mercoledì 24 settembre 2025

Essere Baby 2

 


Quando si è bambini la felicità è un regalo.

Se c'è qualche lacrima ci penserà Papà oppure Mamma.
Essere grandi invece cioè essere adulti significa non avere più questo regalo, ma la felicità o la tristezza dipendono da te divenuto adulto, da come vedi il mondo, da come ti comporti, da chi frequenti e da quanto impegno metti nella tua vita, non solo per viverla bene, ma capirla meglio che puoi.
Per questo i genitori possono lenire le lacrime dei figli.
Mentre quando i bambini sono felici cioè quasi sempre non c'è bisogno dell'aiuto di nessuno.
Parlo dei bambini normali non quelli che ha tre anni hanno le stesse nevrosi di loro genitori e a dieci sono continuamente davanti allo smart phone.
Considero un vero "regalo" questa felicità goduta nella sana fanciullezza, perché quello che fa star bene e che è ricevuto senza fare niente è secondo me un regalo.
Da adulti questo non succede.
Gli adulti sono veramente adulti solo quando pagano ciò che hanno, cioè dormono nel letto che si sono fatti.
Mi domando chi fa questo regalo ai bambini?
Chi li protegge dal male di vivere che tocca perfino i loro genitori?
Da cosa perviene questa benedizione tutti lo possiamo immaginare, credere o sperare, ma con certezza nessuno lo sa.
E dunque non ne parlo come se lo sapessi.
Di certo è qualcosa di grande. Perché un sentimento come la felicità non è solo un'emozione. Inolte nei bimbi c'è quasi sempre.
Almeno se hanno da mangiare, non patiscono il freddo, hanno i genitori che li amano e hanno degli amici con cui giocare.
Una volta in Cambogia finii in un villaggio poverissimo sulle rive del fiume Mekong. Un luogo sperduto, senza luce elettrica, senza acqua corrente. Le strade erano sterrate, perché non c'erano automobili, motocicli e neanche le biciclette.
C'era solo un negozio che era una capanna con niente dentro.
Non c'era nulla da vendere, perché era finito tutto. Una donna stava sui gradini di questa capanna tra gli scafali vuoti come se lavorasse comunque.
C'erano delle ceste che ogni tanto sistemava in una sorta di riflesso Pavloviano automatico. Un'abitudine nel mettere in ordine cose che non c'erano più.
Le chiesi dell'acqua e mi indicò il fiume.
Gli unici felici che ridevano erano i bambini.
Gli altri erano così poveri che avevano finito anche le lacrime e seppi che non mangiavano da una settimana per poter dare almeno un po' di riso ai loro figli.
Gli occhi della miseria non si dimenticano.
Graffiano l'anima. Hanno un colore unico.
Il capo villaggio mi disse in un inglese improvvisato che il trasporto sul fiume era interrotto.
Se non fosse arrivato il riso entro una settimana sarebbero cominciati a morire i bambini piccoli e poi i giovani e dopo sarebbero morti tutti in un mese.
Non c'erano più vecchi in quel villaggio.
Gli anziani erano già andati, erano in viaggio su una barca diretti all'oltretomba. I loro corpi erano stati bruciati su delle pire in legno come si usa in quel posto.
Un corpo umano può ardere anche per un giorno intero prima di diventare cenere. Questo lo so perché lì l'ho visto.
Intanto che parlavamo, ogni tanto scrutava il fiume che indifferente scorreva, ma non portava altro che tronchi, foglie, liane e qualche zattera d'erba.
Non era nemmeno triste, non era più nemmeno disperato.
La vera povertà asciuga anche le speranze.
Avrei potuto dargli un po' di soldi, ma quelli non si mangiano. Nella nostra società civile non l'hanno ancora capito.
Trovai il giorno dopo un passaggio di fortuna su una piccola barca in transito: un Sampam. Ero stravolto da questa esperienza.
Non posso dimenticare non solo quella povertà, ma il silenzio.
Quando l'indigenza tocca il suo estremo emette un particolare silenzio. E' denso, ti avvolge, ha come un peso.
Provai una forte emozione come uno stato d'impotenza che mi faceva guardare avanti lontano per non vedere quello che avevo invece davanti agli occhi.
Non sono un uomo impressionabile, ma ciò che avevo visto non riuscivo a sostenerlo.
Annaspavo, mi mancava l'aria e non per il caldo equatoriale.
Mi era entrato dentro qualcosa che aleggiava, un che di indistinto che mi attanagliava le viscere come prese in una morsa.
Morte e miseria fanno questo effetto. Non ci si fa mai l'abitudine.
Mi ricordo che piansi come un vecchio senza riuscire a fermarmi mentre mi allontanavo da quel Inferno verde e lussureggiante.
Io almeno potevo andarmene, loro no.
Vivevano come mille anni fa.
Senza scuola, senza farmacia, senza e basta.
I bambini sulla sponda intanto giocavano con delle ciabatte rotte spingendole con un bastone come fossero barche e facevano a gara tra loro, spensierati.
Mi salutarono dalla riva, avrei voluto essere cieco per non vederli.
Chiesi a Dio il senso di tutto questo?
Mi rispose come al solito con il Suo eloquente silenzio.
Ancora silenzio che si aggiungeva al silenzio. C'era da diventarne sordi.
Avevo dentro un furore inutile. Non potevo fare nulla se non condividere un poco la loro sofferenza oltre ogni umana sopportazione.
Se allora non è un regalo di qualcosa di grande questa spensieratezza dei bambini anche nel peggio oltre la desolazione, allora è un miracolo.
Ho visto tanto del Mondo.
Ho visto spesso gli ultimi della Terra sparsi un po' ovunque.
Non solo i morti e la distruzione della guerra nel Libano della mia gioventù durante il servizio militare.
Anche l'estrema povertà che strappa quasi la dignità umana.
In Bielorussa ho ricordo delle anziane che vendevano dei mazzetti di fiori fuori dalla metropolitana di Minsk, senza domandare, senza parlare, senza guardare, perfino senza guanti. Sferzate da un gelo che da noi non sappiamo esistere.
Gli ubriachi con la disperazione in bottiglia appoggiati ai muri della periferia di Mosca.
Una donna anziana in Vietnam mi trafisse, perché non aveva più nulla, non aveva più famiglia né casa.
Aveva solo un mango. Glielo comprai e lo mangiai guardandola, era felice. Rideva quasi senza più denti. Quel giorno anche lei avrebbe mangiato.
Aveva mani piene di rughe, le notai e mi domandai: Quanto hanno lavorato queste mani per non avere niente?
Tutto si perde in un'estinguibile vuoto. Questa è la vita umana.
Ricordo dei ragazzi seminudi in Laos al limitare della giungla, un gruppetto che parlava un dialetto incomprensibile e parevano dei pigmei ambrati con lo sguardo acquoso di chi non conosce nulla.
Inutile dire che tutti loro e i molti altri che mi hanno colpito li ho dentro di me.
Ho il dono della memoria, ma ha volte mi pare una maledizione.
Queste esperienze non solo ridimensionano i tuoi problemi, ma la tua Vita.
Ogni volta che ho esperienze così profonde e torno a casa dovrei cambiare il Passaporto, perché non sono più lo stesso uomo di quando sono partito.
Ho dentro una contradditoria attrazione per le cose autentiche, vere, crude. Mi feriscono eppure le desidero.
I mostri dell'esistenza li voglio guardare negli occhi.
Le paure per superarle devo prima misurarle.
Non so perché sfido me stesso, ma questa strada mi chiama e a volte mi dilania.
Guardo le foto degli amici al mare e penso che non sono come me.
Non che sbagliano, ma andare in spiaggia, stare sotto l'ombrellone e fare il bagno dopo due ore che si è mangiato il bombolone alla crema per me non è vacanza è una specie di condanna.
Ho nuotato con gli squali balena e nel plancton fosforescente, ho fatto la doccia vicino a cascate alte centinaia di metri, mi sono inoltrato nella selva Amazzonica e nelle giungle del sud est asiatico. Sono salito sulle piramidi Maya tra gli strepiti delle scimmie urlatrici, ho fatto un sacco di cose, visto tanti posti e questo mi ha regalato emozioni, incontri, conoscenza.
Un giorno senza apprendere per me è un giorno sprecato.
Non è stato facile. Ma la Libertà senza la paura dell'ignoto non può esistere.
A volte sono solo in questo piacere e in questo dolore, ma non è passione per la sofferenza. E' solo un disagevole gusto per l'avventura.
Non credo sia masochismo; Sebbene ho perso il conto delle volte che ho rischiato la pelle amo la Vita, purtroppo ogni volta ci ricasco nell'attrazione irresistibile per l'ignoto.
Il mio desiderio di Verità non conosce fine né riposo.
Sono così. Me ne faccio una ragione.
Un'acuita sensibilità porta inevitabilmente un maggior dolore.
Tutto si paga.
Non sono più un bambino.
La mia spensieratezza non è durata molto.
Per me è stato presto tardi.
Mio padre mi ha lasciato che ero ancora ragazzo.
Ho dovuto diventare uomo in fretta.
La felicità dei bambini richiede invece poche cose che costano poco e comunque pagano i genitori.
Questo sentimento inoltre non lo possiamo creare né quando si è bambini né da adulti, ci viene da dentro (si dice così) ma secondo me ci viene dall'alto e dall'oltre.
Se fosse realmente in noi sarebbe nostro, e potremmo provarlo a comando.
Da adulti arriva comunque, ma bisogna pagarlo con un certo impegno.
Il segreto della felicità è essere amico di ciò che ti è attorno.
Non è più gratis la felicità, la serenità, la gioia spontanea. La noia felice che avevamo da piccoli non ci accompagna a letto, quando ci si addormentava contenti.
Insomma quando il pupazzo di neve era un uomo vero; Ora non è più così.
Quello che so è che essere adulto significa vivere ed essere ciò che faccio.
Pare poco?
Forse.
Credo che non sappiamo quasi niente dell'esistenza sebbene la viviamo, perché nessuno sa fino in fondo se la vita sia oppure non sia.

martedì 16 settembre 2025

10.000 passi




Non amo dare consigli, perché è inutile.

Generalmente le persone domandano, ma poi fanno quello che gli pare. Spesso contestano un suggerimento ancora prima di provare a metterlo in pratica.

Ho la fortuna di avere una costituzione sana. Per mantenerla ho alcune norme che seguo, in quanto la vita è regolata non tanto dalla volontà che dopo un po' si spegne, ma dalla disciplina. 

Una autodisciplina che per essere accettata da se stesso non deve essere estrema, altrimenti l'esistenza diventa un dovere e non è più una bella avventura.

E' utile anche un certo allenamento che però non deve essere esasperato, non bisogna torturare il proprio corpo, ma viverlo. Non si deve dimenticare di occuparsi di se stesso, ma con moderazione, perché può accadere che una cura eccessiva di se sia deleteria quanto dimenticarsene completamente. Non bisogna dimenticarsi di volersi bene, perché come si dice in Oriente: "Se la casa va in rovina la colpa è del padrone".

Il migliore work-out, come dicono gli inglesi, è camminare, respirare e mangiare, perché siamo ciò di cui ci nutriamo. Anche nella cura con cui scegliamo ciò che ci piace non bisogna essere fanatici, è importante il cibo, ma anche come lo assorbiamo. 

L'Elisir di una vita sana è dentro di noi, non fuori. Infatti ci nutriamo anche di emozioni e pensieri, così è importantissimo non appesantire noi stessi con preoccupazioni o pensieri parassiti psicotici che distruggono la serenità e a volte fanno ammalare le persone anche gravemente.

Fare 10.000 passi al giorno è prodigioso. 

Una camminata spedita, ma non frenetica. Camminare con consapevolezza, tacco, pianta e punta. Spingendo con l'alluce del piede posteriore per avanzare. Agli schiavi africani che fuggivano dalle piantagioni di cotone gli veniva tagliato l'alluce, così non potevano più correre né camminare velocemente; Potevano solo spostarsi e lavorare; Per chi come me ancora ne dispone due attaccati ai piedi è utile utilizzarli entrambi percependone la spinta alternata fondamentale a una corretta deambulazione.

Durante questa piacevole marcia bisogna respirare nel modo giusto, perdersi nel piacere di osservare il paesaggio, fondersi con esso, ma rimanendo anche attenti ai propri passi. E' facile distrarsi, non bisogna farlo. Dopo un po' questa concentrazione sarà naturale. La coscienza deve imparare a dividersi (non lo si fa mai) cioè a dirigere l'attenzione e la percezione su due cose nel medesimo tempo. Esterno e interno nello stesso attimo. Movimento e percezione completa di chi lo compie. 

Il principio fondamentale per ogni attività è la spontaneità, la naturalezza, la comoda espressione di se stesso. 

Tutto così torna al Grande Semplice, al Vuoto privo di sostanza ma colmo di possibilità.

Questa attività va fatta con attenzione e con intelligenza. Le persone fanno tante cose, ma trascurano quelle fondamentali che sono appunto camminare e respirare. Pensano di saperle fare, ma osservandoli e vedendo come camminano, come parlano, magari inspirando in maniera compulsiva l'aria come se gli mancasse, risulta evidente che non sanno fare queste due semplici azioni.

Se si osserva come le persone camminano e addirittura come corrono, non stupisce che i reparti di ortopedia negli Ospedali siano sempre così affollati.

Mangiare bene invece significa mangiare di tutto, ma con moderazione. Questo è il modo giusto di nutrirsi. 

In generale la quantità corretta è la metà di quello che vorremmo. Il  sufficiente è la metà di quello che desideriamo e questo lo si può dire di tutte le cose della Vita. Una mela prima del pasto aiuta in questa parchezza e toglie quella sensazione famelica che ci farebbe ingurgitare di tutto. Terminato il pranzo se si ha ancora fame, basta aspettare. In quanto la sensazione di sazietà arriva al nostro cervello in ritardo. Bisogna dargli il tempo di giungere. Bisogna mangiare con consapevolezza, masticando bene.

Tra tutte le attività umane la respirazione è quella fondamentale. Vi sono moltissimi modi per respirare, alcuni impegnativi come in certe pratiche Yoga, altri solo efficaci. E' importante seguire una respirazione piena e consapevole quando si cammina, è fondamentale avere il diaframma rilassato. 

Nel corpo umano ci sono due muscoli senza cui la vita non può esistere. Uno è il muscolo del cuore, l'altro è il muscolo del diaframma. Questo ci dice quanto sia importante saper usare il diaframma nel modo corretto. 

Evitare l'alcool in qualsiasi forma, compreso il vino e la birra ad alta gradazione, è ugualmente importante. L'alcool distrugge le cellule cerebrali e visto come va il Mondo, la maggioranza delle persone ne ha una tale penuria da non potersi permettere un tale spreco. Una volta al mese però si può festeggiare anche con un paio di Gin-Tonic, addirittura con mezza bottiglia di Vodka (buona), ma solo una volta al mese. 

Il corpo ha bisogno ogni tanto di essere messo sotto stress.  In questo modo si rinforza.

Non assumere medicine se non è proprio necessario. Evitare gli antibiotici, anche quando si ha l'influenza (tanto non servono a niente perché l'influenza di stagione è virale non batterica). Prendere l'Aspirina invece che la Tachipirina che non fa bene. Le febbri batteriche si riconoscono invece dall'odore che emana la persona colpita, in quelle se si supera una temperatura di quaranta gradi è necessario usare gli antibiotici. Sopportare una febbre purificatrice anche fino a 39 gradi non ci manderà certamente al camposanto, ma ci permetterà di evitare il decadimento fisico, almeno rallentarlo un poco. Si invecchia più lentamente se la febbre fa il suo decorso naturale.

Evitare i dolci (ogni tanto si possono mangiare), lo zucchero e se possibile i piatti troppo elaborati. Non arrabbiarsi quando si mangia, non guardare la televisione oppure rimanere ipnotizzati dallo Smart Phone, come fanno ormai tutti durante l'intero tempo della loro esistenza, non solo a pranzo e a cena. Parlare di cose piacevoli e belle con i propri commensali. Chiacchierare guardandosi negli occhi e ascoltandosi a vicenda senza interrompere l'interlocutore, interessandosi con sincerità alla vita dell'altro. Regalandosi a vicenda il tempo di pensare prima di esprimersi. Mi rendo conto che non si usa più, ma è il modo giusto per stare insieme a tavola.

Ringraziare veramente e completamente il proprio corpo e le proprie cellule per la vita che ci permettono di trascorrere. Ringraziare il cibo che ci nutre e le persone che hanno contribuito a farlo giungere sulla nostra tavola. Ringraziare i genitori, le piante, la strada su cui camminiamo e perfino l'autovettura che ci porta al lavoro. Essere amico di tutto e di tutti. Sorridere con il cuore, anche quando si dice un semplice "buongiorno". Bisogna esseri grati della Vita che ci è data in prestito, solo così possiamo essere felici. La vera felicità non è data dalla soddisfazioni. Sono due cose diverse che spesso si confondono. La felicità reale è comunicazione con il Mondo che ci circonda. Una comunicazione all'insegna dell'amicizia. Se si è amici del Mondo, la felicità sorgerà spontaneamente.

Voler bene alle altre persone ci fa sentire bene prima di tutto in noi stessi. E' un favore principalmente che ci facciamo. A volte la gente non è molto simpatica, è arrabbiata per tanti motivi, quasi sempre futili. Come fare?

Bisogna espandere il nostro sentimento di amicizia a ciò che ci è intorno, in questo modo anche le persone difficili non ci disturberanno. Non è bene indirizzare questo sentimento verso di loro propriamente, perché risulterebbe ipocrita visto che non ci piacciono, allora lo si fa di "rimbalzo" includendole in un Tutto amichevole diverranno inoffensive le loro idiosincrasie.  

Parlare con gli animali, le piante e perfino con gli oggetti può sembrare strano, ma non è da bambini, è da saggi. 

Dedicare una o due volte la settimana un'ora all'allenamento vero e proprio. Io pratico Qi Gong una forma orientale di ginnastica. Una mia amica cinese mi prende sempre in giro dicendo che io sono più cinese di lei. Io la prendo in giro ugualmente dicendo :"Voi occhi tondi non capite proprio nulla". Faccio Kung Fu con qualche amico, in casa e raramente altrove. In palestra non ci vado. La nostra pratica è segreta. Tra noi la chiamiamo bonariamente: "L'Arte Mortale". Questa attività mi lega con alcuni fratelli d'arme. Mi diverte da morire dare e ricevere delle gran sventole con loro. Il Qi Gong lo pratico anche all'aperto e in generale è fantastico. Ne conosco diversi tipi, ma il mio preferito è un tipo "duro" adatto al combattimento cioè non propriamente pacato come si vede di solito. Si mantengono posizioni immobili ed è utile per rinforzare l'energia interna, i tendini e i legamenti che sono più importanti dei muscoli. Anche praticare Zhan Zhuang tutti i giorni è un toccasana, anche la posizione del Drago e ogni tanto la Tartaruga che emerge dall'acqua. In questi esercizi meditativi ed energetici c'è quasi tutto.

Un centinaio di piegamenti sulle braccia al giorno sono sufficienti per mantenere spalle, braccia e schiena forti e dargli anche un aspetto gradevole. Le trazioni alla sbarra sono buone, però le trovo un po' troppo impegnative. I piegamenti si possono suddividere in venti per volta e darsi un poco di riposo tra una serie e l'altra. Bisogna essere amici del proprio corpo e non esagerare con i muscoli. 

Evitare le droghe. Non fumare. Solo ogni tanto si può sgarrare. Anche così bisogna stare molto attenti a non finirci sotto.

Trovare una tecnica consona per purificare i propri pensieri è fondamentale, perché siamo e diveniamo ciò che pensiamo. Personalmente uso un sistema che permette la separazione del corpo dalla mente e mi dona molta tranquillità e mi permette non solo di "ripulirmi" dai cattivi pensieri, ma anche di aggiustarmi dai dolori e guarire gli organi interni. Funziona bene tranne che con i denti. I dolori del nostro corpo inevitabilmente accompagnano la vita e il tempo che passa, ma non bisogna convivere mai con il dolore. Prima si sistema il corpo energetico e dopo verrà la materialità del corpo fisico. Questo è l'ordine.

La preghiera e la meditazione, male non fanno. Senza esagerare. Non troppo Dio, non troppo Io. 

Come ho detto lavorare sul corpo energetico viene prima di allenare il corpo fisico cioè è più importante, perché l'energia muove tutte le cose. Questo allenamento si può fare anche di notte mentre si sogna, impostando nel dormi-veglia la nostra mente in tal senso. Non è proprio facile, ma si impara.

Ogni tanto operare in se stesso la cosiddetta "ricapitolazione" cioè rivivere con il pensiero tutte le proprie giornate al contrario come fossero in una moviola. Questo pulisce lo Spirito dal Tempo. A volte la nostra energia è intrappolata nei ricordi, bloccata in parte nell'idea che il Tempo esista realmente, in realtà esiste solo il cambiamento. E' necessario cancellare il passato, i ricordi rimangono, ma sono come svuotati e ci si rappropria di tutto il proprio potenziale. E' possibile farlo anche usando un transfert canalizzando, utilizzando un amico per liberarci delle emozioni dolorose che alcune persone ci hanno procurato e così "scaricare" la rabbia e l'amarezza e finalmente liberarsene. Si tornerà come ragazzi con quella forza e quell'entusiasmo che ci fa amare la Vita. Il pensiero e le preoccupazioni non devono rivolgersi al futuro, perché non esiste. Nella materialità cioè nella vita di tutti i giorni, una certa pianificazione della propria giornata è utile, ma non bisogna crederci troppo. Arriverà naturalmente un certo distacco dalle cose e dalle relazioni vivendole in maniera sana cioè non considerando le cose e le persone di nostra proprietà. Le cose materiali che possediamo non sono propriamente nostre, lo sono finché vivremo, dopo saranno di altri. Dunque anche nel considerare reale la proprietà privata è oggettivamente una specie di leasing. Qui siamo in affitto e lo è anche il nostro corpo.

Così facendo non si vivrà certamente di più, ma si vivrà meglio. Non è possibile vivere di più, perché il momento della Morte è oltre le nostre possibilità e capacità di cambiamento.

Non ho altri consigli non richiesti da dispensare. Le basi del buon vivere sono state dette, il resto ognuno lo troverà da sé se il suo Destino lo esige.

La strada verso il Mistero è solitaria. Eppure, ogni tanto, qualcuno si scorge lungo il sentiero. E' così bello vedere che si cammina insieme ad altri, sebbene la strada sia solo nostra, perché fatta dal nostro procedere. La strada è lunga. non finirà mai, semplicemente perché non esiste.  Rido.

Tutto inizia con un passo e continua con 10.000. 

Buona passeggiata. 

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sabato 3 maggio 2025

L'orma segna un cammino



Senza nulla togliere ai portatori di estimate del passato e perfino del presente, resto perplesso, perché la crocifissione prevedeva di inchiodare il condannato nei polsi (tra ulna e radio in una parte precisa e poco vascolarizzata)  e non nelle mani che non avrebbero retto il peso di un uomo appeso. 

Dunque questa comunione con il Redentore e la Sua sofferenza e la presunta "santità" di questi portatori di un "segno" divino resta perlomeno un'inesattezza storica madornale. 

I piedi di chi era crocifisso non erano inchiodati, ma lasciati liberi di appoggiarsi a una sorta di piccolo capitello in legno, perché in quel modo permetteva al corpo del sofferente di sollevarsi, infatti era l'unico modo che aveva per respirare. 

La morte in croce avveniva per soffocamento e con il lento travaso di fluidi nei polmoni che avveniva dopo la morte ed era il motivo per cui si faceva con la lancia una ferita nel costato (appena sopra le costole fluttuanti per l'esattezza) per verificare appunto che i polmoni fossero pieni di siero e dunque che il condannato fosse effettivamente morto. 

Il supplizio era molto temuto, perché portava alla morte per asfissia in due, tre giorni al massimo, ed era una sofferenza senza tregua, senza possibilità di dormire; Ogni respiro era una fatica che man mano diventava insopportabile, in quanto come detto senza sollevarsi sulle punte dei piedi appoggiate a quel misero strapuntino in legno non si poteva respirare.

La ferita inferta con la lancia, nel caso raccontato nei Vangeli, quella del legionario Longino ovvero la famosa "lucea Longinus" era fatta per evitare brutte figure con il pubblico che assisteva, infatti le esecuzioni erano pubbliche per un'opinabile funzione educativa, e non si voleva dover poi ergere nuovamente la croce. In realtà non era propriamente eretta la croce, infatti la struttura non era come nell'esposizione cristiana, ma più che altro una sorta di T dove la parte orizzontale era sollevata tramite delle forche e poi agganciata a quella verticale grazie a un perno centrale a base quadra, questa parte orizzontale era issata direttamente insieme al condannato. 

La descrizione fornita dell'ultima parte della Passione di Cristo, quella avvenuta sul Golgota (Gulgatà in aramaico che significa "cranio") il monte probabilmente a forma di testa su cui si compì l'ultimo atto del supplizio cioè l'esecuzione, essa risulta poco attendibile e se proprio si volesse dare un senso alla Religione andrebbe revisionata. 

Questo nulla toglie all'insegnamento di Gesù, il cui  vero nome era Yeshua come anche riportato nei Vangeli gnostici trovati a Nag Hammadi in Egitto, tredici rotoli contenenti cinquantatré testi, e scritti in copto antico, dove si riscontra chiaramente il nome del Redentore, infatti Gesù non è un nome ebreo. Questi testi sebbene non inclusi nel Canone della Bibbia offrono un'importantissima rilevanza storica, in particolare nella Patristica ovvero la filosofia cristiana dei primi secoli. 

Secondo la mia opinione non richiesta, Gesù non ha mai avuto intenzione di fondare una Religione né in tutta la Sua predicazione itinerante ha mai eretto una Chiesa.

Probabilmente dichiaro l'ovvio affermando che Spiritualità e Religione sono cose molto diverse. 

La prima si occupa del Sacro ovvero "separato" il luogo interiore dove gli opposti si conciliano; Mentre la Religione è un movimento culturale dove la spiritualità prende posto all'interno di un sistema di regole determinate dal modello usato da un certo tipo di Società. 

Le Religioni monoteiste più popolari sono nate in seno alla Civiltà; La prima società civile di cui si conosce l'origine, fu nell'area Mesopotamica, sviluppandosi poi nella cultura Indo-Europea. Infatti si trova che la radice, il pilastro, su cui sono edificate queste Religioni ha comunque una base comune, almeno nel Ebraismo, Cristianesimo e Islam. 

Queste tre Religioni seppure con origini diverse hanno un  elemento fondamentale simile, l'obbedienza (Ebraismo) Fede (Cristianesimo) e sottomissione o abbandono (Islam). Una condizione che a parte le parole diverse ha il medesimo significato. 

Nel Islam questa condizione si trova espressa nella radice "Slm" una parola apparentemente incompleta, perché l'arabo come l'ebraico è una lingua semitica dove non sono scritte le vocali, ma sono intuite da prefissi, desinenze e altri accorgimenti; Il devoto è definito con la parola "Mu" che in arabo significa: il credente, il seguace, ovvero colui che è sottomesso ad Allah (Dio) cioè Muslim e da questo in italiano: Mussulmano. 

In tutta la storia umana non si è mai veduta un'espansione e una conquista militare tanto rapida ed estesa come quella operata della Religione abramitica mussulmana. Dalla nascita in Arabia Saudita del Profeta (Mecca 570-Medina 632) fu iniziata poco prima della morte di Maometto e in trenta anni vi fu un'impressionante espansione araba, giungendo sino in Spagna e in Sicilia e sul versante opposto in India. Penetrò in  Russia e nelle regioni baltiche e ancora dal lato opposto in Africa, in tutto il Maghreb, sino al Senegal. Anche in oriente fu inarrestabile, giungendo in Cina e nel Sud Est Asiatico in particolare in Malesia e Indonesia. 

Se fosse vissuto più a lungo, Muhammad (Grandemente Lodato), e non si fosse, per ragioni politiche, fratturata la Religione Mussulmana in due parti antagoniste Sunniti e Sciti e poi in molte altre (27), indebolendo la Fede Islamica e invalidando parte della sua forza militare, probabilmente oggi andremmo tutti a pregare alla Moschea.

La lingua dall'occidente sarebbe l'arabo, invece la lingua italiana e quella delle nazioni europee è una lingua Indo-Europea, derivante dall'antico persiano. Mentre il Turco e le lingue di origine turcomanna (Uzbeco e Tagico) hanno una radice ancora diversa da quelle semitiche, infatti in Turchia non si parla arabo. 

E' curioso come il libro più sacro al mondo, letteralmente sacro, perché il Libro è Dio stesso cioè il Corano,  non sia stato scritto dal suo autore Maometto, perché era analfabeta e la sua prima stesura alquanto estemporanea, fu fatta dai suoi segretari redatta su pezzi di stoffa e ossa di animali. Tale raccolta, presumibilmente ricomposta fu probabilmente trascritta in forma poetica dai primi tre Califfi della tradizione islamica. Tale tesi si basa sulla versione Coranica di Maometto stesso, dove dichiara di se: "al-nabì-al-ummì" dove "ummnì" significa: analfabeta, illetterato. 

Ricollegandomi al discorso iniziale e in riferimento alla Chiesa edificata da Pietro essa è un'inesattezza storica, perché l'espansione del Cristianesimo fu realizzata principalmente da Paolo (Saulo) che sebbene non avesse mai incontrato Gesù, era un uomo istruito e conosceva le lingue straniere, Latino e Greco ed era l'unico che poteva predicare alle genti cioè i cosiddetti "gentili" che non parlavano la lingua degli Ebrei, l'unica lingua che conoscevano gli Apostoli, tra l'altro analfabeti, tranne Giuda. Questa profonda differenza tra Pietro detto in aramaico Cefa (Roccia) e Saulo di Tarso cioè Paolo, culminò ad Antiochia con una discussione accesissima tra i due, schierati su versati opposti in merito a chi fosse destinata la predicazione. 

La Religione Cristiana, perfino per chi l'ha professata dai primordi pare aver sollevato più problemi e conflitti di quanto ne abbia mai risolti.

In ogni caso il primo Vangelo (La Buona Notizia) in ordine cronologico fu scritto da Marco, circa settanta anni dopo la morte di Cristo (68 D.C) dunque il nome di chi lo scrisse era probabilmente omonimo di chi conobbe Gesù di persona, oppure si  riportò semplicemente le parole dell'Apostolo da cui quel Vangelo prende il nome, così similmente i successivi Vangeli che hanno nomi di Apostoli, ma scritti anch'essi da omonimi o presunti uditori dei veri Apostoli. I Vangeli infatti sono parecchio posteriori ai fatti raccontati in essi e furono scritti in anni molto successivi alla vita di Gesù. 

Della parte della Bibbia cioè quella parte di essa che è definita come Vecchio Testamento non si conosce invece il nome dell'autore né di chi eventualmente lo trascrisse; Essa appartiene alla tradizione ebraica, perché Gesù era ebreo, ed è accorpata ai quattro Vangeli Canonici cioè quelli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni a cui si aggiungono le Lettere o Epistole, gli Atti degli Apostoli e infine l'Apocalisse. Questo corpo di scritti insieme ai sette Sacramenti, è ciò su cui si fonda la Teologia Cattolica (universale) e da questa discende la Religione Cristiana Cattolica vera e propria, in quanto in generale senza una Teologia, ovvero senza una Teoria della Fede, non ci può essere una Religione che professa una fede.

E' noto che in alcune parti del Vecchio Testamento che corrisponde all'incirca alla Bibbia Ebraica chiamata Tanakh, composta a sua volta dal Pentateuco (Torah) da Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio e altri scritti ancora, vi si trovano somiglianze con racconti più antichi di altre tradizioni, quali quelli riportati nell'Avesta, testo fondamentale dello Zoroastrismo, religione Persiana antica e anche nell'epopea di Gilgamesh sumera. Questo suggerisce una comune origine culturale e geografica fra Tigri ed Eufrate i due fiumi che segnano l'area mesopotamica, luogo dove dove si dice sia nata cinquemila anni fa la prima Civiltà, grazie alla scrittura o viceversa, la questione è ancora dibattuta. La scrittura in realtà è nata quasi simultaneamente in altre quattro aree geografiche le cui popolazioni non hanno avuto però contatti tra loro. Pressappoco nel medesimo periodo si trova la nascita della scrittura anche nella valle dell'Indo, nell'area intorno il Fiume Giallo in Cina, in Egitto con i geroglifici e successivamente nella cultura Mesoamericana.  La scrittura nasce in conseguenza alla nascita di uno Stato che ne permette la diffusione e ne impone le regole e trova senso nelle città governate da questo Stato dove gli uomini commerciano e lasciano traccia delle loro transazioni e hanno scambi sociali sanciti dalla Legge, una Legge scritta. Tracce antecedenti di proto scrittura si trovano nei pittogrammi e nei glifi prestorici databili sino a ventimila anni fa. La storia umana è dunque molto antica.

Ricongiungendomi al mio discorso sulle Religioni e sui testi cui queste fanno riferimento, anche nell'Islam, l'Antico Testamento è considerato d'ispirazione Divina, ma corrotto nel tempo dagli Ebrei e poi dai Cristiani.

Un cenno sulla religione Ebraica che conta di 613 precetti ed è definita da 365 precetti negativi (divieti). Praticamente è una religione impossibile da seguire ed è forse il motivo per cui non è fattibile convertirsi (sebbene formalmente sia consentito). Più semplicemente non ne vale la pena.

Vi è una bella definizione di Civiltà che va oltre il momento caratterizzato dalla scoperta della scrittura, tra l'altro avvenuta come già detto quasi contemporaneamente in almeno quattro parti diverse del Mondo e non come si credeva un tempo una scoperta appannaggio solo dei Sumeri. La scrittura è considerata universalmente come sinonimo di Civiltà, un elemento dalla maggioranza considerato fondamentale, perché  ha permesso di conoscere con precisione cosa era presente in un tempo antico. Le tradizioni orali si perdono facilmente e sono considerate dagli studiosi poco attendibili. 

L'inizio della Civiltà secondo alcuni è invece nel ritrovamento di un femore preistorico, un femore rotto e risanato. L'antropologa autrice della scoperta ha affermato: "Nella Natura selvaggia un uomo con un femore rotto non può sopravvivere. Dunque se qualcuno si è preso cura di lui e ha avuto i mezzi per assisterlo e curarlo sino alla sua guarigione, quel momento è da considerarsi l'inizio della civiltà umana".

Aggiungo che quando l'essere umano non saprà o non vorrà occuparsi del bisognoso cioè in definitiva dell'altro che soffre, allora in quel momento la nostra Civiltà non solo sarà al declino, sarà finita.  

Tornando ad alcune curiosità della Religione Cristiana, si fa nota che Pietro Apostolo ovvero Simone, presunto fondatore della Chiesa Cristiana era chiamato così usando una sorta di soprannome, perché non dotato di particolare acume; Aveva la testa dura come la pietra. 

Tutti gli Apostoli lo prendevano un po' in giro per questo, anche se era molto devoto. Riuscì a sbagliare perfino il verso della propria crocefissione. Aveva proprio la testa dura.

È evidente che il suo soprannome non c'entra nulla con le pietre necessarie all'edificazione di Chiese, Cattedrali o Santuari. Si racconta predette da Gesù, ma secondo me non ha ragionevolmente mai espresso una tale profezia, perché non ha mai manifestato una tale volontà nelle sue azioni e nelle sue predicazioni. 

L'intendimento di Gesù e la sua vita non furono dirette a costruire una struttura materiale e sociale com'è una religione, ma piuttosto un sistema di vita.

L'insegnamento di Cristo si esprime nel seguire il suo comportamento e nell'adesione alla sua parola; E va compresa tramite le Parabole riportate nei Vangeli. In tempi antichi cioè all'inizio dell'era cristiana non erano quattro i Vangeli, ma oltre cinquanta. 

Fu il Concilio di Nicea nel 325 d.C. che decretò che solo quattro Vangeli erano "riconosciuti" mentre gli altri furono dichiarati apocrifi che non significa falsi, ma semplicemente non riconosciuti. E' cosa diversa.

E' originale il metodo di selezione dei Vangeli, operata da questo Concilio di saggi. Si misero questa gran quantità di Vangeli su un tavolo, si chiuse la porta per custodirli e alla mattina successiva si trovarono a terra quasi tutti, mentre quattro erano rimasti "miracolosamente" sul tavolo. Tre di loro sono detti sinottici, perché corrispondono abbastanza fedelmente gli uni agli altri, mentre quello di Giovanni differisce dalla narrazione "classica" e presenta delle differenze, non considerate però fondamentali.

Si comprende chiaramente che più una persona è istruita e ha informazioni storiche e scientifiche, più gli risulterà difficile professare una Fede Religiosa. Degli oltre cinquanta destinatari del premio Nobel, il premio Nobel non si vince come a volte si sente dire, ma è assegnato, solo quattro di essi sono dichiaratamente appartenenti e professanti una Religione. Gli altri scienziati insigniti del prestigioso riconoscimento, più umilmente tacciono sulle verità trascendenti.

Va ricordato che la recente traduzione dei Vangeli dall'Aramaico (lingua parlata e scritta dagli ebrei a quel tempo) ha rivelato fatti molto interessanti: Gesù non ha mai parlato di Anima. 

Infatti l'Anima è un concetto Platonico e non appartiene alla cultura giudaico orientale.

L'anima fu "inventata" da Agostino (divenuto poi Santo) nel IV secolo, prendendo in prestito questo concetto della Grecia antica, perché la promessa fatta ai fedeli di resurrezione e intesa da loro in senso letterale, ovviamente non si verificava e stava per degenerare in una rivolta. 

Le promesse disattese nei tempi antichi, dove le persone si conoscevano personalmente, erano pagate duramente, perché i vincoli sociali e la stessa Società erano legati alla parola data. 

In particolare le questioni religiose erano considerate molto seriamente. Prendere per il naso una persona usando Dio era un crimine abietto, non solo contro l'uomo, ma contro la Divinità stessa ed era pagato  non solamente con la morte, ma anche con il supplizio.

Con questo "concetto" di anima, preso dalla filosofia Greca (Platone), Agostino risolse l'annoso problema della resurrezione, procrastinando la rinascita del corpo alla fine dei tempi. Poiché nei primordi del Cristianesimo la resurrezione promessa era considerata in maniera concreta, ovvero riappropriarsi del proprio corpo ricomposto e resuscitato dalla tomba per vivere nuovamente.

Va aggiunto che nella medesima traduzione dall'Aramaico, più esatta rispetto a quella dal Greco Antico fino a ora studiata, risulta che Gesù non si è mai dichiarato Figlio di Dio, ma Figlio del Uomo, che sua madre Maria non era vergine, ma una "giovane donna" e il frainteso è dovuto a un errore di traduzione. 

Inoltre Gesù non ha mai promesso il Paradiso in un'altra vita, ma semmai il Paradiso in Terra per chi seguiva e segue la sua parola, cioè in questa Vita.

La Verità, sinonimo di Spirito di cui parlava è in realtà la Vita (così è tradotta) ed è nel fare che si realizza il Suo insegnamento, cioè nell'insegnamento autentico la Verità, non è qualcosa di astratto da contemplare o su cui discuterne, ma risulta nell'azione. 

Il cardine del Suo insegnamento è in una sentenza già nota ai suoi tempi, a Lui erroneamente attribuita, invece propria della tradizione Essenica, dove probabilmente si era formato il corpus del Suo insegnamento e cioè:  "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te". Questo è il suo comandamento principale, insieme ad "Ama il tuo prossimo come te stesso" che non è inteso "prossimo" propriamente come l'altro, ma nel farsi prossimo all'altro con Amore. Questo è il nucleo del Suo insegnamento. 

Non è certamente sbagliato andare in Chiesa e pregare, ma questo non fa di una persona un Cristiano. Se una persona inciampa è Cristiano invece chi si china a soccorrerlo a prescindere sia andato mai in Chiesa oppure sia stato Battezzato. E' nel fare Verità cioè Vita che si mostra la propria Fede non nelle chiacchere.

L'accento sull'amore è la parte originale della Religione Cristiana, nessuna altra religione popolare pone un'enfasi così forte su questo sentimento. In questo la religione Cristica fu originale, ma la punta di diamante che permise la penetrazione nell'ordinamento romano e dunque in quello mondiale cioè il suo sviluppo e il suo successo, fu nella "Resurrezione", in quanto anticamente, ma allora come ora, l'essere umano era ed è terrorizzato dalla propria fine. Quello fu vincente.

Ovviamente una Religione che promette una vita eterna, cioè libera l'uomo dalla morte, risulta essere irresistibile. Nonostante le persone continuino a morire a prescindere dal loro credo religioso. 

Questa constatazione pragmatica fra quanto affermato dal Cristianesimo e anche da molte questioni fantasiose dichiarate da altre Religioni e invece ciò che è noto ed esperibile personalmente, fa sostenere ad alcuni che le Religioni siano in realtà una branca della letteratura fantasy.

Bisogna riflettere a proposito dei sentimenti che l'Amore è tra tutti, il più totalizzante, perché ci dona una profonda e immensa gioia prima di tutto, e questa si prova dentro di noi; Certamente quando è corrisposto trova il suo culmine, perché diventa uno scambio vicendevole di questa particolare energia creativa. Il nostro mondo si divide o meglio è composto schematicamente da tre energie, una creativa (Amore) una distruttiva (Odio) e una conservativa (Ragione). Queste forze sono inscindibili l'una dalle altre e non devono essere combattute, ma comprese e armonizzate. 

Gli insegnamenti più belli e saggi sono dentro di noi e dentro il nostro corpo, esso ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato mostrandocelo prima grazie al nostro sentire. La percezione della Verità è fisica non morale o astratta. E' tangibile la Verità.

Tutto è già presente in noi stessi, dobbiamo solo accorgercene. 

Non è possibile mettere in un recipiente più di quello che può contenere; Ogni altro elemento aggiunto, se siamo colmi, non può trovare posto in noi. Straripa. Ecco che se si vuole veramente comprendere qualcosa di nuovo si deve dimenticare ciò che si sa.

La constatazione che segue  è paradossale. Si comprende grazie alla conoscenza, ma se si vuol conoscere ulteriormente, bisogna dimenticare ciò che già si conosce. Questo ci indica che la Verità non è un dato immobile, ma un processo, un processo di ricerca che coinvolge l'uomo in una continua opera di revisione e riflessione su se stesso. In questa ricerca il Dogma religioso risulta essere più che un fondamento, un impedimento. 

La Verità è così equamente distribuita in tutte quelle fragili anfore di terracotta che chiamiamo umanità. E' nel rapporto dialettico con l'altro e nell'esperienza umana che "si fa Verità".

Le cose sono un po' diverse da come generalmente sono raccontate e intese. 

L'amore di cui parla il Redentore è quello prima di tutto verso se stesso, perché se una persona non si ama non può amare gli altri. "Amerai l'altro come te stesso  va inteso come "amerai quanto ti ami". Anche questo semplice evidenza è stata travisata.

Il concetto di Bene e Male è spiegato da Gesù non attraverso le regole della Religione, ma attraverso gli esempi delle Parabole. 

Egli non insegna, ma mostra. Non spiega, ma racconta.

Tra le parabole più difficili da comprendere (secondo me) c'è quella del figliol prodigo su cui ho meditato molto, insieme alle riflessioni di Gesù nel Getsemani (in aramaico Frantoio).

Nell'ultima notte da uomo libero, Egli ben palesa che perfino Lui non comprendeva Dio e si rimetteva mestamente alla Sua volontà che lo porterà al supplizio e poi alla morte.

Gesù pone l'accento sul Uomo in tutta la sua predicazione e se l'Uomo non sviluppa la propria sensibilità, insieme a un ragionamento saggio non può esercitare il Bene. Le scelte Divine non sono affare dell'essere umano. L'Uomo deve occuparsi dell'Uomo. 

La comprensione del Male invece avviene attraverso la percezione della sofferenza, propria e altrui.

L'essere umano comprende il Male attraverso la sofferenza e l'empatia, non attraverso una regola morale, per lo più imposta dagli altri, dalla famiglia, da un potere, da un Clero oppure inculcata con la paura di una punizione Divina, addirittura eterna. 

Il comportamento retto, pacifico e amorevole proposto dal Salvatore non ha valore se è fatto per paura di una punizione, perché diventa  solo interesse personale camuffato da Bene. 

L'altruismo proprio dell'amore è un sentimento immenso, quando è vero, e non può contenere alcun tipo di calcolo. La poesia che sviluppa la sensibilità e l'Amore non è propria di un Ragioniere che valuta costi e ricavi, ma di un poeta appunto. 

E quanta poca poesia c'è tra gli esseri umani? 

Il panorama umano è desolante. Esistono sicuramente persone buone, mature e consapevoli, ma la quasi totalità degli uomini e delle donne non appartiene a questo gruppo. Apparentemente le persone hanno comportamenti civili e a parole sono certamente ottime, resta però il fatto che appena le situazioni si presentano difficili, appena l'interesse personale si fa urgente cioè quasi sempre, tutte le cose buone che si mostrano e si raccontano agli altri, spariscono. Evidentemente non sono mai realmente esistite in queste persone. E' la difficoltà che rivela l'essere umano, essa ci dice senza scuse cosa realmente siamo. Non sempre questa visione onesta piace.

La morale e l'etica si usano finché non si debbono sostenere con il sacrificio, quando non convengono più le si cambiano secondo convenienza e con grande disinvoltura. 

Gli uomini opprimono le donne, le donne si vendicano sugli uomini riempiendoli di corna. L'Uomo sfrutta il suo simile e si giustifica con la logica dell'economia. L'avidità non ha mai fine nell'essere umano, non è mai pago di cose e addirittura di persone che possiede come fossero oggetti. E' mai possibile vivere così?

Tutti cercano di arraffare il più possibile, questa è la verità che si presenta alla vista, giustificandosi con molta abilità davanti allo specchio per non farsi troppo schifo. 

In poche parole più si conoscono le persone meno si vorrebbe frequentarle. Questo non è affatto un commento cinico, ma semplicemente realistico. Siamo fatti così.

Siamo ancora molto lontani dalle parole di Gesù. Ancora di più dal Suo comportamento.

Infatti non si può dimenticare cosa le persone, soprattutto i suoi contemporanei, gli hanno fatto. Lui era un uomo buono che in vita sua non aveva fatto altro che del bene. Che fine a fatto il Figlio dell'Uomo e come è stato frainteso? 

Tralascio, stendendo un velo pietoso, un commento su come si sono realizzati tramite la Religione Cristiana e i suoi sacerdoti i suoi insegnamenti. La ricchezza della Chiesa è incompatibile con gli insegnamenti di Gesù, e non è solo una condizione marginale, ma fondamentale. E lo si evince dal comportamento del Redentore.

La sincerità è il cardine della vita religiosa e della vita personale di ogni uomo. E il primo passo per esercitare la Verità; Sincerità, almeno con se stessi. 

Ma la gente non si conosce, non si vuole vedere con onestà, probabilmente perché si suiciderebbe immediatamente non sopportando la vista di un simile mostro nascosto sotto la facciata di una persona ordinaria che si crede buona e brava. La maggioranza non sa nemmeno cos'è l'amore; Figuriamoci manifestarlo.

L'ipocrisia ha sempre scatenato le peggiori reazioni di Gesù come la commistione di denaro con la spiritualità evidenziato dalla Sua furia contro i cambiavalute nel Tempio. Denaro e Spirito (Vita) sono incompatibili. Gesù non si è mai incazzato così tanto come contro questo mercimonio, contro questa unione di denaro e Spirito (Verità e Vita). Gesù fu un uomo meravigliosamente pragmatico: Soldi e Sacro non vanno mischiati, perché alla lunga si confondono.

Inoltre si riflette poco sul fatto che il percorso di ogni uomo verso Dio è personale, in quanto l'essere umano vede e intende Dio per quanto lo può comprendere. Questo è il nostro limite, e bisogna considerare questo limite con onestà.

Dio è una proiezione umana che si realizza nel uomo attraverso il suo intelletto e il suo sentire, ma la Divinità è ben oltre l'intelletto e le percezioni umane e dunque questo Mistero Divino resta tale. Bisognerebbe evitare di definire Dio, sebbene lo si faccia continuamente.

E' questo il motivo per cui affermo che Dio è incomprensibile e non ha senso farsi domande a questo proposito sebbene tutti cerchiamo in qualche modo di interpretarlo; Cercando di coglierlo ci sfugge.

Va inteso bene che la preghiera non deve essere fatta come una sorta di richiesta, ma è una meditazione onesta verso se stesso e le proprie azioni; Questo emenda dall'errore l'Uomo. La preghiera è un momento di revisione sincera del proprio fare, si chiede all'Immenso di chiarirci sul da farsi e Gli si domanda di darci la forza per sostenere le nostre azioni giuste, perché l'essere umano non ha questa potenza.

Non esiste al mondo persona che intende la Divinità nel medesimo modo di un'altra. Allora perché professare una fede uguale se in definitiva la strada verso Dio è personale?

Questa è una domanda da porsi.

Perché uniformarsi a un Dogma che in definitiva è una definizione di Dio non contestabile e arbitraria al quale bisogna aderire acriticamente, quando la rappresentazione in se stesso che una persona ha della Divinità è personale? 

Se siamo sinceri con noi stessi non possiamo esserlo con il Dogma. Delle due, una.

Anche questo è ragionevole domandarselo.

Ed è il motivo per cui Gesù non ha fondato una religione né l'ha mai voluta, perché gli obblighi e i precetti religiosi impediscono all'essere umano di manifestare la sua comprensione (personale) del Bene e del Male. Dunque obblighi e precetti impediscono all'essere umano di vedersi per quello che è e dunque di correggersi. 

Finché ci saranno obblighi e imposizioni, finche ci sarà la paura della punizione, la vera natura di un essere umano non potrà manifestarsi, almeno non potrà manifestarsi alla luce del sole cioè davanti a tutti, perché nell'intimità queste cose negate alla vista degli altri spesso accadono. E così facendo come si può cambiare?

E' in un mondo senza leggi e senza punizioni invece che l'essere umano potrà verificare se la sua Etica è reale e quanta felicità porta il suo comportamento, non solo a se stesso, ma a tutti e a ciascuno. 

E' nella propria sensibilità, nell'empatia e nell'intelligenza emotiva che si possono riconoscere i propri sentimenti che permettono all'essere umano di incontrare l'altro. Senza sentimenti non c'è incontro tra le persone. Sono i sentimenti che ci uniscono e ci avvicinano l'uno all'altro. 

Non c'è alcuna onestà nel non rubare se esistono le prigioni, la Polizia e i Tribunali.

Se tra il Male e l'uomo che lo compie c'è solo la paura della dannazione eterna, allora l'uomo è veramente poca cosa e non può piacere a Dio.

Quanto ho scritto è cosa diversa da quanto generalmente è insegnato dalla Teologia Cristiana. E' il mio modo di vedere il Mondo e l'insegnamento di Gesù.

L'insegnamento del Cristo fu pratico e non esigeva altra fede che nelle sue parole cioè disse: "Compite i miei insegnamenti e la vita sarà migliore". 

Molto semplice; Diretto, schietto. Prova e saprai. Vieni e vedrai. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Il concetto di retribuzione Divina in un aldilà che nessuno conosce, paventato dalla Religione è puerile. Qual è il valore di un'azione quando è obbligatoria ed è determinata dalla paura o dall'interesse? 

Lo ribadisco.

Il concetto stesso di retribuzione o colpa del nostro fare, svilisce la stessa azione, perché non è più sincera. Abbiamo bisogno di compiere per comprendere l'effetto dell'azione compiuta. E' attraverso l'esperienza che si diventa maturi. 

Nessuna retribuzione futura promette il Cristo, la Vita è adesso e "fare" Verità rende tale vita migliore e degna di essere vissuta da subito. 

Inoltre fra uomo e Dio non c'è commercio; "Ti do mi dai" non ha senso con la Divinità, anche perché Dio ha tutto.  Che cosa potremmo mai dare a Dio che non sia già suo?

Della moneta che spendi sei subito pagato. Questo è Verità. Dio non è Tempo e non procrastina. Tutto è ora. 

Purtroppo per esprimermi ho bisogno di definire, dunque casco inevitabilmente nell'errore. Dovrei stare zitto, ma non ci riesco.

L'insegnamento non va capito, va vissuto. 

La Verità è evidente a se stessa. Devi aprire gli occhi però. 

Che si sta bene in pace, piuttosto che nel conflitto non va spiegato o studiato lo si percepisce immediatamente. E' lampante, non ha bisogno di avvocati la realtà dei fatti né le conseguenze delle azioni. A patto che si guardi a queste cose con obiettività ovvero senza personale interesse. 

Togli "io" dal tuo occhio e vedrai il Mondo con lo sguardo di Verità.

Si nota che quando una persona invoca la Giustizia e quasi sempre per il proprio tornaconto. Quando si assiste a un sopruso o a una crudeltà ci si erge come difensori e paladini solo se non c'è pericolo per se stessi. Quando si rischia del proprio, essere difensori del Bene e portatori di Giustizia diventa un concetto sfumato nell'essere umano. Pare così che siamo tutti un pochino vigliacchi. Dunque interesse e Giustizia sono di solito molto vicini nel ragionamento e nell'azione umana e non possono piacere a Gesù.

Raramente la Religione e la Fede di un uomo corrispondono alle sue azioni. La Storia umana ci mostra un altra umanità

I fatti miracolosi non corrispondono alla realtà delle cose, non servono alla Vita. Il reale sviluppo del Uomo se mai avviene, non può accadere grazie a eventi sovrannaturali, ma nella vita ordinaria, momento per momento. Se esiste "Verità" allora è davanti ai nostri occhi, sempre e comunque. 

L'Uomo per crescere e maturare non ha bisogno di Dio, ma del altro uomo. Ha bisogno di Vita cioè esperienza.  

La Fede si esprime nel fare non nel credere, quando il "fare" porta gioia e felicità condivisa non c'è bisogno di nessuna conversione. 

Il Male non è d'aiuto alla Vita e per questo non va compiuto. Tutto quello che è consono alla Vita è invece Bene. Inoltre la comunione avviene con l'altro, non in Chiesa con l'Ostia, ma vive nel momento che si sospende IO e diviene NOI. Lì c'è reale comunione.

Questo è il segreto che apre le porte del Paradiso, qui e ora, non in un'aldilà che nessuno conosce e a ben guardare non si ha nemmeno fretta di conoscere. 

Questo è l'insegnamento del Salvatore secondo me. 

Così lo riporto sulla scorta della mia comprensione. Questa è la semplice voce della mia coscienza.





Estate, Amore di anni fa

Quindici anni, baci rubati e quasi ci si vergognava. 

Scoppiavamo di Vita.

Non sapevamo nulla eppure avevamo il Mondo nel nostro palmo.

Lei si chiamava V e bisognava decidere o il gelato oppure il juke box. 

Soldi per entrambi non c'erano.

Mettevo quella canzone che ci piaceva e ci guardavamo dritto negli occhi finchè non finiva.

Il tempo si fermava mentre le tenevo la mano

Invece il tempo è passato.

Niente più estati così, niente più cose così.

Niente più cuore Bum-Bum per il vecchio San.

Piango e sorrido come Sole e Luna nel medesimo cielo.

giovedì 6 marzo 2025

Vivere

Ogni giorno bello o brutto, arriverà e si chiamerà: oggi. Finché non finiranno.

Ogni momento può accadere qualcosa di fantastico oppure terribile, a volte non succede nulla.

Ogni giornata esige forza per sopportarne il peso, il ricordo non ha peso invece.

La sofferenza ci piega, eccome, il male avanza, le persone ci feriscono, eppure ci si rialza; Eppure si ricompone la propria serenità. Si trova il modo di dire ancora: grazie. Si deve trovare il posto a un piccolo sorriso. 

Questo è vivere. Una fatica, un viaggio pericoloso, una pena con molte amarezze e ogni tanto una piccola luce che ci ricorda che il Sole esiste.

Il resto è come nei film, solo illusione.