giovedì 7 settembre 2017

Il consulto



Dopo una lunga attesa, finalmente il suo turno.
L'ampio studio del Professore era sobrio e funzionale, quasi minimale. Stranamente non aveva odore.


Egli lo guardò acutamente, solo per qualche secondo abbassando gli occhiali dal grande naso ma non disse nulla.

“Buon giorno Professore” disse lui invece come per stemperare quel silenzio un po così.
“Buon giorno a lei, si accomodi, mi dica” La voce del clinico era autorevole, calma, profonda quasi baritonale. 
Cominciò a sentirsi subito a proprio agio.
"Le devo parlare della malattia?"
"Non subito, mi racconti cosa è successo prima, un po' prima"

“Beh! Tutto è cominciato dopo che ho avuto un po’ di problemi con la mia vita privata, ho lasciato il lavoro che non sopportavo più, e  mia moglie invece di sostenermi, mi ha abbandonato anche se andavamo  d’accordo, almeno a me pareva così, ma credo che avesse perso interesse per me non avendo più la possibilità di portare a casa il -fine mese-.  Dopo un po’ per vivere ho dovuto mettere a frutto la mia passione musicale , ora suono  in un locale la sera, mi guadagno così da vivere, ma i problemi  non sono migliorati.”

“Quali problemi?” chiese il medico, sollevando lo sguardo dal suo blocco di appunti.

“Dico sempre quello che penso, e vedo il mondo con occhi diversi da quelli degli altri. Ho cominciato a considerare la vita con una visione diciamo -più obiettiva- ed è stato devastante. Le relazioni umane mi sono apparse subito false, dominate dall’interesse oppure dalla soddisfazione momentanea, senza profondità. Senza un reale valore significativo.  Il quadro che avevo dipinto per tutta la mia vita pareva sciogliersi davanti a me. La società mi è cominciata a sembrare  delirante con le sue regole incoerenti e ipocrite. In poche parole non mi capisce nessuno, mentre io purtroppo capisco gli altri molto bene, ma quello che capisco non mi piace. E nonostante questo non posso fare a meno di vederlo e di commentarlo, e questo genera un sacco di problemi con gli altri, si offendono della mia sincerità. C’è una cura? Un mio amico mi ha detto che Lei è un medico bravissimo, anche se contestato per le sue teorie originali, questo però l’ha detto un altro medico che ho visto prima di lei, ma che non mi riusciva a diagnosticare nulla. Vede, non posso fare a meno di essere sincero ”

“Non si preoccupi, in ogni caso il miglior medico  è la Natura, guarisce quasi tutti i mali e non parla male dei colleghi, c’è altro?”

“Ho un irrefrenabile desiderio di verità e di libertà”

“Umm! Questo può essere grave, mi faccia vedere” si alzò dalla grande poltrona, passò oltre la scrivania e  si avvicinò con passi lenti, quasi calcolati.
Le mani forti e calde gli sfiorarono il volto. Erano perfettamente asciutte e avvolgenti.

“Apra la bocca, dica: A”
“AAAAAAAAAAAA”
“Bene, bene, ora chiuda la bocca e guardi verso il soffitto” Gli appoggiò le dita appena sopra gli zigomi e con delicatezza aprì ulteriormente il globo oculare.
“Ah! Ecco,  è come pensavo”
“?”

Il professore tornò a sedersi e ristette pensoso un po' di tre quarti. Guardava il bordo della scrivania con il braccio sinistro appoggiato sull'addome e l'altro piegato, con la mano che gli sosteneva il mento, le dita piegate anch'esse, mentre l’indice gli fasciava la guancia come se indicasse il soffitto o il Cielo.

“E’ grave? La prego sono molto preoccupato”
“Ho due notizie per lei. Una buona e ovviamente una cattiva, quale vuole sentire per prima?”
“La brutta, la realtà ha sempre la precedenza”
“Bene, allora le dirò che lei soffre non di una, ma di due patologie rare e purtroppo incurabili. Ha sviluppato un problema della vista la Distopia; Questa patologia oculare le fa vedere il mondo, le persone, i fatti per quello che sono e non per quello che vorrebbe che fossero. Inoltre ha una conclamata sindrome del cavo orale, anch’essa rara e come le ho detto incurabile, la -faringite veritiera-".

“Accidenti ma guarda che sfiga, e quale sarebbe la notizia buona che morirò presto?”

“Su, su non faccia così che si può convivere con queste malattie. Certo non sono piacevoli, la rendono spesso malinconico, ma in fondo lei conosce una persona veramente soddisfatta e felice in questo mondo anche se si crede sana?”
“No non ne conosco, Dottore”
“Ecco, vede…Però, preferisco Professore”
"Oh! scusi Professore"

“E posso sapere la buona notizia?”
“La buona notizia per lei è che ho scoperto il suo problema, e ho una cura che anche se non le garantirà la guarigione, le toglierà i sintomi fastidiosi. In poche parole le darò quello che offre la medicina moderna oggigiorno, e soprattutto quello che vogliono le persone comuni, non avere fastidi fisici e rimanere quello che sono, cioè la medesima persona che li ha fatti ammalare. Procrastinando così il malessere di vivere derivante del fatto di non avere una vera vita, sino a quando giungerà la fine della loro pseudo esistenza.”

“E’ quello che penso e vedo anch'io ma lei è fantastico, come mi capisce. E la cura?”

“Allora siamo d'accordo. Per la faringite veritiera, dovrà parlare pochissimo, dovrà limitarsi alle constatazioni, alle richieste di ordine materiale -passami quello, posso avere questo, come va? Ecc. ecc.- frasi semplici. Non affatichi assolutamente in cervello, il mio consiglio perciò è che vada spesso in Chiesa. Impari dalla maggioranza ad usare la testa solo per separare le orecchie.
Eviti ogni riflessione e approfondimento. Quando sente il bisogno irrefrenabile di dire come la pensa o sente che il suo ragionamento analitico si innesca…Allora parli di calcio, del tempo, del governo ladro. Eviti accuratamente tutto quello che non è ovvio. Avrà così  moltissimi amici e un certo successo con l’altro sesso. A proposito, Lei è eterosessuale?”

“Certamente”
Il medico lo trascrisse neigli appunti.

“E’ importante?”
“No affatto, ma oggigiorno è un po’ raro”

“Mi scusi  ancora e per la realtà che vedo con disincanto?”
“Per la distopia, dice? E' un po' più complesso, ma per sua fortuna ho inventato un collirio lisergico”

“Con LSD?”

“Esatto. Proprio quello, ma con una percentuale ridotta del principio attivo. E' una panacea. L’aiuterà con piccole allucinazioni a vedere il mondo come la maggioranza, però guidarà l’automobile con riflessi un po' rallentati e difficoltà nelle manovre di parcheggio ma non si spaventi non sarà il sintomo che sta cambiando sesso è solo un effetto collaterale. 
Non potrà invece svolgere attività creative né innovative, dovrà accontentarsi della routine”

“Cavolo e la musica?”
“Quella se la deve scordare, almeno se è un musicista di valore, se fa invece musica di successo non ci sono grossi problemi, mal che vada potrà riprendere il suo vecchio lavoro, quello che detestava, e scoprirà che non le darà più fastidio”

“Non c’è un altro rimedio?”
“Ci sarebbe un rimedio naturale, ma poco praticato perché un po' pericoloso e può procurarle dolore acuto anche se saltuariamente”
“Qual'è il rimedio naturale?”

“L’amore che altro..." improvvisamente un sottile velo appannò gli occhi del grande discendente di Ippocrate, ma fu giusto un attimo, poi aggiunse

"Ma solo quello vero, mi raccomando. Le imitazioni fanno peggio. 
L'amore vero non la guarirà completamente dalla distopia, ma l’aiuterà ad andare avanti. Tenga conto che le potrebbe costare tantissimo e non parlo di soldi”

“E se non trovassi il vero amore?”
"Mio caro ragazzo, non sia così pessimista, c'è tanto amore nel mondo" 
"Ah si? Veramente non me ne ero mai accorto, ma se non capitasse?"

“Beh! Allora le resta solo il normale espediente surrogato: la figa. E anche compatibile con il mio farmaco, si figuri”

“Eh già! Va bene Professore"

“Caro mio, però adesso devo proprio salutarla. Lasci cinquecento euro all'infermiera uscendo. Fattura?"
"Ma no, va bene così..."
"Allora facciamo solo quattrocento".
"Grazie mille Professore, mi sento già un pochino meglio".

"Come? Ah! Si, è ovvio, è ovvio".

Drin, drin

"Me scusi Professor, dovria far entrar un altro pasiente?" 
Così parlò dall'interfono la giovane infermiera con l'accento trevisano.
"No, cara fai aspettare gli altri. Dopo il pagamento del paziente che sta uscendo, dagli un flacone di Lisergimax, infine ho bisogno di te. 
Ma quando entri non scordarti di chiudere la porta dello studio, piccina”

"Sertamente Professor" 
Rispose lei, colorando la voce di una nota giuliva ma sottomessa.

Appena solo, il taumaturgo trasse dal camice un flaconcino, mise due gocce di collirio negli occhi, fece un profondo respisro e attese quello schianto di infermiera. 

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