martedì 16 maggio 2017

Oriente e dintorni


I rapporti sociali nel Sud Est Asiatico sono un po' diversi da quelli occidentali ed europei. 
Almeno, se posso azzardare un'analisi personale sulla base della mia esperienza in molti viaggi in tutta l'Asia, e da un numero imprecisato di incontri con il gentil sesso e con uomini conosciuti grazie a rapporti di amicizia.

Apparentemente le relazioni sembrano più facili, ma non è così per gli incontri significativi. 

Cominciando a parlare per cavalleria delle donne con gli occhi a mandorla, ho notato che in generale le ragazze asiatiche non sopportano i consigli, neppure i suggerimenti e meno che meno i rimproveri (specialmente se fatti a ragione) perché esiste una forte identificazione nella loro cultura tra sbaglio e valore della persona in sé; Questo si può dire anche per il nostro contesto sociale, ma in oriente questa identificazione è molto più forte.  
In ciò si spiega un modo di fare diverso che noi occidentali spesso fraintendiamo. 
A volte scambiamo la gentilezza, l'arrendevolezza e la loro comprensiva pazienza per disponibilità, quando non è proprio così. 
Per gli occidentali è un po' meno offensivo il senso che danno alle critiche che comunque infastidiscono come i consigli non richiesti, ma se si trascura questa diversità, essa può dar vita a ogni genere di malinteso.
L'insofferenza alle critiche non vale solo per le donne, ovviamente ma anche per gli uomini orientali, però con questi ho avuto delle frequentazioni meno confidenziali.

Un altro elemento da tenere presente è che la società asiatica è molto più classista della nostra. 
Le differenze economiche sono considerate un vero muro invalicabile, separando le classi sociali in maniera a noi sconosciuta e incomprensibile; Non certo perché noi siamo più buoni, più evoluti e democratici come ci raccontiamo da noi stessi, ma solamente perché le gabbie che ci separano nel nostro quotidiano sono solo più trasparenti.  
Questa diversità di classe in oriente si esprime nel comportamento adottato da chi ha una posizione di privilegio, in un modo che secondo i nostri canoni, potremmo definire come sgarbato. 
Farsi vedere dagli altri trattare male un povero o un inferiore è considerato moralmente sbagliato nella nostra società, forse per la dottrina religiosa, e dunque lo si fa in maniera meno evidente, più subdola, oppure con altri metodi meno plateali, mentre per gli orientali è quasi normale manifestarlo.

L'apparente dolcezza delle persone asiatiche si evidenzia principalmente con gli occidentali, perché chi ha una frequentazione con gli stranieri è in generale in una posizione subordinata. 
La loro remissività e il modo educato di relazionarsi, forse un po' affettato, non ha lo stesso valore che gli diamo noi europei. 
Le classi agiate generalmente non si mischiano con i bianchi, e non si comportano assolutamente come le persone comuni che si possono incontrare in una vacanza esotica.
Per non parlare della spiritualità, e della religione che non sono affatto come si vede nei film. 
Certamente si trovano persone sagge e aperte anche in oriente, ma la caratteristica che ci accomuna è che questa profondità è rarissima in entrambi gli emisferi. 
Quello che intendo è che l'educazione in oriente, è innanzitutto un modo per tenersi alla larga dai guai ed evitare di far incazzare il prossimo, mettendo il naso nella sua vita, perché lo ribadisco, per loro questa particolare privacy ha un valore molto forte equiparandola alla stima di se. E' dunque necessario evitare spesso di indicare a un'altra persona un errore o peggio coglierlo sul fatto, in generale è utile a volte far finta di niente e riservarsi il biasimo con altri sistemi. 
La disapprovazione infatti, tra loro si esprime in maniera diversa, più fisica, ma non alzando quasi mai la voce come un capoufficio, che è considerato un comportamento molto aggressivo, quasi come mettere le mani addosso a un’altra persona. 
Quindi, queste simpatiche anime semplici sono simili a noi, ma urlano e si incazzano solo in casi estremi. Non è che sono più buoni, affatto, perché fanno cattiverie inaudite, ma solo con meno rumore.

L'educazione e i rapporti formali sono principalmente un modo di stabilire una gerarchia tra di loro, una gerarchia che ha un grande importanza, perché altrimenti vanno in panico non sapendo più come comportarsi; Perché come detto la classe sociale una volta identificata, implica una serie di comportamenti codificati e accettati. E' un sistema più semplice che sembra solo più complicato.  
Naturalmente ci sono diverse e variegate sfumature a secondo del paese asiatico.

All'interno della famiglia vige la medesima regola e non bisogna credere troppo allo stereotipo delle donne asiatiche succubi dell'uomo, non è proprio sempre esatto, perché invece in molti paesi la società è addirittura matriarcale ed è più una pubblicità ingannevole verso gli altri questo modo di apparire, più che una realtà.
Non è facile spiegarlo, ma dipende in generale da chi porta i soldi a casa, permettersi di trattare male il compagno di vita o i parenti subordinati. 
Dunque può capitare all'uomo, oppure alla donna, dipende un po' da chi ha questa esigenza di sentirsi un po' superiore che comporta comunque anche delle responsabilità, conterà il lavoro che si svolge, ma soprattutto contano i soldi che si guadagnano e che si metteranno poi a disposizione della famiglia.

Se uno dei due, in una coppia, non fa un cazzo e vuole farsi mantenere, dovrà abbozzare sui maltrattamenti che gli arriveranno, sicuri come le tasse, dal partner che sgobba invece tutto il santo giorno. Il quale, lo potrà maltrattare ma non criticare. 
E' da ridere, perché noi principalmente ci comportiamo all'opposto.

Di fatto, la maggior parte degli stranieri atteggiandosi come finti "amiconi" con i locali, crea dei fraintendimenti e non chiarisce bene la gerarchia. Gli lascia un po' intendere che siamo loro pari o addirittura che loro sono superiori, il che li autorizzerà a rifilare qualche fregatura al malcapitato turista che si stupirà che il suo atteggiamento così democratico sia stato poi sfruttato oltre che non essere apprezzato, perché il comportamento nella società asiatica è in rapporto alla gerarchia oltre che alla morale, cioè non è propriamente e solamente in relazione ai precetti. 
Le regole di onestà sono simili, ma la loro applicazione è anche subordinata al rapporto gerarchico creatosi, questo è sicuramente vero nei rapporti occasionali, mentre in quelli più profondi questi modi saranno più sfumati e in ogni caso un rapporto di amicizia per la sua maturazione, richiederà una componente che è difficile reperire durante una vacanza di un paio di settimane cioè come nella nostra società sarà necessario il tempo perché si  sviluppi.
Quindi, è eticamente corretto per molti asiatici comportarsi "bene" con il superiore, e "male" con l'inferiore. 

Eviteranno tutti però il più possibile le critiche che come detto si esprimeranno in maniera non verbale, ovvero saranno implicite nel comportamento, e nell'atteggiamento corporeo che diverrà man mano più sprezzante maggiormente vi è la necessità di correggere.
Così è possibile assistere a curiose espressioni tra di loro che rasentano le comiche ai nostri occhi, e non comprendiamo le smorfie che ci sembrano ridicole, magari fatte a bocca storta o dondolando il capo, esse invece hanno un preciso messaggio.
Le discussioni tra di loro avvengo generalmente senza alzare troppo la voce e senza guardare troppo negli occhi l'interlocutore, che in generale è un modo non gradito in oriente; Un po' come con i cani se mi è permesso il paragone etologico. 
Di fatto loro guardano, e anche molto, ma di sguincio, di lato mentre a noi sembra invece che non guardano,  o che guardano per terra, ma solo perché hanno gli occhi con un taglio stretto e non lo notiamo facilmente. 
Sono pochi gli occidentali che se ne accorgono, ma fanno così.
E' il loro codice con cui comunicano e si intendono benissimo, questo è fondamentale comprenderlo.
Non è necessario andare in Asia per vederlo, basterà  entrare in un bar o in un ristorante cinese e identificare il "capo" che è sempre alla cassa o comunque dove arrivano i soldi, e osservare come con il viso serio e il modo di muoversi altero, terrà sotto tiro i subalterni che gli girano intorno, e lo guardano di sottecchi per adeguarsi ai suoi ordini. 

E' curioso, tanto per raccontare, che in Vietnam si rimproveri bonariamente i familiari, più giovani o inferiori nell'organigramma familiare, durante la festa di capodanno che è detto "Tet" e si svolge in febbraio per una decina di giorni. 
Avviene in famiglia una sorta di piccolo rito, davanti a tutti, dove il rimproverante sorridendo (ma non troppo) appoggia una mano sulla spalla del rimproverato che resta a testa bassa e annuisce con piccoli inchini. Alla fine del rimbrotto gli sono consegnati dei soldi in una particolare busta. 
Talvolta, in questa sorta di "cerimonia del "consiglio/rimprovero" l'officiante di turno per così dire, mette addirittura una mano sulla testa che in Vietnam si può fare (è da evitare invece in Thailandia dove è assolutamente scortese toccare il capo delle persone e dei bambini). 
I vietnamiti che sono generalmente delle brave persone, ma un po' dei "grezzoni" hanno poi una sorta di lotteria familiare sempre a capodanno che avviene con l'estrazione delle medesime buste portafortuna, in tal caso la busta ha un valore simbolico diverso ed è aperta davanti ai familiari. I soldi "vinti" posso essere di importi sensibilmente diversi, e sono esibiti ai parenti più sfortunati senza il minimo pudore, anzi con una notevole presa per il culo.  

Ci sono così tanti e diversi modi per rimarcare la gerarchia all'interno della famiglia che in Vietnam è allargata a un'infinità di parenti che vivono tutti vicini, manco fossero in un campo Rom. 
Se mai potesse raggiungerli la minaccia di certi delinquenti albanesi "spacco bottiglia, ti ammazzo famiglia" con loro non avrebbe possibilità di compiersi, perché sono decisamente in troppi.

A parte il mio gusto per l'assurdo, ci sono alcuni comportamenti per noi stranissimi. 
Una volta mi capitò gironzolando in scooter tra le risaie cambogiane, un po' da temerario, visto i bufali liberi e i serpenti velenosi, per non parlare delle mine antiuomo inesplose e purtroppo ancora funzionanti, lanciate dagli aerei U.S.A. del "buon" Nixon, durante il conflitto vietnamita e "regalate" a Laos e Cambogia, solo perché confinanti e mai più sminate da questi opinabili difensori della libertà a stelle e strisce, di finire per caso in un paesino dove c'era una bella festa. 
Chiesi a una ragazza che cantava contenta con gli amici il motivo di tanta gioia e mi confessò candidamente che si celebrava il funerale del suo amato padre. 
Non avevo notato il ritratto del defunto su una specie di altare ricoperto dai fiori bianchi, il bianco infatti è  il colore del lutto in tutto l'oriente. 

Parlando invece della sicurezza sociale del Sud Est Asiatico è da tenere presente che i cosiddetti "diritti umani" in molti di questi paesi non esistono, tranne in quelli più ricchi, e anche in quelli, sono un po' discutibili per  i nostri standard occidentali. 
Ribadendo la constatazione universale che Rolex e vicoli bui non sono mai andati d'accordo, bisogna sapersi muovere nel modo giusto per fare un viaggio in relativa sicurezza. 
Evitare di comprare o usare droghe,  rispettare le leggi del paese, non sono solamente comportamenti moralmente e legalmente corretti, ma anche necessari ai fini della propria incolumità. 

La maggioranza di questi paesi hanno regimi polizieschi violenti, e talvolta ci sono dittature militari, quindi non bisogna mettersi mai in situazioni dove questi poteri forti possono veramente fare di uno straniero quello che vogliono. 
Non esiste proprio l'Ambasciata Italiana da chiamare in soccorso come fosse la mamma, perché semplicemente la Polizia ti fa sparire e basta. 
Se fai qualche cazzata grossa ti portano nella Giungla e cosa succede dopo lo si può solo immaginare, perché non è mai tornato nessuno a raccontarlo.

Onestamente, però bisogna dire che se uno straniero si comporta correttamente, saluta con cortesia, ma senza troppi salamelecchi, ubbidisce agli ordini durante un eventuale controllo di polizia, senza mostrare nessuna sfumatura di arroganza o insofferenza, e con paziente dignità manifesta comprensione per il loro incarico, le forze dell'ordine e perfino i militari, non danno alcun fastidio, e tollerano la presenza dello straniero con  malcelata sufficienza, ma permettendogli di continuare il viaggio senza disagi. 
Suggerisco di evitare i comportamenti polemici che si hanno generalmente con gli agenti in divisa in Italia, perché se va bene (ma bene veramente) se si litiga con la polizia in quei luoghi ti gonfiano di manganellate che non ti alzi prima di una settimana dal letto. 
Posso affermarlo perché l'ho visto, ma per equità devo dire che a quello cui è successo se l'era cercata. 

Certi quartieri malfamati, anche in città internazionali, come ad esempio Bangkok, Hanoi, Phnom Penh, perfino Hong Kong e Singapore è meglio evitarli se non si è accompagnati da una persona del luogo di cui si è sicuri della sua amicizia e magari gode di una certa familiarità con il sottobosco urbano. Se proprio si finisce in qualche situazione pericolosa e capitasse come è capitato a me di trovarsi in situazioni a "rischio" è meglio palesare una certa sicurezza e un comportamento risoluto che i benpensanti aborrirebbero, giudicandolo da -bianco bastardo razzista- ma invece farà la differenza fra tornare a casa o non tornare, finire a pezzi oppure rimanere intero. 
Nel caso applicare ma con attento discernimento, la regola aurea "Chi picchia per primo, picchia due volte" che è una risorsa che vale più di tante chiacchiere.
E' sempre meglio però avere un piano B, da attuare in caso di emergenza, una sorta di "escape road". 
Questo forse può sembrare eccessivo, ma sarà di grande importanza se ci si avventura fuori dai soliti recinti per turisti.
Quindi suggerisco un comportamento rispettoso, asciutto, deciso, meglio se un po' scostante, ma comunque pronto anche alla simpatia. 
Questo eviterà una marea di problemi, rendendoci poco appetibili alle aggressioni, ma anche educati e ben accetti ai loro occhi, perché è ragionevole piuttosto che rimanere se stessi in un contesto completamente diverso, adottare delle strategie funzionali in rapporto a dove ci si trova e così evitare di passare grossi guai.

Per un uomo è più semplice viaggiare, meglio ancora se quest'uomo è alto, robusto e con l'occhio sveglio. 
Ho visto però anche coppie di ragazze con gli zaini in spalla girare da sole in lungo e in largo per l'oriente, ma non ho idea se in me sia sorto maggiormente, ammirazione per il loro coraggio o perplessità per la loro incoscienza. 
  
In generale, secondo la mia opinione bisogna essere versatili e adottare il più possibile gli usi e costumi del posto.
Mi fa sorridere un ricordo sicuramente banale ma che non posso dimenticare proprio per questo, di un mio caro amico italiano che voleva un piatto di spaghetti all'arrabbiata in un ristorante in Birmania in  un posto selvaggio nel Golfo del Bengala.
La sua delusione nel mangiare qualcosa che non era affatto quello che si aspettava, era per me il naturale risultato di volere una cosa che non apparteneva a quel posto. 

Semmai avessi bisogno di chiarire a me stesso, quanto sono un po' diverso dal comune "turista" dovrei descrivere la mia faccia di commiserazione al suo tentativo di spiegarsi per avere quella pietanza e che ovviamente non riuscì a mangiare nemmeno due forchettate di quel piatto, mentre io mangiai benissimo i loro piatti squisiti. 
Il suo comportamento secondo me fu fuori luogo.

Dunque, bisogna prendere quello che hanno, che è molto, e lasciare le abitudini di casa, a casa appunto. 
Giusto per far capire racconto alcuni aneddoti dei paesi che ho visitato e qualche istantanea di vita vissuta.

In Giappone che fra i paesi asiatici è il più ricco e più strutturato, vi sono alcune regole assolutamente arbitrarie come ad esempio il divieto sociale di soffiarsi il naso davanti ad altri, se lo si fa poi a tavola si è quasi sicuri di continuare il resto del pranzo da soli, e si riceverà comunque una brutta reazione; Ci sono altri usi invece che secondo la mia opinione, possono avere un senso come la busta con i soldi che si usa in molte occasioni, ma diverse dal Vietnam, anche con gli amici ma non quelli troppo stretti. 

Quando ad esempio si riceve ospitalità e la classe sociale e la disponibilità economica di chi ospita è inferiore a quella dell’ospitato, si usa consegnare del denaro (rigorosamente pulito e stirato) in una bella busta. 
La persona che la riceverà è esentato dal ringraziare o farà solo un piccolissimo inchino, naturalmente senza guardarci dentro, dovrà mettere questa busta in bella mostra da qualche parte, magari sul comodino però come se nulla fosse. 
Tutti in quella casa vedranno che il gesto sociale è compiuto, ma senza enfatizzarlo. 
Sempre nella società giapponese c'è un rapporto molto più stretto che negli altri paesi orientali con il “debito” che noi definiremmo "favore" che comunque è un cardine molto importante della loro società ed è importantissimo per loro.
Nel paese del Sol Levante questo concetto di "debito" rasenta l'ossessione. 
Si contrae un debito per un nonnulla, anche per piccole cose che per noi sono scontate come per esempio solo chiedere un’informazione stradale, perché "obbliga" il malcapitato a rispondere e dare l'informazione e assicurarsi che l'interlocutore sia soddisfatto della risposta ricevuta,  questo porterà via del tempo e magari quel poveretto perderà il treno o arriverà tardi al lavoro. 
Noi occidentali non capiamo l'imbarazzo che spesso creiamo con alcuni comportamenti da faciloni. 
Infatti, se si fa caso ai piccoli gruppi di giapponesi che visitano il nostro paese li si vedrà sempre con una cartina in mano e cercheranno, nel limite del possibile, di arrangiarsi per trovare le vie, i monumenti e i ristoranti in maniera autonoma, senza rompere "i cosiddetti" al prossimo.

Si costruisce, nei rapporti nipponici, man mano una contabilità di favori e debiti molto elaborata che per noi sarebbe difficile mantenere aggiornata. 
Figuriamoci in questa ottica debitoria confrontare il nostro modo di rapportarci in famiglia con il loro. Ad esempio come si comportano certi figli nelle nostre famiglie, a volte un po' arroganti e irriconoscenti che vedo rivolgersi ai genitori con sufficienza. Un tale comportamento sarebbe inconcepibile nel rapporto familiare orientale. 
I figli asiatici, magari hanno un senso un po' forzato di riconoscenza, ma comunque sincero e fortissimo per la vita ricevuta dai genitori. 
Essi, considerano il mantenimento finanziario, la protezione sino all'età adulta e gli strumenti donati per il loro futuro come un dono sacro.
Per i figli europei queste sono solamente attenzioni dovute, mentre per i figli orientali sono un prestito da restituire. 

Su questo atteggiamento di umiltà e rispetto familiare, ma anche di riconoscenza nel comprendere la connessione profonda tra la nostra felicità e il sacrificio di altri, metto un'accento particolare; Perché è importantissimo per lo sviluppo di una persona di valore.

Come può nascere la saggezza in un essere umano senza la riconoscenza? 
Come si può essere felici e realmente umili senza un cuore grato? 

Devo dire che l'occidente avrebbe solo da imparare a testa bassa da questo insegnamento orientale.
E' un debito inestinguibile quello con la famiglia in particolare per un giapponese che talvolta giustifica perfino il suicidio. Nel loro paese non è disapprovato, anzi è quasi una forma di altruismo, è perfino pagato dalla polizza assicurativa sulla vita, ed è un caso unico in tutto il mondo.
In generale credo che queste prospettive non  le potremmo mai capire completamente,  nemmeno vivessimo mille anni. 
Forse le potremmo intuire o per meglio dire solo intravvedere.

Perché fanno così? Perché così funziona tra di loro. 
Non c'è una buona risposta, sono strategie sociali createsi e consolidatesi nel tempo. 
Si devono però vedere come semplici fatti senza giudicare con la nostra mentalità, altrimenti sarà difficile comprenderli.

Tornando invece alle donne, direi che questi problemi non affiorano quasi mai nei cosiddetti “summer love” o “fast love” come dir si voglia, dove la ragazza asiatica, incontrata in un bar o per strada che accetterà la compagnia di un corteggiatore straniero, penserà solo a far felice il maschio che le paga da bere, le offre la cena, le da un regalo o addirittura che gli allunga dei soldi, senza che essa possa considerarsi propriamente una prostituta. 
Nella mente femminile orientale è naturale ricevere i soldi di un uomo, perché fa parte del loro sillogismo per cui: I soldi sono la cosa più importante per un uomo, dunque se li regala a una donna, significa  che tiene a lei. 
I problemi salteranno fuori se si ha una relazione seria e continuativa, e se persisterà questo atteggiamento che è inconciliabile nel dare un valore profondo, libero e vero allo stare insieme, perché i soldi sostituiscono i sentimenti, e dunque si usano solo se si preferisce avere una relazione commerciale invece di una sentimentale che secondo me è molto più bella e gratificante. 
Il denaro è comunque uno strumento che va capito e sapere come funziona. 
Non è proprio sbagliato in se come sistema di scambio; Inoltre se se non esistessero i soldi come una barriera tra noi e gli altri ci scanneremmo per una bistecca. Ha dunque una certa valenza e utilità. 
Il denaro è una sorta di muro che protegge, ma anche imprigiona. Questo è bene considerarlo sempre.
Con i mattoni di questo muro, penso che sia possibile costruire anche un acquedotto, una strada, qualsiasi cosa possa essere utile a tutti e a cuscino, perché no?  
Comunque, queste sono le mie utopie personali, non molto condivise dalla maggioranza.

Invece, tornando a questo particolare ragionamento delle donne asiatiche, direi che è un po' opinabile ed è, in maniera più sfumata, presente un pochino anche in alcune donne con la pelle bianca che però lo mascherano pretendendo i cosiddetti "regali & attenzioni". 
Non saranno proprio come banconote, però sono comunque una specie di "love tax" di cui si fanno esattrici, e i cui proventi vanno sempre verso la direzione di chi apre le gambe come fosse uno sportello di un registratore di cassa; Mancherebbe solo il "din-din" del campanellino ad ogni spinta pelvica del maschio e questa situazione "un po' così" farebbe anche ridere. 
Aspirerei a una reale parità sessuale, ma è un po' romantico credere che possa realizzarsi finché le differenze economiche e sociali saranno così forti tra i maschi e "l'altra metà del cielo" come si usa dire con una bella espressione, da quelle parti, riferendosi alle donne.
Le femmine secondo la mia opinione non sono né più deboli né più forti dei maschi (chi sono io per dire chi è forte o non lo è?) Certamente, però hanno più strumenti a disposizione, anche se non sono spesso sfruttati.

Il "paradiso rosa" tra i fiori di loto così durerà con una ragazza asiatica che non abbia intenzione di sposarsi con il suo corteggiatore, giusto il tempo che vorrà lei, in base al suo guadagno e al suo divertimento. 

Questo lo si potrebbe dire per ogni donna su questo pianeta?  
Una risposta onesta, raramente è una risposta che piace. 
Diciamo che ogni uomo guarda, ci ragiona sopra, e tiene il commento per se...Al modo orientale.

In un involontario rigurgito misogino che di solito non mi appartiene, mi ricordo il detto cinese che recita: "Se sentite di un uomo che è innamorato di una bella ragazza e la sposa, sicuramente quest'uomo sarà molto giovane, e non immagina che la ragazza, parlerà sempre a sproposito tutti i giorni della sua vita, sino a che a novantanni finirà in una fossa".

C'è anche da aggiungere che nei rapporti sentimentali e matrimoniali, questo mercanteggio è meno evidente, ma il concetto di mantenimento/amore in Asia è molto forte per via delle difficoltà in cui molti vivono e che richiede un atteggiamento più concreto.

Diciamo che hanno meno il lusso dei sentimenti.

E’ anche importante capire che “No” per loro è in generale fonte di imbarazzo, allora piuttosto diranno "Si".  
Ovviamente poi, faranno come gli pare, perché mentire in questi casi per loro è quasi normale. 
E' necessario rimarcare a volte mote volte, l'importanza di quello che si chiede, ripetere la richiesta tre/quattro volte sarà una necessità per essere più sicuri che l’interlocutore comprenda che è importante e dovrà essere fatto e non sarà consentito dire accomodanti bugie.

Sembrerà a noi di parlare con un deficiente essere costretti a ripetersi, oppure che ci parlano come fossimo dei cretini,  invece è il modo che hanno per chiarire la differenza fra ciò che è importante, e quello su cui si può sorvolare senza problemi.

In merito a una certa "disponibilità" delle bellissime donne asiatiche non bisogna certo illudersi che se una ragazza sembra "affascinata" dal bianco turista di turno, è in realtà principalmente interessata al suo portafoglio. 
Lo trovo perfettamente normale, visto che ci sono grossi problemi di povertà e il turista, dopo qualche ora, giorno o settimana al massimo se ne tornerà a casa sua, mentre la ragazza dovrà vivere cercando di combattere questa povertà endemica e comunque vivendo in una società dove è molto più difficile cambiare status.

Su ciò un maschietto occidentale deve essere realista, anche se è una considerazione che riduce l'autostima, e oscura il fascino dell'oriente esotico, foriero di piaceri nascosti e inconfessabili, nonché opportunità come una sorta di  "Eldorado" per gli affari e per il cuore,  dove queste opportunità in realtà non esistono se non nella testa  bacata di tanti bianchi che fanno la pipì in piedi.

Perché, diciamolo con cruda onestà, non è che una persona cambiando emisfero, si trasforma come per magia in un "sex simbol" quando fino al giorno prima in patria era come un vetro per l'altro sesso...cioè trasparente. 
Questo gioco seduttivo adottato dalle femmine, non è moralmente sbagliato secondo loro, perché dividono in maniera drastica (o realistica) gli affari dai sentimenti e il sesso dalle relazioni amorose e matrimoniali. 
In quanto il sesso è visto più come un’esigenza naturale e personale che un fatto sentimentale legato all'amore e alla società; non dico che non esistono il sentimento e la passione, ma sovente sono un po' trascurati.

E' giusto approfittare di un'offerta del genere? 
Esagerando con il pragmatismo, direi che se si comprende che secondo questo costume -fare l'amore è un po' come mangiare- allora quando un uomo andrà in un "ristorante" perché ha fame dovrà sapere che sta comprando qualcosa, e non dovrà per qualche strano senso di colpa, sentirsi obbligato ad andare in cucina e riempire lo Chef di bacini sulla fronte per tutta la vita per dimostrargli la sua riconoscenza per il fatto che si è trovato bene e ha speso poco. 
Insomma, non so se mi sono spiegato, certe cose sono da guardare con disincanto e senza moralismi inutili.
Sotto un certo punto di vista sono un po' meno ipocriti di noi, ma questo è un mio giudizio personale.

E' anche difficile parlare in generale dell'Asia e della loro "cultura" perché ogni paese ha le sue caratteristiche particolari e vi sono delle enclave tradizionaliste dove c'è un moralismo esasperato. A volte sempre nello stesso villaggio si troveranno ragazze serissime e altre che sono dei "zoccoloni imperiali" e che nonostante abbiano un marito o un fidanzato si prostituiscono, magari ogni tanto oppure sempre; Addirittura certe poverette mantengono, e senza recriminare troppo, il compagno che passa le sue giornate al bar, se non è vero amore quello! 
Tutto è così molto mischiato nel paese delle Pagode, molto contraddittorio, e molto colorato direi, come i loro palazzi e le loro strade.

Un'altra cosa da capire bene è che per un orientale la comprensione del linguaggio è letterale.
Quindi, non intendono il nostro umorismo, le allegorie, le allusioni e men che meno le sfumature della comunicazione cui noi diamo invece molta importanza. 
Parlare in maniera lapidaria e inequivocabile all'interlocutore asiatico è utile, evitando i voli pindarici e le ardite metafore è preferibile secondo me, ma soprattutto non fa perdere tempo in frustranti incomprensioni. 

Il turismo e i viaggi per i nostri beniamini dalla pelle gialla sono una cosa rara, tranne che per i giapponesi e ora anche i cinesi, e forse un po' le ultime generazioni degli altri paesi, ma in generale per tutti loro non ha molto senso andare a visitare altri luoghi.
L'interesse per l'arte, i templi e i musei è riservata a pochi, amano più semplicemente la Natura. 
La conoscenza e la cultura è funzionale al lavoro, dunque al guadagno per poi provvedere alla famiglia. 
E' tutto molto semplice: la scala di valori coincide con le priorità. Punto.

Mi ricordo la faccia meravigliata di un tizio alto un metro e un barattolo che in Laos mi chiese perché attraversavo tra i pericoli il suo paese in motocicletta se non avevo affari da svolgere in altre città o parenti da andare a trovare. 
Naturalmente, lo spirito di un viaggiatore e la sua curiosità sono qualcosa di astratto per molti asiatici, in particolare per quelli che vivono nelle zone rurali che è un po' come spiegare a un cieco il senso della luce in un quadro di Caravaggio.

Però in alcuni momenti invidio la loro semplicità e concretezza, penso che magari sono più saggi di me, e sicuramente vivono più tranquilli e comodi, perché alla fine: in un paese fa caldo, in un'altro fa freddo, a volte un paese è umido, un'altro è molto esteso, in certi ci sono le piramidi a gradoni, invece in un altro le piramidi sono geometriche, ma ragazzi belli, il Mondo anche se continua a ruotare non si sposta poi di molto. 
Cambiano gli attori, la scenografia, i costumi, ma il copione della commedia è su per giù sempre lo stesso.

Sebbene mi piaccia andare in giro per il mondo non è che mi dimentico che questo pianeta non è che una lacrima salata nel grande universo, anche se, anche se...Qualche volta, potrei dire che il sorriso di "Ciò che non ha nome" arriva a me, e anche a questi bipedi contraddittori chiamati uomini.

Finché però non saranno disponibili i voli "low cost" intergalattici mi accontenterò di girare intorno a questo pianeta. 

Giusto per continuare a saltare da palla in frasca, e dare con qualche pennellata sparsa un senso a questo quadro, è molto strano per loro ringraziare un cameriere che ti serve il pranzo o anche un solo caffè, cioè si è esentati dal saluto perché si paga un servizio, e non è molto sbagliato ma per noi è scortese.
Dunque  il rapporto con le regole sociali di educazione sono diverse e sono da intendersi in funzione di questa logica. 
Se per caso guidando la macchina in Cina (Dio ce né scampi e liberi) diamo la precedenza a un pedone cinese, questi non ci ringrazierà per la cortesia, perché nel momento che rinunciamo al nostro diritto di superiorità (l’autovettura è più grossa e fa più male se ti arriva addosso di un pedone) sarà normale per lui acquisire questo diritto senza l’obbligo di ringraziare che è in generale riservato a un vero favore.

Niente avrà senso ai nostri occhi occidentali.
Inoltre, quello che  scrivo non vuole spiegare la società asiatica, è solo un personale ragionamento messo nero su bianco. 
Un racconto della mia bizzarra esperienza in questa forma biologica a contatto con questi stravaganti miei simili tanto diversi; Non è certo un trattato di sociologia che già quello che ho scritto  fa venire "du palle".

Per alzare l'interesse, accennerò un po' al sesso, ma senza foto e filmati che non è fine, e poi sono un ragazzo timido, dunque non voglio vantarmi...
  
E' da considerare che in generale in Oriente il rapporto con qualunque scelta sessuale è visto con maggiore tolleranza e sempre nell'ottica di farsi i fatti propri cioè come un fatto personale e non sociale.
Ecco che non è inusuale trovare un travestito (Ladyboy) lavorare in un negozio, in un bar oppure in banca, certamente vestito da donna e naturalmente con il vocione. 
Anche l'omosessualità (molto diffusa) non è guardata con molto pregiudizio o nemmeno con discriminazione come succede ancora da noi.
In generale le ragazze hanno un ottimo rapporto con il proprio corpo, non hanno molte inibizioni nell'intimità, godono di una agilità articolare notevole e sono pulite. 
Al ristorante non mangiano molto bene, ma in tutto l'oriente il "bon ton" a tavola non è ancora arrivato e probabilmente si è perso per strada e non arriverà mai. 
Molti occidentali criticano questa promiscuità, ma per me la loro è solo invidia. 
Alcune donne poi sono estremamente critiche sul dongiovannesco atteggiamento di molti stranieri in alcuni paesi del sud est Asiatico. Personalmente lo guardo con un bonario distacco, perché prima di parlare e giudicare, dovrebbero provare a vivere un po' con un paio di palle che producono costantemente testosterone e  poi forse capirebbero certi comportamenti.

Secondo me il divertimento è sempre giusto, però nel rispetto della dignità umana, su questo sono severissimo, per primo con me stesso, perché è un valore inviolabile.

Alle femmine benpensanti che hanno una vita asciutta come la loro patata non rispondo, perché sono come quel sazio per cui la fame non esiste.

In Oriente, il rapporto con il sesso è vissuto in maniera diversa bisogna comprenderlo con un po' di apertura mentale ed è così anche per la fedeltà sessuale, forse per via delle religioni diverse, non saprei che dire, oppure semplicemente, perché così è più semplice vivere ed è anche più divertente. 

Tornando al mio piccolo documentario scritto, aggiungo che la cosa importante per gli asiatici è principalmente salvare le apparenze, portare a casa la pagnotta e poi fare quello che gli piace, che tanto tutti fanno finta di non sapere, senza chiedere troppo, un po’ come succede nel nostro meridione: tutti sanno, ma nessuno parla, almeno apertamente. 
Diversamente in quei luoghi esotici non è scortese informarsi sul patrimonio altrui che invece è necessario a loro per stabilire la gerarchia.

Detto ciò bisogna considerare che le persone di quei paesi non sono molto istruite, e neppure troppo intelligenti, forse è questo il motivo del loro spiccato conformismo.
La crescita ridotta dell’intelligenza è dovuto probabilmente al fatto che  il loro cervello è sottoposto a meno stimoli informativi durante lo sviluppo, o per meglio dire sviluppano un' intelligenza diversa da quella che noi occidentali valutiamo tale.
Hanno altre qualità che compensano questa carenza di pensiero astratto e sono: una spiccata furbizia, un pragmatismo notevole, una destrezza manuale acrobatica, una grande resistenza fisica e un buon rapporto con il corpo.
E' molto interessante invece un particolare approccio alla comprensione della realtà che ho trovato nei soggetti asiatici più evoluti e che si realizza nel costruire una logica basata più sulle similitudini, piuttosto di quella occidentale che è incentrata sulle eguaglianze come nella logica aristotelica.
E' un peculiare modo di ragionare che porta spesso a notevoli intuizioni e una semplificazione, che potrei definire, una sintesi intuitiva efficace; Essa ha sviluppato tra l'altro la Medicina Cinese con la sua particolare correlazione fra macrocosmo (mondo, stagioni, elementi) e microcosmo (uomo inteso come collegamento tra cielo e terra) in un rapporto simbiotico, sinergico e dialettico nel divenire che connette il Tutto con il singolo.
Per quanto riguarda le carenze cognitive nella maggioranza delle persone che è una vera pandemia che coinvolge ogni paese e la mancanza di alcuni tipi di ragionamento più raffinato non è colpa soltanto della persona in sé, ma anche della società e del sistema scolastico, però è bene saperlo che non ci sono, tranne qualche eccezione, in giro troppe "cime".
Non è certo una critica, ma solo un'analisi che cerca con un po' di presunzione, l'obiettività.

Esemplificando nel concreto il mio comportamento pragmatico quando viaggio, adotto la seguente regola commerciale, in tutti i paesi tranne in Giappone, sui prezzi e sui servizi  che devono essere sempre contrattati. 
Se il venditore o l’erogatore di qualche servizio, mostra contentezza, ahia!  E' certo che sto per essere fregato sul prezzo. 
Se invece è serio, significa che ho pagato un prezzo più alto del dovuto, ma ragionevole per il solo fatto che sono un occidentale ricco (che è sempre la condizione di "default" di un bianco ai loro occhi). 
Se invece il venditore mostra tristezza, afflizione e contrarietà, allora ho pagato come uno di loro. 
In generale vige la regola della "faccia leggermente incazzata" quando si deve contrattare su qualcosa che aiuta a ridurre i costi di almeno un 50% perché ho notato li mette in "sbattimento" e se hanno paura si comportano bene (ovviamente nel mio personalissimo modo di vedere il bene cioè principalmente il mio, e poi casomai allargato a chi mi sta intorno).
Non posso dimenticare la faccia basita dei miei occasionali compagni di viaggio italiani che non capiscono, il motivo di combattere come una tigre inferocita, il prezzo di oggetti anche inutili, trattando sino allo sfinimento anche per un dollaro o due. 
Ovviamente dei soldi non me ne frega molto, ma è una questione di valore e della mia dignità che voglio suscitare, perché gli orientali danno un gran peso al carattere e alla furbizia che si esprime anche nell'acquisto vantaggioso di qualcosa. 
Se si vuole costruire un simpatico rapporto di amicizia con loro per prima cosa non si dovrà fare al figura del "babbione". 
Questo ha una sua logica che rispetto, infatti chi mai vorrebbe avere un amico stupido?

Se per qualche oscuro motivo dell'anima una persona si sente in colpa con gli altri, deve farsi perdonare il fatto che non  guadagna onestamente il proprio denaro, potrà sorridere durante la trattazione, fare il gentile o addirittura il "buono" e il prezzo risultante arriverà almeno al doppio del suo valore -sicuro come la morte della felicità sessuale dopo il matrimonio- 

E' interessante per dare l'ultima esemplificazione, la teoria delle ragazze Thailandesi che può far capire quanto siamo diversi.

Essa si basa sul "SII HONG HUA JAI" che tradotto significa le “quattro stanze dei miei cuore”.

Nella prima stanza le ragazze mettono la loro famiglia d’appartenenza.
Nella seconda mettono i loro fratelli e sorelle.
Nella terza mettono loro stesse.
Nell'ultima c'è il fidanzato/marito/amante.

Confondere un rapporto personale con la priorità asiatica dei rapporti familiari prevalenti su ogni altro tipo di relazione, gli affari con il sesso, e quest'ultimo con l'amore, porterà a disastri per qualsiasi persona e in qualsiasi paese d'oriente; A maggior ragione per il malcapitato turista straniero che in generale non dovrebbe mai dimenticare: dov'è, con chi è, e il vero perché della situazione che sta vivendo.

Questo lo dico solo a monito. 
Poi, si sa che siamo tutti molto bravi a sbagliare anche da soli, senza bisogno dell'esperienza e dei consigli altrui. 
Figuriamoci dei miei, che sono appena trenta secoli che vivo su questo pianeta e ancora non ci capisco una mazza.



mercoledì 3 maggio 2017

Miseria e Nobiltà





Mi ricordo di un giorno, quando mi fermai in un villaggio della Cambogia, mentre risalivo il fiume Mekong. 
Un posto sperduto, sconosciuto anche alle carte geografiche, dove non c'era illuminazione elettrica, le strade erano di terra battuta, e le persone vivevano in capanne di legno, spoglie, senza niente. 
L'uomo più vecchio che vidi avrebbe potuto avere al massimo 50 anni. 
Erano tutti molto poveri, ma non sembravano tristi, forse perché conoscevano solo quella realtà. 
Per me invece fu diverso. 
Percepii una miseria che non era come quella che si vede qualche volta in Italia. Quella cui sono assuefatto per abitudine e indifferenza. Da noi la povertà grida, chiede e reclama.

In quel villaggio invece la povertà era muta.
Non vi era nessuno a cui chiedere qualcosa, perché nessuno aveva niente da dare. 
Era una situazione semplicemente accettata da tutti e da ciascuno. 
Quella sofferenza, quasi inconsapevole aveva però una sua purezza che si respirava nell'aria.

Non è facile spiegare percezioni tanto contrastanti. 
In quel momento per me, in quel luogo, non avrebbe avuto senso dargli dei soldi, oppure fare o dire qualcosa. Non sarebbe probablimente cambiato nulla, almeno non avrei aggiunto nulla di significativo alla loro vita. Questa almeno fu la mia netta impressione, e forse fare sarebbe stato anche peggio di non fare. 
In quel momento fui istintivo nella mia scelta, magari fu solo pudore e non dissi nulla, non feci altro che vivere in me una profonda compassione, non pietà perbenista, ma partecipazione profonda a ciò che vedevo e a dove ero.

In quel posto vidi dei bambini che giocavano con dei bastoni. Univano un manico di scopa sgangherato a una ciabatta rotta. 
Credo che per loro fosse una sorta di macchinina da spingere e con cui fare a gara con gli altri: Ridevano mentre giocavano come fanno i piccoli, grazie alla loro beata ingenuità. 
Proprio in quella scena mi sembrò di intravvedere una risposta.

Avevo nascosto questo ricordo, perché mi faceva male; Invece certe cose ti restano dentro per sempre e non puoi più dimenticarle.
Oggi, nel ripensarci sento anche rabbia, perché confronto quella situazione con la realtà quotidiana e la cronaca che racconta, come fosse un merito, di chi accumula immense fortune speculando e sfruttando spesso situazioni simili a quella, a volte addirittura determinandole e non per necessità o per bisogno, ma solo per avidità.
Sorge in me un furore animale ma inutile come quella povertà senza soluzione apparente.

Si aggiungono, alla maniera in un collage fatto con fogli strappati, altri ricordi.
Una vecchia che vidi nel glaciale inverno Bielorusso a MInsk. Vendeva fiori striminziti ali'ingesso della metropolitana. Una figura paradossale perché composta da una mite dignità mista all'indigenza, insieme a una salda fragilità. Rivedo quella anziana con il fazzoletto in testa che sosteneva nel pugno quel mazzetto, senza dire o fare nulla, tranne subire le sferzate di un vento gelido e tagliente.

Nella memoria c'è anche un uomo che vidi immobile, indossava un vestito scuro da miserabile, in un vicolo di Mosca. Ricordo che mi colpì la sua immagine come uno schiaffo e affiora ora alla mia mente come accadesse adesso. 
Sembrava aspettare, ma non c'era niente e nessuno in quel luogo; Era parte del mesto paesaggio e avulso dalla situazione nel medesimo tempo. Aveva il bavero alzato del cappotto nero che una volta, forse avrebbe potuto essere decoroso ma era diventato irrimediabilmente malconcio.
Gli misi in tasca tutto quello che avevo, fu un gesto irrazionale e automatico, assurdo, senza motivo. Lui non si mosse, non disse nulla, forse per paura della polizia che è molto severa con chi elemosina. 
Il viso era gonfio di alcool, lo sguardo abbassato e il busto che dondolava leggermente, avanti e indietro, lentamente come un metronomo e si appoggiava al muro freddo e umido di una casa. Girò solo gli occhi verso di me, ma senza voltare la testa, fissando per un attimo un punto imprecisato nelle mie vicinanze. Inespressivo eppure così eloquente in quel gesto contenuto. Quel suo breve sguardo rivolto al marciapiede come per non disturbare, fu uno dei "grazie" più belli mai ricevuti nella mia vita. 
Mi allontanai dopo a piedi, tra i cumuli di neve alti quasi un metro ai lati della via, senza nemmeno i soldi per un taxi, portandomelo dietro nella memoria ma come una cicatrice.

Altri momenti. 
Una donna anziana nella notte ad Hanoi, ripiegata dal peso dei suoi anni, sembrava una persona arrotolata su se stessa, con il viso di una bambina, ma con le rughe. 
Un'altra anziana, sempre in Vietnam, incontrata in una cittadina dal nome impronunciabile da cui ero passato, mi ricordo che vendeva un mango, ma aveva solo quello. Guardai le sue mani piene di rughe, parevano esauste da quanto lavoro avevano fatto in una vita. Si muovevano lente ma abili, mentre mi puliva il frutto. Era una donna sola, senza più famiglia, tanto piccola che vicino a lei sembravo un gigante.Rideva senza denti, parlava senza capirmi; Forse neanche aveva una casa, senza null'altro al mondo che quel mango, anzi neanche quello, perché glielo aveva appena comprato.

Altrove invece ho visto ragazzi con lo strano sguardo acquoso di chi è senza futuro. Non lo si può raccontare, si deve vedere e basta. Ti si appiccica addosso, è inconfondibile dopo che lo hai colto. 
Sembravano un gruppetto di piccoli hobbit dalla pelle ambrata, senza maglietta e scarpe ai lati di una strada fangosa che tagliava a metà la fitta giungla Laotiana, e pareva veramente la strada nel nulla verso nessun posto.

Lungo la strada per Luang Prabang, sempre in Laos, nel cuore della notte, la più buia che ricordi, diedi una mano a un uomo caduto dalla motociletta, tra l'indifferenza generale, perfino quella dei passeggeri del mio autobus. 
Accadde  durante una sosta in quella strada senza nulla intorno. 
Aveva la testa spaccata e rantolava, c'era solo sangue e buio.  
Fu anche quello un gesto senza senso, solo dopo mi accorsi di aver rischiato la pelle per un uomo mai visto nè conosciuto prima nella mia vita. 
Lo sollevai dall'asfalto come in sogno, proprio mentre arrivava un altro autobus a tutta velocità; Forse ci avrebbe ucciso entrambi se la fortuna o il mio istinto di sopravvivenza non mi avesse assistito. 
Tornai poi indietro e perfino spostai il suo veicolo, con una mano sola, per metterlo a lato della strada; Come dotato di una forza sovrumana, mai provata prima, tirai su come un fuscello la grossa motocicletta sotto l'impeto di una lucidità unica per metterla in sicurezza al lato della strada. 
Furono attimi indescrivibili, generati dal mistero o da un sentimento incomprensibile, forse solo dal fatto che quel uomo ed io, in quel momento esatto, in quel luogo dimenticato da tutti, fummo semplicemente la stessa cosa.

Racconto questo con un po' di imbarazzo, perché non è stato neanche qualcosa di speciale, è avvenuto tutto oltre me stesso. 
Senza il minimo calcolo di guadagno, anzi avendo tutto da perdere, nemmeno per un grazie, perché dovetti salire al volo sull'autobus notturno che stava ripartendo senza di me come se niente contasse se non la sua destinazione. 
Mi addormentai dopo poco come un bambino, sporco di sangue, ma senza un pensiero, senza un grammo di adrenalina in corpo. 
Fu follia? Sebbene lo credo, in quel momento fui realmente e completamente vivo.

Questa è la mia collezione di ultimi della terra, accomunati dal silenzio, dagli attimi visti e percepiti che accompagnano la loro condizione miserevole. 
E' dolore fatto essere umano, ma portato con inconcepibile naturalezza e nobiltà.


La Vita per me non si conta più negli anni, ma nei momenti.
Una collana di ricordi a volte gravosi, composta dai dimenticati. 
Dai miei errori senza alcuna possibilità di redenzione. 
Cose terribili o grandi, annodate dal caso e dalle circostanze. 
E' una catena che qualche volta mi appesantisce, ma stranamente la porto comunque volentieri, perché mi alleggerisce il cuore; Un cuore che come il mondo con loro, è da me dimenticato spesso.