"Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco".
E' una parafrasi di una poesia di William Blake citata nel film Blade Runner che tratta interessanti temi sul futuro distopico che molto probabilmente ci attenderà a breve, almeno più vicino al nostro presente rispetto a quando il film fu prodotto (1982).
E' una parafrasi di una poesia di William Blake citata nel film Blade Runner che tratta interessanti temi sul futuro distopico che molto probabilmente ci attenderà a breve, almeno più vicino al nostro presente rispetto a quando il film fu prodotto (1982).
I punti nodali della pellicola, ma ormai potrei dire le due problematiche che riguardano ogni uomo
con un po' di consapevolezza che vive in questo odierno sempre più amaro sono: la perdita e la fuga.
La fuga.
La fuga da un futuro infelice e disumano, grazie alla
creazione per la maggioranza di un cyber spazio virtuale dove rifugiarsi; un’allucinazione
vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori.
Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di
ogni computer del sistema umano. Di impensabile complessità.
Linee di luce allineate nel non-spazio digitale e nella mente dei suoi fruitori, ammassi e costellazioni di dati in cui perdersi e mai ritrovarsi in una realtà immaginata per fuggire e sfuggire da un enigmatico presente, anticipatore di un futuro atterrente.
Linee di luce allineate nel non-spazio digitale e nella mente dei suoi fruitori, ammassi e costellazioni di dati in cui perdersi e mai ritrovarsi in una realtà immaginata per fuggire e sfuggire da un enigmatico presente, anticipatore di un futuro atterrente.
La perdita.
In apparenza, quello della perdita sembra il tema
più ovvio.
La perdita di una vita ricca di significato, del calore umano, dall'empatia con l'ambiente naturale cioè con la Terra, quella dei verdi alberi e del sole giallo.
La perdita cioè del viscerale contatto con la Natura.
La perdita di una vita ricca di significato, del calore umano, dall'empatia con l'ambiente naturale cioè con la Terra, quella dei verdi alberi e del sole giallo.
La perdita cioè del viscerale contatto con la Natura.
A un
livello simbolico, la Natura è rappresentativa del lato spirituale fin dai
tempi più antichi.
Un Giardino dell’Eden da cui, però l'uomo è stato scacciato.
L’ecocidio da parte dell’umanità, la distruzione dell’ultimo
resto dell’Eden a disposizione, la Terra, ha pertanto causato un senso di perdita spirituale.
Il vuoto che ne risulta, un profondo vuoto spirituale
all’interno di un "inferno ecocida" spinge l'essere umano a cercare
un individuale "Eldorado di buone occasioni" in un altro luogo, in un altro spazio forse in un altro tempo.
Esso si manifesta nella volontà di fuggire appunto, fisicamente e mentalmente, tentando modi di riempire il vuoto ecologico e quindi spirituale, ma senza più fattive possibilità nell'edificare un'esistenza a misura umana.
Esso si manifesta nella volontà di fuggire appunto, fisicamente e mentalmente, tentando modi di riempire il vuoto ecologico e quindi spirituale, ma senza più fattive possibilità nell'edificare un'esistenza a misura umana.
Vi è dunque nella fantascienza un tentativo profetico
consapevole di mostrare il nostro presente in quanto passato di un futuro
inatteso.
1 commento:
La parafrasi mi ha sempre colpito.profetica,esplicatia della disumanizzazione dell'uomo ,dei suo utilizzo costante a livello di cervello rettiliano,di cainismo,di adotatore del vitello d'oro
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