Oggi vado a bere un caffè e vedo alcune frasi riportate sui muri del Bar di scrittori famosi.
martedì 10 agosto 2021
Ops!
lunedì 26 luglio 2021
Analisi C
Alle conferenze stampa del Governo, tramite i suoi rappresentanti, i giornalisti non solo devono avere il green pass, ma devono fare anche il tampone-test.
Allora se il green pass non è garanzia di salute, perché utilizzarlo?
Infatti, quando si tratta della "loro" salute le regole cambiano.
martedì 8 giugno 2021
Funny Poem
Si amano i fiori anche se un giorno appassiranno.
I desideri accecano.
Non c'è un davanti né un dietro nell'acqua limpida.
Ciò che resta è vuoto e solitudine.
Come percorrere la Via se è sempre nascosta?
Si rivela passo a passo, dice il vento.
"Grande Guerriero" dice la montagna, mentre ride di me.
L'Inferno perduto
Nel paradiso della probabilità, la mia vita sembra diversa.
Infiniti scambi lungo un unico binario.
Tanti me stesso in circostanze diverse.
Eppure il medesimo uomo abita tutte queste stanze
senza chiamarle casa..
martedì 4 maggio 2021
Papaveri senza papere
Prima di loro non esistevano gli anestetici, a parte il cloridrato di cocaina, ma che avevano costi e risultati meno convenienti. Prima degli anestetici oppioidi molti pazienti morivano d'infarto già durante un'operazione a causa del dolore, e l'abilità di un chirurgo si misurava, agli inizi del XIX secolo, con la velocità con cui operava oppure amputava un arto.
Vi fu perfino una guerra, la cosiddetta guerra dell'oppio, svoltasi in due fasi che devastò la Cina e costituì successivamente il protettorato inglese a Hong Kong per garantire alle potenze europee la materia prima da cui estrarre la morfina, che sarebbe servita ai feriti per le guerre mondiali ancora da combattere. La produzione di oppio venne diversificata in altre aree dalla Compagnia delle Indie Orientali, coinvolgendo il Golfo del Bengala estendendosi sino in Birmania e innondando successivamente la Cina con un prodotto a più basso costo.
Il produttore principare di Oppio (90%) non è però il sud est asiatico né l'India, ma l'Afganistan e questo se non proprio spiega, almeno indica il motivo dell'interesse delle grandi potenze per una nazione che non ha nulla d'altro da offrire a parte capre e sassi.
L'Eroina, anch'essa derivata dal medesimo componente estratto dal Papavero fu creata dalla Bayer tedesca, tra l'altro dallo stesso ricercatore che inventò la più innocente Aspirina, e fu considerata (L'Eroina) per molti anni un ottimo sedativo sino a che se ne compresero i terribili effetti collaterali, ancora peggiori e più devastanti della Morfina, dovuti alla forte dipendenza e alle crisi d'astinenza. Si racconta, ma non ho idea se sia vero, che il suo nome fu ideato perché si riteneva fosse una sorta di panacea per i dolori e rendeva "eroici" i sofferenti, anestetizzandoli. Quelli che ne facevano e ne fanno abuso in realtà non furono né sono affatto "eroici".
Le guerre e le droghe hanno sempre avuto uno strano e scellerato connubio.
Anche nella guerra del Vietnam (guerra di liberazione americana così la chiamano i vietnamiti) i soldati USA erano manipolati, grazie proprio all'uso dell'eroina che gli era somministrata fino a renderli tossicodipendenti e poi, ceduta ad ogni missione, certamente non se ne parla, ma fu così che andarono le cose.
E' il modo, poco epico, in cui si manda la gente al macello e a diventare essi stessi dei macellai. Senza questi espedienti si rischierebbe una rivolta. Molti non sanno che durante un conflitto circa un terzo dei soldati al fronte impazzisce. Senza droga le grandi battaglie non si compiono.
Non stupisce allora che quei buoni soldati americani, difensori della libertà, commisero atti scellerati e violenze ingiustificate di ogni sorta, omicidi efferati spesso ai danni delle popolazioni inermi, bambini trucidati e donne, prima violentate e poi uccise, senza il minimo scrupolo. La guerra è sempre stata così, non solo sorda malvagità, ma piuttosto spietata realtà sulla natura umana che affiora quando nessuno la guarda e quando non ci sono più leggi o morale a frenarla. Già nel secondo conflitto mondiale si usarono i farmaci psicoattivi, da entrambi gli schieramenti non vi fu solo il Pervitin nazista, mentre nella prima guerra mondiale si usava solamente l'alcool.
Mio bisnonno, reduce dalla "grande guerra", decorato perfino con una croce di bronzo e una medaglia d'oro (L'ho avuta per la fortuna non per il coraggio, diceva) quando ero piccolo mi raccontava delle trincee. Aveva ancora una stretta allo stomaco tutte le volte che vedeva una bottiglia di liquore, perché gli ricordava le botti di grappa che arrivavano sui carri alla prima linea del fronte, e questo significava che a breve ci sarebbe stato l'assalto. La morte per loro aveva il sapore del cordiale.
Nella seconda guerra invece furono predilette le meta-anfetamine (invenzione giapponese) creando dei veri e propri "mostri" militari in grado di compiere ogni efferatezza. Una pratica tutt'ora in uso, perfino nei cosiddetti eserciti delle nazioni civili, da ultimo i soldati USA "nella guerra di invasione dell'Iraq, dove l'utilizzo di meta-anfetamine per "aiutare"i soldati in battaglia è giustificato come farmaco necessario contro la stanchezza, ma anche contro ogni scrupolo, è dunque pratica comune e diffusa.; Perché ovviamente non è molto facile uccidere uno sconosciuto che non ti ha fatto nulla di male, in nome di ideali o di politiche molto distanti dal campo di battaglia.
Così con un simpatico-mimetico si risolvono tutti i problemi di coscienza.
Tornando all'oppio, mi ricordo che lo incontrai in un viaggio che feci in Birmania, lambendo il cosiddetto Triangolo d'Oro, dove vivono alcune popolazioni che da tempi antichi sono dedite a fumarlo con delle caratteristiche grandi pipe ad acqua dette "shisha". Ne vidi coltivazioni a perdita d'occhio. In quei luoghi e per quella gente non ne è vietato l'uso, perché considerato una tradizione ancestrale. Uomini e donne (queste ultime però non usano la pipa) lo fumano dopo il lavoro nei campi per lenire le condizioni di vita assai dure.
All'interno della giungla invece, lungo il confine laotiano e thailandese, ci sono le coltivazioni "industriali" gestite da unità paramilitari, dove non è proprio il caso d'avventurarsi.
Invece in quei modesti villaggi di povera e semplice gente la coltivazione è limitata all'utilizzo degli abitati, generalmente di etnia cinese o birmano-tibetana.
Queste persone vivono in un mondo al di là del tempo, del nostro tempo, e lontanissime dalle nostre consuetudini e latitudini. È veramente un mondo a parte. Attraversai quei luoghi in motocicletta in una sorta di spedizione, visto che le strade erano impraticabili tranne per i camion e per le motociclette fuoristrada appunto, e non esisteva alcun servizio pubblico.
Un luogo selvaggio a tratti desolato e in altri lussureggiante; Un forte contrasto di indescrivibile fascino. Mi ricordo che nella nebbia del mattino si vedevano le file di contadini dirette ai loro poderi e dall'altra parte pervenivano i monaci buddisti dal monastero per la questua alimentare giornaliera.
Erano linee umane diverse, multicolore da un lato, scarlatta dall'altro; Imbevute entrambe di un silenzio irreale, mentre gli uni sparivano nella nebbia, gli altri ne sorgevano.
E' come la contraddizione di questo fiore con la sua innocente bellezza e il suo estratto, utile e terribile, nel medesimo tempo.
Vite con e come il Papavero: una conciliazione di opposti in un unico delicato fiore...
martedì 20 aprile 2021
We're caught in a trap
Bisogna avere il coraggio almeno di dirlo.
mercoledì 31 marzo 2021
Non ci resta che piangere?
martedì 19 gennaio 2021
Poesia del Sole e della Luna
Se le parole perdono di significato, allora riempirò con il vuoto le mie mani.
E quando sarà..pagherò tutti i miei debiti con un unico sorriso.
martedì 5 gennaio 2021
L'Uomo che non dorme -Capitolo 2-
Ogni tanto mi capita di non dormire.
Lavoro, mangio, vado in giro, sbrigo le mie faccende e invece di andare a letto come al solito resto sveglio.
Non mi annoio né mi dispero. Però non guardo la TV, rispolvero vecchie foto, leggo, metto a posto la casa.
Quando arriva quasi mattina il mio cervello inaspettatamente crea dei pensieri e riflessioni strane. Una voce interiore mi parla o meglio mi suggerisce.
Così stamane ho pensato: Tra qualche tempo, magari un po' di più, morirò, e ammettendo che esista una nuova vita (figa un'altra!), ho immaginato di avere il potere di sceglierla. Qualunque tipo di vita a mia disposizione, senza limiti.
Mi sono creato bellissimo, affascinante, intelligentissimo, ricco insomma perfetto, cioè senza difetti fisici, mentali o materiali. Un destino benevolo, madre e padre meravigliosi e saggi, tantissimi amici, donne che solo che le guardo mi cadono ai piedi. Un lavoro utile all'umanità, riconoscimenti da parte delle persone importanti e anche di quelle semplici. Insomma una vita come quelle di cui si scrivono le biografie e che vendono anche tante copie. Trovare lungo questo cammino futuro una donna bella che mi ama, ma non è gelosa e sopratutto mi fa fare tutto quello che voglio.
Una famiglia da creare con questa bellezza senza difetti, senza screzi, solo tanto amore e rispetto.
Infine trascorsa questa vita futura, dolcemente addormentarsi per un nuovo breve sonno eterno.
L'ho detto che non ci sono limiti alle richieste.
Questo uomo ancora da venire possiede anche un buon carattere, è sensibile, empatico, si occupa con altruismo del suo prossimo. Insomma ci ho messo il meglio del meglio, non solo cose, ma anche sentimenti.
Sono rimasto attonito dalle conseguenze implicite in questo fantastico essere umano che prendeva vita nella mia fantasia. Sono sorte immediatamente delle terribili contraddizioni in questo piano idilliaco.
Un super figo così descritto mi è parso subito deprivato dell'umiltà, perché talmente superiore a chiunque che evidentemente non poteva che essere orgoglioso.
Le donne ammaliata dal fascino di questo playboy? Una lista di ex lunga come un elenco telefonico. Diciamolo fuori dai denti, dopo un po' tutte le donne ti stufano, lo sanno quelli che ne hanno avute tante. Quante ne vuoi provare? Alla fine la quantità non è garanzia di significato.
L'amore romanticamente dipinto con la donna perfetta? Ammesso che esiste una tale donna, la scelta include solo le personali caratteristiche non quelle degli altri, è dunque un'incognita trovare una simile anima gemella se non proprio un miracolo. Insomma due cuori e un superattico è un progetto un po' banale. Lo pensano e lo desiderano tutti, nessuno lo realizza. Un motivo ci sarà.
Continuando l'analisi di questo tripudio di qualità e capacità in un solo uomo, ho chiesto a me stesso: Quanti amici aveva Einstein? Credo pochissimi. Certamente alcuni colleghi, ma amici secondo me non ne aveva. Di che cazzo parli con Einstein?
Quanti amici veri ha un miliardario? Nessuno.
Immagino anche un moderno Leonardo da Vinci però affascinante ed etero. Anche lui con chi parla e sopratutto chi lo capisce? Chi lo sopporta un genio, bello e facoltoso?
Ecco che sorvolando per brevità su tutte le contraddizioni che ho evidenziato in me stesso, sintetizzo: "Ogni superiorità è un'esilio".
A riprova di ciò proprio ieri ho colto al volo un programma televisivo, ambientato nel napoletano, dove in una sorta di castello sono organizzate feste...Sfarzose ma un po' trash.
Ho visto la celebrazione di un signore che tutti chiamavano Don oppure Boss. Un personaggio a suo modo anche simpatico con tantissimi parenti e amici che festeggiavano il suo anniversario di matrimonio.
Mah! Personalmente mi vergognerei ad usare un titolo più adatto a un pregiudicato che a un padre di famiglia, ma quel tizio "il Boss" non pativa alcun imbarazzo; Sua moglie dopo quarant'anni di onorato servizio matrimoniale invece lo amava, anzi lo adorava.
Così almeno sosteneva lei, anche se mi è parso eccessivo quel fervore. Ammetto che la mia perplessità è un po' prevenuta, perché sono sempre sospettoso a riguardo dell'ultima forma ancora accettata al mondo di schiavitù cioè il matrimonio e dei suoi sostenitori.
In ogni caso tutti i partecipanti al party partenopeo erano felici, consanguinei, amici e pure i camerieri che dovevano lavorare.
Per me non ci sono dubbi: qualcuno aveva messo nelle sfogliatelle della metanfetamina (l'unica cosa che i giapponesi hanno inventato senza copiarla dagli altri).
Anche i parenti erano amichevoli. Dai! Nessuno ci può credere. Dunque erano sotto effetto di un simpaticomimetico.
Poi c'era nel medesimo programma un ragazzo che festeggiava il compleanno, per l'esattezza i suoi diciotto anni. Indossava una giacca realizzata a copia di quella di un calciatore famoso durante non so quale manifestazione. A me quella giacca sembrava un Kandinskij con le tasche e i bottoni.
Questo giovanotto aveva al seguito un centinaio di amici festanti. Un ragazzo non certo bello, non molto istruito (aveva difficoltà ad esprimersi in un italiano appena comprensibile) con un viso da primate che Lombroso non avrebbe definito con magnanimità, insomma senza voler essere critici, era meno che ordinario.
Mi è sorto forse con un po' di invidia, un paragone.
Quando ho compiuto diciotto anni non avevo questo stuolo di adoratori. C'erano solo mamma e papà, una torta neanche troppo grossa e un regalino e via andare...Eppure allora mi ritenevo un bel ragazzo, istruito, simpatico, allegro.
L'illetterato con indosso il "tre bottoni" variopinto era invece circondato da questi sostenitori esultanti.
Cento amici? Umanamente è impossibile averli in una vita, figuriamoci a diciotto anni. Per non accorgersene che c'era qualcosa che non tornava doveva avere almeno un danno cerebrale, probabilmente da abuso di Paranza.
Ho realizzato così che il consenso spesso non è legato alle qualità intrinseche di chi lo gode. A volte, per non dire sempre, è il contrario.
In poche parole una vita splendida, come quella che avevo pensato per la mia prossima incarnazione si è immediatamente palesata come una trappola per l'anima. Un'esistenza ad alto rischio di ipocrisia.
Inoltre, la noia di un esistere tempestato di successi mi è parso subito un muro invalicabile a chi voglia conoscersi al di là degli effimeri traguardi che gli indicano come fosse vero: "Sei un grande, sei bravo, sei utile all'umanità intera".
Insomma, tutte quelle certezze cedute dagli altri a chi onestamente non le può vantare, ovvero un essere umano con le sue irrinunciabili miserie, non sono credibili.
Ricordo da ultimo che invecchiando, anche il più fortunato diverrà una persona come le altre.
Finché le cose vanno bene nessuno riflette seriamente e onestamente sulla propria vita e su se stesso. Purtroppo la natura umana non lo permette.
L'uomo avvia la riflessione solo quando qualcosa va storto. Finché tutto fila liscio non lo sfiora nessun pensiero né dubbio alcuno.
Allora ho ipotizzato: meglio una vita di sola sofferenza?
Per favore! Il masochismo non è garanzia di valore. Quanta gente a questo mondo è diseredata e disperata? Quasi tutti, purtroppo ma non è certamente detto che sia più profonda o saggia dei più fortunati. Solo perché una persona ha lo stomaco vuoto o gli mancano le gambe non gli è garantito un posto numerato in Paradiso.
La sfiga non nobilita nessuno, diciamo chiaramente.
Ecco che mi sono domandato alla fine cosa ha valore?
Il linea di principio quasi nulla, infatti il concetto di "valore" è all'interno di una classifica estremamente opinabile e soggettiva.
Esistono forse qualità auspicabili per tutti?
Credo di si, ovvero tutte quelle doti che non solo ci fanno vivere bene, ma fanno vivere bene anche gli altri.
Direi che una felicità, un benessere, un calore e una benevolenza tra simili, scambiata e allargata è una cosa buona. Non per amore della morale o bontà sostenuta dalla religione, ma è una semplice verità oggettiva.
Una persona felice non può esserlo completamente se altri intorno piangono. La sensibilità che permette di cogliere la vera felicità è irrealizzabile senza compartecipazione dei nostri simili o più esattamente, quasi uguali.
E' il motivo per cui i ricchi si isolano, stanno tra di loro. Come fai a mangiare quando gli altri muoiono di fame? Ti va tutto per traverso.
Se invece una persona semina dolore, rancore, infelicità per suo tornaconto o per una sorta di malvagia invidia nei confronti dell'umanità, per odio verso gli altri, secondo me ha qualcosa che non va. Perché generalizzato questo comportamento ed esteso al mondo intero, questo mondo diventerà subito un Inferno, tipo quello in cui viviamo, tanto per intenderci.
A un certo punto ho detto tra me "Non è facile scegliere la vita da vivere" anche avendo un potere quasi assoluto come nel mio sogno.
Così ho ricordato la mia esistenza e quel quadro composto dai molti colori fatti di gioie, illusioni e sofferenze si è leggermente chiarito. Ho compreso meglio il tortuoso sentiero che attraverso e di cui praticamente ne scorgo a malapena un passo dopo un passo.
Ecco cosa alla fine ho realizzato. Tata!
Rivelazione insonne in arrivo sul terzo binario del delirio, pregasi spostarsi.
Non bisogna focalizzarsi sulle "carte buone" da ricevere dal croupier, bisogna invece fare il punto su cosa manca. E' creare le occasioni per cogliere ciò che non hai, o meglio ciò che non vedi in te stesso, il vero obiettivo. Infatti sono convinto senza prova alcuna che nulla può essere aggiunto alla nostra natura ultima, ma solo riscoperto.
Se si considera transitoria l'esperienza di vivere, forse è duraturo il senso che se ne trae da tale esperienza, allora questo cambia prospettiva e ci obbliga a considerare i modi di colmare le presunte mancanze che in realtà non sono mancanze ma solo momentanee amnesie.
Il punto si fa oggi, adesso in questo esatto momento.
Cosa non ho capito da questa vita che vivo? Quasi tutto, va bene, però qualcosa ho inteso. Ho da computare anche delle qualità? Beh! Quelle che ho visto scaturire inaspettatamente e anche quelle di cui sono carente o credo di esserlo.
Esempio: la scrittura e il racconto.
Questo è qualcosa di pertinente, visto che ora batto sulla tastiera e compongo parole.
Come mai è difficile scrivere bene, ma lo è ancora di più farsi capire?
Una voce dal fondo del mio talamo (inteso come parte del cervello, visto che non dormo) grida: "No non è che ti esprimi male è proprio che stai sulle palle a tutti e non ti si fila più nessuno". Rido, anzi sorrido solamente.
Tornando un po' serio, azzardo una risposta per intendere più in generale quello che ho già accennato, forse ci sono tante cose che non si riconoscono, perché spaventano o più semplicemente non piacciono.
Personalmente trovo mancante in me stesso quell'umiltà intellettuale che mi permette di trasformare un messaggio e commisurarlo alla portata dell'interlocutore.
Ho questa nobiltà inestirpabile per cui non mi abbasso quando mi esprimo. "Alzati tu se vuoi qualcosa di buono" è il mio modo istintivo di pormi, questo però è presuntuoso. Faccio ammenda pubblicamente.
Dovrei necessariamente semplificare il mio discorso ed evitare di assegnargli un giudizio di valore, anzi rendere in essere la mera constatazione che si è solamente diversi. Se ci si vuole intendere, una strada bisogna pur trovarla.
Chi ha più strumenti da suonare è dunque tenuto ad usarli per creare la musica che anche un altra persona riconosca.
Non hai mai sentito suonare un pianoforte? La musica è uguale anche se tu l'hai ascoltata sempre suonata da un piffero.
Pare diversa, ti sembra che abbia accordi più complessi, ma il canto è il medesimo.
Potrebbe però non essere riconosciuta.
Cos'è questo rumore? Dice l'uomo udendo un organo a canne. In fondo, in vita sua ha solo sentito cornamuse. E' comprensibile, l'incomprensione.
Creare poi le condizioni affinché questo ardito piano di vita, possa realizzarsi pienamente è l'impegno che si dovrebbe promuovere. Ammesso di averne il potere.
Ecco che per me non sono importanti i mezzi (da cui parti o che ti vengono forniti man mano) ma gli obiettivi o per meglio dire la ricerca cui aspiri.
Non è un traguardo cui giungere, ma qualcosa da compiere costantemente, eternamente azzarderei.
Mi ha colpito una frase di un saggio inaspettato, Armani: "Ogni evento o soggetto è transitorio, solo la ricerca è eterna"
Questo è ciò che ha valore.
E così in questa fantasiosa "sceneggiatura" di una vita prossima ventura ancora da realizzare, non sarà importante la scenografia, il finale e nemmeno il dialogo tra gli attori. Sono solo espedienti.
E' cosa rimarrà alla fine del film, cosa sarà quel sentore indistinto che trasforma lo spettatore, il vero capolavoro.
Ciò che importa è il senso profondo che ne trarrà chi lo guarda.
Quello spettatore sono io, ma lo sei anche tu della tua vita.