Senza nulla togliere ai portatori di estimate del passato e perfino del presente, resto perplesso, perché la crocifissione prevedeva di inchiodare il condannato nei polsi (tra ulna e radio in una parte precisa e poco vascolarizzata) e non nelle mani che non avrebbero retto il peso di un uomo appeso.
Dunque questa comunione con il Redentore e la Sua sofferenza e la presunta "santità" di questi portatori di un "segno" divino resta perlomeno un'inesattezza storica madornale.
I piedi di chi era crocifisso non erano inchiodati, ma lasciati liberi di appoggiarsi a una sorta di piccolo capitello in legno, perché in quel modo permetteva al corpo del supplice di sollevarsi, infatti era l'unico modo che aveva per respirare.
La morte in croce avveniva per soffocamento e con il lento travaso di fluidi nei polmoni ed era il motivo per cui si faceva con la lancia una ferita nel costato (appena sopra per l'esattezza) per verificare appunto che i polmoni fossero pieni di siero e dunque che il condannato fosse effettivamente morto.
Il supplizio era molto temuto, perché portava alla morte per asfissia in due, tre giorni al massimo, ed era una sofferenza senza tregua, senza possibilità di dormire,; Ogni respiro era una fatica che man mano diventava insopportabile, in quanto come detto senza sollevarsi sulle punte dei piedi appoggiate a quel misero strapuntino in legno non si poteva respirare.
La ferita inferta con la lancia, nel caso raccontato nei Vangeli, quella del legionario Longino ovvero la famosa "lucea Longinus" era fatta per evitare brutte figure con il pubblico che assisteva, infatti le esecuzioni erano pubbliche per un'opinabile funzione educativa, e non si voleva dover poi ergere nuovamente la croce. In realtà non era propriamente eretta la croce, infatti la struttura non era come nell'esposizione cristiana, ma più che altro una sorta di T dove la parte orizzontale era sollevata tramite delle forche e poi agganciata a quella verticale tramite un perno centrale a base quadra, questa parte orizzontale era issata direttamente insieme al condannato.
La descrizione fornita dell'ultima parte della passione di Cristo, quella avvenuta sul Golgota (Gulgatà in aramaico che significa "cranio") il monte probabilmente a forma di testa su cui si compì l'ultimo atto del supplizio cioè l'esecuzione, essa risulta poco attendibile e se proprio si volesse dare un senso alla Religione andrebbe revisionata.
Questo nulla toglie all'insegnamento di Gesù, il cui vero nome era Joshua (infatti Gesù non è un nome ebreo) il quale non ha mai avuto intenzione di fondare una Religione né in tutta la Sua predicazione itinerante ha mai eretto una Chiesa.
Probabilmente dichiaro l'ovvio affermando che Spiritualità e Religione sono cose molto diverse.
La prima si occupa del Sacro ovvero "separato" il luogo interiore dove gli opposti si conciliano; Mentre la Religione è un fattore culturale ed è nata dove è nata la Civiltà cioè nell'area Indo-Europea. Infatti si trova che la radice, il pilastro, su cui è edificata ha una base comune, almeno nelle tre Religioni monoteiste più professate cioè Ebraismo, Cristianesimo e Islam.
Tutte queste Religioni hanno come condizione fondamentale l'obbedienza (Ebraismo) Fede (Cristianesimo) e sottomissione o abbandono (Islam). Una condizione che a parte le parole diverse hanno il medesimo significato. Nel Islam si trova ad esempio nella radice "Slm" ovvero sottomissione che nel Islam appunto è presente anche in Mussulmano cioè Muslim che è il suo credente.
La Chiesa edificata da Pietro è una ulteriore inesattezza, perché l'espansione del Cristianesimo è stata fatta da Paolo che sebbene non avesse mai incontrato Gesù, era un uomo istruito e conosceva le lingue straniere (Latino e Greco) ed era l'unico che poteva predicare alle genti cioè i cosiddetti "gentili" che non parlavano la lingua degli Ebrei, l'unica lingua che conoscevano gli apostoli tra l'altro analfabeti tranne Giuda.
Il primo Vangelo in ordine cronologico fu redatto dai trenta ai settanta anni dopo la morte di Cristo, dunque il nome di chi lo scrisse era probabilmente omonimo di chi lo conobbe di persona, oppure ne riportò semplicemente le parole come Apostolo, così come probabilmente i successivi Vangeli che hanno i nomi degli Apostoli, ma scritti anche essi da omonimi o presunti uditori molto posteriori ai fatti raccontati in quanto scritti in anni successivi al primo.
Della Bibbia cioè del Vecchio Testamento non si conosce il nome dell'autore né di chi eventualmente lo trascrisse.
E' cosa nota invece la somiglianza con racconti ancora più antichi di altre tradizioni quali trovasi nell'Avestà del Zoroastrismo religione dell'antica Persia e nella epopea di Gilgamesh sumera che fanno capo a una comune origine nella valle dell'Indo dove si racconta sia nata la civiltà.
Pietro ovvero Simone, presunto fondatore della Chiesa Cristiana era chiamato così con una sorta di soprannome, perché non dotato di particolare acume; Aveva la testa dura come la pietra.
Tutti gli apostoli lo prendevano un po' in giro per questo, anche se era molto devoto.
È evidente che non c'entra nulla con le pietre necessarie all'edificazione di Chiese, Cattedrali o Santuari. Si dice pronosticate da Gesù, ma che invece non ha probabilmente mai proferito una tale profezia, perché non ha mai manifestato una tale volontà nelle sue azioni e nelle sue predicazioni.
Il suo intendimento e la sua vita vissuta non erano dirette a costruire una struttura materiale com'è una religione, ma piuttosto un sistema di vita.
L'insegamanto di Cristo si esprime nel seguire il suo comportamento e nell'adesione alla sua parola; Questa va compresa tramite le Parabole e ciò che è riportato nei Vangeli che non erano però quattro, ma ventiquattro per essere precisi. Fu il Concilio di Nicea nel 325 d.C. che decretò che solo quattro erano "riconosciuti" mentre gli altri furono dichiarati apocrifi che non significa falsi, ma non riconosciuti. E' cosa diversa.
Va detto che la recente traduzione dei Vangeli dall'Aramaico (lingua parlata e scritta dagli ebrei a quel tempo) ha rivelato come si supponeva che Gesù non ha mai parlato di Anima.
Infatti l'Anima è un concetto Platonico e non appartine alla cultura giudaico orientale.
L'anima fu "inventata" da Agostino (fatto poi Santo) nel IV secolo, perché la promessa fatta ai fedeli di resurrezione e intesa in senso letterale, ovviamente non si verificava, e stava per avvenire una rivolta tra i primi Cristiani.
Con questo "concetto" preso in prestito dalla filosofia Greca si risolse il problema, procrastinando la rinascita del corpo alla fine dei tempi.
Va anche detto che nella medesima traduzione più esatta rispetto a quella dal Greco Antico fino a ora studiata e professata, risulta che Gesù non si è mai dichiarato figli di Dio, ma Figlio del'Uomo, che sua madre Maria non era vergine, ma una "gioveane donna" e il frainteso è dovuto a un errore di traduzione appunto.
Inoltre Gesù non ha mai promesso il Paradiso in un'altra vita, ma invece il Paradiso in Terra per chi seguiva (e segue) la sua parola, cioè in questa Vita.
La Verità sinonimo di Spirito di cui parlava è in realtà la Vita (così è tradotta) ed è nel fare che si realzza il Suo insegnamento, cioè nell'insegnamento autentico la Verità non è qualcosa di astratto da contemplare o su cui discuterne, ma risulta nell'azione.
Il cardine del Suo insegnamento è in una sentenza nota già al tempo di Gesù e a Lui attribuita, sebbene fosse come detto nota e propria della tradizione Essenica, dove probabilmente si era formato il corpus del Suo insegnamento e cioè: "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te" questo è il suo comandamento principale, insieme ad "Ama il tuo prossimo come te stesso" non inteso prossimo propriamente come l'altro, ma nel farsi prossimo all'altro con Amore.
L'accento sull'amore è la parte originale della religione cristiana, nessuna altra religione nota porta un'enfasi così forte a questo sentimento, in questo la religione Cristica fu originale, ma la punta di diamante che permise la penetrazione nell'ordinamento romano, il suo sviluppo e il suo successo fu nella "Resurrezione", in quanto anticamente, allora come ora, l'essere umano è terrorizzato dalla propria fine e ovviamente una Religione che promette una cosa del genere risulta essere irresistibile.
Dunque le cose sono un po' diverse da come generalmente sono intese.
L'amore di cui parla il Redentore è quello prima di tutto verso se stesso, perché se una persona non si ama non può amare. "Amerai l'altro come te stesso va inteso come "amerai quanto ti ami". Anche questo semplice evidenza è stata travisata.
Il concetto di Bene e Male non è spiegato da Gesù attraverso le regole o i dogmi della Religione, ma attraverso gli esempi delle Parabole.
Tra le parabole più difficili da comprendere c'è quella del figliol prodigo su cui ho meditato molto, insieme alle riflessioni di Gesù nel Getsemani (in aramaico Frantoio).
Nell'ultima notte da uomo libero Egli ben ci mostra che perfino Lui non capiva Dio e si rimetteva mestamente alla Sua volontà che lo porterà al supplizio.
Gesù pone l'accento sul Uomo in tutta la sua predicazione e se l'Uomo non sviluppa la sensibilità insieme a un ragionamento saggio non può esercitare il Bene.
La comprensione del Male invece avviene attraverso la percezione della sofferenza, propria e altrui, cioè l'essere umano comprende il Male attraverso la sofferenza e non attraverso una regola morale imposta dagli altri, dalla famiglia, da un potere, da un Clero oppure inculcata con la paura di una punizione Divina addirittura eterna.
Il comportamento retto, pacifico e amorevole proposto dal Salvatore non ha valore se è fatto per paura di una punizione, perché diventa solo interesse personale camuffato da Bene. L'altruismo totale proprio di questo sentimento quando è vero non può contenere questo tipo di calcolo. La poesia che sviluppa l'Amore non è propria di un Ragioniere che valuta costi e ricavi, ma di un poeta appunto.
La sincerità è secondo me il primo passo per esercitare la Verità.
L'ipocrisia ha così sempre scatenato le peggiori reazioni di Gesù come la commistione di denaro con la spiritualità evidenziato dalla Sua furia contro i cambiavalute nel Tempio. Gesù non si è mai incazzato così tanto come contro questo mercimonio.
Si riflette poco sul fatto che Il percorso di ogni uomo verso Dio è personale, in quanto l'essere umano vede e intende Dio per quanto lo può comprendere. Questo è il nostro limite.
Dio è comunque una proiezione umana, attraverso il suo intelletto, ma la Divinità va ben oltre l'intelletto del Uomo e dunque questo Mistero Divino resta tale.
E' la preghiera che non è una richiesta, ma una meditazione onesta verso se stesso e le proprie azioni che emenda dall'errore il cristiano.
Non esiste al mondo persona che intende la Divinità come un'altra. Allora perché professare una fede uguale se in definitiva la strada verso Dio è solo personale?
Questa è una domanda da porsi.
Perché uniformarsi a un Dogma, quando la rappresentazione che una persona ha della Divinità non sarà mai uguale a quella di un'altra?
Questo è ragionevole domandarselo.
Ed è il motivo secondo me per cui Gesù non ha mai fondato una religione né l'ha mai voluta, perché gli obblighi e i precetti religiosi impediscono all'essere umano di manifestare la sua comprensione (personale) del Bene e del Male.
Finché ci saranno obblighi e imposizioni, finche ci sarà la paura della punizione, la vera natura di un essere umano non potrà manifestarsi. E dunque non potrà correggersi.
E' in un mondo senza leggi e senza punizioni che l'essere umano verifica se la sua Etica è reale.
E' nella propria sensibilità, nell'empatia, nella intelligenza emotiva e nel riconoscere i sentimenti che l'essere umano incontra l'altro.
Non c'è alcuna onestà a non rubare se esiste la Polizia e i Tribunali.
Se tra il Male e l'uomo che se ne distacca c'è solo la paura della dannazione, allora l'uomo è veramente poca cosa e non può piacere a Dio.
Quanto ho scritto e cosa molto diversa da quanto insegnato dal Catechismo o in Teologia. E' il mio modo.
L'insegnamento del Cristo in generale fu pragmatico e non esigeva altra fede che nelle sue parole cioè disse: "Provate i miei insegnamenti e la vita sarà migliore".
Molto semplice.
Il concetto di retribuzione Divina è puerile, qual è il valore di un'azione quando è obbligatoria ed è determinata dalla paura?
Nessuna retribuzione futura promette il Cristo, la Vita è adesso e "fare" Verità rende tale vita migliore e degna di essere vissuta da subito.
Della moneta che spendi sei subito pagato.
L'insegnamento non va capito, va vissuto.
La Verità è evidente a se stessa.
Che si sta bene in pace piuttosto che nel conflitto non va spiegato o studiato lo si percepisce immediatamente. E' lampante, non ha bisogno di avvocati la realtà dei fatti.
Si nota allora che raramente la Religione e la Fede si addicono alla Storia e alla realtà delle cose e soprattutto al reale sviluppo del Uomo.
L'Uomo per crescere e maturare non ha bisogno di Dio, ma del altro uomo.
La Fede si esprime nel fare non nel credere, quando il "fare" porta gioia e felicità condivisa non c'è bisogno di nessuna conversione.
La comunione avviene con l'altro non in Chiesa, e nel momento che si sospende IO e diviene NOI.
Questo è il segreto che apre le porte del Paradiso, qui e ora non in un'aldilà che nessuno conosce.
Questo diceva il Salvatore.
Così umilmente lo riporto secondo coscienza.