L'apologia del buon selvaggio cioè degli Indiani d'America non è propriamente esatta, va corretta.
Il mondo ci insegna che non sono gli uomini che confliggono gli uni con gli altri, ma gli interessi.
Gli interessi sono l'espressione di un'economia che si occupa di realizzare i valori di una società.
Questo è mediato dalla politica. Tutto è politica, perché tutto in un mondo economico è compromesso.
Questa visone cioè dei valori che si realizzano in interessi, determina le realtà sociali, le guerre, i grandi sviluppi economici e le tragedie che accompagnano la storia umana.
Di fatto gli americani hanno compiuto un genocidio, non lo si dice, ma resta vero.
110 milioni di morti ammazzati con le pallottole, le malattie, la fame, mettono gli Stati Uniti con i loro coloni (invasori) tanto esaltati dalla propaganda, al primo posto nella discutibile hit-parade dei fatti più scellerati.
Hitler o Stalin in confronto sono stati dei dilettanti.
Gli indiani o come si dice adesso i Nativi erano forse bravi e buoni e perfino green?
Niente affatto, erano come tutti gli altri esseri umani, ma la loro società e i loro principi e anche la loro tecnologia li rendeva diversi. Senza frigorifero non ha senso cacciare più di quanto puoi mangiare in una giornata.
Non è essere ecologici ma pratici.
Dunque non conoscendo il denaro, non avendo altre leggi che quelle della propria tribù che di fatto era una famiglia allargata non aveva senso rubare o truffare.
Dove nascondi una cosa rubata se si vive tutti insieme sotto la tenda?
E' evidente che è il tipo di vita che fa l'uomo non viceversa. Le grandi estinzioni umane ci insegnano che il vantaggio materiale vince su tutto, perfino sul sacro che dovrebbe mettere un freno e che è una medicina per l'uomo.
Stando così le cose questa apologia trova poco senso.
Oggi i discendenti di quei Nativi gestiscono i Casinò dove i "gringos" vanno a spendere i loro dollari. Il Grande Spirito non può più vivere con loro.
Questa è la vera perdita umana.
Quando il tamburo sacro smetterà di battere per l'uomo la vita non avrà più senso ne avrà più ragione di esistere. Il modo di mantenere vivo questo sacro è la vera opera prima e più importante di ogni essere umano.
Dopo viene semmai il resto.
Perso lo Spirito non ha senso vivere, tutto è perso.
Ogni essere umano nasce con uno Spirito in se, ma rischia di perderlo vivendo.
Non è una proprietà inalienabile questa energia che ci anima, la si può anche perdere, pervertire e tradire.
Il rispetto di questa forza interiore è la dignità che si percepisce in alcuni.
Distrutto il limite di questa energia, barattato per interesse o per paura, il nuovo confine più ristretto sarà determinato da questo tradimento.
Non è Dio che punisce l'uomo, è l'Uomo che si confina in uno spazio più piccolo (come in una Riserva indiana) e alla fine non si avrà più spazio né energia, dunque si diventerà come involucri senza spirito. Il mondo è pieno di gente così.
Non dipende dalla razza o dalle circostanze, dipende da te.
E' molto banale idealizzare certi fatti.
L'Uomo è l'uomo, a qualunque latitudine, solo ha occasioni diverse per manifestare certi aspetti del proprio ego.
Non è la distruzione dell'Ego il fine della religione o più propriamente della spiritualità, ma la sua trascendenza.
Senza ego non si può vivere, questo i Guru si dimenticano di dirlo.
E' uno strumento, ma non deve diventare un padrone.
Questo è il problema dell'animale uomo.
Questa ripartizione saggia di io e Dio ci aiuta a giungere a una certa saggezza, ben sapendo che il Creatore è oltre tale saggezza, perché è Libertà suprema e totale, anche dai comandamenti, dalle leggi e dai buoni sentimenti.
E' oltre tutto.
L'Uomo invece non deve perdere il contatto con se stesso e le cose buone che lo guariscono dalla brama, dall'avidità: il solo peccato umano, perché mangia l'anima.
Cos'è l'avidità?
E' avere oltre lo stretto necessario, prendere agli altri il loro giusto per avere il tuo superfluo.
Il primitivo quando cacciava un animale, lo pregava: "Dammelo, ne ho bisogno".
Pregava l'animale totemico padre e antenato di quella specie cacciata. Anche l'uomo si considerava un animale cui restituire se stesso alla Natura una volta esaurito il tempo della vita.
Fuori dalla sua capanna metteva i teschi delle prede cacciate non per vanto, ma per onorare la specie cacciata, indirizzando il trofeo al Totem Animale corrispondente per ringraziarlo.
Noi, uomini moderni, consideriamo questo come bizzarre tradizioni ancestrali.
Nei miei studi antropologici e in alcuni viaggi in zone primitive, questo dato si è rivelato molto concreto cioè come un modo sano e umile di vivere pienamente il Sacro Ancestrale.
Donando all'uomo una vita in simbiosi con la grande Madre Terra, fonte di prosperità e vita.
Concetti desueti nel nostro vivere ordinario.
Ecco perché l'essere umano civilizzato è mancante.
A un certo punto nel sentiero umano vi è stato un distacco.
Questa antica Via dovrà necessariamente ricongiungersi in qualche modo a quella moderna e formarne una terza, ancora più nuova e credo migliore.
Entrambi i sentieri fin ora presi sono destinati a estinguersi, ecco perché auspico un terzo e migliore passaggio.
Viceversa non c'è prosecuzione.
Non solo l'uomo rischia di estinguersi, che a guardar bene è un evento naturale quasi certo come insegna la storia del pianeta, non è dunque un'potesi millenarista l'estinzione di una specie, ma un dato certo riferito a un arco sufficientemente lungo di tempo.
Il problema semmai non è l'estinzione, ma di perdere la "missione" umana come animale razionale.
Una missione determinata dalla Vita, non propriamente da un Dio, ma da una cosa molto tangibile: l'esistenza.
Questo contatto con tale realtà nei primitivi è fortissimo e naturale, ma essi sono mancanti della parte razionale e astratta che consente uno sviluppo tecnologico necessario, non tanto alla comodità delle persone, ma a realizzare quell'espansione propria della Vita.
Perché esistiamo?
Qualcuno se lo domanda?
Ebbene basta guardare il Mondo per avere una risposta. Viviamo per espanderci, è evidente dai fatti.
Da bambini cresciamo e vogliamo esplorare il mondo per abitarlo.
Le domande che sorgono, il più delle volte senza risposta a cosa servono?
Ad allargarci, ad espandere noi stessi in un quesito che ci rende attenti o meglio che ci dovrebbe rendere attenti.
Da quel poco che capisco credo che Dio più volentieri parla con i fatti. Non usa le parole.
E' così al Mondo che bisogna guardare con disincanto per avere le risposte che auspichiamo dalla Divinità.
Dio se mai parla, parla solamente attraverso gli altri.
E se dicono cazzate?
Ebbene ci insega attraverso l'errore dei falsi concetti cosa è giusto per noi.
E' semplice.
Ci espandiamo come specie nel Mondo e cerchiamo di andare oltre, lo si vede dalla storia del Uomo.
La Vita ha scelto la forma umana per espandere se stessa oltre il Pianeta, tra le Stelle e nello Spazio.
Cosa sarebbe altrimenti quel richiamo indistinto che ogni persona sente guardando il firmamento?
L'Uomo moderno, però lungo la strada del suo sviluppo tecnologico ha perso parte del suo Spirito e dunque rischia di fallire.
Di questo parlo anche se apparentemente fuori tema.
Le frasi riportate dai Nativi criticano i Bianchi invasori, ma criticano anche se stessi, la loro mancanza di risorse che i Nativi non sapevano sfruttare.
A loro, a quelli di loro saggi, non mancava la visione che ho espresso nella necessità di un terzo tipo di uomo.
Altrimenti la fine di entrambi i modi e i mondi che diverranno superati è quasi certa, perché inutili alla Vita.
Dunque l'uomo sopravvissuto alla Natura selvaggia, deve ora sopravvivere a se stesso, superando il concetto di Io per giungere nuovamente al concetto di Noi, ma in forma diversa cioè con uno sviluppo culturale e tecnologico inimmaginabile per il primitivo e continuare così nel suo viaggio oltre i limiti di questa Terra.
Detto in poesia, tutti un giorno faremo ritorno da dove proveniamo.
E' un cerchio la vita umana come quella dell'umanità intera.
Nasciamo piccoli, poi cresciamo e ci espandiamo, maturiamo grazie alle esperienze, dunque invecchiamo tornando un po' bambini (rimbambiti) poi la manifestazione di esistere termina in un non-apparire per manifestarsi, magari in un altro mondo e in altro modo.
Lo stesso cammino avviene e avverrà per l'umanità intera se saprà cogliere il proprio senso.
Gli scienziati guardano con orrore la fine dei primitivi, ma non vedono nel medesimo orrore la fine del uomo civilizzato.
Sono punti di passaggio, non vere e proprie disgrazie.
I tempi sembrano lunghi millenni, ma incalzano gli obiettivi.
Essi devono essere comunque realizzati, altrimenti il progetto viene riscritto.
Il primitivo ha fatto il suo tempo, realizzando il suo compito di genesi del uomo civilizzato, quest'ultimo sta esaurendo la sua scorta di Entropia e deve necessariamente cambiare coniugando i due modelli per andare a realizzare ciò che per lui è destinato.
Questo è di cui parlo.
La poesia per molti è inutile, ma solo perché hanno poca immaginazione.
In realtà consente di conciliare gli opposti, di andare oltre il tangibile e ci espande, allarga il nostro orizzonte.
Così come vuole la Vita.
Così ho visto e compreso.