venerdì 15 novembre 2024

Il Salto



Già Pavel Florenskij, matematico, teologo e mistico russo morto fucilato durante lo Stalinismo, sosteneva che il sistema di pensiero di ogni individuo è determinato dallo scopo della sua esistenza.

Ci si domanda allora quando questo scopo possa determinarsi se avviene prima del pensiero stesso?
Nella ante-vita si determina.
Secondo la mia personalissima idea, l'esistenza trova spazio in una dimensione umana di coraggio e grandezza che potrei definire epica.
Ogni apparente entità chiamata essere umano si incarica, divenuto un "se stesso" per vivere nella dimensione materiale, di un obiettivo; Una sorta di missione che è fortemente impressa nel suo spirito, è marchiato prima di essere lanciato, direi quasi paracadutato in questo Mondo.
Le istruzioni perse, la missione dimenticata, inizia il viaggio della vita.
Rimane nel esistere solamente una sottile percezione interiore di "altro" che perseguita e sprona a cercare.
La mappa è perduta durante il lancio?
Forse non è mai esistita.
Tu sei la mappa, il sentiero, la destinazione ma questo "tu" in definitiva non esiste propriamente.
Allora?
Ecco che solo questo Mistero è il senso che ci muove mostrandosi volta per volta.
Per questo ci vuole coraggio.
E' come un tatuaggio sotto pelle questo "scopo" che personalmente chiamo "Intento" che man mano riaffiora nel corso degli anni e delle esperienze, determinandosi sempre più e palesandosi ancora meglio nel personale pensiero, ovvero come vedremo il mondo così lo determineremo.
Il senso di portare non solo il proprio peso, ma il peso che grava su ogni essere assegnandosene una parte è la porzione di quella grandezza che scorgo in ogni essere umano.
Tutti siamo immersi nella sofferenza, nostra e degli altri, senza scampo né via di fuga.
E tutto questo per cosa?
Non si conosce la risposta, vagamente la si intravvede nei migliori momenti di lucidità spirituale, ma poi non vi è alcuna certezza che sia vero ciò che si è intravvisto.
Se si guarda solamente alla realtà sensibile, con occhi disincantati è evidente che ogni cosa risulta essere incomprensibile, indeterminabile e assolutamente futile e transitoria.
Nulla trova un reale senso al nostro vivere a parte i sentimenti più totalizzanti che danno spessore ad alcuni attimi; Sono i nostri sentimenti o provati da altri nei nostri confronti che accadono e ci lambiscono, non sono però di nostra proprietà, vivono in noi, ma non sono al nostro comando né ubbidiscono alla personale volontà. Parlo dei sentimenti più profondi e solidi cioè quelli che rimangono intoccati dalle cose del mondo, essi sono rari per non dire rarissimi; Di fatto sono l'unico punto fermo nell'esistenza, l'unica cosa che abbia reale senso nel Teatro dell'assurdo che chiamiamo Vita.
Un panorama assai desolato è quello che si presenta agli occhi della ragione.
Eppure qualcosa si percepisce, alcuni la chiamano fede cioè avere percezione di ciò che risulta invisibile.
Nel mio modo di essere non è tanto importante riversarsi e prendere sostegno grazie ad esseri superiori, Divinità, Filosofie o altre credenze esterne all'Uomo stesso, quanto nel reale "Intento" proprio e unico. Esso si determina nel vivere, e in essa cioè nella Vita che trova il modo di realizzarsi, mostrandosi.
E' personale questo modo?
Certamente, ma non nel modo che si crede.
Non è espressione di un qualcuno che desidera, vuole e determina, quanto invece portare la propria parte di peso che si è deciso di sopportare.
In questo è personale, nel senso che solo ciascuno di noi lo può fare.
Percepire qualcosa più grande di sé è ciò che ci rende diversi da chi riconduce tutto a sé, facendo di sé l'unico scopo per cui vivere.
Queste istruzioni di vita, schema di progetto da realizzare, itinerario da compiere, tappe da raggiungere, strumenti di verità da cogliere, alcuni lo chiamano Destino, ha molti nomi questa indeterminatezza.
Questa è proprio un'assoluta indeterminatezza!
Questo salto tra due lembi di terra di continenti diversi separati da un orrido fatto di vuoto è colmato dal coraggio di vivere.
Per questo l'essere umano, qualsiasi essere umano, sebbene piccolo, meschino, pavido ed egoista è immenso e nobile nel momento che ricorda ciò per cui gli è stato dato modo di nascere e vivere cioè: compiere.
Vivere è compiere ciò che è oltre la piccola idea di noi stessi.
In questo modo non andrà buttata via l'esistenza, perché non c'è altro peccato in vita che sprecarla.
Ecco com'è.

lunedì 4 novembre 2024

Silenzi intermittenti



La vita è lunga o breve?

Non lo so, forse dipende a chi lo domandi.
Ci sono attimi però che valgono una vita intera e la vita sembra avere senso solo per quegli attimi.
Sono dei momenti eterni?
Non ne ho la certezza, ma lo sembrano.
Non sempre e solo meravigliosi.
L'esistenza si riassume in un pugno di secondi folgoranti e anche altri che non arrivano al minuto e non sembrano speciali.
A volte cose semplici hanno un sapore mai gustato prima.

La castagna che lanciavo ridendo da bambino, mentre gli alberi ridevano insieme a me, la gamba di Papà che abbracciavo forte appena imparato a camminare; Sono ricordi in rilievo nella memoria.
Quanto amore si è disciolto nel fiume della Vita!
Quanta sofferenza.

Sono comunque momenti magici gli attimi dove lo stupore ti sorprende fino in fondo come la nascita di un essere umano che chiami figlio o figlia, lo vedi per la prima volta ed entra in te e non va più via, così comprendi senza alcun dubbio che la vita è un miracolo.
Saltuariamente un terribile miracolo.
Mi ricordo quando percepii l'ultimo respiro di una persona prima che diventasse un cadavere, proprio davanti ai miei occhi, e mi trasse da dentro un profondo stupore: Ah! E' così che succede.

Sono, secondo il mio sentire: i silenzi inaspettati; Mi accadde anche quella volta che un tramonto rosso come un fuoco colorò le punte dei Templi d'Oriente e mi persi nel Tutto per ritrovarmi come per caso, in un momento perfetto.
Ricordo una notte misteriosa dove due corpi innamorati furono uno e dissi a me stesso: La felicità allora esiste!
Cose così.
In alcuni istanti viviamo una grandezza che sembra non appartenerci, eppure ci abita dentro e poi?
Va via.
A quel attimo irripetibile direi: "Perché non resti con me?
Sei così bello. Sei talmente intenso e originale".
La vita ordinaria invece trascorre quasi senza traccia, è una sorta d'attesa di non si sa bene cosa.
Resta quello che sorprende alle spalle, il momento che arriva senza farsi annunciare e vale forse tutta una vita, oppure ha in se solamente un reale significato.
Lo senti distintamente, anche se non fa rumore.
Che cosa strana questa punteggiatura, ha più importanza delle parole che divide.
I silenzi intermittenti, silenzi senza tempo sono questi attimi.
Ci dicono cose che non trovano modo per essere descritte, eppure tutti sappiamo che esistono.
Hanno la sostanza dei sogni questi istanti, tuttavia non ci sono mai stati momenti tanto veri.
Se mai un giorno mi chiedessero conto, dirò: "Così visse totalmente la vita in me".
E il resto?
Mah!
Sinceramente?
Un indistinto contorno.

lunedì 7 ottobre 2024

Uomini contro

 


Il Mondo e l'Universo sottostanno al principio incontrovertibile di causa ed effetto.

Ugualmente la vita di tutti gli esseri viventi, criceti o umani che siano; Un campo unificato di esistenza dove ogni cosa e persona è connessa, interdipendente e mutevole, grazie alla cooperazione degli opposti.
Assegnare una colpa alle proprie azioni cioè dare un valore morale negativo alle conseguenze, chiamandole responsabilità, oppure ai propri sbagli materiali definendoli errori colpevoli è un modo molto comune di interpretare e valutare la realtà e lo si fa in un'ottica profondamente nascosta, sottile, ma distorta.
Pare strano, ma il concetto di "colpa" dona sicurezza all'essere umano cioè in questo modo pensa che esiste qualcosa o qualcuno che garantisce un ordine, altrimenti la vita non avrebbe senso senza una regola.
Si nota che la colpa è legata principalmente alla credenza di un Dio cioè essa è conseguente alla violazione di un precetto o nel commettere un peccato entrambi sanciti dalla Religione, mentre per la Legge espressione del Diritto la colpa è considerata sinonimo di responsabilità civile o penale. Una responsabilità che si evince dagli effetti di un'azione, visto che le motivazioni e gli intenti non sono visibili e questo pare ragionevole.
C'è da considerare però che spesso questi effetti che sono giudicati non sono prevedibili e dunque?
Si nota inoltre che per estensione della Religione si crea una regola morale che ispira le Leggi e gli effetti di questa morale si estendono a tutti i membri della società credenti e non; In questo modo sarà garantita una certa stabilità, grazie al Diritto, agli usi, ai costumi, alle tradizioni e naturalmente alla Religione.
Tutto questo è fatto rispettare da diversi apparati repressivi e perfino da un Dio in veste di Giudice Vendicatore.
La Teologia che spiega Dio al popolo, grazie alla Religione, insieme alle norme del Ordinamento Legislativo non sono in contrasto tra loro, perché entrambi questi apparati garantiscono il sistema sociale.
Potere temporale e potere religioso non litigano quasi mai, perché si spartiscono i dividendi.

Esistono degli stati Teocratici come ad esempio alcuni paesi mussulmani e il Butan (Buddista) e perfino vicino all'Europa in Inghilterra vi è una forma del genere almeno formalmente, perché nel suo sistema pluripartitico con una commistione di Monarchia e Democrazia, il Re o la Regina è anche il capo supremo della Chiesa Anglicana, sebbene la funzione Teologica e Religiosa è esercitata dall'Arcivescovo di Canterbury.
Dove invece non esiste una Religione di Stato, nei cosiddetti paesi atei come nel blocco ex sovietico, le prerogative e influenze politiche della Religione sono assunte dall'ordinamento statutario medesimo.
Va ragionato che senza punizione, espressione di un Potere, non esisterebbe nemmeno la colpa.
In realtà non è così come si crede comunemente.
Responsabilità e colpa sono invece la proiezione dell'insicurezza umana attraverso cui interpreta la realtà spesso contraddittoria e sconosciuta.
Dio se esiste non ha regole, comandamenti, dogmi; Fa quello che gli pare, perché è completamente libero, al di là di qualsiasi scopo che per essere raggiunto richiederebbe delle azioni necessariamente "obbligatorie" dunque se si conviene che la Divinità esiste ed è libera, appare evidente che responsabilità e colpe a Lui non possono certamente essere ascritte.
Dio non ha progetti, perché è libero da ogni desiderio e aspettativa.
Inoltre non segue delle regole, perché non ha vincoli, solo l'essere umano pensa che esistano. Egli può contraddirsi senza alcuna ragione, può salvare il malvagio e punire il Santo con la medesima libertà.
La Sua azione è incomprensibile all'essere umano, perché indeterminabile cioè non é prevedibile dall'Uomo.
Questa anarchia Divina per le persone è atterrente.
Di converso va anche compreso che i concetti di libertà e perfezione sono concetti puramente umani.
Se Dio non ha termini di paragone non ha senso neppure parlare di perfezione.
Non ha senso neppure assegnargli dei limiti, delle libertà o degli attributi che estenderebbe il concetto di Dio, grazie all'Uomo, oltre Dio stesso e dunque sarebbe di fatto assurdo, presuntuoso se non proprio blasfemo.
L'Essere Umano invece ha bisogno di regole, scopi, motivazioni cioè dei recinti dove rinchiudersi e definirsi e così sperare ragionevolmente che esistono delle Leggi universali inevitabili, però queste Leggi di fatto sono proiezioni di come l'essere umano vede il Mondo.
L'Uomo ha necessità di credere e di sapere che questo ordinamento universale esiste, perché esiste qualcuno di abbastanza potente che lo garantirà e sarà a guardia di questi limiti e confini creati dagli esseri umani; Ma in questo modo Dio diventa servo del Uomo cioè è ridotto ad esecutore dell'idea di chi lo interpreta e lo immagina.
Da ultimo, non si riflette che se esiste Dio, allora l'essere umano è nulla, perché senza Dio che lo vivifica che gli permette e gli promette una redenzione, l'Uomo non può che essere nulla.
Appare oltremodo evidente che a ragionare così ci si inoltra in un ginepraio Teologico inestricabile.
Quando sono confuso guardo alla Natura, alla Realtà per quello che è, senza troppi fronzoli.

La Realtà dell'esistenza ci mostra un altro panorama più semplice, perché queste presunte leggi universali non si attuano.
Di solito la loro esecuzione è posticipata dai fedeli in un'altra vita, in un altro Mondo, alla fine dei Tempi dove ad esempio nella Religione Cristiana si terrà una sorta di maxi processo di proporzioni bibliche detto Giudizio Universale.
Dio dunque non ha colpe, ma i suoi promoter in Terra (Messia e Profeti) dicono che l'Uomo ne abbia, e molte.
Il senso di colpa è una sorta di giudice interiore, un poliziotto implementato nella mente umana che però non è propriamente nella sua natura, infatti appena nato l'essere umano non ha colpe né sensi di colpa.
Ecco perché sulla scorta di tali considerazioni, un bambino appena nato è dichiarato innocente. Non tanto perché non abbia commesso azioni cattive o peccati, ma semplicemente non ha conoscenza di nessuna colpa.
Questo Giannizzero messo a guardia della coscienza infatti si forma in un secondo tempo, grazie al processo di educazione familiare e al condizionamento sociale ed è profondamente inculcato dalla Religione in ogni essere umano che vive a contatto con questi apparati formatori e controllori per non chiamarli repressori.
Se non si crede che questo condizionamento sia generalizzato e profondissimo in quasi ogni individuo, sarà sufficiente sottoporsi a un piccolo esperimento per verificarlo, basterà entrare in una toilette dalla parte sbagliata.
Un uomo potrà entrare nel bagno delle donne oppure viceversa, anche se non c'è nessuno e nessuno vi vedrà si percepirà distintamente una certa inquietudine: quello è il condizionamento cui siamo sottoposti.
Si può facilmente immaginare per cose ben più rilevanti gli effetti di questo senso di colpa, d'inadeguatezza, di peccato cioè quanto influenzi e diriga la nostra esistenza. E' talmente aderente e appiccicato così forte da sembrare la nostra pelle: E' invece un corpo estraneo.
Viene da pensare che se non esistesse il senso di colpa implementato dalla società e dalla religione nell'Uomo, non esisterebbe nemmeno la colpa e dunque non sarebbe necessaria né attuabile la punizione.
Si assiste nella realtà della vita come persone crudeli abbiano destini benevoli e altre mansuete vite orribili, non si comprende come questa retribuzione morale trovi posto nella realtà.
I reparti oncologici infantili sarebbero in tale contesto di colpa/punizione una singolarità inconcepibile.
Allora com'è?
Si constata che il vero nemico delle Religioni non è il confronto violento dell'una con l'altra, oppure la crisi delle coscienze dei loro seguaci determinate dalla razionalità e dalla cultura, il vero problema della Religione è la modernità e il benessere; E' con la modernità che arriva la comodità della tecnica cioè il cosiddetto progresso.
Le Chiese, le Sinagoghe, i Templi e le Moschee sono svuotate in realtà dalla tecnologia, dalle automobili, dalla televisione, dagli Smart phone, dai voli low cost, dal pret-a-porter cioè è il modello di benessere che ci promette una felicità senza responsabilità che rende la dottrina così poco sentita.
La comodità è una promessa irresistibile.
Non è responsabilità della Scienza questa crisi, ma dalla tecnologia che è la sua applicazione pratica e acritica fattasi comodità cui nessun uomo vuole rinunciare.
A prescindere che questa comodità porti veramente un miglioramento reale alla vita umana.
Il progresso o preteso tale ci sarà amico?
Bisogna domandarselo con onestà. Nondimeno è inarrestabile.

La Scienza è previsione. Risponde (un poco) all'attonito punto interrogativo che è presente in ogni momento del vivere dell'essere umano, dandogli per alcuni fatti una risposta parziale grazie alla figlia della Scienza: la tecnologia, cioè è la tecnica che alleggerisce la soma da portare nell'esistenza umana e sgrava di un poco la fatica dell'Uomo, una fatica che ogni giorno di vita esige.
A prescindere da questa chiosa, l'essere umano ancora crede fortemente in questa colpa che risulta però ad un'analisi più attenta essere arbitraria.
In Pakistan e altri paesi mediorientali è quasi normale sposare una ragazzina di quattordici anni, mentre in Italia e in occidente in generale si verrebbe condannati a una dozzina d'anni di detenzione.
Per il cannibale è giusto mangiare l'esploratore, mentre per un colonizzatore è normale ammazzare il nativo se non aderisce con sollecitudine ai sui usi, costumi e religione.
E' vietato dalla Legge uccidere un altro essere umano, ma poi le guerre volute dai capi delle Nazioni (per i loro interessi e non per il popolo che invece le combatterà) autorizzano in definitiva l'omicidio generalizzato con un conflitto bellico e si bombardano città abitate da civili inermi così uccidendo donne, bambini e vecchi senza che si sollevi alcuna repulsione a questo abominio, anzi si assegnano medaglie a chi ha ucciso, e più un soldato uccide altri esseri umani che in definitiva nemmeno conosce, più diventerà un eroe.
In questo caso particolare le Religioni tacciono o tiepidamente si dissociano, ma contraddittoriamente preti militari benedicono i battaglioni che compongono gli schieramenti opposti, prima che si scannino senza pietà.
Cosa c'entra Dio con questi massacri?
Si sono fatte e si fanno anche oggi delle guerre in nome della Religione, addirittura in nome della Pace.
Un'assurdità talmente evidente che nessuno nota.
Le considerazioni a riguardo delle nostre azioni cambiano secondo latitudine, secondo circostanza, ciò che è vietato in un luogo in un altro è auspicato, ciò che in un tempo è considerato omicidio, in un altro tempo è considerato un dovere, dunque quasi tutti i nostri valori non sono valori assoluti, ma relativi.
Se si vuole usare la logica risulta chiaro che il principio di contraddizione evidenzia l'errore di estendere a tutto e a tutti i nostri presunti principi e le colpe sono solamente valutate secondo parametri di opportunità, e qualora questi presunti "principi" sono traditi dal singolo si subiranno ritorsioni che a ben vedere sono stabilite sempre da altri.
L'uomo comune non è al centro delle sue scelte, come può averne responsabilità?
Eppure una volta giunti davanti al Creatore non potremo dire: "Ho fatto questo, perché me lo ha detto quello".
Questa considerazione è disattesa, il profondo senso del vivere non è considerato seriamente.
Razionalmente non è facile credere a questa Divinità, inoltre se si guarda il Mondo con disincanto questa credenza diventa quasi impossibile, ma questo "Immenso" contraddittoriamente si percepisce talvolta, si sente perfino in alcune persone e questa intuizione ti sorprende e ti commuove fino alle lacrime senza saperne il motivo, perché Dio è (almeno per me) un pianto dirotto senza alcuna ragione.

Un pianto intermittente, ahimè, perché non sempre vi credo cioè non sempre lo percepisco.
Ciò che ho scelto per questa vita è fare esperienza d'altro, il peso che ho deciso di portare per scoprire un altro tipo di forza.
Proprio ieri sono passato per caso vicino alla stanza dove la mia domestica, mussulmana, pregava.
Le abluzioni necessarie fatte; Il velo sulla testa e il tappeto della preghiera a terra, entrambi rivolti alla sacra Mecca.
Una scena di devozione commovente.
La forza dell'Islam si percepiva fortissima, mentre il sorriso di Dio scendeva su quella donna.
Il silenzio della Fede si esprime nelle parole della preghiera, l'Incommensurabile trova posto per un attimo nel finito di un essere umano.
Un alone di forza e purezza avvolgeva quella donna.
Il Corano si comprende con il cuore, così se ricordo bene ha detto il Profeta, ma deve essere controllato prima di credervi, e se così fosse scritto, allora si controlli anche che si attua con la parola e con l'azione.
"Inshallah" se Dio vuole, questo è per me il fulcro di ogni cosa.
"Se Dio vuole" cosa c'è da aggiungere?
Cosa può aggiungere un uomo?

Nella Sura della Caverna, la Sùra Al-Kart, è scritto:
-Non dire mai di nessuna cosa "Sicuramente domani farò questo", senza dire "Se Allah vuole". Ricordati del tuo Signore quando avrai dimenticato di dirlo e di' "Spero che il mio Signore mi guidi su una direzione ancora migliore"-

Questo è un tributo a un ricordo antico che si è rinnovato sorprendentemente in modo estemporaneo.
Sono tornato indietro con il ricordo di quattrocento anni in un secondo.
Ho avuto molta nostalgia di quella Grazia, di quella certezza granitica che solo la Vera Fede donava e che in questa vita non mi è concessa.
Cos'è l'Uomo di fronte a questa potenza?
Solo un tramite, viene da pensarlo.
Anche il più amato dei Maestri va alla fine abbandonato.
Il mio senso di realtà che vivo nell'attualità può forse considerarsi il mio personale limite o il mio personale inizio.
Forse una condanna?
E lo dico contraddittoriamente, perché sostengo e sento proprio il contrario.
Non mi è permesso credere vero ciò che non sento e percepisco come reale nell'attimo presente.
Così se lo sento ci credo, se non lo sento non ci posso credere, questo lo dichiaro sinceramente.
La Fede per me non è più una credenza astratta, è invece percepire ciò che non è visibile.
Senza percezione la fiamma si spegne.
Il mio Destino è camminare solo, ma per fortuna non nel buio.
In definitiva in questo mondo materiale esiste oggettivamente solo causa ed effetto.
Azione e reazione, scelta e conseguenza. Il concetto di responsabilità o addirittura di colpa è miseramente umano e meschinamente fallace.
Si sostiene che senza regole o religioni l'essere umano sarebbe senza controllo e distruttivo.

Ma se una persona non conosce la differenza tra bene e male non è la Religione o la Legge che gli manca, ma la sensibilità.

lunedì 16 settembre 2024

Gli antichi filosofi chiacchierano su un muretto


Non ho competenze specifiche da potermi dichiarare espositore o addirittura
risolutore delle questioni sollevate dai filosofi della Grecia del passato, quali Parmenide, Platone, Socrate e prima di loro Eraclito e Anassimandro. Alcuni di essi in apparente opposizione tra loro.

I loro scritti ci sono pervenuti comunque incompleti; Sono sprazzi di intuizione i pensieri di questi filosofi giunti sino a noi e non rispondono propriamente a domande, ma pongono ulteriori quesiti.
Questo è il senso della Filosofia cioè porsi domande e come indagare correttamente la realtà per darsi una condotta nel vivere e nei casi migliori qualche risposta.
C'è chi con una nota poetica, definisce la Filosofia: Misurare la vita con la Morte.
Nel senso che considerando la fine, ogni umana preoccupazione si riproporziona.
In buona sostanza l'essere umano crede di sapere, ma in realtà non sa nulla (Socrate).
Questo è sicuramente vero per la natura ultima delle cose e sul perché dell'esistere.
Le idee sono contenitori di concetti, ma rimangono interpretazioni umane che per quanto possano essere profonde e vicine al vero, hanno dei limiti che devono essere compresi; Non solo non conosciamo, ma forse non possiamo nemmeno conoscere qualcosa completamente a causa della struttura cognitiva umana assai limitata e parziale, però sono convinto che possiamo allargare tali confini.
Faccio un esempio del comune limite cui aderiamo non rendendoci conto della mancanza di ragionamento obiettivo che lo renderebbe più esatto.
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Consideriamo un po' tutti il Sole come una stella infuocata che produce calore di cui noi sulla Terra ne godiamo.
E' intuitivo, e molte osservazioni lo confermano.
Non è così.
Il Sole prima di tutto non brucia, perché il fuoco per esistere ha bisogno di ossigeno e ci vuole una atmosfera che lo contenga.
Di fatto l'unico luogo nel nostro sistema solare dove esiste il fuoco è sul nostro pianeta.
Pianeti con un'atmosfera contenente ossigeno, azoto e altri gas come quella sulla Terra non ce ne sono a portata di telescopio.
Il Sole è oggetto invece di una fusione nucleare.
Quattro atomi di idrogeno grazie a una pressione gravitazionale fortissima si fondono in uno di elio, quello che avanza di materia produce energia secondo l'equazione di Einstein.
Se il calore emesso dal Sole (la cui temperatura è stimata in 18.000 gradi) ci raggiungesse veramente non si comprende come appena oltre la corona solare lo spazio è freddo.
Sulla Terra in pianura fa caldo, ma appena saliamo in montagna di qualche migliaio di metri fa freddissimo.
Non ha senso se siamo più vicini al Sole di migliaia di metri appunto.
E' invece la radiazione solare che interagendo con la magnetosfera terrestre la ragione per cui si produce il calore.
Cioè, è più propriamente la Terra che crea il suo stesso calore piuttosto che il Sole.
Senza il magnetismo terrestre e l'atmosfera su questo pianeta farebbe freddo come sulla Luna che è ghiacciata pur essendo più vicina al Sole.
Questo concetto un po' "rivoluzionario" rispetto al candido ragionamento popolare, sembra contro il senso comune e può nascere solo dall'osservazione, dal ragionamento e dalla ricerca oltre le facili risposte che non sono intuitive, ma solo superficiali, dunque forvianti.
Tale principio di ricerca vale per ogni cosa su cui l'essere umano posa il suo sguardo e perfino per la sua esperienza percepita, grazie ai fallaci sensi; Tutto deve essere integrato non solo dalla ragione, ma grazie a dati e strumenti esatti che dicano che la cosa esaminata, prima di tutto può esistere e ciò avviene con la matematica.
Nel caso dell'interiorità umana questo avviene con l'osservazione de-identificata cioè prima di parlare o credere che qualche cosa esiste nel nostro personale sentire dobbiamo osservarci con distacco.
Senza pregiudizio o idee a priori.
Faccio un ulteriore esempio, si parla spesso d'amore e si da per scontato che esista per davvero, che sia quello che si vede nei film, che sia il batticuore raccontato dalle canzoni oppure gli immani spazi dell'anima descritti dai poeti.
Pochi analizzano se stessi per trovare se questo meraviglioso sentimento sia reale, se siamo in grado di provarlo, come esso si esprime e dove porti.
Un'analisi semplice che pochi fanno. Un po' come l'esempio precedente del Sole.
Così per alcuni l'amore è desiderio, per altri è il conto in banca del marito o della moglie, per altri ancora è possesso e la relazione con un altro essere umano diventa una sorta di contratto di compravendita e questo "amore" è misurato della gelosia, perché secondo questo tipo di persone si ama solo ciò che si possiede.
Questo non significa che l'amore è soggettivo, significa che si chiama in un modo una cosa che non è quella. Si fraintende, perché si assumono definizioni senza essere critici cioè mettere in discussione le basi su cui si sviluppa una definizione cioè un credo che determinerà la nostra vita.
E lo si fa per mancanza d'indagine.
Non si ragiona, si hanno solo opinioni.
Sembra un peccato veniale questa superficialità, invece crea dei disastri e delle sofferenze enormi.
In generale nell'Universo esiste il possibile, il probabile e l'inevitabile.
Come anticipavo, senza una struttura matematica non è possibile comprendere se esiste qualcosa e come funziona. Pare strano, ma la matematica è nata prima della scrittura. L'uomo primitivo con il commercio ha prima di tutto dovuto contare le cose che commerciava e successivamente dagli un nome e metterlo per iscritto.
I mercanti furono dagli albori della civiltà umana fondamentali per il suo sviluppo. Perfino durante le guerre non erano osteggiati, ma lasciati transitare nelle aree di conflitto, perché fondamentali per la vita umana.
La fame e le carestie che hanno falcidiato generazioni di umanità fin dalla sua comparsa, sono piaghe determinate non tanto dalla mancanza di risorse, ma dalla loro mancata conservazione. Non si fa caso che senza conservanti chimici e frigorifero i periodi di abbondanza non possono portare alla disponibilità delle risorse per tempi di carenza e preso atto che la Natura ha un andamento ciclico di produzione e di mancanza appare evidente che c'è un problema enorme per l'Uomo che è abituato invece a mangiare tutti i giorni e non ha la possibilità di aspettare mesi fino a quando il cibo divenga nuovamente disponibile.
Per superare questo problema fu necessario lo scambio (il denaro verrà dopo), valicando le distanze che rendevano ciò che serviva ancora disponibile e barattandolo con quello che in quei luoghi mancava o non era ancora a disposizione.
La necessità di commerciare creò le strade e prima ancora le rotte marittime, la cartografia rappresentazione pratica della geografia rese la geometria fondamentale come lo studio dell'astronomia e via discorrendo, incrementando la conoscenza umana che fu e resta l'arma per combattere l'incertezza.
Un breve inciso.
Da un punto di vista economico la cosa più di valore sono le rotte marittime e i porti, perché oggigiorno l'ottanta per cento delle merci viaggia via mare. Anche nella protezione di una nazione, se ha sbocchi al mare, la Marina Militare ha una posizione non solo di prestigio ma di rilievo rispetto a tutte le altre forze armate, in quanto non solo difende i confini, ma garantisce la possibilità di commerciare e dunque sopravvivere. Politica, Religione e commercio cioè denaro sono intimamente legati in quanto gestiscono la vita umana, non stupisce che il più longevo e importante uomo politico italiano abbia riunito in se queste caratteristiche e la sua tesi di laurea fu indirizzata alla Marina Vaticana che la maggioranza non sa nemmeno che sia esistita.
Il senso della Scienza invece si esprime in una fondamentale necessità umana: rendere prevedibile l'inaspettato.

La filosofia appare in tale contesto: superflua.
Invece trova posto nella vita civile cioè superate le necessità basilari, direi del mondo animale, l'essere umano si domanda quasi spontaneamente e con la pancia piena il senso di questa sopravvivenza e forse in questo c'è la sua unicità rispetto ad altre specie viventi.
In questo percorso di secoli la matematica è stata il pilastro su cui si è costruito tutto quello che abbiamo a disposizione. Non sembra, ma la matematica non è solo quella materia noiosa e incomprensibile che si studia a scuola.
La matematica è dappertutto, nell'architettura, nella fisiologia, nell'estetica.
Come sarebbe il mondo senza la musica che è matematica?
Un film senza colonna sonora.
Senza matematica non ci sarebbe la scrittura e senza letteratura e poesia il Mondo sarebbe uno spettacolo muto.
Ecco che la matematica ha reso bella la vita di tutti, sacrificando però la vita di alcuni studenti durante il periodo della scuola.
Ciò che riteniamo bello non è bello in se, ma ha delle proporzioni che suggeriscono un'armonia.
Tale intima relazione con il numero è ciò che chiamiamo bello; Non esiste propriamente un gusto personale estetico creativo se non nel riprodurre meglio possibile tale proporzione.
La matematica però non ci dice cosa è qualcosa in sé né perché quel qualcosa si comporta in un certo modo e non in un altro.
Descrive la sua funzione, le sue particolarità intese come proporzioni, relazioni e corrispondenze, non chiarisce la sua natura intrinseca e il motivo della sua esistenza. In poche parole ci dice come funziona e non cos'è, ma soprattutto non risponde al "perché?".
Tale domanda resta senza risposta, almeno con gli strumenti ordinari a disposizione del pensiero e della ragione umana (usata di solito in modo molto approssimativo).
Con tali premesse non stupisce che il Mondo assomigli a un manicomio.
Ammesso e concesso che l'Uomo abbia in se la possibilità di conoscere.
Altrimenti qual è il senso di ragionare?

Bisogna però comprendere che la ragione non è la Verità.
La ragione è un modo logico cioè senza contraddizione e stabilendo un nesso causale tra gli eventi (causa-effetto) che descrivere la realtà delle cose, all'interno però di un sistema di riferimento e di regole che funziona finché vi si aderisce.
Se considero una bottiglia come un contenitore per un liquido attraverso la ragione, essa può essere usata per fare una bomba incendiaria (Molotov) dunque superando il limite della razionalità e della sua definizione (bottiglia), assume un'altra funzione (bomba).
Il limite definito dalla razionalità è oltrepassato dalla follia in questo caso omicida.
La follia è una componente della natura umana e non sempre è sventura.
La follia è ciò che produce la poesia e l'arte che spostano il confine su cui l'occhio umano quasi sempre si ferma.

Bisogna ammettere che gli strumenti razionali ci permettono di comprendere poco e fino a un certo punto; Sono indispensabili alla tecnica, ma la Vita non è uno strumento cui la tecnica da valore di efficienza, l'esistere ha un più grande spazio dov'è contenuto molto altro.
Le domande fondamentali non sono un problema da risolvere, ma un enigma di fronte a cui l'essere umano resta attonito, almeno se non trova altri modi con cui approcciarsi o per meglio dire se non riesce a lasciare andare i vincoli cui si aggrappa e così poter perdersi in questa grandezza.

L'essere umano ha una struttura cognitiva duale, comprende cioè grazie agli opposti di cui tra l'altro ne preferisce uno; Utilizza per farlo delle categorie.
Altrimenti un insieme senza divisioni risulta incoerente e in particolare se utilizza categorie diverse.
Se correlo altezza e peso in un dualismo avente così categorie diverse (pesi e misure) ciò che trovo non ha più alcun senso.
Alto e pesante, basso e leggero non si mischiano se si vuole dare un senso alle cose.
Mentre alto e basso sono facilmente comprensibili come pesante e leggero.
Questo semplice ragionamento che faccio spesso, ci dice che nel momento che una persona vuole comprendere oltre il mero funzionamento degli elementi della Natura, uomo compreso, si accorge di non disporre di strumenti efficaci.
Protagora sosteneva: "L'Uomo è la misura di tutte le cose" intendendo così il mezzo e il limite di ogni speculazione.
La Filosofia risulta comunque un'aiuto in questo incerto incedere umano e inevitabilmente si inoltra nella metafisica, ma i cosiddetti valori assoluti propri di questo più largo spazio non sono correlabili né si possono provare e nemmeno confutare.
Ci si trova così in un "impasse" che forse alcuni uomini hanno superato, grazie alla loro grande intuizione che non è altro che un pensiero non-duale, di sintesi sinergica potremmo dire, cui però gli altri uomini non disponendone, non posso comprenderne il senso.
Il sapore oscuro di qualunque percezione mistica o della filosofia esoterica restano non solo patrimonio di pochi, ma un tesoro inesprimibile e intellegibile.
Come appare evidente è una questione complessa se non proprio complicata.
Il "problema uomo" non è nelle risposte che cerca (semmai le cerca), ma nel metodo di ricerca cioè nella ricerca stessa.
Non esiste verità senza ricerca e alla fine un essere umano degno di questo nome si rende conto che l'unica Verità è la ricerca.
Questo forse intendevano questi filosofi che prima di noi hanno indagato il Mondo sensibile e invisibile con la fiaccola di un ragionare esatto e partendo da dati il più possibile veri emendandosi dalla presunzione di conoscere a priori o peggio ancora per sentito dire, cioè il cosiddetto senso comune che a parte essere comune di solito non ha alcun senso.

Nell'antica Grecia se una persona sosteneva qualcosa avendola letta sui libri tutti scoppiavano a ridere.
Secondo loro, il processo reale di apprendimento era nel dialogo e nell'esperienza cioè nel contradditorio.
I libri invece parlano solamente, ma non rispondono alle domande.
Come essere certi che sia vero ciò che è scritto?
A me pare una domanda legittima.
Non è l'apologia dello scetticismo, tutt'altro è più semplicemente ascoltare e leggere e poi andare a vedere se è veramente così ciò che ho ascoltato e letto.
Personalmente mi è capitato molte volte di realizzare cioè ho visto, constatato e percepito come evento reale che le due cose: informazione ed esperienza, raramente si somigliano.
Inoltre, i fatti devono essere indagati oltre le cause apparenti e forvianti attraverso un metodo deduttivo rigoroso.
Il principio di non contraddizione nella materialità è fondamentale insieme al principio causale che deve essere indagato sino in fondo, ugualmente utile trovare la falsità di un teorema o di un'idea con la dimostrazione per assurdo, mentre nella cosiddetta spiritualità si richiedono altri strumenti, poiché il tipo di realtà esperita ha dinamiche diverse.
Ogni serratura ha la sua chiave.
Quindi se la Logica formale ci guida nella materialità, la Logica sfumata (Fuzzy) e la considerazione degli opposti che personalmente chiamo il "pensiero elastico" ci consentono invece di intravvedere qualcosa del mondo invisibile oltre la materia che credo ne sia anche l'ispiratore.

Questa saggezza oggigiorno è andata un po' persa.
Si presume di sapere, perché si è letto oppure ascoltato alla televisione e così si pensa di conoscere.
Senza confronto, esperienza, analisi dei dati da cui si trae un ragionamento (dati che devono essere veri) non si ottiene nessuna verità.

Attenzione.
Quando un essere umano non distingue più il vero dal falso non può distinguere nemmeno il bene dal male ed edifica non solo la sua condanna, ma la sua fine.

Credere al falso produce dei disastri a livello planetario e personale di proporzioni inimmaginabili. E' una questione non solo importante, ma fondamentale.
Un certo scetticismo arguto, intelligente, ma comunque aperto al nuovo e all'inaspettato purtroppo oggigiorno non è più di moda.
L'Uomo ormai è addestrato a credere a tutto, è talmente intossicato dalla menzogna che quando gusta la sincerità e la realtà delle cose trova questo sapore amarissimo.
La Verità sebbene nell'essere umano è sempre un po' parziale ha una nota particolare.
Il nostro sentire deve ridestarsi a questa sensibilità innata, poiché la Verità è in ogni uomo, bisogna solo imparare a riconoscerne il riverbero a sentirne come ho detto la nota particolare che produce.

Pitagora il filosofo e matematico di Samo creò per primo la scala musicale, e la intuì transitando vicino all'officina di un fabbro. Udì due note uguali, ma di tono diverso ed entrò subito in quella bottega. Chiese all'artigiano cosa stesse percuotendo con il suo martello e trovò così due laste di ferro di cui la più lunga era esattamente il doppio dell'altra.
Oggi qualunque musicista che suona leggendo uno spartito dovrebbe dire grazie a chi lavora il ferro.
La storia umana è piena di stranezze sebbene la verità cioè la realtà è sempre davanti a tutti, bisogna coglierla riconoscendone il richiamo, udirne la nota.
Cos'è la comprensione?
Attraverso la ragione è impossibile descriverla compiutamente. Si può forse darne una definizione come: "Rendere noto qualcosa di sconosciuto" ma non coglie completamente la vastità del processo cognitivo.
Mentre dirlo in poesia è semplicissimo.

"Contemplare l'Infinito udendone il suono".

Questa è la comprensione cioè qualcosa di oltre il razionale, chiunque leggerà questa sentenza poetica lo intenderà chiaro e lampante, ma poi non lo saprà spiegare. Questo è il dono che ci è dato, grazie all'intuizione e l'immaginazione superiamo la stessa razionalità e così comprendiamo in dimensioni diverse.
Ho qualcosa da dire riguardo al carattere. Essere sospettosi non è un difetto come dice la maggioranza, visto che il Mondo è pieno di falsità credute vere, lo è invece indulgere nel conforto di cose che ci rassicurano senza verificarle prima, lo è anche abbondonarsi alla seduzione di ciò che piace piuttosto ciò che è vero, in poche parole nell'autocompiacimento.
Il peggior difetto caratteriale è non voler conoscere per paura di trovare qualcosa che non ci piace o per dover ammettere che ci siamo sbagliati.
"La Verità rende liberi" così ha detto un saggio molti secoli fa, ma la liberazione è per sua stessa definizione, oltre le sicurezze e le abitudini.
Ci inganniamo per primi da noi stessi per ottimi e futili motivi.
"Sii Guardingo a te stesso" è un buon comandamento poco ascoltato e non è facile da seguire, ma bisogna praticarlo.
In buona sostanza siamo soli e senza alcun strumento in questa ricerca, a parte noi stessi.
Per questo motivo dovremmo raffinarci e renderci ottimi.

Il vero senso nel studiare questi antichi saggi è principalmente nel comprendere il loro metodo di ricerca, non tanto fermarsi alle loro conclusioni.
In modo da procedere oltre le loro stesse intuizioni, cercando e creando un "nostro" metodo di ricerca, poiché l'uomo o la donna è un esemplare unico di una specie di simili.
Se non è mai esistito qualcuno come te né mai ci sarà, perché devi credere nel Dio degli altri?
Le mappe degli altri non servono, perché ognuno di noi è destinato a un luogo diverso, sebbene percorriamo tutti la medesima strada. Appare forse paradossale questa mia verità personale, ma è ciò che intuisco.
Il mistico Siddharta Gautama ovvero Buddha ha ben sintetizzato il mio lungo discorso, le sue ultime parole in vita furono: "Sii una luce a te stesso".
Questo saggio indiano aveva trascorso la sua vita a insegnare come liberarsi dalla sofferenza, e infine nel condensare questo insegnamento, proprio il suo ultimo giorno e nei suoi ultimi istanti di vita, cosa ha detto?
Arrangiati! Sei solo, non c'è nessuna guida, ogni definizione è una trappola, ogni metodo una prigione.
La via della liberazione inizia nel lasciare andare ogni sicurezza.
Quando invece tutti gli sforzi umani vanno esattamente nel senso opposto.
Tutti cercano risposte e in quelle risposte sicurezza.
Tutti trovano conforto nei precetti, nelle regole, nei dogmi, nei comandamenti, nelle Leggi e nell'opinione altrui. Abitano così nella confortevole cella fatta di certezze, nel Penitenziario personale chiamato coscienza, dove i limiti ideali, divengono muri reali di questo istituto detentivo fatto di nulla che illudendoci di proteggerci ci rinchiude.
Si dice anche che le persone sono egoiste, ma non è vero; La gente ordinaria fa di tutto per compiacere gli altri e per averne l'approvazione e il sostegno.
Se fossimo veramente egoisti non ci faremmo neanche la doccia al mattino, non diremmo "si" quando vogliamo dire "no", non accetteremmo le regole della Società che in definitiva sono gli altri e non crederemmo a quello che dicono e fanno, non avremmo nessuna paura e senso d'inadeguatezza nei confronti dei doveri, dei compiti, delle aspirazioni della massa che si realizzano in falsi obiettivi del singolo, identificandosi a loro volta: massa nel singolo, singolo nei cosiddetti valori e obiettivi della massa.

Un esempio di una persona di successo completamente realizzata nella nostra società?
Una persona in pantaloncini corti che dedica tutti i suoi sforzi e il suo tempo cercando di buttare una pallina al di là di una rete con una racchetta, mentre un suo omologo dall'altra parte del campo in terra battuta fa lo stesso con lui.
Diverrà, questo atleta della racchetta, dopo infiniti sacrifici e grandiose vittorie un vero campione di Tennis multimiliardario; Le persone così lo ameranno, lo acclameranno e lo invidieranno, ma dopo qualche anno dai suoi ultimi successi, nessuno si ricorderà più di lui.
Questo "campione" ha realizzato il sogno di qualcun altro cioè chi aveva inventato questo gioco, e lo ha praticato come uno sport professionale e lo ha fatto in maniera prodigiosa. Cosa ha ottenuto?
Un congruo ingaggio.
Cosa ha lasciato ai suoi simili?
Un punteggio su una statistica.
Fine della storia del campione presto dimenticata.

Mi immagino due giornalisti extraterrestri in un tempo futuro e a noi lontano, mentre commentano la vita sul nostro Pianeta, commenti ben inteso fatti da una razza sana di mente. Dibattono nel servizio di reportage su questo antico sport chiamato Tennis.
Li immagino che parlano con la erre moscia, non so perché me li immagino così, un po' aristocratici.

-Caro collega un'attività veramente curiosa facevano questi primitivi, ma assolutamente inutile-.
-Certamente, amico mio, inutile ma era fatta benissimo-
-Ma ragionavano secondo te?-
-Abbastanza per estinguersi-
-Collega, sei perfido-
-Ummm! Ci provo!-

Risate degli ascoltatori e movimento delle antenne sopra la capoccia come battimani.
Oggi invece tale attività fa divertire milioni di persone che non sono certamente capaci di praticarla adeguatamente, ma che criticheranno e disquisiranno in merito alle strategie e ai modi per vincere (non avendo però mai vinto nulla) mentre tutti crederanno che lui (il Campione tra i pochi) ha realizzato il "suo" sogno.
Questo personaggio famoso, sarà definito dai sostenitori acclamanti e dagli sponsor di qualche deodorante di marca: un vero uomo di successo.
Un campione dell'inutile è invece secondo la mia modesta opinione.
La realtà cosa ci mostra?
Tutti, campione e i suoi sostenitori, sono e saranno comunque miseramente infelici e questa disperazione generalizzata sarà solamente punteggiata e distratta da occasionali soddisfazioni assolutamente effimere. Poi, grazie al denaro, si avranno oggetti e a volte perfino persone, tutti acquistabili presso questo Bazar che sembra essere l'esistenza dove ognuno compra e vende per poi lamentarsi che tutto è ridotto a una merce.
Non sembra assurdo?
Per otto miliardi di brulicanti essere umani non lo è affatto.

Tutti, ma proprio tutti, dicono che la guerra è uno sbaglio, una crudeltà, un abominio. Perché non smettete di fare le armi?
Mi pare una domanda ragionevole.
No, non lo si può fare.
Perché?
Le armi servono per difendersi, rispondono in coro.
Se nessuno ha le armi non servono le armi per difendersi, basta un bastone da passeggio, o no?
Bisogna invece contro le pistole produrre i fucili, conto i fucili i cannoni, contro i cannoni gli aerei, contro gli aerei i missili, contro i missili le bombe atomiche e dopo non c'è più niente da produrre perché non c'è più niente da difendere, è tutto bruciato e radioattivo per ottocento anni.
Tutto questo è chiamato dai giornalisti e dal popolo: diplomazia politica internazionale;
Il meno usato termine medico-scientifico è: psicopatologia.
C'è da domandarsi seriamente se non sia il prodotto dalla follia quello che la maggioranza considera reale e di valore.
Pare proprio un processo ipnotico reciprocamente sostenuto quello che gli esseri umani chiamano vita.
Se fossimo invece completamente anarchici?
Quasi tutti vedono questa "anarchia" come un male, una degenerazione distruttiva dei pilasti del nostro Mondo. Una Religione del "fai come ti pare" non è mai stata promossa. Forse è troppo pericolosa questa libertà.
Nessuno però ne è certo, perché questo evento non si è mai realizzato.
Nessuno ha mai creato una Società senza regole, un mondo senza leggi, una libertà totale da vincoli senza etica, morale e religione. Così, giusto per vedere come si sta.
Quasi tutti sostengono invece che sarebbe il trionfo del Male.
Ma se un essere umano non distingue il bene dal male non è perché non ha una regola oppure una Religione, ma perché non ha la sensibilità.
Senza intelligenza emotiva, empatia, percezione allargata non esiste nessuna reale educazione, c'è solamente repressione che finché perdura appare come civiltà, ma appena i meccanismi repressivi vengono a mancare, detona in tutta la sua distruttiva potenza.
Infatti è bastato un Black out elettrico in una città americana qualche tempo fa per far scoppiare il finimondo. Non c'erano più leggi né morale se non c'era luce per vedere chi fa quello che sa che non dovrebbe fare, ma appunto perché non visto (punito) si comportava come se queste leggi e questa morale non esistessero più, sebbene fino a qualche ora prima con la luce elettrica era perfettamente educato e rispettoso di tutte le norme.
L'educazione umana è dunque una patina, una sorta di belletto fatto di cipria impalpabile che appena soffia il vento vola via e rivela un volto sconosciuto.
E' la repressione dell'educazione che crea il suo opposto cioè il caos e la rivolta con tutto il suo carico di violenza, se una persona è abituata alla libertà e alla sensibilità che comporta il vivere insieme agli altri per decisone non per obbligo, ebbene una persona così non ha quel tipo di problema, non ha bisogno di nessun poliziotto per essere onesto.
Dove ci sono poche regole e si sviluppa la relazione tra gli individui, magari in luoghi remoti dove la vita è più semplice e soprattutto lontano dagli interessi economici, si hanno buone persone che in generale sono anche più felici.

E' meglio essere una persona buona piuttosto che malvagia non perché questo piace a Dio, ma semplicemente perché sarà una persona più contenta e serena.
La maggioranza invece sostiene (senza prove) che se mai accadesse questa esplosione demografica di Hippys, sarebbe un Inferno, un disastro sociale, una guerra continua, dove la sopraffazione e la forza bruta sarebbero elevate a sistema, ma di fatto accade e lo diviene sempre di più, proprio il suo opposto cioè il Mondo delle Regole, dove si assiste a ogni tipo di sopruso (ben mascherato) e conflitto (necessario e giusto secondo la Stampa), dove l'iniquità è sancita dalle Leggi (fatte per tutelarti) che però mostrano un'abissale distanza tra norma e Giustizia; La realtà che viviamo, a parte le parole e le notizie false che mistificano i fatti, presenta evidente questa realtà distopica che si realizza concretamente ogni giorno sotto i nostri occhi.

E' un bello shock accorgersene e nessuno lo vuole patire.

Le cose sembrano "giuste" finché non le guardiamo in profondità, cioè al di là della coltre di fumo che nasconde l'incendio, giusto per usare una metafora.
Questo Paradiso di regole è di fatto l'Inferno, ma non lo si nota, perché gli occhi sono come bendati ed è il solo motivo per cui non lo vediamo è che la Mente è cieca cioè è incapace di immaginarlo.
Non credendolo possibile non diventa visibile.
Ci accechiamo così fortemente che nemmeno l'idea di un Mondo privo di regolamenti possa esistere e possa essere bello, ci sfiora.
La censura nei confronti di una maggiore indipendenza, libertà e dignità umana è fatta a livello globale in modo concettuale.
Non si vedono le contraddizioni e non si realizzano innovazioni non perché siano impossibili, ma perché non sono concepibili.
L'Uomo crede di vedere e di ragionare, ma gli occhi sono chiusi generalmente dalla paura, il ragionamento è spento dalle opinioni, il senso di Verità inquinato dalla menzogna inoculata nel cervello, per dolo o per caso non mi interessa, il suo effetto però perdura.

Invece di stare ore davanti alla televisione o allo smartphone non sarebbe più bello incontrarsi con gli altri?
Ognuno potrebbe raccontare una storia, bella e significativa, e a turno essere un piccolo protagonista, poi godere a propria volta del medesimo spettacolo messo in scena dai propri amici.
Un gioco sicuramente più divertente e istruttivo del palinsesto televisivo.
Anticamente si faceva così, né ho ancora ricordo, durante la sera prima che diventasse notte si trascorrevano ore serene a raccontare queste vicende ascoltate da altri o inventate. Davanti al fuoco queste storie fiabesche oppure grottesche e divertenti prendevano forma e ondeggiavano davanti agli occhi come le fiamme del falò che rischiarava il buio e allontanava il freddo creando così un alone di magia il cui soggetto diventava l'essere umano e la sua vita, e in questo dire si intravvedeva un significato all'esistenza. Credo si percepisca nel rievocarlo una leggera malinconia.
Quanto tempo è passato.

Oggi si è chiamati a compiere altri sforzi per essere degni di altre gioie.
Mi domando però con le premesse della Società odierna e stando così le cose tra gli esseri umani, quando mai le persone realizzeranno la propria liberazione se continueranno a incatenarsi?
Certamente non è facile liberarsi da se stesso, ma dopo si sta bene.
Non sono però così ingenuo da credere che con l'umanità oggi a disposizione una libertà senza regole sia fattibile, ci vuole un certo tipo di individuo che si conosca da se stesso e che sviluppi un senso allargato della propria coscienza soggettiva cioè estesa agli alti in uno stato di reale comunione.
In poche parole come dico sempre sostituire nella propria interiorità un IO con un NOI.
Senza questo cambio di coscienza non è credibile che un sistema libero possa funzionare.


Ci vuole un cambio di coscienza globale unitamente a un ragionamento corretto sviluppato attraverso la riflessione, la logica, l'osservazione delle cause e il confronto onesto dei risultati e degli effetti, produrrebbero un essere umano "sano" adatto a vivere confortevolmente senza troppe leggi. Finalmente in pace con i suoi simili, perché in pace con se stesso.
Il cambio di coscienza deve essere globale, o ci salviamo tutti oppure non si salva nessuno.
Non ci sono gli "Eletti" come sostengono alcuni, perché i Deputati e i Senatori non fanno parte della razza umana.
Questo investimento umano sarebbe più produttivo e fattibile sulle nuove generazioni cioè sui nuovi nati, in quanto una coscienza già completamente formata ai vecchi schemi predatori e irrazionali non è facilmente convertibile in una a mio giudizio sana e migliore.

"Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" .
Non abbiamo bisogno di altro per vivere in pace.
Veramente, è un'istruzione semplice, diretta direi inequivocabile.
Poi se non lo si fa...

Prima di ogni azione, parola e pensiero bisogna solo rinnovare in se questo precetto come una domanda.
Fine di ogni questione morale e filosofica.
Questo è la misura di tutto.
Almeno questo è ciò che vedo e su cui ragiono.

Credo così che quando tale "luce a se stesso" sarà accesa in tutti e in ognuno, allora vedremo anche la strada che percorriamo e troveremo un posto dove fermarci; E quel luogo lo chiameremo: Casa.
E così staremo bene, perché come dice mia madre: "Come si sta bene a casa non si sta bene in nessun altro posto" e la mamma ha sempre ragione.

Seriamente esponendo ciò che faccio nello scrivere, in esso non c'è altro che confutazione e non si troverà alcuna implicazione assertoria se non estemporanea per dare una sorta di impalcatura logica alla costruzione espositiva.
Non è dunque solo critica, ma anche auto-critica ciò che espongo.
E' in tale e totale negazione che si può avere la libertà cui faccio spesso riferimento e non in senso nichilista, ma possibilista di tutte le realtà possibili.
Non c'è altro da fare in vita se non questo: Sottrarre, lasciare andare e procedere oltre.
Questo è il modo per essere più liberi, vivere senza controllo, senza certezze astratte se non la realtà del momento.
La totale Libertà non ho idea se sia raggiungibile, però cercare di viverla sempre di più certamente è possibile.

J.P. Satre diceva che vivere comandando eserciti o intere nazioni, oppure trascorrendo tutta la vita in solitudine ubriacandosi è la stessa cosa. Tutto è effimero e privo di senso compiuto, tranne una cosa che proprio oggi ho visto in metropolitana, un signore un po' in là negli anni teneva il braccio della moglie probabilmente non vedente, un originale e mutuo legame si notava tra loro e a dispetto della cecità io l'ho veduto: "Quella è l'unica cosa che conta" questo pensiero mi ha attraversato da testa ai piedi e il cuore ha come fatto un balzo e mi sono commosso.
Ora devo dare torto al grande filosofo esistenzialista francese.
Tutto il grande Mondo, tutte le esistenze e gli infiniti modi di viverle hanno da intendere la medesima lezione, semplice, inascoltata e perciò ripetuta in miliardi di occasioni e tempi che si esprimono in modi diversi che chiamiamo: Vita.
Non c'è nulla da capire tranne questo.

E' trascurato da quasi tutti, va bene, ma non significa che non è fondamentale.