dello sbagliato così spesso influenzati dalla soggettività sembra non aver via d'uscita.
Personalmente vivendo come essere arcaico l'attualità, mi affido qualche volta al "Giudizio di Ra" di antica tradizione egizia.
Peso il mio cuore rapidamente davanti all'evento con la verità che mi guarda (come fossi di fronte alla Dea Maat) che per me corrisponde alla sincerità, e se il cuore rimane leggero come una piuma, allora l'azione, qualunque sia, mi permetterà comunque di attraversare l'ombra e accedere al regno dei morti.
L'azione giusta porta con se non solo la leggerezza del cuore, ma la dimenticanza.
Il male fatto invece lo ricordiamo eccome.
Se questo non è possibile o non si conosce il modo?
Il mondo ci chiede comunque di agire e dunque decidere.
Il mondo vuole risposte da noi.
Ecco perché gli offro solo domande. Lo pago con la sua stessa moneta.
Possiamo dare solo una risposta personale, ma la verità è sempre personale.
E' normale, e sebbene sia chiaro per alcuni questa cooperazione di punti e moti antitetici, che un uomo indulgerà comunque alla tristezza nella disgrazia.
L'essere umano soffre senza scampo, poiché come ho detto la sofferenza è inevitabile; E' origine e destinazione, su questo bisogna essere realisti.
Questo scritto infatti non è un manuale sul vivere.
Non è un prontuario per la felicità che dal mio punto di vista è una trappola. E' semmai uno spunto di un piano eversivo di evasione.
E' un'osservazione della vita con un po' d'attenzione, più di quanto generalmente le si dedichi.
Non è un opuscolo per vivere meglio, questo lo lascio fare ad altri, ma una riflessione per comprendere come sia incomprensibile la vita.
Perché il suo senso non ci è dato d'intendere, ma comunque ne comprendiamo sulla pelle le conseguenze.
Per oltre trentacinque secoli dopo la nascita parziale del mio corpo d'oro ho cercato di vita in vita la sua completezza e ho elaborato la mia evasione, perché non vi è fine pena, non c'è Grazia nemmeno nella morte.
Ognuno deve conquistare la sua Libertà, perché nessuna amnistia arriverà, questo è bene saperlo.
Perché lo scrivo?
Perché a me da piacere scriverlo.

Le valutazioni le lascio agli altri, personalmente non passo quel limite.
Un calzolaio non giudica oltre la scarpa. Un fabbro comprende bene solo il martello e il metallo.

mercoledì 19 ottobre 2022

Essere Baby

 



Il neonato non conosce il tempo.

Perché la concezione del tempo non è naturale.
E' così anche per i primitivi.
Il futuro per loro è un "quasi presente" e il passato non ha più senso. Sono immersi nell'attualità ma senza consapevolezza, lo fanno in maniera naturale appunto.
E' dunque un condizionamento l'idea di "tempo".
Esiste, perché ci crediamo; Sembra una provocazione questa affermazione, ma è vera. Mi spiego meglio.
La nevrosi generalizzata nel nostro mondo è dovuta al tempo che scandisce implacabile la vita con i suoi impegni e scadenze. Viviamo in un mondo tecnologico, ma il tempo delle macchine non è il tempo dell'uomo e questa discrepanza genera sofferenza.
L'ansia la produciamo nel progettare il futuro.
La paura si rinnova nei fallimenti e nelle sofferenze passate. Senza memoria non c'è sofferenza, al limite c'è un disagio momentaneo che chiamiamo dolore.
Nel momento però che mente e corpo vivono lo stesso attimo chiamandolo "presente", ogni problema, ogni definizione che ci imprigiona, sparisce. Avviene un miracolo.
Una cosa tanto semplice ha un effetto ridondante sulla vita umana.
Esiste in quella condizione solo la realtà, una realtà fatta di sensi certamente, ma anche di percezioni piuttosto che di idee.
Lo definiamo "presente" ma in definitiva la nostra mente lo percepisce sempre un po' sfalsato rispetto al vero presente, è sempre un po' più avanti con l'immaginazione oppure resta indietro nel passato della memoria.
Ad esempio quando sentiamo un rumore, in effetti l'evento è avvenuto qualche millesimo di secondo prima della percezione; Il nostro presente è dunque un presente prossimo, ma noi lo chiamiamo: adesso.
Nella condizione naturale di cui ho scritto, l'essere umano non vive propriamente il presente, vive piuttosto l'atemporalità; L'assenza di tempo è la reale condizione naturale, quella del neonato tanto per intenderci, oserei dire che è la condizione sana dell'esistere.
La malattia dell'uomo, il suo disagio profondo, si chiama "tempo" e la sua concezione di esso e ancora di più la percezione di questo "tempo" e quello che lo definisce e lo determina come essere umano.
Sono cose diverse vivere il presente che è di fatto impossibile per la nostra mente, e invece vivere l'atemporalità cioè liberarsi dall'idea di tempo che è invece realizzabile.
Non è certo facile per l'uomo civilizzato, perché tutti aderiamo così strettamente a questo "tempo" che la sensazione della sua irrealtà ci sfugge. Ci crediamo così tanto che lo rendiamo reale.
Spesso però è una quantità variabile. In certi momenti è lento e in altri rapidissimo nel suo scorrere. Se fosse qualcosa di proprio, trascorrerebbe sempre uguale come per l'orologio.
La soggettività umana con cui è vissuto è invece un indizio che fa comprendere che la sua natura è indotta dalla mente e fortemente influenzato da essa.
Non dico che il tempo (entropia) non esiste in senso fisico, dico invece che l'essere umano in quanto essere vivente cioè nella sua interiorità, nella sua percezione profonda cioè libera dalle idee, non lo può vivere come realtà.
E' solo un'illusione plausibile, niente di più.
Utile talvolta, ma la nostra natura non è solo materiale e temporale è anche qualcosa d'altro, e quel qualcosa non conosce il Tempo che è invece il padrone della materia; E' il Dio Kronos degli antichi greci che fagocita tutto quello che crea.
A proposito di divinità si dice che Dio sia libero e non solo perché può fare quello che gli pare, ma perché è eterno, ma secondo la mia percezione non è eterno, è invece oltre il tempo.
Nell'uomo più modestamente si assiste a una liberazione dal tempo, grazie alla morte. Infatti è saggiamente definita come una liberatrice che ci libera da un periodo che si è esaurito.
Non che questa opera riscuota molta simpatia negli esseri umani, ma quando mai gli uomini hanno capito qualcosa?
La libertà in vita invece è difficilmente realizzabile, anche perché non da tutti è concepita nello stesso modo, non è tantomeno riconosciuta e spesso nemmeno voluta dalla maggior parte delle persone. Richiede infatti alcune condizioni come svincolarsi dai preconcetti e dalle idee prese a prestito dagli altri che di fatto trovano senso e necessità nel sostenere l'incerto incedere dell'uomo.
La libertà non è solo un abito fatto su misura, ma cucito da chi lo indossa.
Necessita anche di sincerità che è il difetto più severamente punito al mondo.
E' così per pochi camminare senza bastoni e stampelle che sostengono.
Esiste un'evidenza dunque, una relazione strettissima tra mente, tempo e libertà che deve essere indagata.
E' interessante notare che il corpo non conosce il tempo, ha solo delle esigenze contingenti, deve mangiare, bere, respirare, ma una volta esaurite queste non esistono più.
Il cervello ha invece priorità, il cervello non pensa, ma esegue. Pare strano ma basta leggere un libro di neuroscienza per averne la conferma.
E' solo la mente pensante che vive il tempo, in quanto crea una rappresentazione del mondo, ma non vive propriamente la realtà del mondo.
La mente è cosa diversa dal cervello ad essa non appartengono le occupazioni dell'encefalo, non deve attivare la digestione, non si occupa di mantenere la pressione sanguigna costante e di regolare il battito cardiaco,; Non ha nemmeno le esigenze del corpo, non ha fame, non ha sete, ha solo immagini che chiamiamo idee che pianifica nel futuro e a cui attinge talvolta dal passato grazie alla memoria, quest'ultima uno strumento che crediamo affidabile, quando in definitiva non lo è affatto.
Alla mente quello che succede nel presente non interessa, di fatto non è mai nel momento attuale se non marginalmente, infatti sogna, crea fantasie, si crogiola nel ricordo e immagina un futuro.
E' uno strumento fantastico, però non va confuso con le funzioni cerebrali, infatti la mente è anche in tutto il corpo, non solo nel cervello e nel sistema nervoso esteso.
Non ha bisogno nemmeno della verbalizzazione o del linguaggio per pensare. Spesso, se non sempre, le persone pensano parlando in se stesse.
E' una disfunzione comune, una ridondanza di attività dei lobi frontali e parietali del cervello dove sono allocate le aree del linguaggio cui la mente attinge.
In realtà si pensa meglio senza soliloquio interiore; Infatti prima di imparare a parlare il bambino ha dei ragionamenti anche molto complessi senza avere a disposizione la parola; La sviluppa per esigenze di sopravvivenza, non certo per amore dei genitori, è imperativo per il bambino comunicare le sue necessità, creare un rapporto seduttivo e parassitario con gli adulti che lo accudiscono per garantirsi la sopravvivenza, visto che da solo non sa campare.
Non è romantico descrivere così sommariamente la relazione genitori/figli, ma è comunque vero.
In un'opportuna condizione psichica, anche in età adulta si può sospendere temporaneamente la verbalizzazione del pensiero, avendo così a disposizioni intuizioni più pronte.
Addirittura la comunicazione con altre persone che sono nella medesima condizione di non verbalizzazione, avviene per percezioni condivise ed è rapidissima.
Non vorrei parlare di cose che non padroneggio compiutamente, ma in linea teorica ho il sospetto che non riusciamo a comunicare mentalmente gli uni con gli altri proprio perché parliamo.
Infatti a me è capitato saltuariamente di esprimere o comprendere idee molto complesse da intendere a parole, in pochi istanti di connessione a-verbale con altri.
Non è proprio telepatia, perché non si percepiscono le parole, ma piuttosto i sentimenti e le immagini dell'altro.
E' un'esperienza che tutti prima o poi facciamo nei momenti d'unione particolare con una persone affine.
Ci si intende al volo come si usa dire.
Di solto ci fa ridere questa concomitanza e si crede di aver fatto lo stesso pensiero insieme, ma se abbiamo osservato con chiarezza questo fenomeno ci rendiamo conto che è preceduto da una strana sensazione. L'idea che abbiamo in sincronia con l'altro non è stata pensata, ma è giunta. Abbiamo il risultato del pensiero, ma non la sua produzione col ragionamento e si noterà che le parole usualmente formulate per pensare in noi stessi non sono state create.
Generalmente avviene casualmente, ma credo sia fattibile volontariamente.
Mi rendo conto che descrivo eventi non molto ordinari, ma nella mia esperienza di vita sono accaduti. Cerco però nella mia esposizione di portare il meno possibile eventi personali, non certamente per timidezza, ma perché è importante mantenersi il più possibile su esperienze comuni anche se rare.
Il fatto descritto non è qualcosa di magico oppure da ricovero neuropsichiatrico, ma una possibilità che abbiamo tutti, una dote ancestrale cui abbiamo rinunciato per la supremazia della parola.
L'onnipotenza semantica è un meraviglioso strumento, ma anche un limite.
La mente è molto più veloce del linguaggio che in definitiva ne rallenta il funzionamento e la appesantisce.
Personalmente ho riscontrato una maggiore efficienza e rapidità dei miei processi cognitivi, nelle percezioni e nei movimenti del corpo, alleggerendomi dalla verbalizzazione.
Recupero poi ampiamente il tempo risparmiato e la profondità raggiunta, sprecandoli entrambi nel parlare con gli altri e nello scrivere.
Questa chiacchierata sulle funzionalità mentali è un discorso ampio e complesso che magari definirò meglio un'altra volta, lo lambisco solamente per un'analisi che si concentra su altre questioni.

Si nota nel mondo odierno che l'idea è sempre nel futuro, più questa idea è innovativa più persone lascerà indietro.
Si assiste così a una corsa senza un vero traguardo che chiamiamo: progresso. E' però una corsa immobile dal punto di vista dell'interiorità umana.
Quando chiudiamo gli occhi e ci ascoltiamo in profondità cioè se facciamo un po' di silenzio in noi stessi, ci accorgiamo che siamo sempre uguali, siamo lo stesso bambino che giocava in cortile, lo stesso adulto che va al bar, addirittura il medesimo vecchio che avrà un piede nella tomba che lo seppellirà.
Dov'è il tempo se siamo identici?
Nulla cambia.
Liberati dalla memoria, dall'esperienza e dai ricordi si constata che la vita non è trascorsa. Non ha lasciato traccia in noi.
A livello interiore, spirituale come si usa dire, vi è secondo la mia esperienza solamente un'osservazione priva di identificazione delle cose, e tutto quello che è passato non ha più importanza, Il futuro proprio non esiste.
Per questo osservatore, definiamolo così, non c'è nulla d'importante.
Nulla può essergli aggiunto e nulla tolto, ecco perché guarda distaccato a quello che chiamiamo vita.
La vita di chi?
Alcuni potrebbero confondere questo osservatore con un "me stesso" oppure la propria "anima" o un "Io" psichico, ma non è così, perché tali concetti sono legati alla mente, dunque ancora connessi strettamente con il Tempo.
E' una cosa diversa e difficilmente definibile.
Di fatto la cosiddetta anima non è proprio come la si crede e come la si percepisce e la si definisce.
L'anima secondo la mia esperienza è cosa diversa da ciò che chiamiamo in tal modo, e della sua caratterizzazione non è consentito parlarne.
Piuttosto descriverei questa "cosa" percettibile come una forma di intelligenza luminosa senza ricordi che tra l'altro non vive dentro il corpo come generalmente si pensa, ma vicino.
Non parlo con gli altri di ciò, perché non voglio passare per matto, infatti è troppo strano, ma personalmente è un dato evidente.
E se vogliamo parlare ancora di stranezze dirò che non è confinata nemmeno in una sola dimensione, ma abbraccia anche altri me stesso che vivono in dimensioni parallele e che realizzano le altre possibilità fattibili della mia medesima esistenza.
E' una testimonianza senza prove che esprimo solo come mera esperienza.
Non intendo convincere nessuno, perché nemmeno io credo a ciò che sperimento in particolare nella dimensione onirica che per me è reale quanto quella materiale, ma purtroppo queste esperienze ci sono e collidono con ogni ragionamento sensato.
In ogni modo questo "qualcosa" che non riesco a chiarire con un "chi" o con un "qualcuno" ha una dote particolare, è senza tempo o meglio non è legato al tempo, non ne è influenzato.
Vivo ogni tanto questa condizione in maniera cosciente e sorprendente.
Essere senza tempo significa in altre parole essere libero.
Sono i miei momenti più felici.
Non durano molto, ma accadono.
Per questo motivo quando vediamo un bimbo oppure un primitivo ne percepiamo distintamente la libertà. Ci colpisce qualcosa, ed è qualcosa di diverso da noi; Ne vediamo la bellezza, ma è una bellezza oltre le forme, indistinta.
Questa "quasi folgorazione" in tale constatazione è tinta anche da una sorta di malinconia, una lieve tristezza che si aggiunge a causa di una condizione ormai quasi perduta.
Lo si nota perfino negli animali selvaggi, essi sono liberi anche se comunque hanno esigenze e regole di comportamento e sono liberi perché non conoscono il tempo.
Esprimono un furore meraviglioso nell'azione e in altri momenti una pace che riempie di meraviglia Una serenità profonda che ragionevolmente non dovrebbe trovare posto in un mondo selvaggio così pieno di pericoli.
Se si osserva invece un cane che è un po' contagiato dalla vita insieme all'animale uomo, si noterà che esso subisce l'influenza del tempo sebbene in modo marginale, infatti il cane o il gatto addomesticato non è completamente libero. Non esprime quella forza e non emana quella luce degli animali selvaggi.
Non è necessario prendersi una laurea in Zoologia, basta andare ai giardinetti dove scorrazzano gli amici a quatto zampe e poi confrontare la percezione avuta con quella a contatto con gli animali ancora allo stato brado.
Quello che affermo apparirà evidente.
Chissà poi perché si chiamano amici a quattro zampe?
In realtà l'essere umano non ha amici tra le altre specie animali e spesso nemmeno tra i membri della sua stessa specie.
L'uomo è l'unico animale che soffre, gli altri animali hanno disagi e dolori, ma non soffrono come l'essere umano cui la preoccupazione del tempo gli toglie il buon umore come la certezza della morte gli toglie il sorriso, poi i ricordi lo perseguitano; E' sempre in un altro posto mai dov'è, vuol sempre andare altrove o fare qualcos'altro. E' veramente un'anima in pena.
Comunque queste sono solo le mie considerazioni personali, ininfluenti nel discorso più ampio.
Appare evidente che la libertà e anche la felicità non è mai nel tempo, nemmeno nel tempo a disposizione o nel tempo libero, è un errore considerarlo così banalmente.
La vera libertà è essere liberi dal tempo.
La felicità senza la libertà non può esistere parimenti.
Essere liberi dall'idea di tempo è la condizione più confortevole per quanto riguarda l'essere umano.
Parlo di una libertà' molto diversa dalla libertà condizionata dei nostri giorni e molto diversa anche dalla felicità che solitamente è nel realizzare un desiderio, questo è più che altro una soddisfazione momentanea.
Di fatto la mente sposta il desiderio sempre un po' più avanti, sempre un po' dopo e così genera il Tempo.
E' una spirale.
E' curioso come il più antico glifo reperito nella storia dell'umanità e comune a popoli diversissimi e lontani tra loro sia proprio la spirale.
Nella saggezza primitiva era la rappresentazione di questo movimento illusorio del divenire, intorno a un centro (interiore) inamovibile identificato nell'uomo.
Non capisco come mai gli archeologi non l'abbiano compreso.

Senza movimento non vi è tempo.
E la mente è di fatto "il viaggiatore".

Al di là delle considerazioni poetiche, l'assenza del tempo soggettivo è possibile ed è una percezione che si vive in alcuni attimi di realizzazione nella meditazione, anche nella vita di tutti i giorni in certi momenti particolari, accade anche nel pericolo estremo ed è sempre unita a una condizione di -essere e non essere- in quanto in tale stato si può vivere il paradosso senza contraddizione.
E' un'esperienza che si può fare nella solitudine profonda o nei perfetti momenti di quiete che talvolta accadono, quei momenti un po' di magia, di connessione con il tutto, dove il silenzio sembra che parla e fa un discorso senza parole assai eloquente.
Lo stato di non-tempo è possibile viverlo anche separando il corpo dalla mente.
Sembra qualcosa di straordinario, ma invece è semplice da apprendere, una volta identificata la struttura mentale; E' una struttura quasi gommosa che aderisce internamente al corpo. Una volta comprese queste due parti, corpo e mente, sarà possibile separarle. In definitiva è la mente che si separa dal corpo.
Perché farlo?
Separare queste due parti è utile per armonizzarle.
Nella condizione di separazione infatti il tempo quasi sparisce, a volte si estende in maniera impressionante.
Una volta ricongiunte queste parti di noi, esse ritrovano una sincronicità che definirei come: serenità.
Nel momento che corpo e mente sono all'unisono ritroviamo la condizione primordiale di completezza.
L'idea che proiettiamo nel futuro oppure la ricerca di un ricordo sposta la mente in avanti o indietro.
E' dunque importantissimo riportarla nel "ora" dov'è il corpo.
Questa condizione di reale unione, direi perfetta, non dura per sempre, infatti si distorce, in quanto si vive immersi in un mondo di impegni e a contatto con altre persone e con i loro modi di essere (asincroni) che ci influenzano e a cui si deve aderire per vivere comunque in una società.

Una società dove la relazione tra esseri umani è in definitiva: "Condividere le stesse illusioni e convenzioni come fossero verità".
Quanto alla vita ordinaria?
Se non avessimo gli specchi probabilmente non sapremmo dare un senso all'invecchiamento come è chiamato il deterioramento del corpo operato dal tempo fisico, e non lo percepiremmo.
Vivere senza l'idea di tempo però non ci permette di organizzare la nostra sopravvivenza. Senza l'idea di "futuro" non c'è futuro.
Vivere nell'idea di tempo, di contro, non permette di realizzare la felicità autentica cioè la quieta percezione di esister e, di godere della vita nella sua pienezza, senza bisogno di aggiungervi niente altro.
Come conciliare cose così diverse?
La felicità è attuale, non può essere mai in un altro momento.
Se c'è la felicità non c'è il Tempo, se c'è il Tempo con le sue esigenze e contingenze non ci può essere la felicità, ci potrà essere la soddisfazione, magari il piacere, ma non la felicità autentica, quella non subordinata a condizioni; Quella naturale per il solo fatto di essere.
Anche con l'amore si sperimenta che il tempo non esiste. Per poco, ma accade.
Esiste invece moltissimo e non passa mai con il matrimonio. Tanto per chiarirsi ulteriormente.
E' importante secondo me comprendere ciò che è vero e reale e ciò che si crede vero, perché utile.
I soldi per esempio sono utili, ma non sono veri, nel senso che non sono una reale ricchezza che determina disponibilità di qualcosa; In una giungla per esempio non ti servono, mentre una coscia di pollo ti toglie la fame nella foresta del Borneo come in città.
I soldi sono quanto di più metafisico esiste.
In alcuni casi alcune persone ne hanno tantissimi, ma non li usano. Sono solamente dei numeri su un monitor collegato a un server di una Banca Svizzera, di cui non vi è nemmeno la certezza che esiste, almeno sino a che non si fa un bonifico.
Anche la carta moneta è un'illusione, è un miraggio così fortemente condiviso che rende il denaro reale per le persone, a volte diviene predominante perfino sulle persone stesse.
Per me è importante, come ho dichiarato, comprendere la differenza tra ciò che è vero e ciò che è utile, e quest'ultimo purtroppo rischia di diventare vero quando non lo è.
E' un errore molto facile da commettere e porta disgrazia, perché si perde il reale senso della vita.
E' facile smarrirsi se si hanno punti cardinali falsi.
Ecco che l'uomo(?) è chiamato a conciliare questi due opposti se vuole realizzare una vita autentica, dover considerare la vita materiale e così vivere nel futuro della progettazione e anche nel passato dell'esperienza, ma mancherà purtroppo il cosiddetto "presente" e dunque la felicità vera e profonda, indipendente cioè dagli oggetti e dalle persone, e nell'altro versante, nel medesimo tempo mi verrebbe da dire (paradossalmente), dovrà percepire la sua vita reale interiore, senza tempo alcuno.

Annuncio e saluto Maitreya che nascerà tra un mese da oggi 6 novembre, il Tempo arriverà e sarà com'è. Tra Rangoon (Birmania) e Auh Long Vietnam.