martedì 9 marzo 2010

Fughe immobili


La vita sembra correre, ma noi spesso non ci muoviamo di un passo.
Confusi da paesaggi diversi, distratti da volti che si sovrappongono tra loro come maschere Kabuki durante lo spettacolo, siamo straniti da questo moto apparente dell’Esistenza.
Come treni attigui in una stazione, chi parte e chi resta? Non si è mai sicuri della risposta.

Poi, capita che le circostanze ci sorprendano; Ci giriamo un attimo indietro ed è passata, a volte, una vita intera.
Come è stata spesa? Una domanda tanto imbarazzante cui evitiamo sovente di rispondere con sincerità.

Un giorno stavo andando in aeroporto in taxi e incontrai un mio amico che non vedevo da anni, proprio in un altro taxi che procedeva a passo d'uomo come il mio nel traffico.
Vivevamo nella stessa città ma eravamo stati, sino a quel momento, ugualmente lontani come la terra degli unicorni.
Lui andava all’aeroporto di Orio al Serio, io a Malpensa, pronti a salpare ognuno per la sua meta.
Cammini diversi che avevano deciso di arrestarsi per qualche attimo nella stessa strada su sensi di marcia inversi.
Un saluto, una stretta di mano fugace tra i finestrini abbassati e via...

E' forse malinconico pensare che in fondo la vita è la stessa cosa.
Chiusi nel taxi del nostro corpo, sfioriamo gli altri senza mai toccarli veramente. Ci saziamo con la curiosità che non diventa mai però adulta, attraverso una reale conoscenza.
Cerchiamo di dissetarci e beviamo acqua salata.
Manca il tempo, si dice come giustificazione, ma mentiamo a noi stessi.

Come diceva l'anziano monsieur Ibrahim al giovane Momo, nel libro -I fiori del Corano-: "La felicità é nella lentezza".
Allo stesso modo direi della vita, delle persone, dei momenti, colti dalla nostra anima finalmente attenta grazie a questa "lentezza".
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Colti come fiori ma senza reciderne il gambo.
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4 commenti:

Haemo Royd ha detto...

Lo diceva anche la moglie dell'eiaculatore precocissimo.
Mi hai fatto venire in mente " Ognuno è solo al centro della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera"

Visir ha detto...

Vedo con piacere che il suo lirismo con il tempo si giova di metafore sempre più ardite.
Me ne compiaccio, ma lentamente.

Jean du Yacht ha detto...

I calzolai sono stati tra i primi a far proprio il verbo di monsieur Ibrahim, avete fatto caso che sono sparite le insegne "LA RAPIDA"?!

p.s.: Sir Vi mi permetta, lei ha del vero ta-lento.

beyk happel ha detto...

Un giorno andai a far visita ad un amico, ex ferroviere ormai da anni in pensione, ritiratosi a coltivare erbe e ad accudire cavalli.
Profondamente colpito dalla sua flemma gli dissi "Tu hai perso la fretta!"
Lui mi guardò, iniziò con calma ad abbozzare un sorriso, schiuse pian piano le labbra in un sorriso solare e infine mi spiegò esaurientemente la sua nuova filosofia di vita.
Mi disse "Si...", ma lentamente...