giovedì 6 dicembre 2018

Mas que nada

Spesso le persone parlano d'amore ma non sanno nemmeno cosa stanno dicendo.

Nella mia modesta osservazione del genere umano ho notato come spesso si equivocano gli enti e se ne perverte il significato confondendone i valori.
Si parla dunque d'amore, ma si intende invece: desiderio. 
Non solo banalmente il desiderio fisico, nemmeno solo quello psicologico cioè quello di avere un sostegno morale e di compagnia; Spesso è il desiderio di raggiungere degli obiettivi che riteniamo importanti, principalmente determinati dalla paura cui guardiamo al futuro, sono i desideri che ci spingono ad usare gli altri. 
Così alla fine: tutti usano tutti.

Pare legittimo avere progetti, aspirazioni e desideri, in particolare quando si ha un rapporto con qualcuno, ma così facendo si apre l'abisso dell'inferno. 
Mettendo davanti agli altri i propri desideri non si vedranno più le persone, addirittura così facendo sarà quasi come ucciderle, perché sarà come se non esistessero più.
Lo facciamo continuamente, e così in questa vicendevole cortesia a rovinarsi la vita, si indossano maschere per aderire alle rispettive  aspettative. 
La maschera permette di dare agli altri l'impressione di ricevere ciò che vorrebbero, ciò che a volte addirittura pretendono, ma in definitiva essa vivrà al nostro posto; ci permetterà di mantenere le promesse, ma in maniera falsa e superficiale. 
Possiamo dare solo quello che possediamo e spontaneamente decidiamo di donare, altrimenti diverrà una recita non un regalo.  
E' il motivo per cui si indossano costumi e maschere, questo è bene capirlo.  
Inoltre questa struttura fittizia, questa maschera che si indossa mangerà la nostra vita per continuare a esistere, di questo però se ne accorgono in pochi.
Dopo poco, l'unica cosa che ci unirà con all'altro saranno queste maschere, evocata come in una Macumba malefica, sarà un feticcio che si nutrirà della nostra stessa anima e della vita autentica che essa può esprimere.
La persona amata o quella con cui si ha una rapporto affettivo in realtà dopo un po' si allontanerà, noi stessi cammineremo in un'altra direzione, solo le rispettive maschere resteranno vicine l'una all'altra a sostegno di un pseudo rapporto umano.
Quando e se cadrà questa finzione, si scoprirà accanto un estraneo e la distanza da chi credevamo a noi prossimo, diverrà incolmabile. 
Tutto questo la gente lo chiama con un certo umorismo inconsapevole: normalità.

Per me è diverso, ma non certamente perché sono migliore. 
Solamente cerco di essere attento alle trappole del senso comune e mi domando criticamente, quando parlo di qualcosa che per me abbia valore, cosa intendo veramente. 
Scendo in me stesso per capirne il percorso, a volte è proprio una vera discesa agli Inferi, ma è l'unico modo che ho per giungere in Paradiso cioè alla comprensione di cosa sono, dove sono, e cosa sto facendo, ma soprattutto cosa abbia senso e importanza reale nell'esistenza. Nella mia esistenza ovviamente, poiché dalla soggettività non è possibile uscirne con un ragionamento prodotto dalla coscienza.

Liberarsi dalla coscienza invece richiede un certo talento nella fuga, ma questo è un'altro discorso.

Questa visione obiettiva cui giungo tramite la sincerità con me stesso è quello che chiamo: Paradiso. 
Lo realizzo in maniera implacabile cioè senza cercare alcuna giustificazione, senza mentirmi, visto che agli altri purtroppo è quasi impossibile dire la verità. 
La sincerità purtroppo è vista e percepita come un'offesa o una minaccia. 
Il piacere per essa si è perso o forse non c'è mai stato, perché l'umanità pare essere assuefatta alla edulcorazione delle maschere. 
Abituati  così tanto alla dolcezza della seduzione e dell'adulazione, il gusto un po' amaro della sincerità: disgusta. E' sentito come un veleno, quando in realtà è una medicina.

Ecco per cui affermo che la vita generalmente intesa è un inganno, ma le persone, fraintendendomi pensano che sono una sorta di nichilista, a volte forse immaginano che sono un tizio strano che toglie il sorriso con questi discorsi seri. 
In definitiva constato che sono sempre un po' oltre al pensiero altrui, ma per mia fortuna ho due o tre amici che mi fanno compagnia, mi comprendono, mi perdonano, ma ancora di più mi amano.
Persone vere che senza mettere davanti alla mia anima troppi desideri meschini, riescono a vedermi per ciò che sono e perfino a volermi bene. Strano, no?

Certo, è un amore umano, a volte semplice, a volte un po' superficiale, a volte fatto di piccole cose, ma in questo mondo, in questo vostro mondo mi verrebbe da dire, è già moltissimo.

Insomma come dicono in Brasile: Mas que nada.

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