sabato 3 maggio 2025

L'orma segna un cammino

Senza nulla togliere ai portatori di estimate del passato e perfino del presente, resto perplesso, perché la crocifissione prevedeva di inchiodare il condannato nei polsi (tra ulna e radio in una parte precisa e poco vascolarizzata)  e non nelle mani che non avrebbero retto il peso di un uomo appeso. 

Dunque questa comunione con il Redentore e la Sua sofferenza e la presunta "santità" di questi portatori di un "segno" divino resta perlomeno un'inesattezza storica madornale. 

I piedi di chi era crocifisso non erano inchiodati, ma lasciati liberi di appoggiarsi a una sorta di piccolo capitello in legno, perché in quel modo permetteva al corpo del supplice di sollevarsi, infatti era l'unico modo che aveva per respirare. 

La morte in croce avveniva per soffocamento e con il lento travaso di fluidi nei polmoni ed era il motivo per cui si faceva con la lancia una ferita nel costato (appena sopra per l'esattezza) per verificare appunto che i polmoni fossero pieni di siero e dunque che il condannato fosse effettivamente morto. 

Il supplizio era molto temuto, perché portava alla morte per asfissia in due, tre giorni al massimo, ed era una sofferenza senza tregua, senza possibilità di dormire,; Ogni respiro era una fatica che man mano diventava insopportabile, in quanto come detto senza sollevarsi sulle punte dei piedi appoggiate a quel misero strapuntino in legno non si poteva respirare.

La ferita inferta con la lancia, nel caso raccontato nei Vangeli, quella del legionario Longino ovvero la famosa "lucea Longinus" era fatta per evitare brutte figure con il pubblico che assisteva, infatti le esecuzioni erano pubbliche per un'opinabile funzione educativa, e non si voleva dover poi ergere nuovamente la croce. In realtà non era propriamente eretta la croce, infatti la struttura non era come nell'esposizione cristiana, ma più che altro una sorta di T dove la parte orizzontale era sollevata tramite delle forche e poi agganciata a quella verticale tramite un perno centrale a base quadra, questa parte orizzontale era issata direttamente insieme al condannato. 

La descrizione fornita dell'ultima parte della passione di Cristo, quella avvenuta sul Golgota (Gulgatà in aramaico che significa "cranio") il monte probabilmente a forma di testa su cui si compì l'ultimo atto del supplizio cioè l'esecuzione, essa risulta poco attendibile e se proprio si volesse dare un senso alla Religione andrebbe revisionata. 

Questo nulla toglie all'insegnamento di Gesù, il cui  vero nome era Joshua (infatti Gesù non è un nome ebreo) il quale non ha mai avuto intenzione di fondare una Religione né in tutta la Sua predicazione itinerante ha mai eretto una Chiesa.

Probabilmente dichiaro l'ovvio affermando che Spiritualità e Religione sono cose molto diverse. 

La prima si occupa del Sacro ovvero "separato" il luogo interiore dove gli opposti si conciliano; Mentre la Religione è un fattore culturale ed è nata dove è nata la Civiltà cioè nell'area Indo-Europea. Infatti si trova che la radice, il pilastro, su cui è edificata ha una base comune, almeno nelle tre Religioni monoteiste più professate cioè Ebraismo, Cristianesimo e Islam. 

Tutte queste Religioni hanno come condizione fondamentale l'obbedienza (Ebraismo) Fede (Cristianesimo) e sottomissione o abbandono (Islam). Una condizione che a parte le parole diverse hanno il medesimo significato. Nel Islam si trova ad esempio nella radice "Slm" ovvero sottomissione che nel Islam appunto è presente anche in Mussulmano cioè Muslim che è il suo credente. 

La Chiesa edificata da Pietro è una ulteriore inesattezza, perché l'espansione del Cristianesimo è stata fatta da Paolo che sebbene non avesse mai incontrato Gesù, era un uomo istruito e conosceva le lingue straniere (Latino e Greco) ed era l'unico che poteva predicare alle genti cioè i cosiddetti "gentili" che non parlavano la lingua degli Ebrei, l'unica lingua che conoscevano gli apostoli tra l'altro analfabeti tranne Giuda. 

Il primo Vangelo in ordine cronologico fu redatto dai trenta ai settanta anni dopo la morte di Cristo, dunque il nome di chi lo scrisse era probabilmente omonimo di chi lo conobbe di persona, oppure ne riportò semplicemente le parole come Apostolo, così come probabilmente i successivi Vangeli che hanno i nomi degli Apostoli, ma scritti anche essi da omonimi o presunti uditori molto posteriori ai fatti raccontati in quanto scritti in anni successivi al primo. 

Della Bibbia cioè del Vecchio Testamento non si conosce il nome dell'autore né di chi eventualmente lo trascrisse. 

E' cosa nota invece la somiglianza con racconti ancora più antichi di altre tradizioni quali trovasi nell'Avestà del Zoroastrismo religione dell'antica Persia e nella epopea di Gilgamesh sumera che fanno capo a una comune origine nella valle dell'Indo dove si racconta sia nata la civiltà.

Pietro ovvero Simone, presunto fondatore della Chiesa Cristiana era chiamato così con una sorta di soprannome, perché non dotato di particolare acume; Aveva la testa dura come la pietra. 

Tutti gli apostoli lo prendevano un po' in giro per questo, anche se era molto devoto.

È evidente che non c'entra nulla con le pietre necessarie all'edificazione di Chiese, Cattedrali o Santuari. Si dice pronosticate da Gesù, ma che invece non ha probabilmente mai proferito una tale profezia, perché non ha mai manifestato una tale volontà nelle sue azioni e nelle sue predicazioni. 

Il suo intendimento e la sua vita vissuta non erano dirette a costruire una struttura materiale com'è una religione, ma piuttosto un sistema di vita.

L'insegamanto di Cristo si esprime nel seguire il suo comportamento e nell'adesione alla sua parola; Questa va compresa tramite le Parabole e ciò che è riportato nei Vangeli che non erano però quattro, ma ventiquattro per essere precisi. Fu il Concilio di Nicea nel 325 d.C. che decretò che solo quattro erano "riconosciuti" mentre gli altri furono dichiarati apocrifi che non significa falsi, ma non riconosciuti. E' cosa diversa. 

Va detto che la recente traduzione dei Vangeli dall'Aramaico (lingua parlata e scritta dagli ebrei a quel tempo) ha rivelato come si supponeva che Gesù non ha mai parlato di Anima. 

Infatti l'Anima è un concetto Platonico e non appartine alla cultura giudaico orientale.

L'anima fu "inventata" da Agostino (fatto poi Santo) nel IV secolo, perché la promessa fatta ai fedeli di resurrezione e intesa in senso letterale, ovviamente non si verificava, e stava per avvenire una rivolta tra i primi Cristiani. 

Con questo "concetto" preso in prestito dalla filosofia Greca si risolse il problema, procrastinando la rinascita del corpo alla fine dei tempi.

Va anche detto che nella medesima traduzione più esatta rispetto a quella dal Greco Antico fino a ora studiata e professata, risulta che Gesù non si è mai dichiarato figli di Dio, ma Figlio del'Uomo, che sua madre Maria non era vergine, ma una "gioveane donna" e il frainteso è dovuto a un errore di traduzione appunto. 

Inoltre Gesù non ha mai promesso il Paradiso in un'altra vita, ma invece il Paradiso in Terra per chi seguiva (e segue) la sua parola, cioè in questa Vita.

La Verità sinonimo di Spirito di cui parlava è in realtà la Vita (così è tradotta) ed è nel fare che si realzza il Suo insegnamento, cioè nell'insegnamento autentico la Verità non è qualcosa di astratto da contemplare o su cui discuterne, ma risulta nell'azione. 

Il cardine del Suo insegnamento è in una sentenza nota già al tempo di Gesù e a Lui attribuita, sebbene fosse come detto nota e propria della tradizione Essenica, dove probabilmente si era formato il corpus del Suo insegnamento e cioè:  "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te" questo è il suo comandamento principale, insieme ad "Ama il tuo prossimo come te stesso" non inteso prossimo propriamente come l'altro, ma nel farsi prossimo all'altro con Amore. 

L'accento sull'amore è la parte originale della religione cristiana, nessuna altra religione nota porta un'enfasi così forte a questo sentimento, in questo la religione Cristica fu originale, ma la punta di diamante che permise la penetrazione nell'ordinamento romano, il suo sviluppo e il suo successo fu nella "Resurrezione", in quanto anticamente, allora come ora, l'essere umano è terrorizzato dalla propria fine e ovviamente una Religione che promette una cosa del genere risulta essere irresistibile.

Dunque le cose sono un po' diverse da come generalmente sono intese. 

L'amore di cui parla il Redentore è quello prima di tutto verso se stesso, perché se una persona non si ama non può amare. "Amerai l'altro come te stesso  va inteso come "amerai quanto ti ami". Anche questo semplice evidenza è stata travisata.

Il concetto di Bene e Male non è spiegato da Gesù attraverso le regole o i dogmi della Religione, ma attraverso gli esempi delle Parabole.

Tra le parabole più difficili da comprendere c'è quella del figliol prodigo su cui ho meditato molto, insieme alle riflessioni di Gesù nel Getsemani (in aramaico Frantoio).

Nell'ultima notte da uomo libero Egli ben ci mostra che perfino Lui non capiva Dio e si rimetteva mestamente alla Sua volontà che lo porterà al supplizio.

Gesù pone l'accento sul Uomo in tutta la sua predicazione e se l'Uomo non sviluppa la sensibilità insieme a un ragionamento saggio non può esercitare il Bene. 

La comprensione del Male invece avviene attraverso la percezione della sofferenza, propria e altrui, cioè l'essere umano comprende il Male attraverso la sofferenza e non attraverso una regola morale imposta dagli altri, dalla famiglia, da un potere, da un Clero oppure inculcata con la paura di una punizione Divina addirittura eterna. 

Il comportamento retto, pacifico e amorevole proposto dal Salvatore non ha valore se è fatto per paura di una punizione, perché diventa  solo interesse personale camuffato da Bene. L'altruismo totale proprio di questo sentimento quando è vero non può contenere questo tipo di calcolo. La poesia che sviluppa l'Amore non è propria di un Ragioniere che valuta costi e ricavi, ma di un poeta appunto.

La sincerità è secondo me il primo passo per esercitare la Verità.

L'ipocrisia ha così sempre scatenato le peggiori reazioni di Gesù come la commistione di denaro con la spiritualità evidenziato dalla Sua furia contro i cambiavalute nel Tempio. Gesù non si è mai incazzato così tanto come contro questo mercimonio.

Si riflette poco sul fatto che Il percorso di ogni uomo verso Dio è personale, in quanto l'essere umano vede e intende Dio per quanto lo può comprendere. Questo è il nostro limite.

Dio è comunque una proiezione umana, attraverso il suo intelletto, ma la Divinità va ben oltre l'intelletto del Uomo e dunque questo Mistero Divino resta tale.

E' la preghiera che non è una richiesta, ma una meditazione onesta verso se stesso e le proprie azioni che emenda dall'errore il cristiano.

Non esiste al mondo persona che intende la Divinità come un'altra. Allora perché professare una fede uguale se in definitiva la strada verso Dio è solo personale?

Questa è una domanda da porsi.

Perché uniformarsi a un Dogma, quando la rappresentazione che una persona ha della Divinità non sarà mai uguale a quella di un'altra?

Questo è ragionevole domandarselo.

Ed è il motivo secondo me  per cui Gesù non ha mai fondato una religione né l'ha mai voluta, perché gli obblighi e i precetti religiosi impediscono all'essere umano di manifestare la sua comprensione (personale) del Bene e del Male. 

Finché ci saranno obblighi e imposizioni, finche ci sarà la paura della punizione, la vera natura di un essere umano non potrà manifestarsi. E dunque non potrà correggersi.

E' in un mondo senza leggi e senza  punizioni che l'essere umano verifica se la sua Etica è reale. 

E' nella propria sensibilità, nell'empatia, nella intelligenza emotiva e nel riconoscere i sentimenti che l'essere umano incontra l'altro.

Non c'è alcuna onestà a non rubare se esiste la Polizia e i Tribunali.

Se tra il Male e l'uomo che se ne distacca c'è solo la paura della dannazione, allora l'uomo è veramente poca cosa e non può piacere a Dio.

Quanto ho scritto e cosa molto diversa da quanto insegnato dal Catechismo o in Teologia. E' il mio modo.

L'insegnamento del Cristo in generale  fu pragmatico e non esigeva altra fede che nelle sue parole cioè disse: "Provate i miei insegnamenti e la vita sarà migliore". 

Molto semplice. 

Il concetto di retribuzione Divina è puerile, qual è il valore di un'azione quando è obbligatoria ed è determinata dalla paura? 

Nessuna retribuzione futura promette il Cristo, la Vita è adesso e "fare" Verità rende tale vita migliore e degna di essere vissuta da subito.

Della moneta che spendi sei subito pagato.  

L'insegnamento non va capito, va vissuto. 

La Verità è evidente a se stessa. 

Che si sta bene in pace piuttosto che nel conflitto non va spiegato o studiato lo si percepisce immediatamente. E' lampante, non ha bisogno di avvocati la realtà dei fatti.

Si nota allora che raramente la Religione e la Fede si addicono alla Storia e alla realtà delle cose e soprattutto al reale sviluppo del Uomo.

L'Uomo per crescere e maturare non ha bisogno di Dio, ma del altro uomo.  

La Fede si esprime nel fare non nel credere, quando il "fare" porta gioia e felicità condivisa non c'è bisogno di nessuna conversione. 

La comunione avviene con l'altro non in Chiesa, e nel momento che si sospende IO e diviene NOI.

Questo è il segreto che apre le porte del Paradiso, qui e ora non in un'aldilà che nessuno conosce. 

Questo diceva il Salvatore. 

Così umilmente lo riporto secondo coscienza.

Estate, Amore di anni fa

Quindici anni, baci rubati e quasi ci si vergognava. 

Scoppiavamo dii Vita.

Lei si chiamava V e bisognava decidere o il gelato oppure il juke box. 

Soldi per entrambi non c'erano.

Mettevo quella canzone che ci piaceva e ci guardavamo dritto negli occhi finchè non finiva.

Il tempo si fermava mentre le tenevo la mano

Invece il tempo è passato.

Niente più estati così, niente più cose così.

Niente più cuore Bum-Bum per il vecchio San.

Piango e sorrido come Sole e Luna nel medesimo cielo.

giovedì 6 marzo 2025

Vivere

Ogni giorno bello o brutto, arriverà e si chiamerà: oggi. Finché non finiranno.

Ogni momento può accadere qualcosa di fantastico oppure terribile, a volte non succede nulla.

Ogni giornata esige forza per sopportarne il peso, il ricordo non ha peso invece.

La sofferenza ci piega, eccome, il male avanza, le persone ci feriscono, eppure ci si rialza; Eppure si ricompone la propria serenità. Si trova il modo di dire ancora: grazie. Si deve trovare il posto a un piccolo sorriso. 

Questo è vivere. Una fatica, un viaggio pericoloso, una pena con molte amarezze e ogni tanto una piccola luce che ci ricorda che il Sole esiste.

Il resto è come nei film, solo illusione. 

venerdì 3 gennaio 2025

Appena intravisto


Proprio ieri trovo nella casella della posta un opuscolo con le istruzioni per vivere e divenire.

Le riporto.

Punto 1.

Il fondamentale passo è constatare tramite l'auto-osservazione de-identificata la non sostanzialità dell'Ego, tutto il resto automaticamente verrà dopo.
Punto 2.
Essere sani in corpo e mente.
Punto 3.
Se proprio non riesci a vivere senza almeno una regola, allora: "Comportati con gli altri come vorresti si comportassero con te, se è troppo difficile è sufficiente -Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te-".
Questo funziona a patto di non essere un masochista, ecco perché c'è il punto 2, dunque mantieniti abbastanza in forma, non magiare troppo, non bere sostanze intossicanti, alcool e simili, non fumare, non drogarti e soprattutto impara a ragionare.

Cose da considerare.

Risolvi qualsiasi problema psichico rimanendo nel tempo presente.
Sorridi di fronte al pericolo.
Non esiste il passato, non credere al futuro.
Non esiste una reale conoscenza.
Nasciamo ignorando tutto e moriamo nella medesima condizione; In tale accettazione alberga la saggezza che non è nostra, transita in noi.
La paura non è nel adesso.
La morte è un attimo di stupore; E' meglio di quanto si dice. Prima del salto sei forse inquieto? Poi sarà come nel vuoto, del Dopo però non si può dire. Questo è. Niente di speciale.
Non ti preoccupare di nulla anche se non è facile. Tutto è per il tuo bene. Tutto provvede a te, abbandonati come nel mare calmo senza bisogno di nuotare.
Non opporti a nulla.
Dio ha molto da fare, non rompergli le palle, non chiedergli niente, Non lo puoi capire, quindi non farci conto.
Dio è forse la follia da cui proveniamo e cui faremo ritorno.
La vita e i ragionamenti sono cosa da esseri umani.
Niente piagnistei, anche se soffri come un cane.
Siamo tutti più grandi del dolore che patiamo.
"Io" non esiste propriamente c'è solo un'unica esperienza epica, quando la manifesti la Grandezza ti nota e tu noti Lei.
E' tutto: Avventura; Questo è lo spirito giusto.
Più la stanza è pulita più l'ospite che giungerà è degno.

La strada giusta è quella che non vedi.

Infine, la cosa più?
Il sorriso di Dio quando arriva inaspettato e anche le lacrime sono belle.

venerdì 15 novembre 2024

Il Balzo della Fede



Già Pavel Florenskij, matematico, teologo e mistico russo morto fucilato durante lo Stalinismo, sosteneva che il sistema di pensiero di ogni individuo è determinato dallo scopo della sua esistenza.

Con un pizzico di arguzia ci si domanda allora quando questo scopo possa determinarsi se avviene prima del pensiero stesso?
Nella ante-vita si determina.
Secondo la mia personalissima idea, l'esistenza trova spazio in una dimensione umana di coraggio e grandezza che potrei definire epica.
Ogni apparente entità chiamata essere umano si incarica, divenuto un "se stesso" per vivere nella dimensione materiale, di un obiettivo; Una sorta di missione che è fortemente impressa nel suo spirito, è marchiato prima di essere lanciato, direi quasi paracadutato in questo Mondo.
Le istruzioni perse, la missione dimenticata, inizia il viaggio della vita.
Rimane nel esistere solamente una sottile percezione interiore di "altro" che perseguita e sprona a cercare.
La mappa è perduta durante il lancio?
Forse non è mai esistita.
Tu sei la mappa, il sentiero, la destinazione ma questo "tu" in definitiva non esiste propriamente.
L'Ego è mente e non ha sostanza, è solo uno strumento come lo sono le gambe per camminare.
L'Io (me stesso) è un sorta di aggregato di elementi diversi adatto a vivere in questo mondo materiale, ma l'essenza cioè cosa siamo realmente non ha forma né caratteristica alcuna di soggettività come potrebbe essere un Ego?
Come potrebbe avere un carattere, una struttura volitiva, dei propositi?
Questo lo affermo non come risultato di un ragionamento, ma come dato reale dell'esperienza.
Al fondo di me stesso non ho trovato nulla, oltre me stesso ho constatato "qualcosa" che però non sono io, sebbene sia me.
Come si può condividere un'esperienza del genere con gli altri?

La nostra essenza è forse come Dio: senza scopo.
E' un punto intelligente senza memoria e dunque non ha propriamente una mente; In questo forse siamo "a Sua immagine e somiglianza" sebbene Imago Dei, lo trovo estremamente presuntuoso, perché mette l'essere umano al centro della Creazione.
Lo scopo è il prodotto della mente e questo prodotto diventa così il fine della vita di ogni individuo, perché questo obiettivo, sottintende l'affermazione falsa: Io sono. Dico che è un'affermazione falsa, perché come già dichiarato, sceso profondamente in me stesso non ho trovato nessuno.
La possibilità di esistere per la mente è dunque in uno scopo e semmai realizzatolo ne nasce subito uno nuovo.
I desideri non finiscono mai, non so se qualcuno lo ha notato? Perché la mente esiste se esistono i desideri.
E' un circolo vizioso, è di fatto una trappola; Una trappola necessaria. Bisogna comprende che questa mente non è un male o un nemico da distruggere è solo uno strumento per esistere nel Mondo, ma la sua perpetuazione e i suoi desideri non devono diventare lo "scopo" della Vita o motivo di vita, ma un mezzo per la Vita.
La cosa è molto diversa.
Allora?
Ecco che solo questo Mistero da cui proveniamo e cui faremo ritorno è il reale senso che ci muove nella Vita mostrandosi volta per volta.
Per questo ci vuole coraggio. Alcuni la chiamano fiducia, altri fede.
E' come un tatuaggio sotto pelle questo "reale scopo" che personalmente chiamo "Intento" che non appartiene al nostro pensiero o desiderio e man mano riaffiora nel corso degli anni e delle esperienze, determinandosi sempre più e palesandosi ancora meglio nel personale senso di essere e divenire, ovvero come vedremo il Mondo così lo determineremo e vedremo il Mondo secondo la reale conoscenza ed esperienza che è nata con noi per realizzarsi.
Questa realizzazione non è un atto della volontà, non è un desiderio di affermazione del nostro "me stesso" è qualcosa d'altro che si concretizza grazie a noi, ma non per noi.
Questo è il senso espresso nella frase lapidaria di Florenkij.
Il senso di portare non solo il proprio peso, ma il peso che grava su ogni essere assegnandosene una parte è la porzione di quella grandezza che scorgo in ogni essere umano.

Questo mio dire è contradditorio me ne rendo perfettamente conto, ma semplicemente perché lo è anche la realtà.
Il paradosso di "essere e non essere" non è un problema che riguarda solo Amleto. Riguarda tutti.

Esprimere questa considerazione è quasi impossibile.
Non è facile condividere per iscritto come le cose sono importanti eppure superflue, come le medesime cose non sono come sembrano e neppure diverse, come tutti siamo in cerca di strumenti di verità quando noi stessi siamo la Verità, e questo panorama è visto solamente in maniera soggettiva sebbene dire "me stesso" non corrisponde al vero, lo ripeto per la terza volta.
Come fare?
Certamente siamo immersi nella sofferenza, nostra e degli altri, senza scampo né via di fuga.
E tutto questo per quale motivo?
Non si conosce la risposta, vagamente la si intravvede nei migliori momenti di lucidità spirituale, ma poi non vi è alcuna certezza che sia vero ciò che si è intravvisto.
Se si guarda solamente alla realtà sensibile, con occhi disincantati è evidente che ogni cosa risulta essere incomprensibile, indeterminabile e assolutamente futile e transitoria.
Nulla trova un reale senso al nostro vivere a parte i sentimenti più totalizzanti che danno spessore ad alcuni attimi; Sono i cosiddetti "nostri" sentimenti o provati da altri nei nostri confronti, ma che a ben vedere accadono e ci lambiscono, non sono di nostra proprietà, vivono in noi, ma non sono al nostro comando né ubbidiscono alla personale volontà.
Quindi anche i momenti più intensi e veri della vita non avvengono perché voluti, ma accadono; Spesso malgrado noi, anzi aggiungo con un sorriso: nonostante noi.
Parlo dei sentimenti profondi e solidi cioè quelli che rimangono intoccati dalle cose del mondo, essi sono rari per non dire rarissimi; Di fatto sono l'unico punto fermo nell'esistenza, l'unica cosa che abbia reale senso nel Teatro dell'assurdo che chiamiamo Vita.
Di questi sentimenti tanto preziosi e veri ci si renderà conto che non li possediamo, non sono in definitiva nostri, ma è come "scendessero" o "entrassero" in noi, arrivano dall'Oltre.
Questo lo percepisce chiaramente qualsiasi persona innamorata e con una certa sensibilità. Sono cose più grandi di noi.
Un panorama assai desolato è invece quello che si presenta agli occhi della ragione. Perché il ragionamento non basta a comprendere la vita.

Eppure qualcosa si percepisce, alcuni la chiamano fede cioè avere percezione di ciò che risulta invisibile.
Non è qualcosa di astratto, vago o frutto dell'immaginazione è invece qualcosa di estremamente concreto e percettibile.

Nel mio modo di essere non è tanto importante riversarsi e prendere sostegno grazie ad esseri superiori, Divinità, Filosofie o altre credenze esterne all'Uomo stesso, quanto nel reale "Intento" proprio e unico che sorge dal Mistero.
Esso si determina nel vivere, e in essa cioè nella Vita che trova il modo di realizzarsi, mostrandosi.
E' personale questo mio modo di vedere e vivere l'esistenza?
Certamente, ma non nel modo che si crede.
Non è espressione di un qualcuno che desidera, vuole e determina, quanto invece portare la propria parte di peso che si è deciso di sopportare.
In questo è personale, nel senso che solo io come ciascuno di noi lo può fare.

"Percepire qualcosa più grande di sé è ciò che ci rende diversi da chi riconduce tutto a sé, facendo di sé l'unico scopo per cui vivere".

Queste istruzioni di vita, schema di progetto da realizzare, itinerario da compiere, tappe da raggiungere, strumenti di verità da cogliere, alcuni lo chiamano Destino, ha molti nomi questa indeterminatezza.
Questa è proprio un'assoluta indeterminatezza!
E' il Destino cui spesso mi appello per descrivere il Mistero, un mistero di fatto inesprimibile, perché imprevedibile.
La parola Destino deriva dal Sanscrito e significa "bufera" e in una bufera è facile perdersi e non si vede nulla. Il Destino si rivela all'ultimo momento, direi a sorpresa.
Nel luogo interiore oltre questa confusione si arriverà con un balzo.
Il "luogo delle cose vere" così l'ho chiamato, sebbene a volte appaiano assurde le cose vere che vi si trovano.

Questo salto tra due lembi di terra di continenti diversi, separati da un orrido fatto di vuoto è colmato dal coraggio di vivere, dalla fede nella Vita.

La Fede non si esprime in un aldilà ancora da venire, si attua nella Vita, ora e adesso.
La Fede non è in un'altra vita, ma nella Vita!

Si assiste ad alcuni che quando parlano di Fede rivoltano gli occhi al cielo, ma è proprio davanti a se che bisognerebbe guardare.
Vuoi vedere Dio?
Guarda la persona con cui stai parlando.
Se poi però non ti piace, questo è una altro paio di maniche.
Dicono che Dio non si vede, ma se le persone guardano per aria, magari lo cercano nel posto sbagliato.
Si dice anche che Dio non parla, beh! Se cominciassimo a stare zitti, forse sentiremmo qualcosa.
A me fa ridere.

Io non conto su Dio, perché sento che in questo Mondo dobbiamo arrangiarci da soli.
Dio è troppo grande per me, mi va stretto questo infinito.
Nel mio modesto modo di intendere, penso che Dio ci aspetta in fondo a questo corridoio d'anni e forse, se vorrà, ci porterà via con Lui.
Fine della questione Divina, io non parlo volentieri di Dio, perché non mi occupo di cosa non posso comprendere. E' una perdita di tempo e la vita dura poco.
Questa Sua grandezza mi fa girare la testa, è una essenza troppo forte e mi mette in profonda soggezione, divento timido, mi sento inadeguato a sostenerne anche solamente il pensiero. Non chiedo nulla, non disturbo nessuno con i miei impicci, me la cavo da solo. Ogni tanto inspiegabilmente arriva un regalo, un amore, un momento di allegria, la bellezza mi sorprende, il Suo sorriso mi commuove.
Nulla di più desidero di quello che man mano capita.
A me basta quello che ho, non voglio di più. Quando riesco a mettere da parte la mia presunzione mi scopro piccolo e come si dice?
La verità sta in poco posto.
In tutti e ognuno fin tanto che vivremo però c'è grandezza, non perché siamo grandi, ma perché siamo un riflesso di qualcosa di grande.

Per questo l'essere umano, qualsiasi essere umano, sebbene piccolo, meschino, pavido ed egoista è immenso e nobile nel momento che ricorda ciò per cui gli è stato dato modo di nascere e vivere cioè: compiere.
Vivere è compiere ciò che è oltre la piccola idea di noi stessi.
In questo modo non andrà buttata via l'esistenza, perché non c'è altro peccato in vita che sprecarla.

Ecco com'è.

lunedì 4 novembre 2024

Silenzi intermittenti



La vita è lunga o breve?

Non lo so, forse dipende a chi lo domandi.
Ci sono attimi però che valgono una vita intera e la vita sembra avere senso solo per quegli attimi.
Sono dei momenti eterni?
Non ne ho la certezza, ma lo sembrano.
Non sempre e solo meravigliosi.
L'esistenza si riassume in un pugno di secondi folgoranti e anche altri che non arrivano al minuto e non sembrano speciali.
A volte cose semplici hanno un sapore mai gustato prima.

La castagna che lanciavo ridendo da bambino, mentre gli alberi ridevano insieme a me, la gamba di Papà che abbracciavo forte appena imparato a camminare; Sono ricordi in rilievo nella memoria.
Quanto amore si è disciolto nel fiume della Vita!
Quanta sofferenza.

Sono comunque momenti magici gli attimi dove lo stupore ti sorprende fino in fondo come la nascita di un essere umano che chiami figlio o figlia, lo vedi per la prima volta ed entra in te e non va più via, così comprendi senza alcun dubbio che la vita è un miracolo.
Saltuariamente un terribile miracolo.
Mi ricordo quando percepii l'ultimo respiro di una persona prima che diventasse un cadavere, proprio davanti ai miei occhi, e mi trasse da dentro un profondo stupore: Ah! E' così che succede.

Sono, secondo il mio sentire: i silenzi inaspettati; Mi accadde anche quella volta che un tramonto rosso come un fuoco colorò le punte dei Templi d'Oriente e mi persi nel Tutto per ritrovarmi come per caso, in un momento perfetto.
Ricordo una notte misteriosa dove due corpi innamorati furono uno e dissi a me stesso: La felicità allora esiste!
Cose così.
In alcuni istanti viviamo una grandezza che sembra non appartenerci, eppure ci abita dentro e poi?
Va via.
A quel attimo irripetibile direi: "Perché non resti con me?
Sei così bello. Sei talmente intenso e originale".
La vita ordinaria invece trascorre quasi senza traccia, è una sorta d'attesa di non si sa bene cosa.
Resta quello che sorprende alle spalle, il momento che arriva senza farsi annunciare e vale forse tutta una vita, oppure ha in se solamente un reale significato.
Lo senti distintamente, anche se non fa rumore.
Che cosa strana questa punteggiatura, ha più importanza delle parole che divide.
I silenzi intermittenti, silenzi senza tempo sono questi attimi.
Ci dicono cose che non trovano modo per essere descritte, eppure tutti sappiamo che esistono.
Hanno la sostanza dei sogni questi istanti, tuttavia non ci sono mai stati momenti tanto veri.
Se mai un giorno mi chiedessero conto, dirò: "Così visse totalmente la vita in me".
E il resto?
Mah!
Sinceramente?
Un indistinto contorno.

lunedì 7 ottobre 2024

Uomini contro

 


Il Mondo e l'Universo sottostanno al principio incontrovertibile di causa ed effetto.

Ugualmente la vita di tutti gli esseri viventi, criceti o esseri umani che siano; Un campo unificato di esistenza dove ogni cosa e persona è connessa, interdipendente e mutevole, grazie alla cooperazione degli opposti.
Assegnare una colpa alle proprie azioni cioè dare un valore morale negativo alle conseguenze, chiamandole responsabilità, oppure ai propri sbagli materiali definendoli errori colpevoli è un modo molto comune di interpretare e valutare la realtà e lo si fa in un'ottica profondamente nascosta, sottile, ma distorta.
Pare strano, ma il concetto di "colpa" dona sicurezza all'essere umano cioè in questo modo pensa che esisterà qualcosa o qualcuno che garantirà un ordine, altrimenti la vita non avrebbe senso senza una regola.
Si nota che la colpa è legata principalmente alla credenza di un Dio cioè essa è conseguente alla violazione di un precetto o nel commettere un peccato entrambi sanciti dalla Religione, mentre per la Legge espressione del Diritto la colpa è considerata sinonimo di responsabilità civile o penale. Una responsabilità che si evince dagli effetti di un'azione, visto che le motivazioni e gli intenti non sono visibili e questo pare ragionevole.
C'è da considerare però che spesso questi effetti che sono giudicati non sono prevedibili, e dunque?
Si nota inoltre che per estensione della Religione si crea una regola morale che ispira le Leggi e le conseguenze di questa morale si estendono a tutti i membri della società credenti e non; In questo modo sarà garantita una certa stabilità, grazie al Diritto, agli usi, ai costumi, alle tradizioni e naturalmente alla Religione.
Tutto questo è fatto rispettare da diversi apparati repressivi e perfino da un Dio in veste di Giudice Vendicatore e Padre punitore sebbene spesso assente.
La Religione che spiega Dio al popolo, grazie alla Teologia, insieme alle norme del Ordinamento Legislativo non sono in contrasto tra loro, perché entrambi questi apparati garantiscono il sistema sociale.
Potere temporale e potere religioso non litigano quasi mai, perché si spartiscono i dividendi.

Esistono stati Teocratici come ad esempio alcuni paesi mussulmani oppure il Butan (Buddista) e perfino vicino all'Europa. In Inghilterra infatti vi è una forma del genere almeno formalmente, perché nel suo sistema pluripartitico con una commistione di Monarchia e Democrazia, il Re o la Regina è anche il capo supremo della Chiesa Anglicana, sebbene la funzione Teologica e Religiosa è esercitata dall'Arcivescovo di Canterbury.
Dove invece non esiste una Religione di Stato, nei cosiddetti paesi atei come nel blocco ex sovietico, le prerogative e influenze politiche della Religione sono assunte dall'ordinamento statutario medesimo.
Va ragionato che senza punizione, espressione di un Potere, non esisterebbe nemmeno la colpa.
In realtà non è così come si crede comunemente.
Responsabilità e colpa sono invece la proiezione dell'insicurezza umana attraverso cui interpreta la realtà spesso contraddittoria e sconosciuta.
Dio se esiste non ha regole, comandamenti, dogmi; Fa quello che gli pare, perché è completamente libero, al di là di qualsiasi scopo che per essere raggiunto richiederebbe delle azioni necessariamente "obbligatorie" dunque se si conviene che la Divinità esiste ed è libera, appare evidente che responsabilità e colpe a Lui non possono certamente essere ascritte.
Dio non ha progetti, perché è libero da ogni desiderio e aspettativa.
Inoltre non segue delle regole, perché non ha vincoli, solo l'essere umano pensa che esistano. Egli può contraddirsi senza alcuna ragione, può salvare il malvagio e punire il Santo con la medesima libertà.
La Sua azione è incomprensibile all'essere umano, perché indeterminabile cioè non é prevedibile dall'Uomo.
Questa anarchia Divina per le persone è atterrente.
Di converso va anche compreso che i concetti di libertà e perfezione sono concetti puramente umani.
Se Dio non ha termini di paragone non ha senso neppure parlare di perfezione.
Non ha senso neppure assegnargli dei limiti, delle libertà o degli attributi che estenderebbe il concetto di Dio, grazie all'Uomo, oltre Dio stesso e dunque sarebbe di fatto assurdo, presuntuoso se non proprio blasfemo.
L'Essere Umano invece ha bisogno di regole, scopi, motivazioni cioè dei recinti dove rinchiudersi e definirsi e così sperare ragionevolmente che esistono delle Leggi universali inevitabili, però queste Leggi di fatto sono proiezioni di come l'essere umano vede il Mondo.
L'Uomo ha necessità di credere e di sapere che questo ordinamento universale esiste, perché esiste qualcuno di abbastanza potente che lo garantirà e sarà a guardia di questi limiti e confini creati dagli esseri umani; Ma in questo modo Dio diventa servo del Uomo cioè è ridotto ad esecutore dell'idea di chi lo interpreta e lo immagina.
Da ultimo, non si riflette che se esiste Dio, allora l'essere umano è nulla, perché senza Dio che lo vivifica che gli permette e gli promette una redenzione, l'Uomo non può che essere nulla.
Appare evidente che a ragionare in questo modo ci si inoltra in un ginepraio Teologico inestricabile, perché Dio è come lo comprendiamo, questo è il nostro limite.
Quando sono confuso guardo alla Natura, alla Realtà per quello che è, senza troppi fronzoli.

La Realtà dell'esistenza ci mostra un altro panorama più semplice, perché queste presunte leggi universali non si attuano.
Di solito la loro esecuzione è posticipata dai fedeli in un'altra vita, in un altro Mondo, alla fine dei Tempi dove ad esempio nella Religione Cristiana si terrà una sorta di maxi processo di proporzioni bibliche detto Giudizio Universale.
Dio dunque non ha colpe, ma i suoi promoter in Terra (Messia e Profeti) dicono che l'Uomo ne abbia, e molte.
Il senso di colpa è una sorta di giudice interiore, un poliziotto implementato nella mente umana che però non è propriamente nella sua natura, infatti appena nato l'essere umano non ha colpe né sensi di colpa.
Ecco perché sulla scorta di tali considerazioni un bambino appena nato è dichiarato innocente. Non tanto perché non abbia ancora commesso azioni cattive o peccati, ma semplicemente non ha conoscenza di nessuna colpa.
Oggi, il Limbo dei Cattolici in cui erano relegati queste creature "ne carne ne pesce" è stato opportunamente revisionato in una più mite condizione per non apparire troppo crudeli nei confronti di questi bambini morti pima del battesimo.
Per gli altri che ancora vivono su questa terra questo Giannizzero messo a guardia della coscienza cioè il senso di colpa, si forma in un secondo tempo, grazie al processo di educazione familiare e al condizionamento sociale ed è profondamente inculcato dalle Religioni e dall'educazione in ogni essere umano che vive a contatto appunto con questi apparati formatori e controllori per non chiamarli repressori.
Se non si crede che questo condizionamento sia generalizzato e profondissimo in quasi ogni individuo, sarà sufficiente sottoporsi a un piccolo esperimento per verificarlo, basterà entrare in una toilette dalla parte sbagliata.
Un uomo potrà entrare nel bagno delle donne oppure viceversa, anche se non c'è nessuno e nessuno vi vedrà si percepirà distintamente una certa inquietudine: quello è il condizionamento cui siamo sottoposti.
Si può facilmente immaginare per cose ben più rilevanti gli effetti di questo senso di colpa, d'inadeguatezza, di peccato cioè quanto influenzi e diriga la nostra esistenza. E' talmente aderente e appiccicato così forte da sembrare la nostra pelle: E' invece un corpo estraneo.
Viene da pensare che se non esistesse il senso di colpa implementato dalla società e dalla religione nell'Uomo, non esisterebbe nemmeno la colpa e dunque non sarebbe necessaria né attuabile la punizione.
Si assiste nella realtà della vita come persone crudeli abbiano destini benevoli e altre mansuete vite orribili, non si comprende come questa retribuzione morale e materiale, promessa dalla Religione, trovi posto nella realtà.
I reparti oncologici infantili sarebbero in tale contesto di colpa/punizione una singolarità inconcepibile.
Allora com'è?
Si constata che il vero nemico delle Religioni non è il confronto violento dell'una con l'altra, oppure la crisi delle coscienze dei loro seguaci determinate dalla razionalità e dalla cultura, il vero problema della Religione è la modernità e il benessere; E' con la modernità che arriva la comodità della tecnica cioè il cosiddetto progresso.
Le Chiese, le Sinagoghe, i Templi e le Moschee sono svuotate in realtà dalla tecnologia, dalle automobili, dalla televisione, dagli Smart phone, dai voli low cost, dal pret-a-porter cioè è il modello di benessere che ci promette una felicità senza responsabilità che rende la dottrina così poco sentita.
La comodità è una promessa irresistibile.
Non è responsabilità della Scienza questa crisi, ma semmai della tecnologia che è la sua applicazione pratica e acritica fattasi utile cui nessun uomo vuole rinunciare.
A prescindere che questa comodità porti veramente un miglioramento reale alla vita umana.
Il progresso o preteso tale ci sarà amico?
Bisogna domandarselo con onestà. Nondimeno è inarrestabile.

La Scienza è previsione. Risponde (un poco) all'attonito punto interrogativo che è presente in ogni momento del vivere dell'essere umano, dandogli per alcuni fatti una risposta parziale grazie alla figlia della Scienza: la tecnologia, cioè è la tecnica che alleggerisce la soma da portare nell'esistenza umana e sgrava di un poco la fatica dell'Uomo, una fatica che ogni giorno di vita esige.
A prescindere da questa chiosa, l'essere umano ancora crede fortemente in questa colpa che risulta però ad un'analisi più attenta essere arbitraria.
In Pakistan e altri paesi mediorientali è quasi normale sposare una ragazzina di quattordici anni, mentre in Italia e in occidente in generale si verrebbe condannati a una dozzina d'anni di detenzione.
Per il cannibale è giusto mangiare l'esploratore, mentre per un colonizzatore è normale ammazzare il nativo se non aderisce con sollecitudine ai sui usi, costumi e religione.
E' vietato dalla Legge uccidere un altro essere umano, ma poi le guerre volute dai capi delle Nazioni (per i loro interessi e non per il popolo che invece le combatterà) autorizzano in definitiva l'omicidio generalizzato con un conflitto bellico e si bombardano città abitate da civili inermi così uccidendo donne, bambini e vecchi senza che si sollevi alcuna repulsione a questo abominio, anzi si assegnano medaglie a chi ha ucciso, e più un soldato uccide altri esseri umani che in definitiva nemmeno conosce, più diventerà un eroe.
In questo caso particolare le Religioni tacciono o tiepidamente si dissociano, ma contraddittoriamente preti militari benedicono i battaglioni che compongono gli schieramenti opposti, prima che si scannino senza pietà.
Cosa c'entra Dio con questi massacri?
Si sono fatte e si fanno anche oggi delle guerre in nome della Religione, addirittura in nome della Pace.
Un'assurdità talmente evidente che nessuno solleva.
Anche perché se si dicesse con sincerità che le guerre si fanno per i soldi dei ricchi che ne hanno già tantissimi, mentre la vita e le sofferenze le speseranno i poveri, beh! L'essere umano per quanto stupido non arriverebbe sino a questo punto e dunque le guerre se le dovrebbero combattere i ricchi, cosa vista raramente nella storia dell'Umanità e mai in tempi recenti.
Le considerazioni a riguardo delle nostre azioni cambiano secondo latitudine, secondo circostanza, ciò che è vietato in un luogo in un altro è auspicato, ciò che in un tempo è considerato omicidio, in un altro tempo è considerato un dovere, dunque quasi tutti i nostri valori non sono valori assoluti, ma relativi.
Se si vuole usare la logica risulta chiaro che il principio di contraddizione evidenzia l'errore di estendere a tutto e a tutti i nostri presunti principi e le colpe sono solamente valutate secondo parametri di opportunità, e qualora questi presunti "principi" sono traditi dal singolo si subiranno ritorsioni che a ben vedere sono stabilite sempre da altri.
L'uomo comune non è al centro delle sue scelte, come può averne responsabilità?
Eppure una volta giunti davanti al Creatore non potremo dire: "Ho fatto questo, perché me lo ha detto quello".
Questa considerazione è disattesa, il profondo senso del vivere non è considerato seriamente.
Razionalmente non è facile credere ad un Dio, inoltre se si guarda il Mondo con disincanto questa credenza diventa quasi impossibile da sostenere, eppure questo "Immenso" contraddittoriamente si percepisce talvolta, si sente perfino in alcune persone, e questa intuizione ti sorprende e ti commuove fino alle lacrime senza saperne il motivo, perché Dio è, almeno per me, un pianto dirotto senza alcuna ragione.

Un pianto intermittente, ahimè, perché non sempre vi credo cioè non sempre lo percepisco.
Ciò che ho scelto per questa vita è fare esperienza d'altro, il peso che ho deciso di portare per scoprire un altro tipo di forza.
Proprio ieri sono passato per caso vicino alla stanza dove la mia domestica, mussulmana, pregava.
Le abluzioni necessarie fatte; Il velo sulla testa e il tappeto della preghiera a terra, entrambi rivolti alla sacra Mecca.
Una scena di devozione commovente.
La forza dell'Islam si percepiva lampante, mentre il sorriso di Dio scendeva su quella persona. Se ne sentiva il peso e il calore di una tale comunione tra l'Assoluto e quella donna.
Il silenzio della Fede si esprime nelle parole della preghiera.
Cos'è la preghiera?
E' l'Incommensurabile che trova posto per un attimo nel finito di un essere umano e un alone di forza e purezza può esprimersi.

Il Corano si comprende con il cuore, così se ricordo bene ha detto il Profeta, ma deve essere controllato prima di credervi, e se così fosse scritto, allora si controlli anche che si attua con la parola e con l'azione.
"Inshallah" se Dio vuole, questo è per me il fulcro di ogni cosa.
"Se Dio vuole" cosa c'è da aggiungere?
Cosa può aggiungere un uomo?

Nella Sura della Caverna, la Sùra Al-Kart, è scritto:
-Non dire mai di nessuna cosa "Sicuramente domani farò questo", senza dire "Se Allah vuole". Ricordati del tuo Signore quando avrai dimenticato di dirlo e di' "Spero che il mio Signore mi guidi su una direzione ancora migliore"-

Questo è un tributo a un ricordo antico che si è rinnovato sorprendentemente in modo estemporaneo.
Sono tornato indietro di quattrocento anni in un secondo.
Ho avuto molta nostalgia di quella Grazia, di quella certezza granitica che solo la Vera Fede donava e che in questa vita non mi è concessa.
Cos'è l'Uomo di fronte a questa potenza?
Solo un tramite, viene da pensarlo.
Anche il più amato dei Maestri però alla fine va abbandonato.
Il mio senso di realtà che vivo nell'attualità può forse considerarsi il mio personale limite o il mio personale inizio.
Forse una condanna?
E lo dico contraddittoriamente, perché sostengo e sento proprio il contrario.
Non mi è permesso credere vero ciò che non sento e percepisco come reale nell'attimo presente.
Così se lo sento ci credo, se non lo sento non ci posso credere, questo lo dichiaro sinceramente.
La Fede per me non è più una credenza o una regola, è invece percepire ciò che non è visibile.
Senza percezione la fiamma si spegne.
Il mio Destino è camminare solo, ma per fortuna non nel buio.
In definitiva in questo mondo materiale esiste oggettivamente solo causa ed effetto. Bisogna essere pragmatici nel prenderne atto.
Azione e reazione, scelta e conseguenza.
Il concetto di responsabilità o addirittura di colpa è miseramente umano e meschinamente fallace. E' una proiezione, non un fatto.
Si sostiene che senza regole o religione l'essere umano sarebbe senza controllo e distruttivo. Non è questo il motivo della distruttività umana.

Perché se una persona non conosce la differenza tra bene e male non è la Religione o la Legge che gli manca, ma la sensibilità.