mercoledì 28 agosto 2013

Un tuffo dove l'acqua è più blu, neinte di più.

.
Cosa impariamo?
La domanda mi colpisce come una pietra in mezzo alla fronte, mentre sguazzo soavemente nella bella piscina di amici.
Tra i riflessi di acqua blu che luccicano sotto un sole estivo mi chiedo cosa effettivamente ho imparato dalla vita.
Un perché inaspettato e un po’ fuori luogo in un contesto così mondano.

Parlando al plurale direi che sicuramente ci sono insegnate cose utili, l’esperienza ci guida e ci aiuta a navigare nell’oceano esistenziale, ma è veramente così?
Nelle vicende ordinarie della vita è opportuno avere una certa conoscenza delle cose. Ammesso che consideriamo la conoscenza semplicemente come quel processo razionale per cui rendiamo qualche cosa di sconosciuto come già noto alla nostra coscienza.
Però la mia domanda è più sottile o meglio, provocatoria.

Se i fatti significativi dell’esistenza ci superano e ci sorprendono sempre come è possibile prevederli o gestirli grazie a questo costrutto di presunzione che è il conoscere?
Di fronte alla complessità e alla diversità del divenire ci si trova così sempre inadeguati.

Spiegandomi meglio aggiungo che nella successione ininterrotta dei momenti consueti, forse noiosi che scorrono in punta di piedi, quasi inosservati, di cui abbiamo un ricordo vago, labile e confuso, si constata ad una visione obbiettiva che il mercoledì ultimo scorso assomiglia ad un giovedì di dieci anni fa cioè una lattiginosa e indistinta amnesia.
Vi sono però, ogni tanto, alcuni attimi del vivere che assumono un reale valore.
Sono quei momenti in cui la vita ci mette di fronte all’inaspettato, al nuovo, alla sorpresa, magari ad un incontro che risulta nodale, mentre la matassa della vita si srotola, sino a quando il filo ormai teso, finirà.  
Momenti belli; A volte invece, terribili. 
Minuti di quiete inspiegabile che accadono oppure di furiosa follia che a ben vedere ci dominano.
Attimi che ci superano, ci sovrastano ma soprattutto di cui non abbiamo quasi nessuna possibilità di controllo.
Allora la nostra conoscenza ed esperienza a cosa serve?

E' ancora più evidente con i sentimenti e con le emozioni paipitanti determinate dagli eventi e dalle relazioni personali che suscitano in noi una forte risposta emotiva; Secondi lunghissimi dove il nostro cuore fa un balzo, oppure si arresta e cade come se quel muscolo cardiaco deputato al sentimento facesse un tonfo, precipitasse dal petto dentro di noi come una sorta di discesa inarrestabile in un abisso vertiginoso. 
Un “bungee jumping” nell’oscurità dell’anima o più semplicemente nel mistero di cosa siamo.

Sono come baleni nel temporale notturno che illuminano l'oscurità dell’incoscienza come fosse giorno; Essi ci danno il senso della nostra esistenza e, a ben vedere, sono gli unici in cui ci sentiamo realmente vivi. Immagini vivide di vita che acquistano spessore con le emozioni e si scolpiscono  nella memoria.
Forse sono ciò che ci tornerà agli occhi nel momento che ci toccherà chiuderli definitivamente.

Percezioni che in verità ci accadono senza mai essere veramente determinate.
Scopriamo e ci sorprendiamo di emozioni nuove, oppure riviviamo trepidazioni che, però non sono mai uguali,
Tocchiamo dunque sempre la stessa cosa, ma in modi e punti diversi anche se la definiamo in categorie, ma è oltre ogni termine. Sfioriamo senza poter afferrare la natura insostanziale dell'essere. 
Nella realtà del cuore le emozioni sono un sentire sempre diverso come i colori di ogni crepuscolo di un giorno nuovo, anche se lo chiamiamo alba o tramonto.

Allora la mia domanda iniziale si precisa: perché?
Perché dobbiamo conoscere?
Quale è il senso di questa dura scuola che è vivere.
Penso che la risposta, la mia risposta che estendo con un certo candido ottimismo a tutti è: "Il senso di vivere è imparare a vivere."
Questa intuizione deve però concretizzarsi in un azione precisa: essere padroni di se stessi.
E' un atto paradossale, perché appunto si muove in due direzioni diametralmente opposte.

Infatti, se negli eventi gravosi delle vita, nelle difficoltà, nelle sofferenze come anche nel piacere e nella fortuna, dobbiamo essere saldi in noi stessi, quindi ritrovarci e mai smarrirci dal quel autentico Sé, duramente cercato e incontrato; Nei sentimenti la strada da prendere è contraria cioè lasciarsi andare totalmente nelle emozioni profonde e così in queste, perderci completamente.

Nessun commento: