venerdì 2 marzo 2012

Lo straniero che dovremmo conoscere.


 
Ieri sera ho visto un bel film in televisione: Il padre e lo straniero.
Una pellicola che, con qualche ingenuità, tocca temi profondi.
 
La storia è presto detta.
Due padri con figli disabili si incontrano in un istituto di sostegno.
Il protagonista è un italiano, impiegato ministeriale, imprigionato emotivamente in una situazione familiare che non riesce a gestire, sull’orlo di una crisi con la propria compagna; L’altro è un vedovo siriano, raffinato e ricchissimo con traffici poco chiari in Italia ma portatore di una saggezza intensa e di un amore incondizionato nei confronti del figlio gravemente malato.
 
I due, costruiscono man mano una vera amicizia virile sulla base, all’inizio, della reciproca sventura familiare, ma che con il tempo si trasforma e si arricchisce di un vicendevole scambio di idee e sentimenti autentici che vanno ben oltre le differenze culturali e sociali.
 
Da contorno a questa storia umana vi è poi un intrigo internazionale dove sono coinvolti servizi segreti e malavita romana che porteranno alla fine il protagonista a conoscere una toccante verità sull’amico siriano.
I temi trattati sono estremamente interessanti.

L’uso del tempo, del nostro tempo dunque, e della sua organizzazione e delle priorità con cui lo spendiamo, cioè di come dispensiamo il bene più prezioso nella nostra vita, prezioso perché senza tempo per fare non c’è neanche tempo per essere.
Si evidenzia nella storia come la caducità dell'esistenza ci mette a contatto con le tante incertezze e sofferenze della vita umana, un universo spesso incomprensibile cui dobbiamo dare un punto fermo in noi stessi; Una necessità esemplificata nel film dalla difficoltà umana di chi si trova ad aiutare, per scelta o per necessità, persone come i disabili che vivono confinate in un eterno presente senza la possibilità di costruirsi autonomamente un futuro.
Il peso di portare il mondo verso questi sfortunati ricade sulle persone che li amano e li aiutano.
 
Si pone l'accento nel film anche sull’importanza dell’amicizia, del sostegno umano in definitiva, che va oltre le regole della convenienza ed è un tema che trovo fondamentale per dare un senso ai rapporti che intessiamo ogni giorno.
 
Si vede chiaramente nel racconto che il percoso per divenire padre è irto di difficoltà ma nello stesso tempo l'unico percorribile per divenire con maggiore estensione: responsabile. E’ una tappa fondamentale per l’uomo che desidera completarsi e ciò deve avvenire sia che abbia figli o che non li abbia.
A mio parere la presa in se, e su di se degli altri ci rende non solo più grandi ma anche più forti. Quindi la possibilità di accogliere e di sostenere chi ci affianca in questo cammino così arduo e oscuro che è la vita da un senso alla nostra esistenza stessa, un senso che altrimenti non avrebbe.
 
Saper essere padri è importante non solo nei confronti dei propri figli, ma anche con gli altri perchè significa saper accogliere il mondo nel nostro cuore.
Paradossalmente sostenere la responsabilità di se stesso diviene più leggera se ci carichiamo della cura degli altri.
Un’attitudine all’altruismo che è propria di un’anima grande, ma che vibra di quell'intensità che tutti aneliamo e cioè in definitiva di provare quel calore e quella luce di un amore senza condizioni.

In questo percorso alla scoperta delle propria interiorità è però necessario avere una guida che generalmente non possiamo trovare, ma solo incontrare.
L’amore come ogni altra conoscenza deve essere insegnata per poter crescere rigogliosa in noi.
L’esempio umano, anche senza parole, di alcuni è talvolta sufficiente a cambiarci per una vita intera.
Avviene nell'esistere come nel film dove questo misterioso uomo mediorientale insegna a essere padre al protagonista educandolo con l'esempio ad occuparsi del figlio, cominciando magari dalle piccole cose, ma fatte con un’anima grande.
Egli per esempio in una scena soffia sul volto del suo piccolo malato spiegando al protagonista che se il bimbo sorriderà saprà che è felice, se invece farà una smorfia saprà che lo dovrà amare di più.
 
Un gesto semplice ma di una tenerezza infinita che apre uno scorcio inaspettato sulla grandezza del cuore umano.
 
E’ così, quando un’anima vera ci sfiora il ricordo di quel tocco non ci lascerà mai più.
 
Il soffio che abbiamo sentito sul nostro volto ci insegna a occuparci di qualche cosa che va, ed è oltre noi stessi.