martedì 1 gennaio 2008

Sfogo di Natale

Durante un mio viaggio in Islanda, alcuni anni or sono, ho avuto l’occasione di fare amicizia con un uomo di una certa età, molto simpatico e laborioso.
Inaspettatamente nell’approssimarsi delle feste natalizie ho ricevuto una sua lettera molto toccante.

Di seguito vi riporto ciò che mi ha scritto.

Caro Visir,

Quando muore il bambino che è dentro di noi è il momento che cominciamo ad invecchiare.

Negli ultimi tempi nella mia vita si è insinuato come ospite ingombrante e molesto, ma soprattutto non invitato, la depressione, almeno credo si possa definire così.

Una sensazione nera e pesante di tristezza infinita che mi aggredisce improvvisamente, specialmente la sera dopo il lavoro, quando rientro a casa.

Sono lì, bello come il sole, che guido la mia auto nel traffico della città, illuminata e frettolosa, nella lontana nord Europa, con il mio bel vestitino alla moda, il portafoglio di Gucci in tasca con dentro un bel carico di euro (non sono ricco ma lavoro molto, specie sotto le feste, e quindi guadagno di conseguenza); Ebbene dicevo, mi muovo in questa auto silenziosa in mezzo al frastuono della metropoli ed ecco... Sgomento mi sembra che tutto si sgretoli davanti ai miei occhi che si velano di tristezza.
Una sorta di affresco che si scioglie via dalla parete rivelando un’informe macchia grigia… Il mostro.


Minchia!


Le ho provate di tutte, tutte parimenti sbagliate.
Ho iniziato una cura a base di cocktail al pub e nei locali alla moda con gli amici, alla fine, tornato a casa, ho rimediato solo uno specchietto retrovisore rotto (guidare ubriaco non è facile) e uno spavento che mi ha ridotto il culo a spillo, ad ogni luce blu incontrata sul tragitto verso casa.
Al solo pensiero di un controllo di etilometro della polizia, mi viene da pensare a cosa avrei inventato...Dalle mie parti come sai sono abbastanza conosciuto.


Comunque fino ad ora l’ho sfangata, ma l’ho pagata al risveglio il giorno dopo, con un fegato mezzo distrutto e un mal di testa pulsante come un sonar di un sottomarino russo.
Dopo una settimana di questa vita ero uno straccio anzi un “mocio Vileda”.


A parte la patente che i “signori tutori dell’ordine” mi avrebbero giustamente bruciato davanti agli occhi al solo risultato del test dell’alcol, non ho trovato conveniente pagare trenta minuti di spensieratezza con 15 ore di malessere generale che mi hanno ridotto ad un’ameba, quindi ho mollato l’alcol.
Le sigarette le ho mollate da un po’, sono dunque sulla strada della beatificazione?

Purtroppo no, o meglio, per fortuna no.


Scartata a piè pari questa soluzione alcolica, ho deciso di affrontare “il male oscuro” con un antidepressivo illegale di origine sudamericana che, con parsimoniosa somministrazione, mi sembra aiutare il mio spirito fiacco e mi fa passare la sera alla meno peggio.
Non esagero perché altrimenti non dormo più, diciamo lo, o la uso “cum grano salis”.

Tu ci credi, Visir? Io no.

Inutile dirti che anche se ho smesso di fumare e di bere, la mia faccia non migliora con simili stravizi ed ho il sospetto (ahimè più che un sospetto una prova certa) che anche il mio sistema nervoso abbia solo un momentaneo e apparente ritorno alla giocosità.

Subito dopo mi vedo ripiombare nel pozzo artesiano della mia sconfinata “depression”, come amabilmente mi piace chiamarla, un po’ all’inglese che così mi sembra meno schifa.
Quindi stò sempre peggio e in più sono anche nervoso (prima almeno ero solo depresso), quindi incazzato e tristo, che coppia!

Ecco che calo l’asso di bastoni, vedo se riesco a vincere se non la partita almeno la mano.


Allora provo con il sesso così, amico caro, mi sono messo d’impegno a sedurre. Dicono che gli uomini con i capelli bianchi abbiano fascino: speriamo!
Alla fine ne trovo una che mi piace, con cui sto bene assieme, con cui rido e scherzo (urca! Penso c’è l’ho fatta) niente, torno a casa e sono più triste di prima.

Giunto il momento, finalmente, della copula agognata non mi funziona Exalibur: la spada resta nella roccia invece che nella gnocca.Io che sono stato sempre un bestione…niente.
Sembro il titolo di un film di fantascienza: “La zona morta”.
Una Caporetto, ragazzo mio, manco la bandiera resta alta.
Affondo con il Titanic? Mi butto su una scialuppa? Imparo a nuotare nelle acque gelide? Faccio come Hemingway mi sparo?


Il ventaglio di possibilità si apre rapido come maneggiato da una geisha.


Mi interrogo giustamente sulla normalità, sono normale?
Già…la normalità, “l’irreprensibile” normalità!
Normalmente alti, normalmente vestiti bene, normalmente felici, normalmente morti…che significa normalità? Domandarselo è già un chiaro indizio di non esserlo.
L’uomo normale non si domanda: è così, di “default” (sempre citando gli Anglosassoni).


Allora io che sono?Un gnappo bastardo? Perché è arrivata la neve (cazzo la neve), che mi anticipa che sta per giungere alfine il Santo Natale, è il tempo che inizi i preparativi per il mio viaggio.
Ecco che a giorni arriverà il momento del mio massimo impegno lavorativo, dovrò fare le solite consegne, con quel vestito ridicolo tutto rosso che mi tocca indossare per contratto, con quegli orribili risvolti di pelliccia bianca, ma oggi, per oggi ancora, posso andare in giro vestito da “persona normale”.


Sornione, guardo le case degli uomini illuminate sotto la neve (ancora quella, ma è un’ossessione!) e sospiro (inalo?), penso che fra poco mi toccherà cominciare il mio giro.
Quest’anno però: “revolution”, sarò un Babbo Bastardo, te l'ho già detto?
Non porterò doni quest’anno, ma ne toglierò, eh si! Toglierò via ogni cosa: oggetti, pensieri, illusioni, soprattutto da me stesso e solo allora, forse, il bambino che è in me vivrà ancora una notte di stelle… Magari una sola, ma piena di antica magia.


Auguri a te e a tutti,



firmato: S. Klaus


P.S. Allego foto recente



2 commenti:

ladyoscar ha detto...

Bentornato Visiria! Le tue storie visionarie mi sono mancate!

Visir ha detto...

Veramente scirvo anche su Denigrazione&Basezza, puoi trovare nelle etichette molti inediti.