giovedì 18 aprile 2024

La terza Via

L'apologia del buon selvaggio cioè degli Indiani d'America non è propriamente esatta, va corretta.

Il mondo ci insegna che non sono gli uomini che confliggono gli uni con gli altri, ma gli interessi.
Gli interessi sono l'espressione di un'economia che si occupa di realizzare i valori di una società.
Questo è mediato dalla politica. Tutto è politica, perché tutto in un mondo economico è compromesso.

Questa visone cioè dei valori che si realizzano in interessi, determina le realtà sociali, le guerre, i grandi sviluppi economici e le tragedie che accompagnano la storia umana.
Di fatto gli americani hanno compiuto un genocidio, non lo si dice, ma resta vero.
110 milioni di morti ammazzati con le pallottole, le malattie, la fame, mettono gli Stati Uniti con i loro coloni (invasori) tanto esaltati dalla propaganda, al primo posto nella discutibile hit-parade dei fatti più scellerati.
Hitler o Stalin in confronto sono stati dei dilettanti.
Gli indiani o come si dice adesso i Nativi erano forse bravi e buoni e perfino green?
Niente affatto, erano come tutti gli altri esseri umani, ma la loro società e i loro principi e anche la loro tecnologia li rendeva diversi. Senza frigorifero non ha senso cacciare più di quanto puoi mangiare in una giornata.
Non è essere ecologici ma pratici.
Dunque non conoscendo il denaro, non avendo altre leggi che quelle della propria tribù che di fatto era una famiglia allargata non aveva senso rubare o truffare.
Dove nascondi una cosa rubata se si vive tutti insieme sotto la tenda?
E' evidente che è il tipo di vita che fa l'uomo non viceversa. Le grandi estinzioni umane ci insegnano che il vantaggio materiale vince su tutto, perfino sul sacro che dovrebbe mettere un freno e che è una medicina per l'uomo.
Stando così le cose questa apologia trova poco senso.
Oggi i discendenti di quei Nativi gestiscono i Casinò dove i "gringos" vanno a spendere i loro dollari. Il Grande Spirito non può più vivere con loro.
Questa è la vera perdita umana.
Quando il tamburo sacro smetterà di battere per l'uomo la vita non avrà più senso ne avrà più ragione di esistere. Il modo di mantenere vivo questo sacro è la vera opera prima e più importante di ogni essere umano.
Dopo viene semmai il resto.
Perso lo Spirito non ha senso vivere, tutto è perso.
Ogni essere umano nasce con uno Spirito in se, ma rischia di perderlo vivendo.
Non è una proprietà inalienabile questa energia che ci anima, la si può anche perdere, pervertire e tradire.
Il rispetto di questa forza interiore è la dignità che si percepisce in alcuni.
Distrutto il limite di questa energia, barattato per interesse o per paura, il nuovo confine più ristretto sarà determinato da questo tradimento.
Non è Dio che punisce l'uomo, è l'Uomo che si confina in uno spazio più piccolo (come in una Riserva indiana) e alla fine non si avrà più spazio né energia, dunque si diventerà come involucri senza spirito. Il mondo è pieno di gente così.
Non dipende dalla razza o dalle circostanze, dipende da te.
E' molto banale idealizzare certi fatti.
L'Uomo è l'uomo, a qualunque latitudine, solo ha occasioni diverse per manifestare certi aspetti del proprio ego.
Non è la distruzione dell'Ego il fine della religione o più propriamente della spiritualità, ma la sua trascendenza.
Senza ego non si può vivere, questo i Guru si dimenticano di dirlo.
E' uno strumento, ma non deve diventare un padrone.
Questo è il problema dell'animale uomo.
Questa ripartizione saggia di io e Dio ci aiuta a giungere a una certa saggezza, ben sapendo che il Creatore è oltre tale saggezza, perché è Libertà suprema e totale, anche dai comandamenti, dalle leggi e dai buoni sentimenti.
E' oltre tutto.
L'Uomo invece non deve perdere il contatto con se stesso e le cose buone che lo guariscono dalla brama, dall'avidità: il solo peccato umano, perché mangia l'anima.
Cos'è l'avidità?
E' avere oltre lo stretto necessario, prendere agli altri il loro giusto per avere il tuo superfluo.
Il primitivo quando cacciava un animale, lo pregava: "Dammelo, ne ho bisogno".
Pregava l'animale totemico padre e antenato di quella specie cacciata. Anche l'uomo si considerava un animale cui restituire se stesso alla Natura una volta esaurito il tempo della vita.
Fuori dalla sua capanna metteva i teschi delle prede cacciate non per vanto, ma per onorare la specie cacciata, indirizzando il trofeo al Totem Animale corrispondente per ringraziarlo.
Noi, uomini moderni, consideriamo questo come bizzarre tradizioni ancestrali.
Nei miei studi antropologici e in alcuni viaggi in zone primitive, questo dato si è rivelato molto concreto cioè come un modo sano e umile di vivere pienamente il Sacro Ancestrale.
Donando all'uomo una vita in simbiosi con la grande Madre Terra, fonte di prosperità e vita.
Concetti desueti nel nostro vivere ordinario.
Ecco perché l'essere umano civilizzato è mancante.
A un certo punto nel sentiero umano vi è stato un distacco.
Questa antica Via dovrà necessariamente ricongiungersi in qualche modo a quella moderna e formarne una terza, ancora più nuova e credo migliore.
Entrambi i sentieri fin ora presi sono destinati a estinguersi, ecco perché auspico un terzo e migliore passaggio.
Viceversa non c'è prosecuzione.
Non solo l'uomo rischia di estinguersi, che a guardar bene è un evento naturale quasi certo come insegna la storia del pianeta, non è dunque un'potesi millenarista l'estinzione di una specie, ma un dato certo riferito a un arco sufficientemente lungo di tempo.
Il problema semmai non è l'estinzione, ma di perdere la "missione" umana come animale razionale.
Una missione determinata dalla Vita, non propriamente da un Dio, ma da una cosa molto tangibile: l'esistenza.
Questo contatto con tale realtà nei primitivi è fortissimo e naturale, ma essi sono mancanti della parte razionale e astratta che consente uno sviluppo tecnologico necessario, non tanto alla comodità delle persone, ma a realizzare quell'espansione propria della Vita.
Perché esistiamo?
Qualcuno se lo domanda?
Ebbene basta guardare il Mondo per avere una risposta. Viviamo per espanderci, è evidente dai fatti.
Da bambini cresciamo e vogliamo esplorare il mondo per abitarlo.
Le domande che sorgono, il più delle volte senza risposta a cosa servono?
Ad allargarci, ad espandere noi stessi in un quesito che ci rende attenti o meglio che ci dovrebbe rendere attenti.
Da quel poco che capisco credo che Dio più volentieri parla con i fatti. Non usa le parole.
E' così al Mondo che bisogna guardare con disincanto per avere le risposte che auspichiamo dalla Divinità.
Dio se mai parla, parla solamente attraverso gli altri.
E se dicono cazzate?
Ebbene ci insega attraverso l'errore dei falsi concetti cosa è giusto per noi.
E' semplice.
Ci espandiamo come specie nel Mondo e cerchiamo di andare oltre, lo si vede dalla storia del Uomo.
La Vita ha scelto la forma umana per espandere se stessa oltre il Pianeta, tra le Stelle e nello Spazio.
Cosa sarebbe altrimenti quel richiamo indistinto che ogni persona sente guardando il firmamento?
L'Uomo moderno, però lungo la strada del suo sviluppo tecnologico ha perso parte del suo Spirito e dunque rischia di fallire.
Di questo parlo anche se apparentemente fuori tema.
Le frasi riportate dai Nativi criticano i Bianchi invasori, ma criticano anche se stessi, la loro mancanza di risorse che i Nativi non sapevano sfruttare.
A loro, a quelli di loro saggi, non mancava la visione che ho espresso nella necessità di un terzo tipo di uomo.
Altrimenti la fine di entrambi i modi e i mondi che diverranno superati è quasi certa, perché inutili alla Vita.
Dunque l'uomo sopravvissuto alla Natura selvaggia, deve ora sopravvivere a se stesso, superando il concetto di Io per giungere nuovamente al concetto di Noi, ma in forma diversa cioè con uno sviluppo culturale e tecnologico inimmaginabile per il primitivo e continuare così nel suo viaggio oltre i limiti di questa Terra.
Detto in poesia, tutti un giorno faremo ritorno da dove proveniamo.
E' un cerchio la vita umana come quella dell'umanità intera.
Nasciamo piccoli, poi cresciamo e ci espandiamo, maturiamo grazie alle esperienze, dunque invecchiamo tornando un po' bambini (rimbambiti) poi la manifestazione di esistere termina in un non-apparire per manifestarsi, magari in un altro mondo e in altro modo.
Lo stesso cammino avviene e avverrà per l'umanità intera se saprà cogliere il proprio senso.

Gli scienziati guardano con orrore la fine dei primitivi, ma non vedono nel medesimo orrore la fine del uomo civilizzato.
Sono punti di passaggio, non vere e proprie disgrazie.
I tempi sembrano lunghi millenni, ma incalzano gli obiettivi.
Essi devono essere comunque realizzati, altrimenti il progetto viene riscritto.
Il primitivo ha fatto il suo tempo, realizzando il suo compito di genesi del uomo civilizzato, quest'ultimo sta esaurendo la sua scorta di Entropia e deve necessariamente cambiare coniugando i due modelli per andare a realizzare ciò che per lui è destinato.
Questo è di cui parlo.

La poesia per molti è inutile, ma solo perché hanno poca immaginazione.
In realtà consente di conciliare gli opposti, di andare oltre il tangibile e ci espande, allarga il nostro orizzonte.
Così come vuole la Vita.
Così ho visto e compreso.

lunedì 15 aprile 2024

Un nave chiamato Sentimento

Viviamo in un mondo dove gli sguardi si incontrano per evitarsi, a volte questo sguardo evita perfino se stesso.

Non bisogna mai farlo.

Noi siamo la nostra ombra.

Cosa ci porta lungo l'altra riva ad incontrarla?

Un veliero chiamato sentimento.

Tanti lo considerano insicuro e debole, ma la sua vera natura è forza.

giovedì 4 aprile 2024

Freedom

 

Indistinto è l'anelito alla liberazione.
Se ne sentiamo il richiamo, allora è certo che vi dovremo rispondere.
E' il Dio in catene forgiate da se stesso che parla della Libertà.
L'emancipazione però è muta, silenzioso è il suo incedere, perché essa è giù qui.

Venuti per mai più tornare qui

 

Siamo aquiloni nella furiosa tempesta.
Destinati a cadere eppure ora voliamo.
Incoscienza e paura così li chiami tu.
A me piace chiamarli coraggio.

Verso Orione



Com'è quella sottile mestizia che si prova nel guardarsi allo specchio, eppure quella indistinta bellezza che sorge quando si guardano le stelle?

Da dove viene l'eterno spasmo di tutte le esistenze e il canto infinito che abbraccia i millenni?
Chi ha sancito l'inizio che pare non avere fine?
Oltre il Tempo nulla rimanere con un senso compiuto.
Cos'è allora questa grandezza che si sente senza che produca alcun rumore?
Ristretto eppure infinito, meschino eppure nobile, caduco eppure eterno e tutto ciò ha nome Uomo.
Vita, così egli chiama il suo Destino.

giovedì 15 febbraio 2024

Valentino

Chissà se è vero che l'amore sia il trionfo della speranza sull'esperienza? 

Oggi non si può dirlo, perché lo si festeggia. Ecco perché lo scrivo, ma in forma di quesito. 

E' curioso che un sentimento così bello faccia anche soffrire terribilmente. Se questa contraddizione non esistesse di cosa altrimenti scriverebbero i poeti e di cosa parlerebbero le canzoni? 

L'amore è pudico, quando arriva non si fa annunciare, ti coglie sempre alle spalle. Ti sorprende, perchè non fa rumore.

Non si può nominare costantemente, va bene ogni tanto, se è chiamato continuamente non risponderà più. 

A volte lo si incontra mentre lascia il vuoto della sua assenza, tardivamente direi. Altre volte invece si vorrebbe dimenticare chi lo ha rappresentato, ma scordare così è un andarsene triste. 

Finché ameremo, vivremo e di questo non ne sono solo convinto, lo so. 

E se mai un sentimento potesse vivere oltre le cose del mondo e oltre il tempo, è proprio l'amore, perché qui dove noi siamo, egli passa e poi va oltre. 

Così a me piace pensare, magari un po' per tutti, che se oggi per qualche caso sfortunato lo abbiamo perso, domani lo raggiungeremo nuovamente. 

Siamo in cammino tra vita e vita e per trovarci a volte dobbiamo correre, altre volte invece dobbiamo solo fermarci. 

Anastorie

  


   Nell'antica Grecia ad Atene vi erano tanti templi per tanti Dei.

Ve ne era uno perfino dedicato al Dio che non si conosce.
Un posto vacante in attesa di destinazione.

Visitai la Grecia molte volte, e una volta di queste perfino in barca a vela, ma feci naufragio.
Fortunatamente a nuoto riuscii a raggiungere un'isola, un'isola che non conoscevo e non era nemmeno segnata sulle mappe.

Era l'isola degli Dei dimenticati.
In quel luogo segreto le divinità aspettavano di morire, quando l'ultimo dei loro adoratori avesse smesso di rivolgersi a loro.
In quel luogo c'era posto anche per un modesto mortale quale sono e trascorsi molti giorni con questi Dei antichi, alcuni erano antichissimi.
Non c'era molto da fare a parte conversare.
Ognuno di loro mi raccontò qualcosa della vita degli uomini che li avevano adorati, i desideri che avevano espresso, chi avevano veramente amato, per cosa avevano pianto, cosa avevano realmente chiesto nelle loro invocazioni.

Da loro appresi così la vera storia del mondo; Ma per tornare a casa, dovetti promettergli che quella verità non l'avrei mai raccontata.
Scrivo allora una storia così, una storia che non dice niente, una storia come la vita.