Ero in Vietnam, festeggiavo il Natale con un famiglia autoctona.
Faceva molto caldo e vi era una piccola piscina improvvisata, quelle che si gonfiano, ma faceva comunque il suo mestiere.
Il fratellino della mia amica aveva una faccia strana e chiesi informazioni. Sudava ma aveva freddo e non aveva fatto colazione, perché non aveva fame, quando di solito mangiava come un lupo.
I genitori, un po' da irresponsabili, gli avevano dato una forte purga, perché erano tre giorni che non andava di corpo.
L'addome del bambino era teso come un tamburo, per me fu evidente che aveva un probabile blocco intestinale che con il lassativo appena preso era a rischio di perforazione.
Una patologia subdola che non da scampo. In caso di perforazione del dotto intestinale sia ha poco tempo di vita, le feci entrano nel sangue e sei spacciato.
Insistei per chiamare un'ambulanza, ma tardava ad arrivare.
Così chiamammo di nuovo e parlai direttamente con l'operatore radio che conosceva l'inglese e il francese e mi feci intendere.
Mi spacciai per primario di Gastroenterologia è spiegai la mia diagnosi e l'urgenza,all'operatore del servizio di Pronto Intervento che addirittura mi passò un membro del'ambulanza che doveva giungere, ci parlai tramite ponte radio.
L'autista del mezzo, credo, ma non mi ricordo bene, parlava inglese come tutti loro, perché è un servizio militare non civile come da noi: Particolarmente efficiente che non mi aspettavo in quel paese. Queste cose le intesi dopo, perché la comunicazione intercorse su altro, più urgente e necessario.
Appresi così che il loro mezzo era bloccato nel traffico a causa di un incendio nella casa accanto a dove mi trovavo.
C'era il sospetto di un attentato e la polizia non faceva avvicinare nessuno all'area.
Gli ordinai di seguire un percorso alternativo lungo i marciapiedi e di entrare contromano nella via che, dal lato del senso normale di marcia era bloccata, ma dall'altro senso era ancora percorribile.
Glielo garantii, perché ero in strada davanti alla casa e vedevo chiaramente, inoltre l'incendio vicino era già stato domato.
Comunque le conseguenze di una sua eventuale mancanza gli furono chiare.
A volte sono un po' strano, quando mi trovo in situazioni del genere cioè "devo" fare qualcosa che ritengo importante, ovvero che posso fare solo io e in cui credo non vado avanti per mezze misure. Mi butto completamente anche se ho ben chiare le conseguenze, ma se decido vado fino in fondo.
Sembra pazzesco, quando c'è pericolo e urgenza, diventa tutto molto diverso ed è addirittura "normale" una conversazione come quella avvenuta, probabilmente il nostro cervello in quei casi funziona diversamente. Oppure funziona così solo il mio.
Mi ricordo che quell'uomo mi assicurò il suo impegno, mi disse "Sono un militare". Bene, gli risposi, ho fiducia in te, ma devo avvisarti comunque che non scherzo.
Dopo poco l'ambulanza arrivò.
Uscii di nuovo in strada ed avvisai il personale sanitario appena arrivato di non spaventare il bambino, lo avevo già preparato dicendogli che per Natale gli avevo prenotato un giro in ambulanza e una visita all'Ospedale. Gli avevo presentato la situazione come fosse un gioco, il mio regalo per le feste natalizie. Ci aveva creduto.
Informai gli infermieri di non legare il bambino sulla barella come si usa, ma se possibile di tenerlo in braccio seduto sulle ginocchia di uno di loro, in ogni caso era importante che la cintura di sicurezza non passasse assolutamente sull'addome, anzi era preferibile abbracciarlo sul petto e la cintura secondo la mia opinione era meglio se la metteva chi lo teneva.
Mantenere tranquillo il piccolo paziente era fondamentale per non aggravare quel pericolo che avevo sentito dentro di me.
Il militare dell'ambulanza con cui avevo parlato al telefono si presentò; Mi disse che avevano avuto un incidente, ma era riuscito comunque ad arrivare. Aveva il braccio rotto (non una vera frattura, ma solo un'infrazione al radio) mentre l'ambulanza era abbastanza integra e funzionava ancora. In ogni caso un'altra l'avrebbe raggiunta e accompagnata.
Gli legai il braccio con una tovaglia e gli proibii di andare con gli altri, dissi: "Prendi un Taxi, perché non solo sei inutile con un solo braccio, ma se svieni sei anche di intralcio".
Diedi le ultime istruzioni per portare il piccolo in un'ospedale avente un reparto di gastroenterologia, da allertare per essere già pronto per l'operazione d'urgenza, preferibilmente potendo allestire una sala operatoria nelle vicinanze del reparto di radiologia dove certamente avrebbe fatto l'esame preventivo.
La tempestività in casi del genere è determinante.
Oggi mi pare impossibile, ma nessuno in quei momenti mi contestò; Parevo un generale e davo istruzioni che venivano eseguite senza discussione.
Dunque vita per vita, sembra assurdo anche solo a scriverlo, ma è nella mia logica. Faccio fatica perfino a riconoscermi, ma in quei frangenti ho come una trasformazione.
Visto che ora sono a narrare questa avventura di vita vissuta, appare evidente che l'uomo che avevo minacciato non pretese "soddisfazione".