martedì 4 luglio 2023

Dove ho messo i vestiti?


L'intelligenza umana non è mai stata largamente diffusa né equamente distribuita.

Alcune persone fanno delle scoperte, sono dei pionieri cioè sono dei precursori, poi seguono gli altri: gli utilizzatori.
L'idea è tempo, più è innovativa più persone lascerà indietro.
Questi sono i due punti concettuali da cui nasce un ragionamento più articolato.

Oggi utilizziamo una grande quantità di strumenti, in particolare elettronici, ma pochissimi di noi conoscono anche approssimativamente il loro funzionamento.
Si usano oggetti e strumenti senza capirli.
Questo genera nell'essere umano una straordinaria presunzione, arrogandosi il merito di un uso di qualcosa che è molto diverso dalla comprensione profonda di ciò che si sta usando.
Uso e conoscenza li si considera sinonimi, quando la distanza tra loro è invece siderale e questo spalanca le porte dell'inferno. Si è convinti di comprendere una cosa solo per il fatto che la si sa usare.
Così il tecnicismo ha preso il posto della conoscenza.
Questo non aiuta l'intelligenza che per essere usata ha bisogno di essere sviluppata, e la componente fondamentale di tale sviluppo è la curiosità, una curiosità insoddisfatta aggiungo, la cui risposta non deve essere a portata di mano, ma raggiunta attraverso un processo logico e cognitivo.
Pensare è faticoso e le persone sono essenzialmente pigre.
Pensare correttamente è raro, perché la maggioranza si accontenta di una logica apparente; Non pensa, perché non ragiona, usa solo la memoria utilizzando ragionamenti già fatti; Questi pensieri già pronti sono le opinioni, e spesso non sono nemmeno nostri, ma sono presi in prestito da altri.
Chi metterebbe in discussione il proprio pensare, credendo di pensare correttamente?
Nessuno o almeno pochissimi.
Questo è la radice dei nostri mali come specie e come individui.
Una parte fondamentale di un processo di sviluppo, direi più armonico dell'essere umano, sarebbe possibile grazie al linguaggio cui però si è via, via sostituito sempre più nel tempo la sua struttura concettuale con una funzionale; Invece di ispirare il ragionamento, il linguaggio ormai indica solamente oggetti, fatti e azioni e così riduce la capacità di astrazione che unitamente all'osservazione obiettiva dei fatti è la base su cui si può costruire una realtà più vicina alla verità delle cause e dei loro effetti.
Astrazione, osservazione e interpretazione, formano dati che dovrebbero necessariamente essere interpolati con la verifica personale.

Tanto per fare un esempio nel greco antico la parola "Uomo" è definita come "Colui che guarda il cielo" in quanto è solo l'uomo che scruta il firmamento, gli altri animali generalmente si guardano solamente intorno.
In cinese e anche in giapponese l'ideogramma corrispondente a Uomo è chiarito come "L'unione di Cielo e Terra".
Adducendoci così a una più profonda saggezza e spiegazione della condizione dell'essere umano non solo in forma poetica ma oggettiva.
Nelle lingue protoindoeuropee, tra cui l'italiano, la parola "uomo" indica semplicemente la specie umana oppure è una definizione di genere.
Si constata come il linguaggio si è impoverito, rispetto a una lingua concettuale come il greco antico, diventando una lingua funzionale, il cui unico vantaggio è la capacità di usare meglio la tecnologia e i computer.
Infatti il computer non pensa, computa costi e ricavi e restituisce dati che ha in memoria.
Se consideriamo che tutte le operazioni aritmetiche che sono la base di ogni tipo di calcolo, non sono altro che una sommatoria, perché anche le sottrazioni non sono altro che una sommatoria negativa, si constata che il computer non fa altro che sommare, un'azione molto diversa dal ragionare.
Non è creativo. Uniformarci a questo non può che impoverirci.

Il tipo di lingua e il tipo di scrittura costruiscono anche il tipo di intelligenza. Vi sono molti tipi di intelligenza, ma principalmente nel mondo civilizzato è considerata importante quella logico matematica, quella utile per lo sviluppo della tecnologia.
Nei popoli senza scrittura non c'è tecnologia raffinata.
Gli Africani prima dell'invasione araba o i nativi dell'America del nord oppure gli indios della foresta Amazzonica e anche gli aborigeni australiani avevano condizioni di vita abbastanza buone e le risorse a disposizione erano abbondanti, inoltre la costituzione fisica degli abitanti di quelle aree era molto robusta e di fatto la tecnologia necessaria era poca. In Africa la tradizione orale era affidata agli "uomini memoria" gli unici a cui era dato il compito di ricordare, ma se morivano prima di aver insegnato a un apprendista, tutto il bagaglio culturale di una tribù andava perso.
Non c'era bisogno in quei contesti di matematica e del conseguente linguaggio scritto, perché non vi erano commerci.
Prima della scrittura infatti vi è stata la matematica.
La necessità di contare prodotti e merci è nata prima della necessità di descriverli.
Il computo dei prodotti da commerciare è stato poi definito dalla scrittura, e così se un popolo come quello che abitava l'Europa nell'antichità voleva sopravvivere in un ambiente ostile, freddo e con poche risorse animali e vegetali a disposizione, doveva per forza ingegnarsi e sviluppare il commercio per ottimizzare i pochi prodotti a disposizione.
Si scambiava ciò che era in esubero in un dato luogo per approvvigionarsi di merci rare disponibili in un altro luogo.
In questo modo non si buttava via quasi nulla.
Si è creata in seguito una Marina, delle rotte, una cartografia e un'ingegneria navale per poter viaggiare, insieme all'ingegneria civile per costruire strade e ponti.
Strutture che i popoli senza scrittura non avevano bisogno di realizzare né di tramandare ai discendenti le conoscenze relative a costruirle.
Quasi sempre la Storia e l'archeologia hanno un aspetto paradossale, quasi umoristico; Infatti la più antica biblioteca al mondo, ora completamente distrutta, è stata scoperta in Sudan cioè proprio nel continente africano. Cosa ci faceva in quel posto e perché? Nessuno lo ricorda più.
Oggigiorno, uno studente in poco più di quindici/venti anni percorre il sapere umano dei cinquemila anni trascorsi della civilizzazione; Infatti la Scienza è una scala, formata dai gradini createsi con le scoperte che devono, però essere ricordate grazie ai libri.
In Cina per esempio la tecnologia è iniziata prima, ma il suo sviluppo autoctono è arrivato sino a un certo punto, perché il sistema di calcolo e gli ideogrammi non favorivano una ulteriore crescita, inoltre il suo isolamento geografico e politico non permetteva i contatti con altre nazioni, con nuovi strumenti matematici e nuovi alfabeti più funzionali alla tecnologia.
La successiva esplosione tecnologica ed economica è avvenuta con la sua apertura al resto del mondo, compensando il divario accumulato con il suo isolamento.
I cinesi non hanno solo dovuto apprendere e copiare hanno dovuto anche cambiare, cambiare anche modo di scrivere, parlare e di pensare.

Avete mai provato a leggere un manuale di istruzioni in giapponese o cinese?
Anche tradotto risulta un'impresa titanica, perché il loro sistema logico è per similitudine, piuttosto che per eguaglianze come quello occidentale, direi Aristotelico, così in tedesco (la lingua più parlata in Europa) è invece molto facile, perché è impossibile fraintenderlo.
Ad ulteriore esempio i traduttori automatici digitali non riescono a tradurre bene il vietnamita, anche se in questo idioma austroasiatico si usano i caratteri latini, esso nonostante usi i toni come il cinese, deriva dallo Khmer, dove non esistono casi o distinzioni tra genere, numero e tempo.
Così per dire: "Quella persona è suo fratello" (Nguoi do anh nò); Si dirà: "Persona quella essere fratello a lui.
Come abbiano fatto con una simile sintassi a vincere quasi tutte le guerre combattute ha per me più che del misterioso del miracoloso.
Usare le lingue asiatiche specie quelle con ideogrammi per la tecnologia risulta essere un vero incubo.
Infatti, per inviare un sms o per altri usi moderni sia in Cina che in Giappone usano un altro alfabeto che media gli ideogrammi altrimenti sarebbe impossibile.
Così ogni volta che assisto a un lancio di un missile cinese mi domando come avranno fatto a perdere l'abitudine dei fuochi d'artificio per un vettore più duraturo.

Non sono molto favorevole agli ideogrammi, non se ne dolgano il miliardo di cinesi e i cento milioni di giapponesi, perché gli ideogrammi non possono essere compresi usando l'intelligenza, ma solo la memoria.
Con il sistema alfabetico se non si conosce il significato di una parola è possibile desumerlo per assonanza, desinenza, composizione o per semantica.
Per esempio se non conosco cosa vuol dire "snob" posso, ragionando, desumere in prima istanza che è una parola composta, che è di origine latina "sine nobilitate" cioè senza nobiltà, quindi indica colui che vuole apparire nobile senza esserlo.
Certo così facendo non posso sapere che invece è di origine inglese, in quanto era d'uso la locuzione latina sulle liste degli studenti del college per differenziarli dai nobili.
Infatti, è risaputo che per il popolo inglese non esistono le diversità tra persone, nel senso che per loro non conta un cazzo nessuno allo stesso modo.
Comunque con un po' di fatica si può provare a comprendere il significato di tale parola anche senza il dizionario.
Con gli ideogrammi non è possibile; O conosci il suo disegno e il suo significato oppure è arabo.
E' il motivo per cui chi usa gli ideogrammi ha una mente e un'intelligenza diversa da chi usa l'alfabeto.
Questo è provato con la tomografia assiale computerizzata delle aree cerebrali durante un processo logico e linguistico.
Mi spiace non conoscere nessuno che usa i caratteri cuneiformi, perché mi piacerebbe vedere come ragiona.
Questo excursus forse un po' tortuoso è per spiegare come il linguaggio parlato e scritto formi come ho anticipato, non solo la conoscenza, ma anche il tipo d'intelligenza, dunque potrebbe fornire un ulteriore e prezioso strumento per il miglioramento dell'essere umano, ammesso che a qualcuno possa interessare.
Non sempre il numero delle parole è sinonimo di maggiore precisione.
Nella lingua Inglese dove troviamo il maggior numero di vocaboli al mondo, mancano alcune parole che troviamo in altre lingue come l'italiano.
Per esempio "permaloso" non esiste, ci sono degli eufemismi che lo ricordano come "pelle fine" ma la parola che identifica questo aspetto caratteriale non c'è.
In tedesco c'è una parola "Schadenfreude" intraducibile che potrebbe essere parzialmente definita come "gioia infame" e indica la felicità che si prova per la disgrazia altrui.
Senza la parola che definisce un concetto questo concetto non può esistere.
Questo mette un ulteriore accento sull'importanza del linguaggio.

La mia curiosità è insaziabile, anzi insanabile, e trovo illuminanti non solo le parole e il senso che è dato a queste parole, ma la loro diversità concettuale in lingue diverse, oppure in quelle antiche.
Un giorno se avrò un'intera giornata libera imparerò il Sanscrito, una lingua arcaica che suppongo sia interessantissima e anche molto musicale.
Anche l'Avestico e il Sumero mi piacerebbe conoscere così da poter avere una buona ragione per non essere capito quando parlo.
Tornando un po' serio, constato che l'uomo ordinario o l'uomo moderno come si usa dire, invece non ha alcuna reale curiosità a parte il gossip, e se mai è incuriosito da qualche cosa, questa curiosità è subito soddisfatta da risposte già pronte, attraverso strumenti di comunicazione e propaganda che raccontano fatti a cui nessun assiste e con interpretazioni tra l'altro già belle e pronte.
E' già tutto deciso come in un ristorante a menù fisso.
Questo sembra un peccato veniale, oppure solamente una soluzione a buon mercato, ma genera una profonda ansia e confusione in questo strano bipede già confuso di suo.
Invece l'Uomo equilibrato conosce o dovrebbe conoscere non molto di più di quello che ha appreso, grazie alla propria esperienza e, sempre questo ipotetico uomo, dovrebbe usare strumenti che sa come sono fatti o che ha addirittura creato da se stesso, avendone in tal modo un controllo completo.

Sono forse entrato in quella bellissima stanza chiamata Utopia?
Non proprio.
Ho forse viaggiato nel tempo sino all'uomo delle caverne?
Nemmeno.
Comunque non sto parlando di me che sono capace a malapena di preparare un caffè e non sto nemmeno facendo riferimento al mago del bricolage, però ho notato che quando aggiusto qualcosa, la gioia e la soddisfazione sono profonde e la percezione di sicurezza è evidente, nonché il risparmio, visto i costi esorbitanti, quasi proibitivi, degli idraulici e dei meccanici che hanno palmari degni di Principi del Foro.

Non serve bere una botte intera per capire se il vino è buono.
Comprendiamo gli effetti benefici di una cosa o anche quelli dannosi da piccoli indizi, anzi credo che nelle piccole cose si nascondono spesso grandi verità.

Questa autarchia di informazioni e prodotti, forse un po' primitiva nel mondo moderno non è più possibile, ma ragionevolmente si può mantenere questa discrepanza tra strumento e conoscenza ad un livello minimo, riducendo così anche gli effetti nocivi di una condizione "innaturale" ormai diffusa nella civilizzazione.
In generale maggiore è il gap tra ciò che si usa e ciò che si sa, maggiore sarà lo straniamento e l'ignoranza.
A livello inconscio ciò crea una profonda insicurezza che per essere calmierata spingerà l'individuo sempre più verso una ridondanza di dati e di strumenti in una coazione puerile che tenterà di riempire un vuoto che è scavato nel momento in cui lo si vuole colmare.
In poche parole l'insicurezza dovuta a dati non verificati è curata con altri dati, ugualmente non verificati.
E' evidente che una medicina del genere non può che peggiorare lo stato di salute del suo fruitore.
E' una spirale in discesa verso una perdita della propria posizione, funzione e identità nel mondo inteso come rapporto con se stesso, ciò che lo circonda, ciò che usa e la Natura da cui però ci siamo irrimediabilmente distanziati.
Questa ridondanza di dati presunti sarà confusa come conoscenza, quando in realtà è pseudo conoscenza.
Abbiamo tutti bisogno invece di sapere di meno e conoscere di più.
Abbiamo tutti bisogno di tempo per farlo, ma questo tempo ci è rubato dalle macchine, paradossalmente credendo di risparmiarlo.
Un altro esempio per chiarire questo concetto apparentemente bizzarro, giunge dalla semplice osservazione.
Se una persona vuole andare in una certa strada e usa l'automobile, risparmierà certamente tempo rispetto ad andarci a piedi, ma questo presunto risparmio sarà a discapito della conoscenza delle vie, dei negozi e altre informazioni che troverà lungo il percorso.
Inoltre, questa passeggiata non solo gli farebbe bene alla salute, ma gli permetterebbe di avere informazioni utili a riguardo delle attività trovate lungo la strada, conoscerebbe nuovi itinerari che lo aiuterebbero magari a risolvere altri impegni e commissioni.
Avrà a disposizione delle soluzioni in attesa di problemi.
Per l'uomo dei tempi antichi la giornata era lunga, quasi non finiva mai; Oggi che abbiamo i computer, i telefoni, gli aerei e le macchine che in pochi attimi fanno ciò che prima richiedeva giorni, l'uomo ha sempre fretta e non ha mai tempo.
C'è qualcosa che non torna.
Non è forse bello passeggiare e guardarsi intorno, salutare chi si incontra, scambiandosi un sorriso?
Non lo si fa, ma è un errore.
Giusto per giocare con la fantasia si potrebbe immaginare un Pianeta dove le persone che lo abitano, quando si incontrano divengono amici invece di infastidirsi l'un l'altro, che si confrontano e integrano le proprie idee con quelle degli altri senza litigare e quando incrociano qualcuno lo guardano con curiosità senza aver paura degli estranei.
Eppure pare strano ma un posto così esiste proprio su questo malfamato Pianeta.
Mi ricordo che a Rangoon in Birmania gli autisti al semaforo, intanto che aspettano il via libera, abbassavano il finestrino e conversano con quelli delle autovetture vicine.
Come va?
La famiglia sta bene?
Tutto bene, e tu?
Oggi vado al mercato.
Guarda che ci sono i manghi buoni nella bancarella rossa dove vendono la frutta.
Grazie!
Sembra una scena tratta da un film di fantascienza, ma esistono posti (pochi) con persone ancora meravigliose, perché non intossicate completamente dai danni causati da un sistema di cui ho descritto le controindicazioni.
Da noi si preferisce invece procedere a testa bassa guardando il cellulare e così se non si inciampa o se non si viene investiti da un camion non ci si accorge di quasi nulla.
Questo è quello che molti chiamano: vivere.
A me paiono degli idioti come del resto quelli che mettono la mascherina in auto anche se sono soli, quando serviva già poco in mezzo agli altri.
La sensazione invece che si prova nel camminare osservando con attenzione la strada, sentendo il peso del corpo nei piedi, percependo l'aria che si respira, dona serenità e completezza, mentre la fretta nello sfrecciare nel traffico per arrivare a destinazione in poco tempo ci riempie di tensione e nervosismo.
Non è questione solo dei semafori e del parcheggio che non si trova mai, ma è proprio dovuto al fatto che lasciamo un posto e ci ritroviamo in un altro, senza quasi memoria della strada fatta e del tempo passato.
La mente ha come un vuoto temporale e questo genera confusione come quando si subisce un trauma.
Se accade un incidente anche banale, ci si accorgerà che per riprendersi dal cosiddetto shock ci vuole tempo, a volte più tempo della guarigione fisica.
Perché?
Proprio per la medesima situazione sopra descritta, anche se nella normalità non è così drammatica, avviene comunque. Se non c'è continuità nel nostro tempo soggettivo durante la veglia si ha un piccolo scompenso e si possono immaginare gli effetti di questo "sfalsamento" ripetuto per una vita intera.
Per stare bene l'essere umano deve avere una mente e un corpo che vivono lo stesso tempo presente.
Negli incidenti questo danno è più evidente, ad esempio voglio andare in un posto, sto camminando, ma inciampo e cado, mentre la mente è già avanti, il corpo resta indietro.
Si ha così uno strappo.
Questo sfalsamento (così lo definisco) va ricucito e finché non saranno riordinati in sequenza cronologica i momenti mancanti oppure interrotti, questo creerà disagio.
Anche nella psicoanalisi c'è un tentativo simile cioè si tenta una ricapitolazione di un evento traumatico passato (elaborazione) per risolvere gli effetti negativi che esso determina nel presente.
Di fatto il disagio è invece dovuto principalmente a quel tempo che non è stato vissuto, non tanto all'evento in se che ha determinato quella mancanza.
Si crea cioè un buco temporale.
Come in un vecchio disco in vinile quando c'è un solco profondo, la mente continuerà a ritornare a quei momenti e ne resterà imprigionata in una sorta di "loop".
La mia idea personalissima è che la mente muore e rinasce continuamente.
E' importante così che mantenga una continuità, certamente apparente, ma funzionale al benessere.
E' oltremodo ingenuo domandarsi: dove è questa mente?
In quanto essa è dove crea il mondo che è vissuto.
Non esiste realtà se non c'è percezione di tale realtà e la percezione è in parole diverse: la mente.
Il modo di eseguire questo "ritorno al presente" (sembra la parafrasi di un vecchio film di successo) consiste in questo: spostare l'attenzione dall'oggetto e dall'osservatore, all'osservazione.
Essere solo osservazione, non oggetto, non osservatore.
Solo osservazione. Continuamente, anche durante le attività di tutti i giorni.

Si noterà che a volte eventi banali creano enormi disagi e altri, invece terribili, sono superati abbastanza facilmente.
Com'è possibile?
E' il vuoto temporale creatosi che fa la differenza, e non principalmente l'evento in se che trasforma un dolore in un trauma invalidante.
Questa ricerca del tempo perduto come titolava Proust, non è una cura medica, ma un modo di vivere.
E' usato talvolta come cura dagli Sciamani.
In genere però lo applicano su se stessi.
Ogni sera, rievocano attraverso una tecnica che si chiama appunto "ricapitolazione" la propria giornata.
In una condizione psichica particolare, si attraversa il giorno trascorso momento per momento, procedendo a ritroso come in una moviola.
Una sorta di riavvolgimento rapido del giorno che se ne è andato.
Questo cancella gli effetti negativi dello sfasamento temporale e favorisce il ritorno naturale al presente e alla propria energia in maniera completa.
E' un lavoraccio, perché a volte deve essere ricapitolata una vita intera, ma dona effetti meravigliosi.

Una domanda che mi sono rivolto è: Come mai vivo più raramente la felicità dell'esistere, rispetto a quando ero bambino?
Da piccolo in estate mi piaceva trascorrere le ore a cercare i sassi bianchi sulla spiaggia e lo facevo in estasi.
Il mare, la sabbia e i sassi mi parlavano, nel senso che comunicavano con la mia essenza ed ero completamente nel presente. Beato e divertito, senza noia.
Una cosa semplice e a ben vedere inutile come cercare dei sassolini bianchi sulla battigia mi riempiva di contentezza.
Credo che sia un'esperienza che quasi tutti abbiamo in un modo o nell'altro vissuto, cioè quella della felicità del gioco inutile; Diventando adulti quella gioia si è persa.
I bambini corrono, gli adolescenti passeggiano velocemente, gli adulti camminano, mentre i vecchi arrancano.
Non è solo un motivo fisiologico, ma psichico, questa diversità ed è determinato dall'energia interiore, da come è utilizzata e da cosa è influenzata.

Perché corrono i bambini?
Non hanno nulla da fare, eppure lo fanno velocemente.
Gli anziani si muovono con lentezza, anche se come i bambini non hanno nulla da fare, ma hanno sempre fretta.
Ne parlerò magari in un altro scritto, perché rischio di saltare di palla in frasca.
Sebbene a volte possa sembrare che divago non mi sposto mai dal soggetto che esprimo, lo esamino solamente da punti di vista diversi che poi sono riannodati in un ragionamento.
E' il motivo per cui può risultare difficile seguirmi, ma permette una visione multidimensionale di un argomento.
Facendoci l'abitudine e rileggendo più volte il medesimo scritto, questo diverrà facilmente comprensibile.

Ho generalmente un'acuta osservazione che partendo da cose ovvie cioè davanti agli occhi di tutti (di solito chiusi anche se spalancati) mi permette delle deduzioni che poi condivido, suscitando polemiche a non finire, oppure bellamente ignorate come se non ci fosse stata alcuna comunicazione.
Se volessimo trasformare questo in un difetto direi che sono iper-captativo.
C'è un altro punto che va considerato nell'effetto che la considerazione e la percezione che abbiamo del Tempo ha sull'individuo.
L'adulto in generale ha difficoltà ad essere semplicemente felice cioè senza una causa.
La felicità dovrebbe essere una condizione naturale e per il bambino lo è.
Eppure, quel bambino non solo ero io, ma sono ancora io.

Oggi da uomo fatto è più difficile vivere questa situazione che come detto dovrebbe essere invece spontanea.
L'aggiustamento che opero in me stesso cioè la continuità del mio tempo soggettivo per tonare a quella condizione di semplicità è invece complesso, in quanto la vita moderna è scandita da impegni, doveri e appuntamenti.
Ogni cosa nel nostro mondo tecnologico si fonda sulla programmazione e sulla memoria.
Pare non esserci più posto per il presente, l'unico momento invece in cui possiamo essere felici.
Siamo in un posto, ma pensiamo già ad un altro luogo e a un altro momento, addirittura c'è chi pensa alla pensione e a cosa farà fra trent'anni.
E' evidente che se non lo si è già, si diventerà pazzi.

Bisogna invece entrare nella "stanza dei bottoni" quella dentro di noi e trovare il modo di sistemarsi.
L'accesso, o uno degli accessi, alla mente è il respiro.
In tal modo è possibile agire su queste "follie" e di fatto liberarsene.
La mente è uno strumento molto complesso, ma se la definiamo per semplicità come ragionamento, volontà e pensieri (spesso ricorrenti) essa non può agire direttamente su se stessa; Altrimenti in un momento di sconforto, se mai una persona pensasse di voler morire, morirebbe istantaneamente.
Ci sono per fortuna dei meccanismi di protezione.
Attraverso invece dei particolari tipi di respirazione si trovano delle chiavi per accedervi e guarirsi.

In ogni caso questo è solo un piccolo inciso che esula dall'analisi in argomento.

In definitiva cos'è la nostra vita moderna?
Siamo tutti caduti in una trappola che chiamo: "civilizzazione tecnocratica", perché a me piace usare i paroloni nelle mie personali definizioni.
Tornando al discorso sullo sviluppo dell'intelligenza, essa avviene grazie alla curiosità insieme alla necessità, queste due condizioni sono un potente stimolo cui l'essere umano attuale (purtroppo oggi sedato) ha rinunciato, in nome di una vita comoda e inconsapevole, accontentandosi di un rassicurante: "basta che funzioni".
Rispetto, e lo ribadisco, ad una più profonda comprensione di se e del mondo che lo circonda.
Se questa qualità (l'intelligenza) è stata sempre rara, ora è divenuta rarissima.
Spesso mi capita di parlare e di scrivere, senza che altri comprendano quello che dico e nemmeno argomentino ciò che pensano con una risposta che vada al di là di opinioni confezionate da altri, prese per proprie e per vere.
La maggioranza ha perso o forse non ha mai avuto, la capacità di argomentare e analizzare una tesi solo sulla base delle informazioni e della coerenza logica, si usa invece al loro posto il giudizio.
Un giudizio tra l'altro rivolto alla persona e non un'analisi obiettiva di ciò che quella persona sostiene.

Si chiacchera della natura umana con i suoi problemi e le sue molte meschinità?
E l'interlocutore cosa risponde? "Ma tu sei cinico".
(?)
Se un ragionamento è sbagliato dimostramelo, altrimenti perché mi giudichi?
Questo identifica immediatamente un individuo che non ha più la capacità di ragionare, sebbene a molti appaia normale una conversazione di questo tipo, si assiste continuamente a dibattiti del genere, ma in realtà non è una conversazione, perché per conversare bisogna prima ragionare, altrimenti che cavolo parli a fare?
A una persona (cioè maschera in Greco antico) interessa principalmente avere ragione e non giungere a una comprensione.
Il solo fatto che una persona si attribuisca di essere nel giusto e dunque di aver "ragione" interrompe il ragionamento e si mette comodo all'interno di un'opinione che è invece un preconcetto e non vede né sente più nulla.
In una simile condizione non è possibile alcun reale sviluppo materiale, comunicativo ne significativo delle proprie potenzialità e capacità di vivere.
Il naturale punto d'arrivo di un tale moto oscurato dal lume della vera ragione, è un'oscurità ancora più buia, prodomo di un annichilimento esistenziale.
Se avessi la sfortuna di essere uno psichiatra dovrei diagnosticare una follia collettiva tinta di episodi allucinatori e deliranti.
Invece non dovendo dare un'opinione professionale, taccio sulla mia opinione personale a riguardo dell'essere umano.
Infatti, la cura per la follia non si realizza quasi mai e certamente non avviene tramite la comunicazione che è sempre forviata dal folle, il quale però non sempre è quello che si crede esserlo.
Dunque quando qualcuno parla con un matto è bene capire prima chi lo sia tra i due.
Talvolta la pazzia è guarita dalla consapevolezza, sia corporea che spazio/temporale e ovviamente dalla coerenza logica che ritrova il suo posto in quel uomo smarrito.
In alcuni contesti primitivi ad esempio, la follia è considerata non come una malattia, ma come una necessità dello spirito.
L'anima del cosiddetto alienato è solo in bilico tra mondi diversi.
L'uomo che ha perso il senno (ammesso che l'essere umano l'abbia mai avuto) auspica di ricevere un altro modo di intendere, grazie alla comunicazione con dimensioni diverse.
Le percezioni che gli pervengono da altri mondi non lo forviano, ma lo ampliano.
Questo passaggio, questa transizione va agevolata e in tale contesto più semplice e primitivo, il cosiddetto folle è accompagnato nel cambiamento dallo Sciamano.
Lo Sciamano è l'essere dei due mondi, vive nel mondo delle cose e nel mondo dove le cose non sono oggetti.
Questi mondi parlano, ma solo lui li intende chiaramente.
La guarigione dell'individuo non è un ritorno alla precedente personalità o alla cosiddetta "normalità", ma piuttosto è da considerarsi come una nuova nascita, una sorta di cambiamento verso altro.
La crisalide si fa farfalla.


Nel nostro mondo moderno la considerazione clinica che è data di questo particolare stato psichico è patologica; Però non solo questa patologia non è quasi mai guarita, ma spesso è peggiorata dall'uso di psicofarmaci.
Grazie al cielo, non si usa più l'elettroshock, la lobotomia, i bagni ghiacciati e non si cavano tutti i denti ai ricoverati come facevano gli Psichiatri cento anni fa, convinti com'erano che i denti fosse il motivo della follia.
Trovo invece saggio e rispettoso delle potenzialità umane, l'approccio primitivo in quanto non si esaurisce nel definire sano e normale una persona in base alla sua attitudine performante, misurata per rendimento, utilità e affidabilità (e aggiungo tenuta di strada) come fossimo delle automobili.
Secondo la mia opinione, quello un po' selvaggio è un modo più vicino alla reale natura umana e attento alla realizzazione personale, qualunque essa sia, oltre le categorie imposte da una società come la nostra, molto violenta e soprattutto intollerante verso la diversità, sebbene a parole dichiari proprio l'opposto.
Si è potuto osservare questo nella recente pandemia, semmai ci fosse bisogno di una prova.
Si è visto come chi liberamente non ha aderito alle imposizioni governative su un diritto inalienabile e inviolabile come la salute e il proprio corpo, sia stato in realtà fortemente perseguitato e discriminato; Ignorando completamente la letteratura scientifica è stato dato credito invece a personaggi fortemente collusi con gli interessi dell'industria farmaceutica, applicando regole e imposizioni spesso inutili e consone più a un lager, piuttosto che che a una società civile.

Senza contare il danno irreversibile che è stato fatto al genoma umano.
Un disastro planetario poiché questi sieri agiscono sul DNA e sono anche trasmissibili alle generazioni future.
E' stata compiuta una manipolazione genetica di massa il cui effetto è stato completamente sottovalutato, almeno finché non arriveranno i problemi che tale modifica ha operato.
E' un esempio recente, non solo dell'ipocrisia umana, ma della sua completa cecità.
Per nascondere queste ipocrisie si usano falsi problemi come la discriminazione di genere o etnica che sono combattute a parole usando un'ideologia di maniera e di facciata, mentre alla resa dei conti, si è violato il più sacro dei templi: il corpo umano.
E' curioso che anche l'indignazione sia ormai omologata, non è spontanea ma sancita.
Anche il rifiuto delle regole deve essere approvato all'interno di altre regole.
A me questa "logica" fa ridere tantissimo.
La protesta per essere tale e avere valore di considerazione deve essere riconosciuta dal potere.
Allora che protesta è?
Infatti le manifestazioni spontanee, espressione di quel buon senso ormai quasi introvabile, sono bellamente ignorate dai Media e dunque non esistono.
La società e l'economia globale ci vuole smarriti, deboli e spaventati.
Purtroppo in questo Mondo siamo tutti più o meno smarriti, deboli e spaventati, perché siamo tutti più o meno malati, infatti tutti soffriamo.
Quello che perseguita l'essere umano da millenni è proprio questa malattia della mente, senza apparenti effetti sintomatici fisici, ma comportamentali, psichici e spirituali.
L'essere umano determina infiniti conflitti fuori di se, perché non li concilia dentro di se.
Nonostante queste constatazioni che per me sono ovvie e credo sarebbero di grande aiuto a tutti da considerare, non riesco ad essere ottimista a riguardo dell'emancipazione della condizione umana dall'ignoranza e per un generale e auspicabile miglioramento dei miei (irriconoscibili) simili.

Il mio affetto (ingiustificato) nei loro confronti mi spinge a domandare un aiuto per salvarli da se stessi, dunque scrivo qualche buon consiglio, sebbene servirebbe un miracolo.
A tal proposito come diceva Oscar Wilde che era certamente più simpatico di me: "Io non credo ai miracoli, perché ne ho visti troppi".
Potessi vederne uno, potrei sperare. Almeno uno che ne so una resurrezione, una donna che paga la cena al ristorante, insomma una cosa così.
Niente.

Non voglio fare il solito Nerone con il "pollice verso" diretto a una esecuzione capitale di questo Mondo, il mio è in verità un "pollice in bilico".
Nonostante il lungo discorso, almeno questo, spero si possa capire.