venerdì 22 aprile 2022

Legami o légami?



Un breve squillo del cellulare carpì la sua attenzione: un messaggio.

Era lei; Già da una settimana non aveva avuto sue notizie. Il suo telefono sempre spento, nessuna risposta ad un paio di sms che le aveva inviato.
 
Era certo lontana, sicuramente la ricezione era pessima, ma una sensazione nella sua pancia gli diceva che non era solo quello.
Così lesse: "Sono tornata e adesso sono al lago! E' stata una settimana molto intensa. Mi sono divertita tantissimo! (un altro punto esclamativo).
Ho conosciuto una persona nel mio gruppo e adesso ci stiamo frequentando. Mi dispiace dirtelo in questo modo, ma è meglio del silenzio. Un bacio".
Rilesse: "E' meglio del silenzio", poi pensò a cosa rispondere, era un’eventualità che aveva comunque già considerato nella sua mente, né aveva viste tante che ormai le sentiva prima. Certo che…

Ripensò a quante donne aveva lasciato e come.
Ripensò a quante lo avevano lasciato e come.
Non si sentì onestamente di giudicarla male.
Il rapporto fra le persone a volte gli sembrava una rissa da bar, tutti contro tutti, tutti alla fine feriti, pesti, storpiati e nessuno vince mai.
Una volta suo padre gli aveva detto che un buon attore si capisce da come entra in scena, ma un grande attore si riconosce da come ne esce.
Da quanto lascia attaccato in chi l'ha veduto, ascoltato, amato. Nel ricordo che nell'anima conserva della sua presenza, custodisce una traccia e lascia un’eco.
Forse la differenza era tutta lì.

Più viveva e più la vita gli sembrava sempre meno una commedia e sempre più un dramma.
Il valore, però non lo giudicava già da un po' dalla lunghezza della rappresentazione, ma dal suo contenuto.
Un contenuto fatto di come ci presentiamo agli altri e da cosa, andandocene, lasciamo dietro di noi.
Avrebbe voluto scrivergli che, forse, si era meritato una spiegazione a voce, ma poi...Rispose solo con un breve sms: "Che dire? Felicità" (si trattenne da mettere il punto esclamativo).
Chissà se lei coglierà mai la melodia nascosta in una frase così stonata?
.
Poi un pensiero malevolo balenò nel cervello: “L’amore di una buona madre è per un uomo, il modo che Dio ha per scusarsi delle donne”.
Si affrettò a riconsiderare questo pensiero sessista: “In fondo la stessa cosa è per le donne con un buon padre".
..
Passò un po' di tempo, tranquillo, con la mente silenziosa e poi sorrise inspiegabilmente.
Dentro nel cuore gli si aprì un arcobaleno di gioia.
Non era insensibilità. No, era solo oltre.
Un pensiero lo attraversò velocissimo: "Forse ho vinto una piccola battaglia con me stesso, forse è questa la differenza fra -vivere- e -saper vivere-".
Questa constatazione riposava nel suo cervello, senza bisogno di didascalia, senza ulteriori spiegazioni, libera dalla presunzione.
Poi, parlando ancora a se stesso disse: "La Felicità non sempre arriva insieme alla realizzazione dei desideri, a volte giunge anche quando sappiamo farne a meno. Bisogna avere solo le mani libere".
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Una mano libera pensò... E fu un rappoto self service magnifico.

Stop the fight




Quando due elefanti combattono è l'erba che rimane schiacciata.
 
Il futuro ha sempre una certa vaghezza, dunque ha poco senso fare previsioni. 
D'altronde le profezie oggigiorno sono pagate malissimo. Si può certamente dire che un popolo ha un futuro in proporzione a quanto sa soffrire. Spesso le idee e le filosofie emigrano da un paese all'altro e da quest'ultimo poi ritornano al primo per conquistarlo. 
E' la barbarie che vince sulla civilizzazione, poiché l'ignoranza avendo meno dubbi è più forte. 
Sembra un paradosso evolutivo; Al suo apice una civiltà non può che decadere a causa di una civiltà meno evoluta. Vi è una sorta di superiorità del grezzo sul raffinato, perché quest'ultimo ha ormai esaurito la sua forza innovativa e rivoluzionaria. In questo moto generale vi è forse la chiave per spiegare eventi irragionevoli che più che all'uomo appartengono alla Natura. 
Il Caos non può essere arrestato e il disordine (entropia) è la destinazione finale dell'universo. 
In ciò l'essere umano, in quanto specie transitoria, fatica ad accettarne il destino; Gli sfugge il movimento generale perché è ossessionato da se stesso. 
Per l'umanità è la presunzione di avere una destinazione che le fa perdere la visione della strada che sta percorrendo. 

Poeticamente direi che per l'Uomo è il miraggio di un traguardo che lo fa inciampare.