martedì 21 giugno 2022

Caleido-scopi



Martedì e venerdì sono cristiano, gli altri giorni della settimana spazio lungo altre religioni, mentre lunedì generalmente sono ateo.

Faccio talvolta una riflessione religiosa in cui indulgo per lenire il mio realismo che lascia poco spazio alla speranza.

Ho così riflettuto a proposito di Gesù e della sua meditazione nel campo del Getsemani (in aramaico frantoio) e considero il Redentore un uomo straordinario.

L'attrazione che provo per i momenti descritti da Matteo a proposito del Suo eccezionale sacrificio è proprio nel suo atto di accettazione di un destino amaro per una persona così dolce.

L'assunzione di una punizione per chi come Lui non aveva peccato.

La distanza che appare dunque è siderale tra un mondo materiale e quello invisibile che lo determina. Intendendo quest'ultimo come quello che usualmente è considerato come la ragione di esistere di quello materiale, avente però modelli e linguaggi diversi e spesso incomprensibili l'uno verso l'altro, quasi da farne dubitare un effettiva correlazione.

Ad una analisi oggettiva risulta evidente una realtà contemporanea.

Molti miei simili non si rendono conto che viviamo in un mondo moderno più spietato di un giungla; Apparentemente comodo, mancano della constatazione che finché abbiamo possibilità di spendere, abbiamo possibilità di vivere in questa società umana, molto disumana.

Questa caustica constatazione lascia attoniti perché ci riduce a cose, a beni e consumatori non più a esseri viventi.

Questo è il mondo delle persone di una società civilizzata, le quali però sono gli unici esseri viventi che vivendo in un Inferno hanno ipotizzato un aldilà paradisiaco come retribuzione di una vita mediocre spesso meschina se non proprio malvagia.

Per fortuna si è ciechi rispetto a questo paesaggio infernale dove per possedere cose inutili, si mancano cose di valore.

In ambito spirituale a me pare proprio vero che: "Si comprenderà in proporzione a quanto sappiamo perdere". Non c'è molto altro.

Ho percepito chiaramente che liberata dai sofismi la vita è "lasciare andare" perché nulla ci appartiene in sostanza. Non è completamente esatto definirlo con "lasciare andare"; perché appunto niente è nostro e a ricordarcelo sarà la tomba.

Dunque chi lascia cosa?

Personalmente non considerando reale l'ego dovrei dire: cosa lascia cosa?

E' il modo per chiarire con una frase inadeguata questa constatazione forse nichilista.

La mia percezione è nel sentire una straordinaria energia che permea tutto ciò che vedo, ma essa non è propriamente Dio.

Infatti Dio esiste, ma non è qui.

L'Universo è un meccanismo senza Dio. In questo "meccanismo" l'energia è intrappolata, nel particolare nella dimensione umana, per ragioni incomprensibili.

Una volta svincolata questa energia da questo universo materiale, essa forse spazierà verso dimensioni diverse. Al momento non è dato saperlo.

Sono l'unico cui è venuto da dire una cosa simile. Non ho notizia di altri che pensano e sentono nella medesima maniera questo.

Come sempre mi accade le mie percezioni contraddicono le mie affermazioni e i mei ragionamenti. Non solo non sono d'accordo con gli altri ma nemmeno con me stesso. Lo trovo esilarante.

Nella mia persona coesistono due diverse nature, una materiale che analizza con attenzione i fatti e una direi "spirituale" parola che odio che vive una realtà completamente diversa. Osservando la vita umana risulta evidente che la domanda "perché?" domina il pensiero dell'uomo. Gli esseri umani non possono fare a meno di chiederselo, in quanto è insito nella loro natura trovare una destinazione, un fine, uno scopo. La realtà però non ha scopo, essa è semplicemente.

E' solo l'uomo che cerca una direzione per lenire la sua angoscia e la sua insicurezza. Si inventa un traguardo che gli indichi che è sulla strada giusta.

Non è una critica ma un avvertimento per non cadere in questa trappola.

Si immaginano Paradisi che forse non esistono e Dei che contraddicono le definizioni che ne diamo, almeno se si guarda con disincanto al mondo per interpretare la sua origine soprannaturale.

Si immagina un Dio buono e amorevole, quando la Natura da Lui creata e in cui ci tocca vivere, è in conflitto costante per la sopravvivenza. Si afferma che Dio è pace, ma la Creazione non lo è mai. Le galassie collidono tra loro, i mondi esplodono e sebbene le stelle ci appaiono come intoccabili e inalterabili, eventi catastrofici dominano il firmamento.

Tutto è in lotta e la sopraffazione del forte sul debole una costante biologica.

Allora questo amore divino è diverso da quello umano, dunque perché definirlo nello stesso modo?

E' dar adito a un fraintendimento considerarli sinonimi.

Si definisce il Creatore: eterno, quando tutto è transitorio. Anche l'universo che cominciamo a conoscere ha una data di inizio e di scadenza.

La vita umana non è solo confinata nelle sue categorie arbitrarie ma ne è prigioniera.

Non ci si domanda con ragionevolezza che se Dio fosse solo "bene" non potrebbe essere Dio, perché confinato all'interno delle regole della morale e dell'etica che definiscono tale bene, e dunque non sarebbe libero (la libertà totale è un'altra caratteristica che gli uomini attribuiscono alla Divinità) dunque non sarebbe Dio.

La cristianità concilia questo con la creazione di un ente in opposizione a Dio cioè il Demonio.

E' un po' assurdo per me immaginare una sorta di co-direzione dell'universo spartita tra questi due opposti, in lotta tra loro che toglierebbero al Creatore, non solo quella pace di cui dovrebbe, secondo l'interpretazione umana, essere portatore, ma anche il giusto protagonismo di tanto lavoro realizzato. Sulla locandina di questo film kolossal una volta terminato, accanto al nome di Nostro Signore ci sarà come guest-star quello del principe del male che comparirebbe sul medesimo manifesto nel personaggio del "cattivo". Non mi pare equo. Ci sarebbe il rischio che potrebbe ricevere perfino l'Oscar, perché al pubblico di solito piace moltissimo chi interpreta questo ruolo.

Le contraddizioni fioriscono ed è il motivo dei miei commenti ironici, e si ingigantiscono con i perché, quando un'onesta constatazione dovrebbe a tutti farci solamente abbassare il capo di fronte alla nostra totale ignoranza che non è possibile guarire.

Certe cose sono semplicemente oltre i ragionamenti e così anche le persone con le migliori menti in certi luoghi non possono essere invitate.

In ciò trova posto quell'altra dimensione dell'essere che può essere vissuta a patto sia libera dagli altri e dalle loro idee e perfino della stessa mente, intesa come memoria ed esperienza. Nel presente o meglio nella atemporalità della dimensione dello spirito non trova posto il passato proprio della memoria.

Solo in un mondo extra razionale è possibile percepire una tale stato, ma non comprenderlo, infatti è una realtà non visibile troppo diversa. Inoltre non si può avere nessuna garanzia di certezza. Non si può mai sapere se si è realizzata un'intuizione o una nevrosi, se si è ricevuto un dono oppure un delirio.

La vaghezza e l'indeterminazione sono parte integrante di un mondo che non è fatto di cose.

E' una strada soggettiva e solitaria che conduce dove le mappe non sono state disegnate.

Ecco che si evidenzia se non altro la mancanza di coerenza logica in qualunque religione che è giustificata però con l'incapacità dell'uomo di comprendere Dio.

Il mistero del Signore è di fatto un bel mistero.

Com'è che ci ha fatto così inadeguati?

Perché così stupidi, avidi, arroganti? Così pieni di difetti come vivere una vita virtuosa? Se non possiamo intenderlo, perché qualcuno dice che si è mostrato?

Perfino i profeti e i messia non lo hanno capito sino in fondo, alla meglio hanno fatto da impiegato postale, consegnando le disposizioni da compiersi.

Tra l'altro mai in questa presunta comunicazione vi è una nota d'affetto, solo ordini assertivi e minacce, così si realizzano le disposizioni impartite dal divino, non proprio caratterizzate con quel sentimento d'amore universale che sarebbe lecito aspettarsi dall'identikit proposto dai suoi promoter in Terra.

Allora se non lo si può comprendere che senso ha discuterne? Qual è il senso di parlare in sua vece se Lui non parla a nessuno?

Ci sono alcuni che addirittura dicono di agire secondo la sua volontà, ma se nessuno la conosce?

Mi viene da domandarmelo e per fortuna vivo in un periodo storico dove certe parole scritte non ti portano al patibolo, al rogo o alla sala di tortura.

Oggigiorno si preferisce ignorare chi le pronuncia, tanto non le capisce nessuno né tantomeno la gente comune è interessata a rinunciare alle false certezze per constatazioni scomode. Quando mai è successo?

Oggi, nonostante sia martedì non sono un buon cristiano, attendo pazientemente la mezzanotte per fare meglio con altro.

Personalmente, tolto o immaginato di togliere, tutto quello che usualmente si intende come proprio, ma che in realtà non mi appartiene non rimane nulla.

Un nulla che nonostante questo esprime qualcosa di indefinibile, questo lo ammetto, ma che ugualmente non lascia speranza; Non perché pronostichi un divenire infausto, ma solo perché inconoscibile.

Non è proprio facile a parole esprimere questa piccola realizzazione, questo mio curioso modo di essere, in quanto le parole sono inadeguate a contenere il paradosso dell'esistenza che colgo.

Allora meglio tacere?

Lo penso spesso e altrettanto spesso disattendo questo buon consiglio.





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