martedì 29 novembre 2016

Introspezione ahia!


La teoria della coscienza bicamerale ipotizza un doppio cervello nell'uomo, in particolare nell'uomo primitivo che percepiva il soliloquio interiore (pensieri) come la voce degli Dei. 
E' curioso che il concetto di responsabilità personale, inteso come libero arbitrio sia in realtà un concetto relativamente recente nella storia umana. Per un uomo moderno è un fatto accettato, direi scontato. Nell'antichità invece, cioè sino al tempo della Grecia antica, la psicologia era completamente ignorata. L'uomo non era responsabile delle proprie azioni, perché egli obbediva al volere degli Dei che parlavano dentro di lui. 

Se si legge Omero questo risulta evidente. 
Nella modernità il significato di coscienza assume valori diversi secondo la scienza che la indaga. in neurologia, è lo stato di vigilanza della mente contrapposta al coma. 
In psicologia, è lo stato o l'atto di essere consci, contrapposta all'inconscio: esperienza soggettiva di eventi o di sensazioni.

In psichiatria, come funzione psichica capace di intendere, definire e separare l'io dal mondo esterno.

Nell'etica, come capacità di distinguere il bene e il male per comportarsi di conseguenza, contrapposta all'incoscienza.

In filosofia, acquista un valore teoretico in quegli autori che intendono la coscienza come interiorità e fanno del ritorno alla coscienza del raccoglimento in sé stessi, lo strumento privilegiato per cogliere verità fondamentali, altrimenti inaccessibili. Nel corso della storia della filosofia ha assunto significati particolari e specifici distinguendosi dal termine generico di consapevolezza, attività con la quale il soggetto entra in possesso di un sapere. 

Al di là delle definizioni c'è una particolare teoria, quella suggerita dal fisico Roger Penrose che la indaga attraverso la teoria quantistica che trovo interessantissima anche se ostica.

La Coscienza nella sua espressione più significativa e nella sua comprensione più profonda è, e resterà, un mistero, perché la coscienza è irreale. 

Essa è l'impalcatura illusoria su cui si sostiene un ego altrettanto illusorio. 
Ad una osservazione disincantata apparirà come il presunto "libero arbitrio"  ovvero l'espressione della volontà dell'ego, in definitiva non esiste se non nel puerile tentativo di controllare la propria esistenza e la realtà. 
A ben vedere le nostre vite si sviluppano in cicli, in cerchi, spesso simili e ripetitivi. 

In definitiva la vita è un'attesa... Che qualcosa o qualcuno ci dica cosa fare.

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