giovedì 18 aprile 2024

La tribù del teschio d'Alce


L'apologia del buon selvaggio cioè nel caso particolare degli Indiani d'America non è propriamente esatta, va corretta.

La storia ci insegna che non sono gli uomini che confliggono gli uni con gli altri, ma gli interessi.
Gli interessi sono l'espressione di un'economia che si occupa di realizzare i valori di una società.
Questo è mediato dalla politica. Tutto è politica, perché tutto in un mondo economico è compromesso.

Questa visone cioè dei valori che si realizzano in interessi, determina le realtà sociali, le guerre, i grandi sviluppi economici e le tragedie che accompagnano la storia umana.
Di fatto gli americani hanno compiuto un genocidio, non lo si dice, ma resta vero.
L'inizio della colonizzazione dell'America del nord risale al XVI secolo cui concorrono spagnoli, inglesi, francesi e olandesi.
Il risultato in meno di quattro secoli fu di 110 milioni di morti ammazzati ai danni delle tribù autoctone con le pallottole, le malattie, la fame.
Tale strage si realizzò compiutamente dopo che i coloni principalmente inglesi (invasori ed ex deportati della Giorgia) si svincolarono dalla Corona Britannica per diventare "liberi" grazie alla guerra d'indipendenza, terminata nel 1776, ma continuando però a schiavizzare gli africani e a sterminare le tribù indiane.
Non certo migliori i loro omologhi spagnoli con ben 50 milioni di morti ai danni degli indio nell'America del sud.
Nonostante la tanto esaltata propaganda western gli Stati Uniti formatosi quasi come oggi li conosciamo dopo la Guerra di Secessione (1861-1865) detta propriamente guerra civile americana, assurgono al primo posto nella discutibile hit-parade degli autori dei fatti più scellerati perpetrati ai danni di altri popoli, realizzando il discutibile primato di soli quattro anni di pace in tutta la loro storia.
Non sono praticamente mai statti senza combattere negli ultimi 248 anni.
Hitler o Stalin in confronto furono dei dilettanti.
Gli indiani o come si dice adesso i Nativi erano forse bravi, buoni e perfino green?
Insomma, erano come tutti gli altri esseri umani, ma la loro società e i loro principi e anche la loro tecnologia li rendeva diversi.
Senza frigorifero non ha senso cacciare più di quanto puoi mangiare in una giornata.
Non è essere animalisti ma pratici.
Dunque non conoscendo il denaro, non avendo altre leggi che quelle della propria tribù che di fatto era una famiglia allargata non aveva senso rubare o truffare.
Dove nascondi una cosa rubata se si vive tutti insieme sotto la tenda?
E' evidente che è il tipo di vita che fa l'uomo non viceversa.
Le grandi estinzioni umane inoltre ci insegnano che il vantaggio materiale vince su tutto, perfino sul sacro che dovrebbe mettere un freno e che è una medicina per l'uomo.
Stando così le cose quest'apologia trova poco senso.
Oggi i discendenti di quei Nativi gestiscono i Casinò dove i "gringos" vanno a spendere i loro dollari. Il Grande Spirito non può più vivere con loro.
Questa è la vera perdita umana.
Quando il tamburo sacro smetterà di battere per l'uomo la vita non avrà più senso e nemmeno avrà più ragione di esistere.
Ho ricordi antichi della vita in una tribù, sebbene allora si vivesse in uno stato di comunione inconcepibile per un uomo civilizzato le contraddizioni e i conflitti c'erano comunque.
Il modo di mantenere vivo questo "sacro" è invece la vera opera prima e più importante di ogni essere umano.
Dopo viene semmai il resto.
Perso lo Spirito non ha senso vivere, tutto è perso.
Ogni essere umano nasce con uno Spirito in se, ma rischia di perderlo vivendo.
Non è una proprietà inalienabile questa energia che ci anima, la si può anche perdere, pervertire e tradire.
Il rispetto di questa forza interiore è la dignità che si percepisce in alcuni.
Ridotto il limite di questa energia, barattato per interesse o per paura, il nuovo confine più ristretto sarà determinato da questo tradimento.
Non è Dio che punisce l'uomo, è l'Uomo che si confina in uno spazio più piccolo come i Nativi in una Riserva, e alla fine non si ha più spazio né energia, dunque si diventerà come involucri senza spirito. Il mondo è pieno di gente così.
Non dipende dalla razza o dalle circostanze, dipende da te.
E' molto banale idealizzare i fatti.
L'Uomo è l'uomo, a qualunque latitudine, solo ha occasioni diverse per manifestare certi aspetti del proprio ego.
Non è la distruzione dell'Ego il fine della religione o più propriamente della spiritualità, ma la sua trascendenza.
Senza ego non si può vivere, questo i Guru si dimenticano di dirlo.
E' uno strumento, ma non deve diventare un padrone.
Questo è il problema dell'animale uomo.
Questa ripartizione saggia di io e Dio ci aiuta a giungere a una certa saggezza, ben sapendo che il Creatore è oltre tale saggezza, perché è Libertà totale, anche dai comandamenti, dalle leggi e dai buoni sentimenti.
E' oltre tutto. Una condizione inconcepibile per l'essere umano.
L'Uomo invece non deve perdere il contatto con se stesso e le cose buone che lo guariscono dalla brama, dall'avidità: il solo e unico peccato umano, perché mangia l'anima.
Cos'è l'avidità?
E' avere oltre il necessario, prendere agli altri il loro giusto per avere il tuo superfluo.
Il primitivo quando cacciava un animale, pregava: "Dammelo, ne ho bisogno".
Pregava l'animale totemico padre e antenato di quella specie. Anche l'uomo si considerava egli stesso un animale cui restituire il proprio corpo alla Natura una volta esaurito il tempo della vita.
Fuori dalla sua capanna metteva i teschi delle prede cacciate non per vanto, ma per onorare la specie cacciata, indirizzando il trofeo al Totem Animale corrispondente per ringraziarlo.
Noi, uomini moderni, consideriamo questo come bizzarre tradizioni ancestrali.
Nei miei personali studi antropologici e in alcuni viaggi in zone primitive, questo dato si è rivelato molto concreto cioè come un modo sano e umile di vivere pienamente il Sacro Ancestrale.
Donando all'uomo una vita in simbiosi con la grande Madre Terra fonte di prosperità e vita.
Concetti desueti nel nostro vivere ordinario.
Ecco perché l'essere umano civilizzato è mancante.
Prende senza domandare, perché si sente padrone di quello che è messo a disposizione con generosità.
Ma senza essere grato come può essere felice?
Senza comprensione, riconoscenza e umiltà di quanto ricevuto come potrà l'Uomo trarne la saggezza necessaria per usarlo bene e domandarne ancora con misura?
A un certo punto lungo il sentiero umano vi è stato un distacco da tale connessione con la Natura; Poiché la Natura è maestra di vita, in quanto è Vita essa stessa.
Questo antico sentiero dovrà necessariamente ricongiungersi in qualche modo alla via moderna, e formarne una terza via, ancora più nuova e credo migliore.
Entrambi i percorsi fin a ora presi, quello del uomo primitivo e quello del uomo civilizzato, sono destinati a concludersi; Ecco perché auspico un ulteriore e migliore passaggio.
Viceversa non c'è prosecuzione, ci affrettiamo nel processo di civilizzazione lungo una strada interrotta.
Non solo l'Uomo rischia di estinguersi, che a guardar bene è un evento naturale, quasi certo come insegna la storia del Pianeta; Non è dunque un'ipotesi millenarista l'estinzione della specie umana, ma un dato probabile se riferito a un arco sufficientemente lungo di tempo.
In una considerazione nichilista con la fine della propria vita di fatto si estingue tutto il Mondo che questa esistenza conosce. Quindi, quando una persona muore, dal suo punto di vista, morirà insieme a lui tutta l'umanità.
Il problema semmai non è l'estinzione umana, ma fallire la "missione" umana come animale razionale.
Un compito determinato dalla Vita, non propriamente da un Dio come generalmente è idealizzato e non rientra propriamente nella possibilità di comprendere ciò che resta da fare, ma invece è più facilmente intuibile da un qualcosa di molto tangibile, concreto e percepibile: l'Esistenza.
Di tale Potere immenso, noi come specie umana non possiamo comprenderne la natura intrinseca, ma possiamo osservarne gli effetti come manifestazione materiale e vivendo conformemente a questi realizzare dei principi e delle azioni migliori.
Questo contatto con la Realtà e con le sue implicazioni, nei primitivi era ed è fortissimo e naturale, essi però erano e sono mancanti della parte razionale più elaborata e astratta che consente uno sviluppo tecnologico, necessario non tanto alla comodità degli individui, ma a realizzare quell'espansione e diversificazione voluta della Vita. Come si evince questa volontà?
Bisogna domandarsi: Perché esistiamo?
Qualcuno se lo chiede seriamente?
Ebbene pare un quesito difficile, ma basta guardare il Mondo per avere una risposta. Viviamo per espanderci, è evidente dai fatti.
Da bambini cresciamo e vogliamo esplorare il mondo per abitarlo.
Le domande che sorgono, il più delle volte senza risposta a cosa servono?
Ad allargarci, ad ampliare noi stessi in un quesito che ci rende attenti o meglio che ci dovrebbe rendere attenti.
Da quel poco che capisco credo che Dio grazie alla Vita più volentieri parla con i fatti; Non usa le parole che sono contenitori di idee, si spiega a gesti cioè con i fatti appunto.
In quanto la natura dell'Essenza delle cose comunica con le forme non con le parole.
Tale natura è presente anche nel nostro sub conscio, quella parte profonda che è oltre il concetto illusorio di personalità; Illusorio non perché non esista e non abbia effetti nella vita di ognuno, ma illusorio perché priva di realtà ultima.
La personalità ha ben vedere è composta da aggregati che mutano secondo gli stimoli esterni o interni.
Un uomo pacifico, messo in una situazione estrema, magari rivelerà parti di se violente, aggressive, irrazionali che nemmeno credeva esistessero, cioè cambierà la sua personalità, e lo farà proprio perché essa non è qualcosa di definito, immodificabile, fisso, ma qualcosa di dinamico e composto da elementi diversi influenzabili che sono in relazione al principio universale che regola tutte le cose ovvero il principio di causa ed effetto.
Così è al Mondo che bisogna guardare con disincanto per avere le risposte che auspichiamo dalla Divinità.
Dio se mai usa le parole, parla attraverso gli altri, utilizza le persone per esprimere semplici concetti comprensibili, attraverso quello strumento inadeguato che è il linguaggio umano.
E se le persone dicono cazzate?
Ci insega attraverso l'errore dei falsi concetti cosa è giusto e cosa è sbagliato per noi, non in senso assoluto, ma proprio per noi e in quel particolare momento. Questo concetto relativistico del "giusto" è difficile da concepire per l'essere umano, perché vuole le certezze e in esse trova i limiti per definirsi, ma questi confini rinchiudono la realtà e non sono conformi all'espansione.

E' abbastanza semplice comprendere questa difficoltà con un esempio.
Immaginiamo che l'essere umano non distingua i colori nemmeno il bianco e il nero, vede solamente un grigio indistinto. Quando qualcuno che vede i colori cercherà di spiegargli un cosa semplice: il gioco degli scacchi, gli risulterà impossibile, perché l'altro vedrà tute le caselle uguali nella scacchiera e anche uguali gli sembreranno i pezzi dei due schieramenti.
Senza distinzione non avrà comprensione della partita e della complementarità degli opposti che vanno a formare un unico gioco.
Il gioco così diventerà incoerente, incomprensibile, caotico. Allora creerà da se stesso delle regole arbitrarie che a volte anticipano e spiegano il movimento dei pezzi sulla scacchiera, altre volte questi risultati e anticipazioni li mancherà clamorosamente.
Questi tentativi si chiamano religioni, filosofie, dogmi.
In realtà l'unica cosa da fare sarebbe cominciare a vedere i colori e così la partita presenterebbe da sola le regole del gioco.
La realtà si mostra da se stessa cioè senza mediazioni.
Quello che proprio non capiscono i miei simili è che pensano che la vita debba avere uno scopo, cioè lo scopo della propria vita.
Non indagano gli elementi di questa domanda.
Io-Vita-Scopo; Esistono?
Prima di trovare delle correlazioni è necessario distinguere gli elementi da correlare. No?
Altrimenti che cazzo cerchi.
Il fine della Vita secondo me è la bellezza cioè goderne e l'espansione di tale esperienza, ovvero: vivere la stessa cosa in tutte le dimensioni, in tutti i modi possibili, in tutti i tempi e in ogni direzione e profondità.
L'essere umano come ho descritto nell'esempio, vede solo una parte della Realtà, perché sebbene distingue e separa (arbitrariamente ed egoisticamente), poi ovviamente preferisce quello che più gli conviene.
La preferenza esclude gli opposti e la realtà non è più percepita come complementarietà di tali opposti che sono anche giudicati come positivo o negativo. Rientrano nella dualità su cui si fonda la tecnologia, ma non la filosofia.
In questo modo l'Uomo non può godere né comprendere bene questo gioco che chiamiamo esistenza, sfuggendogli come già detto la complementarietà degli elementi opposti.

Lambisco un dato fondamentale: L'Infinito.
Alcuni lo chiamano Dio. Esso è Tutto e Uno, giusto?
Ma come può distinguersi se tutti i suoi elementi sono insieme?
Dio è come fosse un immenso garage incasinato.
C'è tutto, ma non si trova niente, perché è in disordine in quanto indistinguibile.
L'Infinito ha così una sola "domanda" non tanto come conoscersi, quello è conseguente, ma come distinguersi?
Tutti sappiamo che avendo un punto su un piano non possiamo determinare nulla.
Abbiamo bisogno di due punti (coordinate in questo caso) per determinare un eventuale terzo punto e così via per trovare tutti i successivi punti del piano e identificarlo, caratterizzarlo, distinguerlo.
L'infinito è tutto, ma anche uno e lo abbiamo convenuto.
Un bel problema allora determinare qualsiasi cosa se tutto è uno.
Basta invece determinare un secondo punto (punto riflesso) e conosciutolo trovare poi tutti gli altri.
Questo punto riflesso per non essere arbitrario e dunque incoerente e inutile, dovrà avere una caratteristica peculiare cioè dovrà riflettere effettivamente questo Infinito.
Ecco perché esiste la materialità.
Ricordandosi però che un riflesso inverte l'immagine come nello specchio la sinistra diventa destra.
Com'è l'Infinito (Dio)?
Senza tempo, dunque nel riflesso (L'universo materiale e noi compresi) dovrà esistere il Tempo.
Dio è senza limiti; In questo Universo invece troviamo tutte le leggi fisiche e il finito in ogni cosa.
Dio è libero e qui non esiste alcuna libertà.
Dio è fisso, immobile, perché senza tempo non è possibile alcun movimento né creazione, mentre nell'universo materiale tutto è creato e nella sua essenza sono contenuti gli opposti dello stesso elemento di cui uno primeggia, grazie all'osservazione di un osservatore. l'Universo è dunque inconsapevole e in moto di espansione costante, e questa dinamicità avviene grazie alla dualità, perché è composto da elementi separati e distinti in un apparente conflitto/opposizione e interdipendenza che generano il moto
.
L'esistenza biologica umana ha in se una parte riflettente ed è la sua mente, infatti si dice con acutezza che la mente "riflette" e inoltre che la mente è "infinita" perché può contenere ogni cosa.
La mente umana è dunque uno specchio dell'Infinito avendone le medesime caratteristiche.
E' anche uno strumento di distinzione (separazione) forse per conto di Dio stesso, che ci usa e usa questa forma/strumento/struttura che produce l'illusione per determinare la realtà di tutti gli elementi che sono stati "inseriti" e la costituiscono. Si esperisce così in tutti i modi possibili quel particolare tipo di realtà (umana) cioè nella varietà e diversità apparente delle persone e nella conseguente crescita dell'informazione (entropia) chiamandola sommariamente: Vita.
Essa è una sorta di trasformatore del Caos verso un Ordine e questo permette all'Infinito di poter utilizzare tutti gli elementi per un'ulteriore espansione.
Però la Scienza ci dice che l'Universo procede verso il Caos cioè l'indifferenziato. Il processo entropico è inevitabilmente diretto verso la degradazione dell'Energia.
E allora?
Se qui (materialità) procede il Caos, dato che siamo un riflesso speculare, dall'altra parte (diciamo così) si compie l'Ordine.
I saggi cosa dicono?
Dio è creazione.
Si, ma tale creazione non può essere confinata solo in questa dimensione, ci sono altre dimensioni cioè piani materiali ed esistenziali diversi perché in tal modo si realizzano le possibilità di tutte le probabilità connesse ad un evento che in questa particolare dimensione è accaduto. Queste possibilità si esauriscono nei cosiddetti universi paralleli; In essi si realizzano tutti gli eventi possibili e probabili che diventano inevitabili.
In questa dimensione per esempio, perdo alla roulette, in un'altra il medesimo me stesso vince, in un'altra ancora non gioca e via così.
Questo esaurimento di tutte le probabilità non solo è conforme all'espansione (esperendo tutte le possibili esperienze di un dato evento) ma determina matematicamente nel suo computo: zero, il vuoto, il nulla da cui trae origine il tutto.
Come la Fisica, utilizzando la moderna teoria quantistica ha evidenziato e scoperto.
I misteri relativi poi all'energia oscura e alla materia oscura che si definiscono in questo modo un po' inesatto, ma in realtà sono effetti opposti gravitazionali, dove il primo favorisce l'espansione universale, mentre l'altro la rallenta, ebbene queste forze opposte rappresentano la maggior quantità di energia nell'universo visibile, queste due forze non riflettono, a differenza della materia ordinaria, alcuna radiazione, per cui non si conosce nulla della loro struttura; In definitiva si potrebbero intendere nella mia ipotesi come effetti gravitazionali di universi contigui e paralleli.
In tali universi di cui va detto per onestà non abbiamo conto scientifico, ma che sono esperibili dalla mente umana in modo "spirituale" cioè attraverso il sogno. Non è certo una prova scientifica, ma nondimeno è un'esperienza soggettiva non trascurabile per chi la vive. In questi "mondi" vigono altre leggi e altri modi di espressione che non sono altro che un processo creativo infinito, dell'Infinito.
Detto in poesia, Caos e Ordine sono due innamorati che si inseguono da sempre attraversando infiniti universi, ogni volta creano e distruggono, seguendo un moto d'amore lungo un non-tempo che noi piccole fiaccole nell'oscurità chiamiamo eternità.

Dunque se accettiamo e facciamo esperienza di questo (?) l'anima e l'IO sono evidentemente falsi. Non esiste propriamente un "qualcuno" che fa esperienza di questo, piuttosto un "qualcosa". Il concetto di singolo o protagonista di questa odissea universale è secondo la mia opinione riduttivo.

Pare difficile comprenderlo oppure accettarlo?
Non mi sembra, le basi di ragionamento, l'osservazione e la Scienza lo sottendono.
Visto però che oltre un miliardo di persone è convinta che raccontando i fatti propri in una confessione, andrà poi in Paradiso, invece se la realtà metafisica è spiegata seguendo una personale esperienza, una certa logica e dei dati scientifici ragionevoli, risulta poco credibile.
Un altro miliardo e mezzo pensa che se promuoverà l'Islam con un'autobomba allegata, avrà a disposizione settantadue vergini e berrà latte e miele per sempre.
Un altro miliardo che si definiscono Indù crede che se una persona nasce povera e ignorante (nasciamo tutti così) lo dovrà rimanere per tutta la vita, perché quella è la sua casta. Nulla potrà per via del suo Karma di cui però non si capisce bene chi ne tiene il conto; Allora è evidente che se credere a queste cose è semplice e lo si fa senza problemi, invece quando si esprimono concetti ragionati l'essere umano diventa subito scettico e sospettoso, perché forse gli piacciono le favole a lieto fine e la superstizione gli da una certa ebrezza esoterica e l'illusione di essere qualcuno e di poter gestire il proprio Destino.

Cos'è l'esistenza in realtà?
E' una parcellizzazione di infinite possibilità.
Ciò avviene tramite aggregati inconsistenti (non avendo natura propria) tramite una struttura materiale vuota che sperimenta tali possibilità, in un contesto creato apposta a evidenziare tali caratteristiche e possibilità.
Questo dato quasi ovvio pare difficilissimo da accettare per i miliardi di brave persone di questo mondo, dunque si dovrà continuare a sognare di bere latte e miele nell'aldilà, oppure ascoltare gli Angeli del Paradiso che suonano l'Arpa.
Che ci dobbiamo fare?
Ogni essere umano invece è Dio o almeno un'emanazione di Dio come del resto ogni cosa.

Ma come può esserlo se siamo così pieni di difetti?
In realtà l'essere umano è un riflesso parziale dell'Infinito, in un corpo materiale e le presunte qualità oppure difetti in verità sono solo caratteristiche, tra l'altro esse si presentano se riferite a un Ego e vanno a comporre una macchina biologica costituita da questi aggregati insostanziali e guidata da un ego appunto illusorio che serve solamente alla sopravvivenza per evidenziare le peculiarità da esperire.
E' tutto finto tranne ciò che si impara, detto proprio terra-terra.

Meglio le 72 vergini? Me ne rendo conto, però questo è.

E' facile da provare, perché scendendo in profondità in se stesso ognuno constaterà che non c'è nessuno.
Non c'è propriamente un "IO" si troverà solo una specie di osservatore, tra l'altro non coinvolto nella vita personale che non ci somiglia e a cui non frega nulla del cosiddetto "me stesso" che indaga e medita.
La Verità non può aver senso compiuto umano.
Questo Testimone guarda e non giudica, non preferisce, non impara, non ha memoria, non soffre e non gioisce, non gli importa di nulla eppure "guarda" ogni cosa. Nulla gli si può aggiungere e nulla gli si può togliere.
Chi o cosa cazzo è e perché lo fa?
Ognuno deve rispondersi da solo.
La mia risposta ce l'ho e l'ho condivisa, ma è solo valida per me, ognuno è un progetto diverso.
Quanto espresso non è il risultato di una mia overdose di mescalina, ma è un dato incontestabile, perché capiterà a tutti quelli che faranno questa esperienza introspettiva.
A volte è definito appunto come un Testimone e per chi fa esperienza di una tale meditazione profonda lo può constatare personalmente.
Non è difficile, perché non si deve capire nulla ne fare qualcosa; Non bisogna scaricare nessuna App. Niente piroette acrobatiche, basta non fare niente -niente- e guardare dentro di sé lasciando andare i pensieri cioè la produzione della mente dell'IO. Sorgerà spontanea questa constatazione.

La fondamentale realizzazione umana è messa a disposizione di tutti facilmente.

Non servono sacerdoti, Santi, Maestri, Illuminati.
E' infatti una strada unica, ma diversa per ognuno che conduce nello stesso posto, giusto per dirla con una metafora.

A quasi nessuno importa e va bene, ma questo è un altro discorso. Non vuol dire che non sia importante anzi fondamentale.
La mente è uno specchio che riflette l'Infinito da cui tutto trae origine.
Non dico nulla di nuovo, perché Anassimandro già tremila anni fa aveva capito molto bene questi concetti e li aveva espressi meglio di me e più sinteticamente.
"Tutte le cose traggono origine dall'Infinito e ad esso sono destinate, secondo l'ingiustizia delle circostanze e del Tempo" .
Bisogna intendere che cosa voleva significare Anassimandro con "ingiustizia".
Secondo la mia interpretazione del suo enunciato, egli fa riferimento alla caratteristica speculare propria del punto o piano riflesso (Universo materiale).
Se Dio è giusto come ci garantiscono i Messia e suoi promoter in Terra, nella sua creazione materiale sarà necessario che questa "giustizia" si manifesti completamente ingiusta. Anche se secondo me questa considerazione non ha senso.
Ecco perché seguendo questo modello non esiste alcuna Giustizia a questo mondo, perché esiste solamente grazie al punto di vista umano che è soggettivo e come può una parzialità essere "giusta"?
Per il cannibale è giusto mangiarsi l'esploratore, per l'esploratore è giusto portare il suo modo di vivere come fosse una verità indiscutibile al cannibale e magari tiragli qualche schioppettata con il fucile se non lo capisce in fretta.

Questa "Ingiustizia" nella dimensione dei viventi è secondo la mia interpretazione: pagare la vita con la morte.
Questo fatto per Anassimandro è ingiusto, in quanto non c'è ragione che ogni essere trovi distruzione se è stato creato non per sua volontà e dunque come può avere responsabilità? Perché condannarlo alla distruzione?
Queste sono le sue considerazioni "a latere" diciamo, l'enunciato è corretto, ma le considerazioni umane sulla vita breve e sofferta degli uomini ovviamente non lo sono mai. Anche le migliori intuizioni sono invalidate da "Io".
Senza visione allargata non è possibile alcuna saggezza, si resta imprigionati nella divisione che produce preferenza dunque parzialità.
Questo non significa non operare delle scelte, ma è la soddisfazione di tutti e di ciascun essere vivente, l'ispirazione e la realizzazione da compiersi. Questo non è possibile finché ogni essere umano non realizzerà la non sostanzialità del Io.
Ogni iniziativa senza questa basilare illuminazione sarà destinata a fallire.
Un concetto forse un po' difficile da spiegare, magari lo integrerò in un altro momento, perché mi sono stufato di parlare da Guru.
Tornando sulla Terra e chiacchierando di concetti più semplici, cioè visibili che si intendono guardando il Mondo con un po' di disincanto, è facile comprendere che la Vita ha scelto la forma umana per espandere se stessa oltre il Pianeta, tra le Stelle e nello Spazio.
Cosa sarebbe altrimenti quel richiamo indistinto che ogni persona sente guardando il firmamento?
L'Uomo moderno, però lungo la strada del suo sviluppo tecnologico ha perso parte del suo Spirito e dunque rischia di fallire.
Di questo parlo anche se apparentemente sembra fuori tema quando confronto la vita primitiva con quella civilizzata.
Le frasi riportate dai Nativi criticano i Bianchi invasori, ma criticano anche se stessi, la loro mancanza di risorse che non sapevano utilizzare.
A loro, a quelli di loro saggi, non mancava la visione che ho espresso nella necessità di un terzo tipo di uomo.
Altrimenti la fine di entrambi i modi e i mondi che diverranno superati è quasi certa, perché inutili alla Vita.
Dunque l'uomo sopravvissuto alla Natura selvaggia, grazie a un contesto tribale, deve ora sopravvivere a se stesso, superando il concetto di "Io" che ha concretizzato compiutamente nell'era moderna, per giungere nuovamente al concetto di "Noi" meglio espresso nel primitivo, ma in forma diversa cioè con uno sviluppo culturale e tecnologico inimmaginabile e questo per continuare così nel suo viaggio oltre i limiti di questa Terra, non solo sviluppando una tecnologia ancora più strepitosa, ma grazie anche alla coscienza allargata del ritrovato Noi, necessaria all'utilizzo di questi prodigi scientifici.
In una scala ideale di trasformazione abbiamo l'io, il noi e il Tutto.
Questo moto è lungo il medesimo cerchio, una sorta di tragitto di percorrenza.
Perveniamo dal Tutto e ci confrontiamo in un Noi e realizziamo così compiutamente un Io.

Questo avviene costantemente nel processo di trasformazione dell'Energia determinata dalla nostra Essenza, ma sviluppandosi su piani di esistenza diversi.
Per questo più che un cerchio è da intendersi come una spirale.
Ascendente o discendente ha poco senso domandarselo.
E' come nello spazio siderale, non esiste un sopra o un sotto. Non esiste un meglio o un peggio se non considerandolo in maniera relativa.
Così tutti un giorno faremo ritorno da dove proveniamo.
E' dunque come detto una spirale (cerchio apparente se visto dall'alto) sia la vita personale come quella dell'umanità intera. Percorrono entrambi lo stesso sentiero, sulla medesima linea ideale, perché sono la stessa cosa, però questo esula dal discorso in essere.
Inoltre a complicare ulteriormente le cose non è sempre così.

C'é un proverbio arabo che palesa questa sorta di ciclicità umana: "Tempi difficili educano uomini forti, uomini forti creano tempi confortevoli, tempi confortevoli determinano uomini deboli, uomini deboli lasciano spazio all'arrivo di tempi difficili."

Questa "espansione" in divenire hanno provato a spiegarla i grandi comunicatori spirituali che si sono rivolti alla gente comune senza mai essere compresi, sebbene abbiano sempre rivelato verità parziali, perché quel poco che sono riusciti a esprimere era necessariamente diretto a un certo tipo di mente dei loro interlocutori.
Semplificando al massimo (a livello di scuola materna) diciamo che un soggetto nasce piccolo, poi cresce e matura grazie alle esperienze, dunque invecchia tornando un po' bambino (rimbambito) poi tale manifestazione di esistere termina cioè più propriamente cambia in un non-apparire per manifestarsi in un altro piano esistenza ovvero ricongiungendosi all'Indifferenziato.
Questo è intuibile?

Detto però con parole vere, ma difficili da intendere per la struttura cognitiva umana, non è propriamente esatto il concetto di evoluzione sotteso da questo modello, implicando esso un giudizio di valore che non ha senso, è invece più corretto parlare di trasformazione: Essa avviene per essere la stessa cosa, in tutti i modi possibili, in tutti i piani di esistenza possibili, in tutti i tempi concomitanti cioè nella condizione reale di atemporalità.
La creazione del Tempo avviene grazie alla mente che è uno strumento particolare di una particolare unità biologica, quando l'Esistenza è in una condizione "non biologica" e non ha una mente di quel tipo, non esiste nemmeno il Tempo.

Il cammino lungo questa spirale descritta (espansione su tutti i piani di esistenza) avverrà per l'umanità se saprà cogliere il proprio senso.
Nella preistoria umana, prima degli albori della civiltà, il disegno della spirale era costantemente disegnato e ripetuto. Nei glifi antichissimi, essa è rappresentata a qualsiasi latitudine.
Il protoumano fattosi Sapiens, in maniera quasi ossessiva nel suo essere primordiale percepiva questa "strada" da compiersi; Essa era istintivamente incisa dentro la sua coscienza e di conseguenza la incideva a sua volta nella pietra così da essere rappresentata e manifestata.
Nel essere umano antico e meno strutturato, la forza di questi archetipi era potentissima; Egli non distingueva bene la realtà materiale dal sogno, entrambi questi stati di coscienza erano forme della vita, cioè era la medesima vita espressa in modi diversi.
Anche l'uomo moderno dovrà far ritorno a questa connessione con l'Astratto, grazie all'onirico cioè a piani diversi di esistenza.
Sono cose un po' difficili da spiegare, perché esulano dall'esperienza della maggioranza.
Quando l'essere umano rifiuta il Sogno e lo relega a mero adattamento dell'inconscio alla realtà oggettiva come avviene nella persona ordinaria in un contesto moderno, ecco che perde il suo contatto con il Sacro, con il Mistero, con l'Oltre. Il Sogno è ritenuto un adattamento un po' bislacco ai fatti "reali" accaduti, tuttalpiù è considerato una comunicazione figurata dell'inconscio.
In verità è molto, molto di più.
E' vita diversamente esperita, perché non solo viviamo molte esistenze, ma le viviamo nello stesso momento in moltissimi modi diversi.
In merito all'umanità nel suo complesso, si può invece provare a precisare in molti modi questa condizione umana collettiva in trasformazione, generalmente rappresentata all'interno di un sistema dinamico discreto e definito dalla iterazione, oppure da un'equazione differenziale che definisca il sistema dinamico continuo, ma il modello sociale umano rimane per alcuni versi imprevedibile, sebbene esso tenda sempre a uno stato di equilibrio che si mantenga nel tempo (stabilità).

L'Uomo non ha bisogno di nessuna Chiesa che lo amministri; La Divina Cattedrale, il Santuario è già dentro ognuno. Non deve edificare nulla, ma solo scoprirlo o meglio ancora: ricordarlo.

Gli scienziati oggigiorno guardano con orrore la fine annunciata degli ultimi primitivi ancora viventi, ma non realizzano in tale orrore la medesima fine del uomo civilizzato.
Sono punti di passaggio tragici, non vere e proprie disgrazie definitive.
I tempi sembrano lunghi millenni, ma incalzano gli obiettivi.
Essi devono essere comunque realizzati, altrimenti il progetto viene riscritto.
E si ricomincia tutto daccapo.
Un piccolo inciso personale.
Spesso mi accade che il solo pensiero di questi incalzanti punti di passaggio ancora da compiersi e tutto le reinscrizioni del medesimo "progetto" abortito, mi procurano una stretta allo stomaco, probabilmente una sorta di memoria cellulare di quanto è andato a ramengo. E' strano, perché la mia esistenza oltre a essere assolutamente insignificante e anche breve.
Quindi risulta contradditoria la mia preoccupazione. Inoltre come essere umano mi ritengo abbastanza modesto e dunque da dove mi vengono queste intuizioni così estese e precise?
Ho posto questa domanda al mio sogno ed esso mi ha risposto. E' stato uno scivolone.
Devo averla combinata grossa poi però, grazie all'infinita misericordia della Vita, ho potuto recuperare man mano quello distrutto così scioccamente.
Diciamo che mi sento così compartecipato o "comprecepitato" senza ragione di memoria in questo presente. Non mi piace parlare dei miei impicci.

Ritornando all'analisi generale, il primitivo ha fatto il suo tempo, realizzando il suo compito di genesi del uomo civilizzato, quest'ultimo sta esaurendo però la sua scorta di Entropia e deve necessariamente cambiare, coniugando i due modelli per andare a realizzare ciò che per lui è destinato.
Questo è di cui parlo.
Al di là delle esortazioni ambientaliste il problema più profondo è la coscienza umana che va necessariamente rielaborata per meglio adattarsi al futuro.

La poesia potrebbe essere d'aiuto, sebbene per molti sia inutile, ma solo perché hanno poca immaginazione. E' un ottimo strumento educativo. E' anche un meraviglioso sistema cognitivo, piuttosto che la mera razionalità che si fonda sulla divisione di insiemi scomposti per categoria, offre invece una universalità, una dolcezza, una sensibilità che sono i fattori costitutivi di una vita non solo che abbia valore, ma anche significato.
La poesia consente di conciliare gli opposti, di andare oltre il tangibile e ci espande, allarga il nostro orizzonte.
Così come vuole la Vita cioè conformemente ad essa.
Così ho visto, così ho compreso e così lo dichiaro.

lunedì 15 aprile 2024

Un nave chiamato Sentimento

Viviamo in un mondo dove gli sguardi si incontrano per evitarsi, a volte questo sguardo evita perfino se stesso.

Non bisogna mai farlo.

Noi siamo la nostra ombra.

Cosa ci porta lungo l'altra riva ad incontrarla?

Un veliero chiamato sentimento.

Tanti lo considerano insicuro e debole, ma la sua vera natura è forza.

giovedì 4 aprile 2024

Freedom

 

Indistinto è l'anelito alla liberazione.
Se ne sentiamo il richiamo, allora è certo che vi dovremo rispondere.
E' il Dio in catene forgiate da se stesso che parla della Libertà.
L'emancipazione però è muta, silenzioso è il suo incedere, perché essa è giù qui.

Venuti per mai più tornare qui

 

Siamo aquiloni nella furiosa tempesta.
Destinati a cadere eppure ora voliamo.
Incoscienza e paura così li chiami tu.
A me piace chiamarli coraggio.

Verso Orione



Com'è quella sottile mestizia che si prova nel guardarsi allo specchio, eppure quella indistinta bellezza che sorge quando si guardano le stelle?

Da dove viene l'eterno spasmo di tutte le esistenze e il canto infinito che abbraccia i millenni?
Chi ha sancito l'inizio che pare non avere fine?
Oltre il Tempo nulla può rimanere con un senso compiuto.
Cos'è allora questa grandezza che si sente senza che produca alcun rumore?
Ristretto eppure infinito, meschino eppure nobile, caduco eppure eterno e tutto ciò ha nome Uomo.
Vita, così egli chiama il suo Destino.