lunedì 30 dicembre 2019

Menzogne plausibili non sono verità.



Oggi ho letto una pensiero scritto da Terzani: "Facciamo quello che è giusto e non quello che conviene. Educhiamo i nostri figli ad essere onesti, non furbi".

Sembra un'esortazione condivisibile, ma secondo me è completamente senza senso.
Perché il buon Terzani parla di giustizia nella prima parte di questa sentenza, ma di quale tipo di giustizia parla?

Nel'accezione comune la Giustizia è stabilita dal Diritto, dagli usi, dai costumi e dalle tradizioni. 
Il personale concetto di giustizia, sebbene non sia uguale per tutti, raramente si discosta dalla Legge, una Legge però stabilita da altri. 

La cosiddetta giustizia ci è insegnata, per non dire imposta, non è scoperta da noi stessi.
Ognuno è arrivato in questo mondo e non l'ha visto nascere, lo ha trovato già fatto e così si è adattato a esso, non l'ha costruito.
  
Una regola dunque non è giusta in quanto regola, ma è giusta se obbedisce a un senso di prosperità per tutti e per ciascuno e in particolare nella sua applicabilità pragmatica.

Insomma dovrebbe rendere questo Mondo migliore, ma realmente migliore non solo per alcuni ma per tutti.  
Si assiste invece, nonostante le apparenti buone intenzioni delle Leggi a tanta ingiustizia.

La giustificazione comune per questa inefficienza è che non  si applicano perfettamente le norme, oppure non sono rispettate abbastanza le leggi.

Allora mi piacerebbe analizzare se questo è proprio vero.

Innanzitutto vi è una curiosa statistica. 
In Italia dal dopoguerra a oggi, non si è mai condannato un Magistrato, almeno in fase definitiva e con una pena detentiva in carcere, nonostante alcuni (pochissimi) risultassero colpevoli a volte anche di reati abietti.

Abbiamo così o la migliore magistratura del mondo, oppure la peggiore.

Pare strano, perché tutte le altre categorie sociali e lavorative invece risultano avere casi di condanna detentiva. 
Seguono ancora più curiosamente i politici e via, via in questa hits-parade di virtuosi le persone più ricche e altolocate. 
Tra l'altro, sono proprio questi uomini cioè quelli in posizioni di privilegio e importanza sociale che determinano o influenzano la creazione delle leggi ,ma non ne sono colpiti se non sporadicamente.

Se un uomo non è proprio un cretino, qualche dubbio sulla giustezza di tale sistema dovrebbe cominciare a farsi largo nel suo cervello.

Qualche tempo fa ho letto un'intervista in cui una famosa avvocatessa penalista, spiegava come preparava i suoi assistiti all'incertezza del percorso d'indagine e processuale, spesso simile a una roulette con le seguenti parole: "Faccia conto che le è venuto un tumore". 

Inoltre anche i sassi sanno che i responsabili dello sfruttamento degli altri, dell'uso truffaldino delle leggi a proprio vantaggio e i furti e le nefandezze più schifose le fanno proprio le persone in posizioni di rilievo cioè le cosiddette persone importanti. 
I poveracci al massimo fanno una rapina in Banca che rispetto alle rapine che fanno le Banche appaiono dei dilettanti allo sbaraglio. 
La gente comune fa una piccola truffa, ma rispetto alle truffe dei lavori pubblici gestiti dalla politica sono come bambini che rubano caramelle. 
Qualcuno forse ha un conto estero con un po' di soldi non dichiarati, ma in confronto ai mille miliardi di lire, trovati su un "conto in nero" di Giovanni Agnelli, tra l'altro scoperti solo per un litigio ereditario che chissà quanti altri ne aveva il famoso  senatore a vita e massima espressione di capitano d'industria italiano, questi piccoli emuli appaiano ridicoli. 

Inoltre, in merito alla punizione comminata al contravventore della Legge, la stampa ci informa che un detenuto costa alla collettività cinquecento euro al giorno, ma con un quarto di questa cifra data ogni giorno direttamente a un condannato per furto o altro reato contro il patrimonio, chi farebbe più il ladro?

Un altro quarto di tale cifra per il tempo della condanna comminata lo si userebbe per  insegnargli un mestiere e gestire le finanze e dopo quattro cinque anni avremmo un perfetto imprenditore e anche con una disponibilità di denaro sufficiente per iniziare un'attività commerciale, invece adesso abbiamo solo un morto di fame, pregiudicato e  disperato che appena uscito di galera cosa farà? 
E in tutto questo ipotetico progetto controcorrente si risparmierebbe pure la metà della spesa sostenuta. 

Questo è solo un piccolo esempio, non dico che si possa applicare ciecamente e in ogni circostanza, ma potrebbe essere un inizio per fare del gran bene alla nostra Società. 

Sono soprattutto perplesso sul cardine del nostro ordinamento giuridico che si fonda sull'idea che un uomo possa giudicare un'altro uomo. Ovvero sulla scorta di una norma che questo giudice possa comminare al  reo una punizione non solo adeguata al crimine ma anche che abbia un senso oltre la mera vendetta dello Stato. Se un ordinamento ha il potere di punire a maggior ragione ha il dovere di redimere, considerando che è un investimento redditizio sotto ogni profilo, questa "redenzione".

Sebbene è innegabile che le regole di convivenza siano necessarie, almeno allo stato attuale di evoluzione umana, mi domando come si possano separare i fatti, gli atti volontari e le circostanze fortuite dalla natura di chi ne è protagonista? 
Perfino dei miei più vecchi amici non conosco per chi piangono né immagino per cosa pregano, dunque come posso affermare di conoscerli? Figuriamoci le persone estranee quanto ci sono estranee.

Un piccolo azzardo, forse un po' folle: Un uomo scippa una collana a una signora anziana. 
Certamente un reato orribile e violento, ma se per ipotesi la vittima è un'usuraia, acida e con il cuore di pietra che ha edificato la sua ricchezza sfruttando il bisogno dei poveri, inoltre questa ricchezza accumulata non fornisce altro che un mero risparmio determinato dalla sua avarizia, mentre il ladro è diciamo un padre disoccupato che ha un disperato bisogno di denaro per pagare un'operazione urgente alla figlia che rischia di morire senza quest'intervento; Se per magia potessi vedere il mondo attraverso gli occhi di entrambi gli attori di questa scena, cosa ne penserei?

La Legge è chiara: l'uomo dovrà essere punito, più o meno severamente. 
Però questa situazione estrema come può essere vista da un'altro punto di vista? 
Come può più grandemente essere percepita? 

Se questa capacità di introspezione nella vita di un'altro giungesse ancora oltre i fatti, sino al fondo del suo cuore e dei pensieri del cosiddetto criminale in esempio, credo che sarebbe molto difficile stabilire cos'è veramente giusto e cosa non lo è.  
Non è mia intenzione fornire una risposta a questo caso per altro estremo e tinto di sentimentalismo, ma solo fermarmi un momento a riflettere più profondamente, senza voler dare una risposta che onestamente non ho.
Ci ha provato uno scrittore eccezionale come Dostoevskij in "Delitto e Castigo" con un spunto narrativo simile, senza per altro fornire un giudizio  morale esaustivo.   

Ritornando al pensiero di Terzani nella seconda considerazione, egli ci sprona a comportarci addirittura contro il nostro intesse, ma un altro dato importante da considerare è che l'essere umano nel suo comportamento è imprescindibile dalla convenienza cioè andare contro il proprio benessere e vantaggio è opporsi all'istintiva autoconservazione.

E' semmai nell'analisi a "largo raggio" del tipo di vantaggio più conveniente che questo Uomo può cogliere eventualmente una maggiore saggezza, in ogni caso investendo le proprie azioni verso una situazione che sarà migliore nel tempo, ma per tutti non solo per lui. 
In ogni caso chi farebbe qualcosa per averne un danno come suggerisce il giornalista Terzani? 
Solo un idiota, credo. 

Questo non significa che un comportamento antisociale è giustificato ma la realizzazione miope di un immediato guadagno a scapito dei propri simili non è conveniente su un modello allargato come invece adesso spesso accade nonostante le leggi.  
Questo aiuta a capire che la concorrenzialità esasperata così esaltata dalla nostra società come un merito è in opposizione alla morale che ci vorrebbe tutti uniti come una sola famiglia. Una contraddizione che andrebbe finalmente risolta perché non solo ci allontana dal quieto vivere, ma non è utile alla reale prosperità della società nel suo complesso. 
Quando parlo di paradosso intendo anche questo, si emanano norme che nelle intenzioni vorrebbero unire i cittadini, ma le regole di fatto con cui funziona la società ci mettono in competizione, senza che questo sollevi alcuna obiezione. 
E' evidente che le cose non potranno mai funzionare.

Si chiede a chi non è nato con il cucchiaio d'argento in mano di rassegnarsi alla povertà, di seguire senza obiezioni le leggi fatte dai detentori della ricchezza (Non mi risulta che vi sia neanche un metalmeccanico in Parlamento) di aderire alle regole economiche e commerciali fatte da chi detiene una condizione di forza, di superare il vallo della propria ignoranza, quando non ha a disposizione una reale possibilità di una buona istruzione, e dunque in questo panorama dove non c'è una sola buona occasione per quest'uomo, dovrebbe pure realizzare una vita decente?

Onestamente chi potrebbe vincere contro un Baro che usa un mazzo truccato di carte? 

Perché un calciatore deve guadagnare milioni di euro? 
Cosa fa di buono per il mondo non ha certo inventato un vaccino per il cancro. 
Perché un industriale guadagna un migliaia di volte in più dei suoi operai? 
In fondo senza di essi non potrebbe nemmeno lui lavorare. 
E' un rapporto di reciproco vantaggio e dunque, anche con le dovute proporzioni, il divario dei loro stipendi non dovrebbe essere così distante. 
E' una logica delirante che muove l'attualità, però la legislazione è colpevolmente assente; si condannano invece le conseguenze di questa sperequazione.

E' evidente che la miseria incentiva il furto. 
La soluzione non è tagliare le mani a chi ruba, ma eliminare la miseria. 

Se non si cambiano le regole economiche che sino ad ora sono state usate e che hanno determinato la povertà e l'ignoranza, qualcuno mi dovrà spiegare quando mai questa prosperità si realizzerà. 
L'indigenza e la disperazione non si risolvono donando la minestra fuori dalla Chiesa, quello non è nemmeno un palliativo, è proprio una presa per il culo ai poveri.

E' il sistema sociale che determina le condizioni di vita del sistema stesso, cambiando il sistema si modificheranno anche le condizioni di vita. 
E' ovvio che chi ha dei privilegi e si è arricchito sfruttando tale sistema farà di tutto per non cambiarlo, a maggior ragione avendone il controllo un profondo cambiamento è di fatto quasi irrealizzabile. 
Sarà per questo che da migliaia di anni questo mondo è una sorta di orgia parziale, nel senso che a prenderlo nel didietro sono sempre gli stessi.  

Una  visione lungimirante dovrebbe essere sviluppata e intesa nel creare un benessere generalizzato. 

E' dunque un problema di incrementare l'intelligenza e la sensibilità non di legislazione. 
E' un diverso punto di vista che va ricercato e sviluppato, quello cioè che farebbe la differenza nel nostro mondo, ma che non cambia però i termini di come siamo fatti. 
Infatti, non è possibile andare contro la Natura umana, l'unica strada percorribile è accettarla e trascenderla verso un obiettivo più grande e condivisibile da tutti.

Quando critico l'attuale giurisprudenza, almeno quella italiana che conosco solo un pochino, mi riferisco a quelle leggi che principalmente non sanzionano i comportamenti criminali più pericolosi ed efferati, i quali però stranamente sono trattati con una certa indulgenza dalla Magistratura, ma piuttosto faccio caso ai paradossi che si evidenziano nella legislazione che regola più largamente la vita comunitaria cioè proprio il codice civile, rispetto propriamente a quello penale, quest'ultimo bisognoso anch'esso di una bella revisione, in particolar modo nei suoi funzionari che spesso agiscono e decidono in maniera tanto discrezionale da apparire folli o conniventi con i reati che dovrebbero condannare; Anche chi dovrebbe prevenire e reprimere i reati cioè gli apparati di polizia appaiano stranamente inefficienti, ma ancora più stranamente, sorprendentemente direi, abili in alcuni casi sporadici i quali, guarda caso, coinvolgono gli interessi dell'élite.
Allora pare vero che chi promulga le Leggi e spesso anche chi le dovrebbe applicare (non discrezionalmente come ora accade) è in definitiva il vero nemico della Giustizia presentandosi al mondo come il suo paladino. 
Questo è constatabile anche solo leggendo una pagina di cronaca con un po' di attenzione.

All'onestà opinabile così preferisco la lealtà, perché spesso l'adesione alla legge, che in tal modo ci fa onesti, non è quasi mai fonte di merito, ma di quieto vivere, conformismo, paura della punizione; E' una forma di supinazione a chi ha deciso cosa è giusto e cosa è invece sbagliato.
Questo atteggiamento acritico non ci permette di domandarci veramente il senso di una Legge né le sue conseguenze al di là delle apparenze..
Tale differenza è evidente quando si cerca la Giustizia in un Tribunale e si trova invece la Legge appunto. 
Nulla tra questi due enti spesso ritenuti erroneamente sinonimi si constaterà siano tanto distanti e diversi.

La Legge non ci permette di cercare ed esercitare il nostro personale senso di Giustizia, demandando alla norma tale compito.
In realtà ci spegne il cervello.

"Perché si fa questo?"
"E' scritto nel regolamento". 
"Ah! Allora va bene".

Così finisce qualsiasi ragionamento e critica.

A proposito di regolamenti, una volta per curiosità mi sono letto il regolamento Penitenziario, perché a me piace sapere un po' di tutto, prepararmi a ogni evenienza e anche informarmi con chi può darmi delle veraci testimonianze.  
In questo lungo e noioso elenco di regole degli Istituti di Pena (è il caso di dirlo) è' scritto che un detenuto non  può cedere o passare cibo o bevande ad altro detenuto, particolarmente tra una cella e l'altra. 
Ora non so per quale motivo, ma mi è stato riferito da chi l'ha visto (purtroppo per lui) che ciò invece avviene normalmente. 
Questa norma è stata promulgata dopo l'avvelenamento in carcere di Sindona, ucciso appunto da un caffè, ma da un caffè che gli è stato servito dalle guardie, perché Sindona era detenuto in isolamento in un braccio senza altri detenuti. Allora le guardie penitenziarie oggi cosa fanno? 
Fanno bere o assaggiare quello che si vorrebbe far passare da chi lo cede, così tanto "per sicurezza".
Se un alimento o bevanda è avvelenato da chi lo cede, secondo qualcuno lo assaggerà? 
Se non è avvelenato a che serve farglielo assaggiare? 
Eppoi se la norma è stata creata per il caso "Sindona" dove molto probabilmente erano complici i sorveglianti, allora il caffè forse non lo dovrebbe bere "per sicurezza" la guardia? 

In Italia abbiamo più di 5.000 leggi, è il paese con maggior numero di leggi in Europa e forse nel mondo intero, questo fa del nostro paese un paese onesto? Affatto.

Seneca scrisse: "Una Repubblica corrotta ha bisogno di moltissime leggi" è evidente che duemila anni fa conoscevano già tutto sulla natura umana, peccato che oggi la maggioranza l’ha dimenticato.

Viviamo secondo la mia opinione in un paradosso sociale ed economico. 
Una persona completamente onesta non potrà mai essere benestante, è condannata alla povertà, mentre quella completamente disonesta è l'unica che potrà diventare ricca, mente quella parzialmente disonesta almeno un poco prospera.
Chi lavora, e dunque non delinque, se pagasse le tasse e aderisse ad ogni imposta e gabella con ovile docilità non arriverebbe quasi certamente a fine mese, alla meglio avrebbe come avviene per molte famiglie oneste una vita appena più decente di una miserabile. 

In questo modo la Società ci mostra di non voler premiare l'onesta con una vita dignitosa, come invece dovrebbe.

Obbedendo alla normativa sulla circolazione stradale così com'è promulgata non si potrebbe, tanto per fare un altro esempio, nemmeno circolare. 
Se tutti rispettassimo pedissequamente il Codice della Strada, la circolazione e la sosta dei veicoli sarebbe impossibile. 
Il traffico congestionato dalla distanza di sicurezza consona, dalle regole di precedenza, dai limiti di velocità, per non parlare dei semafori. 
La sosta dei veicoli sarebbe impossibile anche se si riducessero il numero delle automobili della metà, cosa che danneggerebbe l'industria con un effetto domino negativo sull'economia.
Perfino i pedoni e le biciclette sarebbero costrette a situazioni paradossali. 
Qual'è il senso di emanare norme che se applicate veramente paralizzerebbero quello che invece dovrebbero regolare e agevolare? 

Allora, sostengo che molte leggi sono volutamente inapplicabili, perché servono non tanto a mantenere la legalità, ma a mantenere un "certo livello di illegalità"; Non permettendo a nessuno di essere completamente onesto, proprio perché  la stragrande maggioranza delle norme  sostengono un Sistema sociale inapplicabile perché di fatto non persegue non solo la Giustizia ma nemmeno l'equità, e se mai si realizzasse un eventuale società perfetta alle norme ora scritte, cioè un ipotetico mondo di persone oneste sino all'inverosimile e rispettose  totalmente di ogni norma, i cittadini non tollererebbero i comportamenti dell'élite e dei governanti che invece sono tutto meno che conformi alle leggi. Se non si crede che questo ordinamento non è equo basta considerare che un lavoratore paga circa il 43% del suo guadagno in tasse dirette e il rimanente 27% in quelle indirette per un totale di circa il 70% del frutto del suo lavoro, mentre un milionario può utilizzare il pagamento forfettario delle tasse dirette e con centomila euro all'anno se la cava di ogni possibile accertamento fiscale a fronte dei suoi introiti elevatissimi. Se non è iniquo questo cos'altro mai lo potrebbe essere?  
Così la maggioranza della gente si arrabatta per scansare qualche prelievo dell'Erario, appena può cerca di non pagare quanto esosamente preteso dallo Stato e spera di non essere beccata.  

Gli onorevoli che hanno così poco onore nei comportamenti da doverlo mettere nel titolo, non permettono a nessuno di essere nella posizione di accusarli.
Si costruiscono dei paradossi sociali per giustificare la mancanza di soluzioni e anche per mantenere uno stato ricattatorio latente nei confronti di tutti da parte di chi comanda. 
Siamo così tutti momentaneamente a piede libero, e ciò è voluto dal Potere proprio grazie alle leggi.

Questo risulta ancora più evidente da come si convertano sempre più i diritti in concessioni, ritornando appena la contestazione civile subisce una battuta d'arresto, a una sorta di medio evo ben camuffato da progresso; dove ai Baroni si sostituiscono i consigli di amministrazione, ai principi i politici e ai Re i detentori del credito bancario e del debito altrui.  

Terzani, era certamente una brava persona, ma purtroppo per lui era anche un giornalista, dunque non poteva che essere superficiale.
Le cose che scrisse sono ovvie, più che altro un sentito dire, un letto, un visto, mai veramente frutto della sua crescita interiore, mai veramente considerato fino in fondo. 
Questo è probabilmente il motivo della sua fortuna editoriale.

Quando era in salute e non si presentava agli altri come un sorta di fachiro dai vestiti vagamente orientali, convertito dalla luce sulla via di Damasco da non si capisce quale religione o maestro, ebbene non se lo filava nessuno. 
Alla gente credo piacciono le persone bizzarre e le storie di redenzione e morte, gli ricordano la sfortuna degli altri, mentre loro ancora in salute possono  permettersi di peccare nella normalità dei propri impicci.
  
Era dunque un uomo comune che solo la malattia gli aveva dato un "allure" di spiritualità che finché in sanità, non aveva mai sentito la necessità non solo di toccare, ma nemmeno di sfiorare. 

Io credo che una persona che cerca delle risposte esistenziali, dopo che gli è stato diagnosticato un cancro, in realtà cerca delle risposte alla sua morte imminente, non all'esistenza che sta abbandonando. A chi mai frega qualcosa di capire la Vita se sta morendo? 
Sembra crudele giudicarlo così severamente, però è l'evidenza dell'analisi che lo mostra.

Una persona spirituale, secondo la mia opinione, vive la spiritualità da sempre e la vive da tutta la sua vita, anzi da tutte le sue vite, non ha bisogno di un tumore al culo per scoprire che nella vita oltre ai soldi, mangiare e scopare c'è anche altro.
Le sue parole, purtroppo per chi le legge, sembrano la verità, ma sono "come la verità" non hanno quell'autenticità propria di chi l'ha vissuta o forse l'ha incontrata saltuariamente. 

E' pazzesco come le persone trovano vere solo le bugie plausibili. 
Quando invece incontrano qualcuno che li sprona a ragionare o fare esperienza oltre l'ovvio che è l'unico modo di pervenire alla "Verità" diventano sospettosi per non dire violenti.  
Quei pochi "sfortunati" che ragionano e appunto perché ragionano hanno un'etica (altrimenti non si potrebbe formare), questi "sfigati" dunque, fanno sempre delle vite d'inferno a causa di quelli che vorrebbero aiutare e invece queste persone preferiscono soffrire, piuttosto che cominciare a ragionare con la propria testa. 
Sono tanti gli uomini che sentono come vero solo ciò che è confortevole, il letto per loro deve essere già pronto, arrivare direttamente a casa, anche se è scelto da altri e sarà inevitabilmente della misura sbagliata, non importa; trasleranno questo errore dando la colpa magari al corriere che glielo ha portato, al rivenditore che ha inteso male, troveranno mille altri motivi che non ce'entrano nulla.
Se malauguratamente  gli dai in mano gli attrezzi per costruirselo pensano che stanno per essere fregati, vanno in panico e sono colti dallo scoramento più totale, quando dovrebbero semplicemente tirarsi su le maniche e darsi da fare con intelligenza e creatività. 
Infatti solo quello che è fatto da se stesso può essere considerato a ragione, proprio.  

Questa è almeno la mia impressione e il motivo che solo apparentemente quello che lo scrittore Terzani ha detto e scritto sembra giusto, ma è invece, nel migliore dei casi, solo incompleto.
Non ha in sé un vero senso rivoluzionario cioè di reale cambiamento. 
In altri suoi commenti e articoli che spigolando ho trovato riguardanti i viaggi intrapresi come giornalista in molti paesi del mondo, invece ho riscontrato una sagacia e una perspicacia genuina. Come mai? Perché probabilmente frutto del suo libero interesse e della sua esperienza diretta. 

C'è un proverbio che dice: "Il calzolaio non dovrebbe giudicare oltre la scarpa". 

Credo che se si applicasse questo motto, il mondo diventerebbe immediatamente muto e devo ammettere che perfino io divertirei, finalmente, silenzioso.

Credo che nonostante l'ignoranza connaturata alla natura umana, ognuno ha comunque qualcosa da dire sulla vita, sulle persone e sulla Società, ma andrebbe sempre prima rivolta a se stesso, la domanda fondamentale cioè se quello che si afferma è  determinato dall'esperienza. 
In ogni caso utilizzare "secondo me" oppure "da quello che conosco potrei dire"  su argomenti che non padroneggiamo è una buona norma per evitare clamorose figure di merda.

E' anche vero che se una persona aspetta di essere completamente competente, prima di aprir bocca, forse comincerà a parlare verso gli ottantacinque anni.

Dico tutto ciò per sottolineare che non sono mai sicuro di non cadere nella presunzione, quando affermo qualcosa. 
Ho perso il conto delle volte che sono stato sul punto di cancellare tutto quello che ho scritto, a volte avrei voluto anche cancellare tutto quello che ho detto, e perfino quello che ho pensato.  
Forse è per questo motivo che le persone veramente sagge parlano pochissimo, perfino quando sono interrogate a proposito di un argomento che travalichi i fatti e si inoltri sul nebbioso altopiano della soggettività. 

Inoltre anche ammesso di scansare il ridicolo e la presunzione non si può dire nulla di vero e profondo senza manifestare una sicurezza spesso intesa per sicumera. 
Purtroppo o per fortuna ho notato che la realtà o meglio la verità che oggettivamente abbia senso e sostanza,  rompe inevitabilmente il cazzo alla maggioranza che non se la fila proprio.

E' scritto: La Verità vi renderà liberi, e non ho motivo di dubitarne, ma non è promesso però altro. 
La comodità invece di solito è da un'altra parte.

Riandando al messaggio calmierante di questo pittoresco giornalista, a me pare una sorta di "vogliamoci tutti bene" e "stiamo sereni", quando in definitiva un essere umano autentico è un ribelle, un ribelle in particolare nei confronti delle coercizioni arbitrarie che questo mondo ci vende per "il nostro bene", quando invece ci legano, ci accecano e ci negano la personale capacità di espressione e una reale crescita interiore che sono invece le basi della vita spirituale.

Bisognerebbe credo dimenticare tutto quello che ci è stato detto e insegnato e cominciare un faticoso percorso di scoperta. Un percorso realmente autonomo e senza alcuna garanzia.  
Se Gesù o Buddha o altri uomini incedibili sono realmente esistiti, e mi spiace per loro e per i loro grandiosi insegnamenti così inutili e fraintesi dalla maggioranza, li immagino come dei fottuti rivoluzionari.
Certamente anche con un profondo amore (ingiustificato) per gli altri, in particolare nella paziente comprensione dell'umana e irrimediabile stupidità. 

Forse l'Uomo non è poi  così cattivo...forse è solo deficiente. 

Ad ogni modo questi esseri sovrumani non hanno avuto certamente una vita tranquilla. 
Infatti, non ci può essere libertà senza ribellione, e non c'è ribellione senza un pensiero autonomo che la inneschi, frutto di una logica funzionante e di una curiosità aperta e insaziabile che spinga l'essere umano a conoscere e verificare la realtà senza paura. 

Se la socializzazione e l'omologazione fossero state le strade giuste avremmo realizzato una Società perfetta e libera già da cinquemila anni. 
Se qualcuno pensa poi che l'omologazione è un problema che non appartiene propriamente alla nostra società, basta guardare come da quando gli uomini hanno cominciato a farsi crescere la barba non se ne trova più uno rasato. Sembra che questi uomini  irsuti, ma così poco virili, siano usciti da una  fotocopiatrice invece che da una madre. 

Evitando di scivolare nella critica di costume, ad un’analisi approfondita di ciò che è venduto come "Verità" risulta evidente che invece è spesso uno menzogna utile solo a confonderci, questo è evidente per chi non vive la superficialità come realtà univoca e comoda.

Quello che ho scritto non è una critica a questo simpatico giornalista/scrittore lo ribadisco, ma a tutto quel fumoso e nebbioso panorama fatto di pseudo saggezza, finto buon senso e religione cui la maggioranza da seguito...purtroppo.

Terminando l'analisi di questa falsa sentenza, essa ci indica come sbagliato la furbizia. 
La furbizia, o per meglio dire l’astuzia, è invece necessaria, non solo nella vita materiale, ma anche in quella spirituale.

Georges Ivanovič Gurdjieff ha ben spiegato il significato della "via dell'uomo astuto" per realizzare una vera pienezza oltre i metodi spirituali che generalmente rendono gli uomini stupidi e sono completamente inutili.  
Astuzia o furbizia, comunque la si voglia intendere, è una dote fondamentale per trovare un necessario vantaggio nell'uso strategico delle circostanze, specialmente quando non ci favoriscono. 
Se la vita materiale è difficile e piena di insidie lo è forse di più quella spirituale cioè verso una maggiore percezione, conoscenza e completezza.

Terzani, addita invece un uomo buono ma stupido che si affida con candore alla legge degli altri, e auspica che questo "bambinone" diventi un membro propositivo di una Società irreale dove invece vivrà come una sorta di contribuente mansueto, un agnello pacifico diretto al macello, quando invece nella realtà sarebbe stato più utile il contrario.

Perché la natura umana è orientata al vantaggio, al guadagno e purtroppo allo sfruttamento dei sui simili, e senza un popolo critico e "furbo" rispetto, ad esempio i propri governanti, che invece lo sono assai, non potrà che soffrire e morire di fame, dopo essere stato derubato del frutto del suo lavoro.

L'unico modo di non essere sfruttati è non farsi sfruttare.  Essere ingenui non aiuta di certo, questa purezza è un merito solo finché si è bambini, ma poi bisogna crescere.
.
Non è che si può chiedere al leone che non ci mangi, solo  perché abbiamo per sbaglio aperto la sua gabbia allo Zoo pensando che fosse invece la toilette. Questo per significare che alle scelte anche fatte in buona fede bisogna comunque affrontarne le conseguenze.  


Non esiste nessun poliziotto che possa difenderci se accade qualcosa di brutto, nessun soldato è migliore di noi stessi, in particolare nel difendere i nostri diritti di essere umano. 
Invocare una Giustizia, fatta da un legislatore distante da chi poi dovrà subire gli effetti di tale legge, e così pensare che questa norma scritta da privilegiati per opinabili motivi etici che nella realtà sono invece utili principalmente ai loro interessi, ebbene che questa "giustizia scritta dai ricchi per i poveri" e così lontana dalle persone oneste e comuni, ci difenderà al nostro posto è veramente puerile. 

Ecco perché affermo che la "quasi verità" come quella di Terzani, e quelle che leggo continuamente e ovunque sono peggio della menzogna.
Come diceva il signor G "Una coscienza libera e sviluppata ne saprà sempre di più di tutti i libri e i maestri messi insieme".


venerdì 27 dicembre 2019

E' tutto d'un tratto è arrivato Natale a rompere il c...




E' controversa la questione sui desideri e su questa festività che li ispira. 
Sono considerazioni che ho già fatto, ma vale la pena ribadirle.

E' ovvio che tutto ciò che desideriamo ci possiede, dunque ogni volizione e aspirazione è nemica della personale libertà. 
E' anche vero che una vita senza passioni pare essere vuota, insipida e priva di qualunque senso; Così siamo sempre chiamati a palleggiare la nostra esistenza fra l'inferno delle passioni e il deserto della mancanza di esse. 

Di fatto questi sono due inferni/paradisi in quanto alternano entrambi gioie e dolori, soddisfazioni e frustrazione, rumorosa compagnia e pace stucchevole, amori soffocanti e nera solitudine. 
Non lasciano così scampo a una visione idealistica e ottimista della vita. 

Provando a usare tanto per cambiare un po' di realismo, si noterà che l'esistenza su questo curioso pianeta è fatta di una continua competitività per la sopravvivenza; Analizzandola a livello generale è lapalissiano che la vita si sostiene sul cannibalismo tra specie diverse. 
La creazione fatta da un presunto Essere Divino non sfugge a quest'amara osservazione che si esprime in una didascalica constatazione: "La Vita si nutre di vita". 

In quest'ottica allargata, in questo comandamento non scritto ma imperativo, non è possibile affermare che la mia esistenza sia meglio di quella di un pollo che magari ho appena mangiato, e nemmeno è possibile asserire che un virus non abbia il suo buon diritto nel provare con qualche malattia a farmi schiattare.
Ognuno è importante per se stesso, e questa soggettività se è vero che ci contiene è altrettanto vero che ci imprigiona. Così, quando sento le persone parlare dell'amore di Dio per tutte le creature indistintamente, e che il fondamento umano è "buono" non posso fare a meno di ridere sino alle lacrime per una così piramidale mancanza di obbiettività. 

Come possiamo essere "buoni" nell'accezione morale corrente  se di fatto non possiamo vivere senza assassinare qualcuno? 
E' puerile tentare di scagionarci assegnando una scala di valori rispetto alle altre specie che guarda caso ci trova in cima. 

E' una negazione inverosimile di ciò che è palese e cioè che "tutti fottono tutti" e più di ogni altro l'essere umano non ha amici tra le altre specie viventi, a causa della sua distruttività e avidità. 
Si sa che l'uomo guarda dappertutto in cerca della Verità (?) meno in ciò che ha davanti agli occhi, ed anche se lo facesse, cambierebbe poco, visto che comunque non apre prima questi occhi. 
Nel migliore dei casi è affetto da una fortissima miopia. 

Leggevo oggi, dopo che una zingara mi ha rigato la portiera della mia bella auto, forse solo perché non le ho dato l'elemosina, e  curiosamente tale situazione un po' così, ha suscitato in me altalenanti sentimenti, in controtendenza con la gioiosa e feconda Santa vigilia di Natale, un articolo sui suicidi nel jet-set coreano. 
Credo, un tema a tutti molto caro e pregnante. 

Ebbene dall'articolo risulta che queste Star divoratrici di Kimchi hanno spesso problemi di depressione, in particolare quando qualche loro ex cerca di sputtanarli con video porno home-made o rivelazioni scottanti, deludendo forse i propri amati fan (chissà poi perché? Di certo avrebbe aumentato la loro popolarità) e così ben tre cantanti molto carine, giovani, ricche e forse un po' mondane, si sono levate di mezzo da se stesse, suicidandosi. 
Una fragilità che sembra generalizzarsi ora anche tra la gente comune, magari solo per solidarietà con i propri eroi dello spettacolo. 

Una sorta di pandemia esistenziale maniaco-depressiva. Pare così che una vita che si proietta quasi sempre all'esterno nella ricerca del successo materiale, dell'approvazione, a volte addirittura nell'adorazione da parte di altri, ovvero il pubblico, verso questi personaggi del bel mondo, quasi tutti,  belli, facoltosi, ma ahi-loro pieni di nulla, non abbia nessun fondamento solido. 

Credo che questi "uomini e donne di successo" non avendo mai osservato con disincanto il vuoto interiore che esiste in ognuno e in ogni momento cioè una vertigine cui dobbiamo imparare a comprendere, nel momento che per qualche circostanza di vita, è invertito il senso del loro sguardo, da fuori a dentro, ebbene questa conversione indotta dal caso li porta a un tale choc che sono completamente annichiliti. 

Vittime dei loro desideri, a volte disattesi, in altri momenti realizzati, altre volte ancora in concorrenza con quelli di altri.

Quanto vero allora mi appare il monito della Sibilla Cumana: "Attento a quello che desideri". 

Quasi dimenticavo. 
Buon Natale a tutti e non dimenticate la lista delle cose che volete da inviare a Babbo Natale.

mercoledì 20 novembre 2019

Magic moment

La magia esiste, disse guardandola dritto negli occhi.
Ne vuoi vedere una?
Poi, estrasse una banconota dal portafoglio e la distese davanti a lei.
Vedi, questo è un foglio di carta colorato, eppure per questo un uomo sarà disposto a lavorare tutto il giorno, a combattere contro un altro, forse tradirà la legge e potrebbe perfino tradire un amico.
E questo, lo farà perché tutti vi credono.

giovedì 12 settembre 2019

Quiz pro quo



A me piace parlare per imparare qualcosa, altrimenti preferisco stare zitto e guardarmi intorno, osservo.
Da questa osservazione nascono dei quesiti. 

A volte alle domande seguono delle risposte, però mai risolutive in particolare su qualcosa di fondamentale; Trovo saltuariamente una spiegazione su una questione tecnica, fisica, meccanica, ma su tutto quel mondo interiore che colora la mia esistenza non realizzo mai una soluzione esaustiva. 

Le domande provengono da cose semplici, dagli eventi che ho sotto gli occhi. 
A esempio: Perché quando pedalo in bicicletta resto facilmente in equilibrio, ma se mi fermo devo mettere giù un piede, altrimenti casco? 
Come mai riesco a malapena a rimanere fermo in sella per pochissimo con molta fatica, mentre se mi muovo diventa facile? 
Senza scomodare la quantità di moto, il momento angolare, in questo caso alternato, l'effetto giroscopico e la posizione del manubrio rispetto al mozzo anteriore che è in avancorsa, grazie alla sola attenzione ai particolari, si nota facilmente che proprio il manubrio anche quando si procede in linea retta, oscilla. 
Inoltre se spingo in avanti la bicicletta senza salirvi sopra fa comunque qualche metro, ma se la spingo indietro cade subito. 
Questo mostra cosa è preponderante per la sua stabilità e così si intuisce la risposta corretta con buona approssimazione, senza bisogno di rispolverare un libro di Fisica.

E' una strana capacità che mi perseguita, a volte è semplice deduzione in altre fatta di correlazioni. Potrei chiamarla intelligenza, ma solo se non mi conoscessi bene.
Inoltre, questa presunta intelligenza non è un valore quantificabile in assoluto né soprattutto un qualcosa cui vantarsi. 
Secondo me è principalmente una sfiga.

L'intelligenza è utile nel guadagnare denaro? 
Non mi pare che i milionari brillino di particolare acume. Le qualità per diventare ricco sono la furbizia, la scaltrezza, la capacità di sfruttare gli altri e manipolarli e ovviamente un grande appetito.

L'intelligenza serve per aver successo con le donne?
Ma per favore...
Se c'è un solo uomo al mondo che è riuscito a calare le mutande a una donna, grazie a una discettazione sul concetto di immanenza e trascendenza nel pensiero filosofico di Hegel con particolare riferimento al rapporto tra Natura e Libertà, giuro gli regalo la mia collezione di porno giapponesi con sottotitoli Kanji. 

Penso che per accorgersi dell'intelligenza di un'altro bisogna averne noi stessi un pochino.

Perciò soprassederei su questa spinosa questione e anche sulla fortuita convergenza di fascino, bellezza e intelligenza nella medesima persona. 
Molte donne, piuttosto che gli uomini, per oscure ragioni che sfuggono alla mente umana se ne attribuiscono di default il possesso, credono che queste rare virtù siano insite nel loro bagaglio a mano, insieme alle scarpe con il tacco che le fa crescere di quindici centimetri e il push-up che aumenta di due taglie la dimensione delle loro tette. 
Lo sanno tutti che le donne amano la sincerità, sarà per questo che tante di loro non si fanno vedere volentieri in giro se non hanno almeno due strati di trucco sulla faccia. 
Quello che per loro è abbellimento, assomiglia più a un travisamento, un po' come se dovessero fare una rapina in banca.
Alcune di loro si vestono e camminano per strada come Escort alla ricerca di un ricco cliente, ma curiosamente si lamentano, perché poi gli uomini non le apprezzano per la loro intelligenza e la loro "anima" piuttosto che per il loro culo messo in mostra come un trofeo. 

Anche gli uomini (sarebbe meglio chiamarli solo maschi)  non sono affatto meglio; Mostrano il denaro come una virtù, oppure la prestanza fisica, l'adulazione, i regali e le attenzioni per avere quello che desiderano. 
Ci si seduce a vicenda, ci si compra l'un l'altro come in un mercato, eppoi si pretende che così facendo non si divenga degli oggetti. Se non è pazzia...

Quando sono triste penso alla follia, quella dell'umanità se voglio farmi tornare il buon umore se invece voglio ridere, penso alla mia.

Se veramente una persona volesse realmente essere amata per quello che è, allora dovrebbe mostrarsi per quello che è, non per quello che ha...E' così ovvio che mi vergogno quasi a scriverlo.

Invece in questo mondo civilizzato non solo la gente mostra quello che possiede, ma soprattutto mostra quello che ritiene di valore e quando queste due cose coincidono ci danno la misura di queste anime Bonsai.

Generalmente si esibisce "qualcosa" come in un negozio si usa una vetrina per invogliare l'acquirente.

Raramente si condividono dei profondi sentimenti interiori altruisticamente cioè solo per il piacere di esprimerli, senza un secondo fine. 
Questa parsimonia la si adotta non tanto perché questa magia che da sapore alla vita la si ritiene troppo preziosa, ma perché se ne da invece un valore scontato. 

Non bisogna mai credere alle parole in particolare quando si tratta di sentimenti, perché quando li si vuole conoscere sono le azioni che li rivelano.
Di solito si è tutti molto amici al ristorante, finché non arriva il conto da pagare. 

La gente parla spesso di positività, altruismo, moralità, dei buoni intendimenti e d'amore, ma di fatto questo cammino verso la luce lo compiono raramente. 
Direi che più una persona ne parla, meno ne fa...E' un po' come con il sesso. 
Questi personaggi pittoreschi non condividono tra loro la profondità, semplicemente perché non la possiedono. 
Più persone di quante si crede, ritengono erroneamente che la capacità emozionale sia già sviluppata in loro senza bisogno di occuparsene come fosse qualcosa di disgiunto dalla loro vita materiale che richiede impegno e fatica per diventare significativa.  
In altre parole questi personaggi con una spiccata propensione alla presunzione sono convinti che sebbene nella vita devono imparare quasi tutto, sono invece già dei maestri nel mondo interiore dell'essere. 
L'empatia, l'etica, la saggezza e la capacità di amare e perfino il tipo di amore che sanno esprimere, secondo loro gli appartengono di diritto come dote innata. 
Dunque non hanno alcun bisogno di imparare ad amare, e men che meno di verificarlo e metterlo alla prova. 
Personalmente penso che faranno molta fatica a trovarlo, finché non lo cercheranno, convinti come sono già di possederlo. Punto.

Sicuramente non posso escludere in assoluto che qualcuna/o abbia in se queste qualità insieme a quelle estetiche, morali e intellettuali, dico solo che non le ho mai incontrate nella medesima persona, in particolare unite alla saggezza.
Uomini o donne che racchiudono in se tante fortune cioè sono bellissime, profondissime e intelligentissime non le ho ancora conosciute, fatto salvo ovviamente quel personaggio che intravvedo nello specchio mentre mi faccio la barba al mattino.
Un riflesso fugace a dire il vero che con malcelata compiacenza mi schiaccia l'occhiolino, ammiccando,  mentre di rimando io rimango sbigottito. 
Come De Niro in Taxi Driver, chiedo a quest'immagine speculare. "Ce l'hai con me? Dici a me?" Poi estraggo la pistola e la freddo senza alcuna pietà.

Visto che i principi di vita sono di fatto solo opinioni la cosa oggettivamente  importante è rimanere giovani e autonomi il più a lungo possibile, almeno fino a qualche giorno prima del proprio funerale. 
Una fine inevitabile, questa dipartita che trovo meravigliosamente interessante, perché a me piace viaggiare e dunque come potrei non apprezzare quest'ultimo viaggio verso una località sconosciuta? 
E' gratis, non ci sono lunghe file al check in, non c'è rischio di cancellazione del volo o ritardi. Non si porta nemmeno il bagaglio e si arriva anche immediatamente a destinazione. 
E' meglio di un viaggio in business class.
Nel frattempo? 
Godere un po' di piacere e amore e perfino imparare qualcosa per apprezzare meglio questo due cose. 
Ci sono tanti tipi di amore nella vita, l'amore per l'arte, per i figli. L'amore di un uomo per una donna, anche l'amore di un uomo per due donne inseme che è il mio preferito.

Qualche lettore (?) potrebbe avere la curiosità di domandarmi: L'intelligenza aiuta ad avere relazioni amichevoli? 
Non diciamo cazzate per cortesia che se ci sente una persona  intelligente potrebbe mettersi a ridere.

In generale un individuo ordinario troverà simpatico solo chi è più stupido di lui cioè decide i propri compagni del cuore come fosse una Matriosca: chi trova posto nella sua interiorità dovrà essere più piccolo. 

Mi vengono in mente i comici che per risultare subito piacevoli al pubblico si presentano come cretini e sfigati, inoltre sono quasi tutti brutti d'aspetto. Un uomo affascinante o una donna bella non fanno ridere, fanno solo invidia o desiderio.
Ciò che ci fa simpatia e sorridere è invece una situazione paradossale e spesso sfortunata, si ride per chi inciampa e cade a terra, non per chi vince al lotto. 
Questo ci mostra, se mai ce ne fosse bisogno, che all'essere umano, la sfortuna altrui lo mette di buon umore. 
Tra tutti gli attori secondo me, i più profondi e creativi sono proprio gli attori comici. 
Anche come esseri umani, hanno credo una profonda intelligenza sebbene malinconica, perché per ridicolizzare i comportamenti li debbono prima conoscere. 
Certamente, dopo che lo conosci bene l'Uomo, faresti di tutto per dimenticare quello che  hai capito su di lui, ma questa è una sventura che non capita alla gente comune, direi che viviamo tutti in  un mondo di persone un po' così e così. 
Non è certo facile risultare simpatici alle altre persone se cominciano a sentirsi a disagio, confrontandosi con qualcuno che gli sembra migliore.
La simpatia non nasce nel trovare grandi qualità  in un altro, alla meglio se ne prova ammirazione. 
Per i rapporti amichevoli invece si preferiscono persone con i medesimi difetti e mancanze. 
Così l'uomo comune si confronta con un'altra nullità e, se non proprio si sente un gigante, almeno gli pare di non essere un nano.

Si dice in oriente: "Quando il sole tramonta anche l'ombra del nano si allunga".
Personalmente aggiungo: un nano resterà comunque un nano.
Quindi se una persona aspira all'approvazione dei suoi simili guai a metterli in piena luce.

L'intelligenza, questa condanna inappellabile senza reato commesso, se è malauguratamente usata nel comprendere la vita e le persone, analizzando i rapporti umani nel profondo, sarà devastante rispetto all'entusiasmo con cui molti si disegnano un sorriso sul volto per nascondere la propria disperazione.

E' stano, ma non riesco a perdere il buon umore di fronte alla patetica vita che conduciamo.
Sarà qualcosa che ho nel DNA, oppure è il mio istinto di conservazione e sopravvivenza che mi dona gioia. 
La mia patologia è una sorta di ironia allergica alle illusioni.
Non dispero... magari guarirò.

A parte le battute la realtà è un po' diversa. 
Ipotizzo nei miei simili una profondità che appena giungo in un bagno pubblico constato irraggiungibile, infatti non riescono nemmeno ad avere un igene personale appena accettabile. 
Di cosa vogliamo parlare, allora...
Sebbene mi faccio la doccia tutti i giorni, devo amaramente constatare che i sentimenti profondi e grandi che sento vivere dentro di me non trovano quasi mai posto nella vita ordinaria. Fanno molta fatica a esprimersi.
Allora forse non esistono? 
Sospendo una risposta che altrimenti mi lascerebbe sgomento.
Quanto riesco a dare nel contatto con l'altro? Spesso poco. 
Questa è la verità.

E' l'ampiezza dei sentimenti che allarga la vita, visto che allungarla è impossibile, ammesso che a qualcuno questo mondo piaccia veramente e per sempre.

Quanto amo
Quanto sono capace di odiare? 
Fin dove arriva la mia pace? E il mio furore?
Dichiaro questo, perché nel mio modo di essere non faccio una vera distinzione tra buoni e cattivi sentimenti, valgono entrambi non in quanto soppesati da una morale, ma assumono il loro valore per la loro intensità e soprattutto per la loro autenticità. 
Ciò che conta nei sentimenti è l'intento, l'intento profondo che li anima, solo quello ha per me senso. 
Lo sdolcinato sentimentalismo con cui spesso si imbellettano le azioni lo trovo invece ipocrita.
A volte, il mio Animale Totemico ha pietà di me e mi regala degli sprazzi di umiltà.

Così dell'Oceano che percepisco, l'unico riflesso che scorgo di me stesso è in una misera pozzanghera.

Mi fa bene questa doccia fredda, mi rinforza e mi tonifica, anche se a volte mi strappa le ultime lacrime che mi sono rimaste. 
Le volevo conservare per qualche film romantico, ma evidentemente la vita ha piani diversi per me.

Sintetizzando per lo sfortunato che mi legge e che presumo abbia già le meningi affaticate nel seguire questo discorso apparentemente senza capo né coda, affermo didascalico: "Il mondo è una merda? Molto probabile".
E' evidente a volte, è fattuale come si dice adesso.
Sempre che si abbiano le palle per analizzare quest'esistenza con obiettività, grazie a quel grave handicap cognitivo che una mente lucida, senza la propensione all'auto inganno consolatorio, può donare; E così gustarsi il panorama di questo porco mondo. 
Nessuna paura signori! Il timore non ci toccherà finché avremo quella spessa scenografia dentro il cervello per non vederne l'orrore, se non ricordo male l'hanno chiamata: ipocrisia.

E allora?
Beh! Non è mica il caso di strapparsi i capelli.
Anche il fiore di Loto sboccia nel fango. 

Quando scrivo in questo modo cioè esprimo sinceramente il mio pensiero, perdo inevitabilmente l'amabilità, principalmente a causa dell'autenticità. 
Non è che sono proprio insopportabile...E' colpa della sincerità che purtroppo, quasi nessuno riesce a digerire. 
Provate ad ascoltare qualcuno che parla di voi (a parte vostra madre)  senza essere visti  e poi mi direte come ci rimanete...
La sincerità fa questo effetto. 
Ma senza sincerità come puoi conoscerti? 
Senza conoscerti come puoi essere libero? 
Se non sei libero, come potrai essere veramente felice?

L'antropologo Claude Levi-Strauss disse: "Un uomo intelligente non fornisce risposte sensate, principalmente si pone domande sensate".

Queste secondo me sono domande cui vale la pena riflettere, anche se è oltremodo vero che solo i fatti possono accadere, le opinioni non si realizzano invece, semplicemente perché le opinioni non sono fatti. 

Aggiungo che le persone non sopportano un discorso, senza "forse" o "mi sembra". La gente è ormai assuefatta alle tecniche di marketing che le adula, suscitando delle domande in loro per condurli verso risposte preconfezionate cioè instillano delle presunte idee brillanti come fossero partorite dall'encefalo dell'interlocutore, quando in realtà è sterile, e tutto ciò per non farlo sembrare un idiota, quando invece lo è eccome. 
Qual'è il motivo di tanta garbatezza? 
Ancora una volta vendergli qualcosa, guadagnandoci sopra.

Appaio cinico e supponente? 
In realtà chi pensa così non mi conosce affatto, perché sono molto peggio.
Quello che dico è invece senza arroganza, perché l'ho analizzato con severità in me stesso e l'ho visto per prima cosa dentro di me.
Quindi, perché dovrei prendere per il culo un altro se è così bravo a farlo da se stesso? 
Le sviolinate soverchiano quasi sempre il rumore delle scoregge e le camuffano, salvo poi rendere l'atmosfera irrespirabile.
Posso garantire che se da una qualsiasi lettura, discorso e poesia non se ne esce con l'impressione di essere un po' cretini e insensibili, allora non si è toccato nulla di quello che ci serve.

In Cina c'è un vecchio proverbio che recita: "Se due persone discutono per lungo tempo con animosità, sicuramente entrambe hanno torto".

Se qualcuno sente vera questa sentenza, può immaginare quanto di tutte le discussioni politiche, i dibattiti e perfino le conversazioni personali siano state errate e inutili.
A esempio se si considera gli "onorevoli" che hanno così poco onore nelle loro azioni da doverlo mettere nel loro titolo, dopo ogni tribuna politica televisiva, dove si sono accapigliati con tanta  oratoria nel presentare le loro "idee" che affermano come diverse, ma che comunque vadano le elezioni, non hanno mai risolto nulla di importante (se qualcuno l'ha notato abbiamo gli stessi problemi di mezzo secolo fa, in certi casi perfino peggiori, nonostante gli schieramenti politici si siano alternati alla guida del paese); Ebbene questi personaggi illustri dopo la "rappresentazione televisiva" se ne vanno spesso a mangiare insieme in un bel ristorante di lusso  
Lo posso affermare perché l'ho visto con i miei occhi.
Indovinate poi chi paga il loro conto? 
Il contribuente, infatti non si chiama mica così per caso.

Non serve disquisire lungamente e animatamente su qualcosa o si capisce  subito oppure non si capirà mai. 
Infiorettare un discorso è un po' come mimetizzarlo. 
La chiarezza è scorbutica.
Il contatto con il "Vero" è sempre caustico, scotta. 
Brucia però solo le illusioni, in realtà la nostra natura autentica non ne soffre, anzi ne è alleggerita.
  
In certi momenti penso altre cose.

Se abbiamo una vita sola perché non sentiamo dentro di noi l'urgenza del tempo?
Viviamo l'esistenza come se fossimo eterni, quando l'esperienza ci mostra esattamente il contrario.
Certamente alcuni hanno la religione che sostiene questa "pigrizia" cioè questa procrastinazione nel realizzare qualcosa di significativo nella propria vita, visto che comunque pensano di essere senza data di scadenza; Posticipando a domani, un domani che non arriverà mai tra l'altro, quello che realmente conta.
E gli atei? 
Anche loro non sono dissimili dai credenti, infatti si comportano e vivono pressoché nello stesso modo. 
Sarebbe ragionevole domandarsi: a cosa serve la religione? 
Quando in sostanza i comportamenti non sono tanto diversi in quelle persone che non l'hanno.
Questa immortalità da dove si evince? 
La vita è dunque un'eternità assai breve.

Insomma, è un quiz di domande che mi accompagnano continuamente, cambiano gli argomenti, ma il programma è il medesimo. 
Ci sono attimi che questo spettacolo mi fa compagnia e mi diverte, altri momenti mi infastidisce. 
Non vinco nulla, anche se per sbaglio rispondo esattamente; Allora a cosa serve questo "Rischia-tutto" senza gettoni d'oro? 

Vorrei conoscere le recondite motivazioni di chi ha creato un tale palinsesto. 
Parlo della Divinità che ci dicono sia alla regia del programma dell'Universo. 
Un'Entità alla cui esistenza credono principalmente le persone meno istruite e forse meno intelligenti, infatti curiosamente dei cinquanta premi Nobel sino ad ora conferiti alle migliori menti umane solo quattro di esse sono dichiaratamente credenti. 
Tralasciando le convinzioni delle persone ritenute più brillanti, ipotizzerei, come esercizio di fantasia, che questo Padre Celeste esiste veramente. 
Insomma, per fare il nome, ma non ha il cognome (come certi cantanti) di questo sceneggiatore, produttore e regista di fama universale, intendo: Dio.

La Sua direzione artistica è, secondo la mia modesta opinione, un pochino grottesca. 
Nonostante sia professionalmente molto esigente con le regole non lascia istruzioni.
Quindi, abbiamo degli opinabili "Si dice" oppure "Ho sentito una voce dentro di me che mi ha detto che bisogna fare così..."quando non accadono eventi ancora più pirotecnici come apparizioni, roghi fiammeggianti, colombe parlanti, Angeli e Cherubini che informano sul da farsi. 
Poteva essere più utile all'umanità una comunicazione più diretta da parte del Creatore, qualche appunto scritto, anche a matita, perfino un foglietto pro memoria dove serve.
Quanti migliaia d'anni di sofferenza ci saremmo risparmiati se ribadiva la sua regola con un post-it su quell'albero? 
Del tipo "Adamo, soprattutto Eva come anticipato verbalmente non mangiate la mela, sennò -so cazzi-"
  
Il copione di tutto questo grandioso spettacolo, se mai è stato scritto non l'ha mai letto nessuno.
Si intuisce solamente che tutti i protagonisti e le comparse dello show alla fine moriranno.
Come diceva il dottor Manhattan "Un corpo vivo e un corpo morto hanno lo stesso numero di particelle" forse dal Suo punto di vista non vi è così molta differenza.
L'Artefice dell'Universo ha creato l'Infinito e tutto il suo contenuto che sicuramente è stato un lavoraccio, e poi? 
Improvvisamente è diventato pigro. 
Dopo la creazione di questa grandiosa scenografia, fatta di pianeti, ammassi stellari multicolore, nebulose e intergalattici spazi, si è dimenticato di scrivere le battute per chi ci vive dentro. 
Non gli va più di parlare né spiegare. 
Va bene, non vuole dire nulla; Forse si sente incompreso e questo con una certa similitudine lo capisco, ma se non una parola, almeno un gesto, mi basterebbe anche solo un Suo starnuto...La Sua voce nello spazio siderale parla col silenzio.

Ritornando un po' seri, ho notato che secondo le circostanze una cosa utile a volte può diventare un danno. 
Credo che la religione, perfino l'idea che abbiamo della spiritualità e dell'intangibile, potrebbero allontanarci da quel mistero cui diamo nome di Dio.

L'acqua sostiene la barca ma può anche affondarla.

Questa considerazione non raggiunge spesso l'essere umano, la maggioranza vede in un solo senso...il proprio, o più precisamente quello che qualcun'altro gli ha messo davanti al naso. 
La logica con cui analizzo il mondo è talvolta in conflitto con le opinioni più diffuse. 
Anche su argomenti semplici difficilmente mi trovo in accordo con gli altri e non per partito preso o per affermare a ogni costo la mia unicità. 
Semplicemente vedo le cose in maniera diversa e sono critico rispetto a quello che tutti hanno sotto gli occhi cioè il cosiddetto "status quo".  
Mi domando per esempio, perché la formazione professionale richiesta nel mondo del lavoro è adesso molto più esigente rispetto solo a due decenni fa, ma la qualità del lavoro è peggiorata? 
Non ha senso. 
Si assiste in quasi tutti gli aspetti lavorativi a un pressapochismo che rasenta la negligenza, senza rievocare nei particolari un tempo lontano dove un buon artigiano assomigliava a un artista nel proprio lavoro; Non aveva una costellazione di diplomi e attestati alle sue spalle però sapeva fare. Oggi pare che la maggioranza "sappia" e basta.

Il nostro entusiasmo per questo gioco chiamato vita non sembra lasciare spazio a una riflessione allargata, alla conciliazione del paradosso di cui è rappresentazione dinamica.

Domande semplici hanno a volte risposte complesse, invece domande complesse hanno spesso risposte semplici.

Così mi domando: perché abbiamo i perché? 
La vita sarebbe ancora tale senza domande? 
Oppure sarebbe un semplice esistere? 
Ci sono forse persone al mondo che non si pongono mai domande? Mai? 
Non credo, perché le necessità del vivere incalzano creando dei problemi e i problemi non sono forse domande urgenti che attendono una risposta che non possiamo posticipare senza subire conseguenze?
Quindi anche se di ordine materiale, perfino l'uomo più "minimal" qualche domanda sarà costretto a farsela.

Potrei allora ipotizzare che chi si pone poche domande almeno sia più saggio degli altri, considerando che la maggior parte di questi punti interrogativi sono senza risposta si potrebbe ragionevolmente supporlo.

Le domande inutili non appartengono dunque alla saggezza? 
E chi stabilisce questa inutilità?
In controtendenza con l'opinione più scontata, affermo invece che proprio perché sono inutili sono sagge.
Esse scavano in noi senza necessariamente trovare una fonte d'acqua. 
Non è questo il senso di una domanda, non è trovare obbligatoriamente una risposta, ma renderci più profondi. 
Qual'è il senso di questa profondità apparentemente senza scopo? Accogliere il Mistero direi se fossi un mistico. 
Accogliere quello che verrà, dico invece per quel modesto essere umano in cui mi ritrovo a vivere, a dire il vero con qualche velleità, come diventare ciò che sono, qualunque cosa possa mai essere, senza preconcetti e con un'etica che corrisponda realmente al mio sentire e forse vivere con un po' di buon senso.

Ho notato che le cose inutili emanano il lucore dalla bellezza; 
E questa "inutilità" mi dice qualcosa sul Mistero che suscita le mie domande.

A cosa serve un tramonto? Un bacio? Un profumo? Una notte stellata?

E un quadro su una parete a cosa serve? 
Dona piacere, ovviamente,  grazie ad un oggetto artistico che si ritiene bello. 
Oggettivamente però non ha un utilizzo, di fatto non serve a nulla. Qualcuno potrebbe addirittura trovarlo brutto o insignificante.

Però, se per ignote ragioni, questo suscita in noi la Bellezza, essa ci scalda il cuore, ci ispira grandezza, ci addita qualcosa che non esiste, ma che rende il nostro reale più sentito, tangibile e brillante. 
E' la magia umana fatta colore e forma in una pittura, senza una precisa utilità, ma per il solo piacere di esistere.

Se appoggiassimo al medesimo muro, al posto di quel  medesimo quadro, una scopa, beh! Sarebbe in qualche occasione più utile, eppure... 

In tutta sincerità devo dire che la ricerca della Verità, della personale verità ma oggettiva, è ardua e difficile. 
Pare quasi impossibile realizzarla se lungo questo percorso non si trova almeno un amico che qualche volta ci sostenga, se non incontriamo un Amore che ci possa tenere per mano, se non ci imbattiamo in Dio che per immeritate cause e per oscure ragioni, apra uno scorcio di luce in questa accecante tenebra che chiamiamo: esistenza.

Chissà quando tornerò a casa? 
Magari, quando smetterò di chiedere e domandare e così, forse, perfino io avrò in regalo un'anima.