L'attività di creazione della realtà da parte della mente, però risulta essere inconsapevole allo stato attuale d'evoluzione umana, e visto come pensa l'uomo medio, aggiungo: meno male.
In forma semplificata quest'abilità di modificazione della realtà è facile riscontrarla, usando una sorta di "intenzione creativa" per migliorare le performance di tutti i giorni.
E' usata talvolta nella autosuggestione, nell'incrementare il proprio rendimento negli sport o nelle arti marziali e in generale per migliorare le proprie capacità.
Comunemente però, non si riflette come questo possa accadere, etichettandolo come una sorta di condizionamento mentale che stimola le capacità corporee, ma questo è riduttivo.
Ci sono alcune condizioni e risultati che oltrepassano il limite delle possibilità del corpo, dunque bisognerebbe considerare un'altra ipotesi che spieghi il motivo del superamento di tali potenzialità cinestetiche umane.
E' la mente che liberata dal condizionamento ha la possibilità di modificare la realtà stessa. Non trovo più semplice deduzione.
Qualcuno che mi legge e per sua fortuna non mi conosce, mi potrebbe trovare qualche volta interessante, ma non è così.
Il primo motivo per cui dico questo è che rivelo solo ovvietà nascoste non ho intuizioni formidabili.
Per secondo, in ogni analisi cerco la semplicità che per un tipo complicato come sono è veramente un'impresa titanica cioè cerco la cosa in sé.
Tolgo tutto il falso e il superfluo, elimino tutto quello che credo di sapere, ma non ho sperimentato, quello invece che posso dedurre da dati certi lo tengo buono solo se i fatti oggettivi lo confermano ulteriormente, alla fine vedo cosa resta. Molto poco.
Quando scrivo non sono tanto in me stesso.
Entro in uno stato di coscienza alterata, e visto quello che affermo pare molto probabile.
Sono in una sorta di stato meditativo. Un'innocua trance: Le idee non le penso, arrivano e basta.
Può sembrare che la narrazione proceda in maniera sconclusionata cioè per libere associazioni mentali. Non è così.
E' utile capire che le apparenti divagazioni sono funzionali a creare una base comune necessaria per intendersi.
Spesso infatti si da per scontato che quando utilizziamo un termine, esso sia inteso nella medesima maniera di chi lo esprime.
L'errore più comune nella comunicazione è credere che sia avvenuta correttamente.
In realtà ognuno ha il suo modo di intendere le parole, risulta ancora più complicato quando diamo fiato ad un concetto complesso e vogliamo esprimere un modello astratto che risulterà essere compreso in maniera diversissima per ogni individuo.
Al di là delle constatazioni e dei comandi semplici, il linguaggio è inadeguato.
A volte anche parole d'uso corrente assumono significati molto diversi.
"In un paesino di montagna giunge una troupe televisiva per intervistare un vecchio centenario.
-Buon giorno signor Toni, la prego, saluti i nostri telespettatori. Siamo in diretta-
-Umpf! Buongiorno a tutti-
-Signor Toni, allora ci racconti il suo segreto-
-Segreto?
-Si, il suo segreto-
-Veramente?-
-Su, su, non sia timido-
-Beh! Quando avevo vent'anni ho succhiato un cazzo in cambio di un orologio-
-Ma...Intendevo il suo segreto per vivere così a lungo-
-Ah! Quello. Mangio tutti i giorni cipolle-"
Questo è quello che capita di solito quando comunichiamo.
Quando scrivo non seguo una linea retta, perché non è mia intenzione andare da qualche parte né portare qualcun'altro altrove.
Non cerco di trasmettere idee, perché è impossibile. Lo è per chiunque farlo. Infatti solo ciò che entra nella nostra vita diventa reale, quello che arriva dagli altri cioè: informazioni, opinioni, teorie se non è integrato dalla nostra esperienza è solo un'illusione di conoscenza.
La mia narrazione è circolare, arrivo da dove sono partito, non lascio nulla al povero lettore, nessuna nozione: solo domande.
Torno nello stesso punto, perché in definitiva non mi muovo, sebbene divago continuamente.
Mi sposto solo su un piano diverso, forse più profondo rimanendo sempre nello stesso punto.
In questo modo ci può essere forse una possibilità di comprensione in chi mi legge.
Sottraendo quasi tutto, infatti si svilupperà la ricerca e grazie all'osservazione accompagnata da una logica valida e funzionale, si perverrà alla "propria" verità.
La Verità esiste e non esiste ( e ti pareva che non lo dicevo).
C'è quella personale e c'è quella degli altri, finché la nostra sarà predominante e non concomitante e paritaria con quella altrui, la Verità non ci farà nemmeno un cenno di saluto con la testa, ignorandoci; Persino se la urtiamo lungo la strada.
Quando parlo di domande non mi riferisco solo a quelle intellettuali e neppure a quelle esistenziali.
Ci sono domande inespresse e inesprimibili dentro di noi che non si comprendono con il ragionamento, appunto perché non sono prodotte dal ragionamento. Nel momento che però troviamo un soluzione a una domanda del genere, cioè che non sapevamo nemmeno di avere, anche se la percepivamo come un ronzio indistinto che sembrava non essere neanche un rumore, eppure esisteva in noi; In quel preciso momento si ha come una risoluzione o realizzazione. Dentro accade qualcosa e si sente come un ingranaggio che è andato al suo posto.
Tac! Qualcosa di misterioso ci completa o meglio ci completa un poco di più.
Vi è uno struggente desiderio di completezza in ognuno.
A volte è quasi un urlo a volte un canto. Penso che mi/ci accompagnerà tutta la vita.
La completezza non è però un fine, ma un mezzo.
Qualcosa che spinge.
Dove? Verso il Destino, dove sennò?
E' il nostro incarico che si compie. E' il piccolo tassello colorato che abbiamo deciso di mettere con un po' di gusto artistico sul mosaico della Vita, malgrado non ne distinguiamo il disegno né il confine.
E' il peso che abbiamo scelto di portare, forse solo per irrobustirci.
Anche in questo trovo una meravigliosa contraddizione.
Come pittori, sebbene nessuno ci obbilga a prendere i pennelli, lo facciamo. Nonostante il quadro sia già stato compiuto. Lo trovo fantastico.
Siamo dunque liberi solo quando rinunciamo alla libertà? Ognuno può rispondere da se e per se.
Appoggiando i piedi di nuovo a terra, integro il discorso con l'importanza di guardare i fatti, non solo da punti diversi, ma con occhi diversi.
Un piccolo esempio su un buon sistema per cominciare a "vedere" è iniziare dal proprio corpo, intendendolo come qualcosa di originale.
Quando osservo il mio, non lo vedo solo come una forma fisica fatta di 207 ossa e 518 muscoli, ma noto che esso e composto come un ologramma.
Pare stranissimo pensarlo in questa maniera, ma invece è semplice constatarlo.
Ad esempio se tocco un punto della mia rappresentazione materiale con una certa energia, ho subito una corrispondenza in un altro punto, e questa corrispondenza è sempre la medesima.
Questo avviene anche senza connessione nervosa diretta. Ohibò!
Questo cosa suggerisce?
Esiste una sorta di trama ripetuta, un disegno di base che si ingrandisce replicandosi via, via.
Un vero e proprio ologramma che si copia, ma in definitiva è una parte che contiene in se già il tutto.
Infatti, questo dato è confortato dalla corrispondenza appena descritta.
Ci sono dunque aree diverse del corpo ma senza un'oggettiva comunicazione tra loro, eppure le une con le altre "parlano" cioè trasmettono informazioni, ma come accennato prima senza un collegamento nervoso o muscolare.
Inoltre, questa "conversazione" è possibile addirittura in profondità cioè con gli organi interni.
Credo siamo come un sarcofago egizio, sette strati interconnessi, sette "corpi" in uno e ognuno di questi "corpi" ha il suo motore, alcuni li chiamano "chakra", cioè sono punti dove l'energia è elaborata in maniera diversa e alimenta la multi dimensionalità riscontrabile in noi stessi.
La rappresentazione che ne è data generalmente è planare, ma è invece interconnessa, come una matriosca russa.
Tanto per esemplificare la connessione in profondità, c'è un punto nel braccio che cambia il battito cardiaco, chiunque lo può sperimentare, se lo trova.
Più semplice prova è effettuare una pressione sotto l'ascella, magari usando un supporto del tipo di una stampella e appoggiandosi sopra.
Si noterà che dopo poco la respirazione cambierà.
Generalmente utilizziamo una narice per volta cioè respiriamo 21 minuti da una narice e altrettanto tempo dall'altra e prima del cambio circa uno o due minuti in cui usiamo entrambe.
Credo che ognuno lo abbia sempre notato, visto che questo "ognuno" nel suo corpo ci vive (forse).
Ebbene, a parte i rimproveri, si può notare che con una seplice pressione esterna, cambierà il modo di respirare o meglio l'uso interno dell'apparato respiratorio, invertendo a comando l'utilizzo della narice prima del suo naturale turno.
Si può fare la stessa cosa in altri modi come ad esempio sdraiandosi sul fianco o mettendo la gamba dietro la testa (se qualcuno ci riesce).
Questo a cosa servirà?
Ovviamente servirà a me come esempio e dimostrazione che non affermo stupidate.
Dimostra che quello che dico ha un valore di realtà, almeno nella parte fisica riscontrabile da chiunque.
La Scienza inoltre si incarica di informarci che la cellula embrionale si sviluppa dalla primitiva forma arrotondata in quella piana cioè si "srotola" aprendosi; Nel medesimo modo anzidetto essa si duplica ma anche diversificandosi, in quanto in ogni cellula c'è già lo schema informativo (DNA) per tutte le possibili cellule differenziate (specializzate) del corpo.
E' un pacchetto ripiegato che si apre disponendosi in fogli interconnessi.
Esemplificando è possibile Immaginare di piegare un foglio di carta e bucarlo, questo foglio una volta disteso avrà due buchi distanti tra loro, ma in realtà sono lo stesso buco, solo "esteso" lungo un piano bidimensionale.
Ci sarà così una connessione indiretta, ma comunque una connessione.
Il collegamento tra elementi diversi non fisicamente intrecciati lo ritroviamo anche nella fisica quantistica, quando due particelle atomiche comunicano e interagiscono tra loro in maniera non locale.
Un fenomeno che lascia gli scienziati interdetti e apre il campo a molte speculazioni.
E' descritto in maniera semplice ne: "Il paradigma olografico" che ne da un'interessante interpretazione.
Non lo spiego, ma è reperibile.
Questo modello di corrispondenza lo si trova come principio alla base di alcuni sistemi di cura detti: olistici.
Poche persone credo comprendono il perché tali sistemi funzionano, a dispetto della mancanza di evidenze scientifiche, infatti in essi si usano delle corrispondenze indirette.
Oggi questi metodi naturali sono utilizzati spesso male e non ottengono l'effetto voluto, perché trascurano alcuni elementi importanti per renderli efficaci e così tanto varrebbe farsi curare da un cartomante.
Omettono cioè la parte temporale e personale per renderli veramente operativi.
Anticamente, invece erano applicati sulla base del tipo di paziente, del luogo e del momento in cui era somministrata la cura.
Tempo, luogo e paziente sono elementi fondamentali per l'uso appropriato di questo tipo di cura "naturale" dovendo considerare come suggerisce la stessa definizione, la natura del malato nella sua condizione più completa ed estesa.
Per quanto riguarda invece la medicina allopatica e la farmacologia d'uso corrente, questi parametri non sono fondamentali, perché il sistema utilizza come base i dati scientifici sperimentali (magari fosse sempre così) e valuta l'efficacia sulla scorta dei successi riferiti a moduli standard cioè intesi sulla maggioranza, ignorando la singolarità e soprattutto le peculiarità del soggetto.
Entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi che andrebbero considerati volta per volta, caso per caso in rapporto alla malattia, alla persona, il contesto dove vive e l'origine del suo problema di salute.
La Scienza come la concepiamo ha una precisa logica, rispettabilissima, utile e con una solida base, perché deve sostenere una tecnologia funzionante, essa utilizza correlazioni dirette, quelle indirette sono invisibili per il metodo scientifico.
Si noterà così che per comprendere fatti diversi bisognerà usare modelli interpretativi diversi, ogni modello dovrà però avere comunque un riscontro, altrimenti sarà solo un esercizio di fantasia.
Il giudizio sulla bontà di un sistema andrebbe espresso a posteriori, riscontrandone i risultati, non invalidando il metodo con dei preconcetti e pregiudizi.
Ad esempio il sistema sanitario attuale gestisce principalmente le metodiche di cura sulla base di interessi di mercato con la scusa di tutelare la salute pubblica.
Dico questo, perché tra l'altro analizzando le statistiche si riscontra facilmente che la classe medica è quella che meno fra tutte le altre categorie lavorative si sottopone alle cure ospedaliere e alle operazioni chirurgiche; Non perché fortunosamente dotata di una salute di ferro, nemmeno perché i figli di Ippocrate seguono i consigli dispensati agli altri per restare in salute, ma più probabilmente, perché consci dei grandi rischi cui potrebbero incorrere se sottoposti al medesimo sistema sanitario dov'è loro sono impiegati e per quanto possono, vi stanno alla larga.
Credo che un buon modo di ragionare sia mantenere la mente sempre aperta, ma a volte è necessario spingersi arditamente un po' oltre.
Come scrisse Oscar Wilde a proposito della duttilità cognitiva: "Credo a qualsiasi cosa purché sia impossibile".
L'idea di correlazione precedentemente esposta non è nuova al mondo, si trova nella filosofia antica, in particolare quella orientale, persino nella parte esoterica religiosa occidentale.
L'idea di corrispondenza e riproduzione è enfatizzata in moltissime filosofie e religioni.
L'assunto:"Dal grande al piccolo e dal piccolo al grande" della tradizione antica Cinese fa un costante rimando all'interdipendenza tra il microcosmo umano e il macrocosmo dell'universale, ampliando la comprensione di tale filosofia, grazie all'uso della similitudine piuttosto che all'uguaglianza, un modo cui gli antichi guardavano ai fenomeni, anche con molta saggezza.
La realtà e tutto quanto essa contiene è di fatto un'alternanza di opposti che predominano e coesistono nella medesima unità.
Ci sono tanti modi di guardare il mondo e altrettanti modi per cercare di capirlo;
A esempio, nella Torah ebraica dove è rappresentato "il Tutto" in forma scritta, è fattibile leggerne il testo non solo in estensione lineare, ma anche in profondità.
Disponendo i suoi cinque libri uno sull'altro, impilandoli come a formare un cubo.
Senza voler parlare delle sue parti crittografate che sembrano contenere molti messaggi, addirittura profetici.
La bidimensionalità della Torah può così, grazie alla mente, svilupparsi nella tridimensionalità, assumendo significati nuovi e maggiormente comprensibili all'essere umano.
"Come è sopra così è sotto e viceversa" il noto postulato alchemico di Ermete Trismegisto, appare anch'esso un'ulteriore riaffermazione del medesimo concetto.
Curiosamente, le sette leggi universali enunciate proprio da Ermete, fanno riferimento al numero sette.
Un numero misterioso che si propone con insistenza nella mondo fenomenico.
I sette corpi di cui saremmo costituiti, intuiti nell'antico Egitto, le sette note musicali della vibrazione sonora presenti nella musica, i sette giorni della settimana nella suddivisone dle tempo, i sette anni necessari alla biologia del corpo fisico per rinnovare completamente il patrimonio cellulare, e via, via...Di corrispondenza in corrispondenza abbracciando tutti i fenomeni.
La legge misteriosa e terribile del sette sembra ovunque e in ogni cosa.
La correlazione non è solo interdipendenza ma anche compenetrazione, cioè la medesima cosa su piani diversi.
Farei però di nuovo capo all'umanità, tralasciando le speculazioni occulte che possono essere forvianti.
Guardando all'essere umano in generale, si noterà come la disponibilità al cambiamento nel modo di pensare e di vedere la realtà non è una prerogativa molto sviluppata nell'uomo, questo è un grosso ostacolo al suo adattamento a una più ampia e diversa conoscenza.
In generale ogni nuovo concetto nell'uomo ordinario genera immediatamente e inevitabilmente due reazioni stereotipate: incredulità e paura.
L'incredulità, si trasforma spessissimo in rimozione del fatto in sé, oppure ne travisa il significato per adattarlo a ciò che gli era già noto.
In entrambi i casi fallendo la reale possibilità d'espansione della propria comprensione.
La seconda reazione è la paura che si trasforma in aggressività e poi in violenza.
Basta guardarsi attorno per vedere quanta violenza repressa o manifesta ci circonda per valutare il grado di permeabilità degli umani a nuovi modi di vita e nuove idee cui potrebbero ispirarsi.
Forse sono un po' severo nel mio giudizio, forse per alcuni c'è ancora qualche speranza.
Devo tristemente ammettere che su un piano generale cioè comunitario le persone fanno molta fatica a ragionare, riescono meglio sul proprio piano personale dove hanno una certa efficienza che si manifesta in generale con un personale vantaggio a scapito degli altri.
Ciò è dovuto all'identificazione in una "Io" estendere questa percezione almeno in un "Io+Noi" gli risulta quasi impossibile.
Anche nelle persone che si credono "buone" questa gentilezza verso l'altro, se mai avviene, è sulla scorta della propria morale e non sulla propria empatia e connessione all'altro non è quasi mai nel considerare il proprio benessere in una relazione intima con gli altri.
In parole semplici e sincere essi dimenticano o fanno finta di non ricordare che la persona che cade è la medesima che gli tenderà la mano per aiutarla a sollevarsi, perché tutti prima o poi cadiamo.
E' così, purtroppo anche in chi si adopera per l'altro, sebbene sembri un atteggiamento positivo, spesso è un comportamento ipocrita cioè non determinato dal proprio reale e libero sentire, ma adeguato al conformismo di una morale che fa leva principalmente sul senso di colpa e sull'attitudine umana all'omologazione acritica.
Il falso sillogismo che sostiene che qualcosa sia comunque giusto solo perché la maggioranza pensa che lo sia, determina a volte delle vere catastrofi.
Piuttosto che ragionare l'uomo, preferisce soffrire e così si accontenta di pseudo ragionamenti, di riflessioni parziali cioè pensa per slogan.
Questa pigrizia cerebrale determina una semplificazione distorta della logica.
La maggioranza non analizza i fatti oggettivi, ma li mischia con sentimentalismi inutili, dogmi morali enunciati da altri, informazioni plausibili ma false.
Sembrano incapaci di approfondimento nella concatenazione approfondita di causa-effetto.
Con tali esseri è un vero miracolo che questo pianeta non sia già esploso.
Quando pensano di pensare lo fanno in realtà usando una sorta di "banalizzatore" che appiattisce ogni cosa al loro misero livello cognitivo.
Domande anche semplici come "Perché?" "Da dove provengono queste informazioni?" e "A chi giova?" e anche "E' nella mia esperienza oppure è solo un sentito dire?" "Quali sono le conseguenze del mio pensiero e delle mie azioni su un piano personale e generale?" oppure "Ciò che faccio mi rappresenta?" "Lo voglio veramente?" Sono per i terrestri estranei come gli Alieni.
Il libero pensiero se mai giungerà a far visita a questi ritardati mentali sarà inevitabilmente contaminato dai propri interessi, e come si dice in filosofia teoretica: finirà tutto a puttane.
Se non si rispetta il principio di equità, qualcuno mi dovrà spiegare come una scelta potrà andare bene per tutti?
Visto che la Terra gira, quello che butti alle spalle poi te lo troverai davanti ai piedi. E' così ovvio.
L'equità infatti è un principio universale, perché in questo universo siamo tutti uguali cioè non conta un cazzo nessuno.
In ogni caso non tocca a me giudicare l'umanità per fortuna.
Ogni tanto però c'è qualche sorpresa, niente di che figuriamoci, piccole cose, un gesto, un sorriso, uno sprazzo d'amore.
Giusto un'inezia che te li fa, se non proprio perdonare, almeno compatire.
Sono sciocchi come bambini ma con la cattiveria e la malizia dei vecchi. Insomma un bel mix venefico di problemi.
E' possibile invece per un uomo che sia tale veramente e con un certo talento scendere più profondamente nella mente, e addirittura nell'Energia che lo costituisce.
Ciò gli permetterà se interessato e meritevole d'aprire porte su stanze sconosciute.
Si può anche ragionevolmente dubitarlo, ovviamente fino a quando non se ne farà esperienza.
Detto così sembra una gran figata disporre di queste capacità, ma non è esattamente così.
La conoscenza che ne deriva non è esente da rischi né da conti salati da spesare.
Un caro prezzo che non è scontato credere di poterlo pagare volentieri.
A una maggiore comprensione corrisponde sempre una maggiore sofferenza come per una più acuita sensibilità. Queste capacità donano maggiore percettività, ma ogni nuova forza ha in se un'intrinseca debolezza.
Non so come mai esiste una tale severa legge, ma è così.
Forse dipende dal fatto che per l'essere umano sia possibile acquisire qualcosa, solo in base a quanto sia disposto a perdere.
Senza sofferenza non riesce a dare valore alle cose che conquista.
E' questo ciò che intendo quando spesso parlo di -prezzo-.
Il passaggio dalla conoscenza alla saggezza cui un uomo potrebbe aspirare gli costerà solamente tutto quello che possiede, conoscenza inclusa.
Non so se si è capito ma le cose non sono per niente facili sebbene semplici.
Chiedo scusa per il mio irrefrenabile impulso alle frasi lapidarie e avvilenti per qualsiasi entusiasmo.
La vita è un gioco drammaticamente serio almeno finché non ci ammazzerà dalle risate.
Personalmente e inspiegabilmente trovo molto interessante l'essere umano.
Non so come, ma genera in me una divertita curiosità che lambisce sovente la delusione più scoraggiante e l'incredulità più disarmante, prodotta grazie alla sua particolare propensione all'idiozia.
In particolare nella sua curiosa attitudine alla speranza che è il suo punto di massima forza e debolezza nel medesimo tempo.
Una condizione un po' grottesca a mio parere, ma forse perché ho una mente fortemente analitica che fa fatica a volte a indugiare nel sentimentalismo più sdolcinato cui l'essere umano invece si crogiola, generalmente prima di massacrarsi a vicenda sia fisicamente che emotivamente.
Ci sono anche persone che sebbene non abbiano familiarità con i congiuntivi però sanno amare. E questo per me è motivo di profonda commozione.
L'assurda abitudine a sperare (ma non a fare) è determinata probabilmente dal fatto che non ha una reale fiducia in se stesso.
Non è solo colpa sua. Tutto il mondo umano con le sue leggi e sistemi "educativi" e persino i suoi simili fanno a gara per destabilizzarlo, confonderlo, renderlo dipendente per poi sfruttarlo.
Questo pover'uomo, passa la quasi totalità della propria esistenza a inculare i propri simili e poi si lamenta quando lo è a sua volta.
Spesso inoltre, promettendogli la libertà generalmente lo si rende schiavo.
L'umano sovente trasferisce il potere che ha a disposizione su qualcosa fuori da se stesso.
Sicuramente in tal modo funziona, infatti ne ricava effettivamente potere, ma è un potere che comunque già possedeva.
Un potere che come ho detto, nella maggioranza è quasi nullo, ma in alcuni soggetti è fruibile.
Questo procedimento differito dove l'uomo sposta la propria energia su qualcosa d'altro (una Divinità, un rito, un oggetto, un'ideale) se da una parte lo aiuta a ridurre un pochino la sua enorme presunzione egocentrica, dall'altra edifica un ostacolo alla sua consapevolezza.
Senza osservazione non ci può essere consapevolezza ed è evidente che se un uomo vuole conoscersi dovrà osservarsi e non proiettare questa indagine fuori da se stesso.
Questo è il motivo per cui non mi concedo di credere in nulla.
Come Ulrich il protagonista de "L'uomo senza qualità" di Musil, ogni cosa per me va conquistata, ma non diviene un diritto inviolabile, una volta acquisita infatti la potrò anche perdere, perché ogni giorno è sempre un giorno nuovo. Diciamo che mi piace complicarmi la vita così da semplificarmela.
La consapevolezza è secondo me la vera fiducia in me stesso.
Non è certamente la fiducia in sé come la si intende di solito cioè una forma di autoipnosi su qualità che magari auspichiamo, ma non siamo certi di possedere; Di solito infatti è una suggestione positiva che non fa molto fondamento sulla realtà dei fatti, ma sul potere dell'immaginazione.
Un potere forte ma non indistruttibile.
Se si baserà su dati aleatori, quando le situazioni diverranno sfavorevoli una sicurezza dl genere, crollerà.
Invece la consapevolezza non conosce cedimenti.
E' meglio, secondo me non fare affidamento sul "credo" ma sul "so".