giovedì 30 settembre 2010

Il grande Pusher



Pare che la televisione renda più stupide le persone.
Dati clinici dimostrano che la lettura de: Il medico di campagna, di Kafka aumenti l'intelligenza.
Non ho idea se anche la rilettura all'infinito di questo libro può, in teoria, elevare qualunque idiota a genio.
In questo caso avrei delle ottime chances.




Evito quindi di guardare molto la tv e ultimamente, purtroppo, leggo poco.
Non rischio così di diventare talmente captativo da cogliere la cosiddetta "visione d'insieme" che mi farebbe penso, impazzire o precipitare nel baratro della mia anima in pochi istanti.
La mediocrità mi imprigiona, ma alla fine mi protegge.

Riflettevo malinconicamente ieri su questa esistenza senza senso apparente, nell'attesa di una fine certa quanto sconosciuta. Pensieri allegri, lo so, nei quali talvolta indulgo, ma che non riesco ad allontanare dalla mia ragione. Non posso fare a meno di valutare le coincidenze beffarde del destino, i curiosi casi della vita, il perfido umorismo della realtà. Tutti elementi che danno a pochi, molto e, a tutti, comunque una costante insoddisfazione.



Poi, ho interrotto queste meste elucubrazioni quaresimali per una serata con gli amici.
Sono rientrato a casa a notte fonda contento come un bimbo dopo la poppata e senza un pensiero.

Mentre giravo la chiave nella serratura della porta di casa ho compreso quanto il mio cervello fosse un drogato.


Fulminato da questa rivelazione ho ragionato su come abbiamo, un po’ tutti, solo bisogno di abbondanza di neurotrasmettitori come: Serotonina, Noradrenalina, Dopamina, Endorfina (quest'ultima simile alla Morfina) e via di seguito.


Sostanze che vengono prodotte dal sistema nervoso centrale nei momenti intensi di piacere. Molecole che ci danno la forza per un altro giro di valzer, in questo folle ballo in maschera che presuntuosamente chiamiamo vivere.
Il modo di procurarsi queste "quantità limitate" avviene nei modi più disparati ed è il senso del continuo affanno di noi poveri diavoli.

Siamo sempre alla ricerca di un pusher, per una nuova dose.


Chi si "cala" con il lavoro, chi con il sesso, chi con la famiglia, col potere, con la fama. Ad ognuno il suo sballo, l'importante è distrarsi, sottrarsi in particolare dall'orrore del proprio egoismo e alla solitudine della propria anima monca.


Anche la tanta esaltata "spiritualità" non supera questo vallo insormontabile.


Dio non è forse il più grande pusher? Non ci aspetta forse sull'entrata della grande discoteca del Paradiso sbracciandosi per raccogliere nuovi clienti con un bel sorrisone di circostanza?


Non ci promette, grazie ai suoi rappresentati in questo porco mondo, il miraggio di poter godere una felicità senza tempo? Una contentezza libera dalle responsabilità delle nostre azioni?


Ci ficca in bocca una bella pastiglia fatta di assurdità condite di buoni sentimenti e ci strizza l'occhiolino.


"Ora sei dei miei", pare dirti seducente e ti fa accomodare come un eterno irresponsabile adolescente, sedato dal Nirvana, nel suo infinito Rave...Yeaaaaaaaaaah!

Ecco, inutile dire, che questa riflessione notturna mi ha tolto il buon umore, ma solo per venti secondi, per mia sfortuna.
Durante i quali ho avuto però, un girapalle fotonico.


Mi sono sentito uno schiavo; Uno schiavo di me stesso, ovvero un padrone terribile perchè non abdicabile; Un tiranno invulnerabile a qualunque attentato.
Allora, in un sussulto libertario ho ricordato William Ernest Henley: "Non mi importa quanto stretta può essere la porta...Quanto piena di castighi la vita, voglio ogni giorno essere il padrone del mio destino, il capitano della mia anima".

Se l'infausto divenire è certo, allora a che serve preoccuparsene?


Dovendo andarsene sicuramente da questa tavola imbandita, come sembra essere qualche volta la Vita, tanto vale, alzarsi a stomaco pieno. Ubriacarsi di consapevolezza, fare indigestione di emozioni, di conoscenza, di amore e anche, perché no? Di sofferenza, c'è né tanta in giro.


Parole grosse che ho perfino pensato sottovoce, ma che mi bollivano dentro in un’irrefrenabile moto di riscatto; Purtroppo disatteso quasi sempre dalla meschinità della mia pochezza, dalla debolezza congenita del tran, tran ipnotico dei miei giorni.

Così mi capita: talvota inciampo nella verità però mi rialzo sempre; Pulisco le mani sulle cosce e continuo come se nulla fosse...Ecchecazzo!

2 commenti:

ha detto...

SEI BLASFEMO! Quando siamo depressi, quasi tutti noi, invochiamo la divinità. Inevitabilmente la umanizziamo, molto più spesso la personalizziamo. Per quanto io possa condividere le considerazioni sulla biochimica dell'encefalo, devo prendere le distanze dalle conclusioni a cui sei approdato.

Visir ha detto...

E' noto il tuo atteggiamento conservatore e rispettoso nei confronti del Divino, lo apprezzo ed è ammirevole il senso di umiltà che ne ricavi inchinando l'irsuto capo a qualche cosa di più grande.

Non voglio convincere, ma spiegare, cioè condividere la Babele di paradossi e contraddizioni che convivono in ognuno di noi con uno sguardo a volte obiettivo ed a volte solo incazzato, ma sempre con un sorriso ironico per me stesso.
Ho rinunciato da un po' a sostenere una qualsiasi verità universale accontentandomi (?) di parlare e scrivere solo per me medesimo.

Sono blasfemo? Ebbene, se questo significa che voglio forgiare la mia anima come una spada allora lo sono.
Poi, se mai incontrassi un Dio sulla mia strada allora con questa lama lo trapasserei per andare oltre...
Fino a dove? Fino alla fine, naturalmente.
Grazie della tua amicizia.