giovedì 20 novembre 2008

Innocenti Delitti -parte I-


Lo seguiva ormai da giorni. Aveva preso un po’ di ferie per potersi dedicare completamente alla realizzazione del suo "progetto".
La cosa era nata lentamente nella sua mente, un piano che via, via si definiva nei dettagli e gli era parsa l’unica soluzione.
Pioveva anche quella sera.
Aveva atteso il momento giusto ed ora sembrava che questa fosse la notte adatta, per fare ciò che andava fatto.
Poche ore, forse minuti e con un po’ di fortuna sarebbe diventato un assassino.

Pensò a lei per un attimo, poi osservò i tergicristalli dell’auto che graffiavano il vetro imperlato dalle gocce. L’automobile era vecchia, ma ancora efficiente. Un’auto facile da rubare, l’aveva selezionata con cura, come tutto quello che faceva nella vita.
Era l’automobile del suo vicino di casa, in viaggio per qualche settimana all’estero, nessuno ne avrebbe denunciato il furto ancora per qualche giorno, ma a lui bastava molto meno.
Non era stato facile all’inizio. Aveva dovuto pagare un suo conoscente, un meccanico, per insegnargli come fare ed aveva appreso in fretta il metodo.“Rubare è più semplice che riparare”, gli aveva detto il suo insegnante. E così era stato.
Gli era costato molto di più risparmiarsi le domande del suo istruttore che pagare le sue lezioni, ma non erano un problema i soldi per lui.
Attendeva che l’uomo scendesse dalla propria autovettura per entrare nel negozio di videonoleggio.
“Ma quanto ci mette!”, pensò stizzito. "Calma, calma", un respiro profondo e tornò padrone di se stesso.
Dopo tanto tempo che seguiva i suoi movimenti era finalmente uscito di casa da solo, la sera.
Di solito facevano tutto assieme: lui e lei. In due settimane di appostamenti ora conosceva ogni loro abitudine.

Aveva ancora un po’ di tempo prima dell’azione, pensò e con una stretta allo stomaco ritornò al pensiero di lei, la sua amante.
Anzi la sua ex-amante, definì con precisione nel suo soliloquio, mentre una smorfia si disegnò sul suo volto cercando di assomigliare ad un sorriso.
“Che donna!”, disse fra se. Aveva goduto attimi meravigliosi con lei, mai provati prima nella sua vita. I loro momenti rubati avevano un'intensità indescrivibile.
A letto lo faceva impazzire, con la sua bocca, la sua lingua instancabile, il suo corpo avido di sesso.

Di lei non ne aveva mai troppo. Addirittura succedeva che, mentre la penetrava gli pareva di vedere la faccia del marito (che conosceva superficialmente), e questo invece che infastidirlo gli dava ancora più libidine. Pareva impossibile che un'uomo mediocre anche se di bell'aspetto avesse avuto la fortuna di sposare questa dea del sesso e ne fosse quasi completamente disinteressato.
Lei non era bellissima, ma era certamente la più sensuale del mondo, almeno per lui. Con quelle forme ben disegnate, i seni floridi e i folti capelli biondi, lo aveva ammaliato senza scampo.
L'odore di quella femmina e il suo profumo soprattutto lo precipitavano ogni volta in un abisso di vertigine, se avesse potuto scegliere il suo ultimo respiro, lo avrebbe voluto di quella fragranza.

Poi, un brutto giorno lei lo aveva lasciato; Aveva detto che non reggeva più questa relazione clandestina, che voleva ricominciare a provare ad amare di nuovo suo marito (quel cornuto che la scopava si e no una volta al mese).
Così da allora, lei aveva rifiutato qualsiasi occasione per rivederlo.

Solo dopo una settimana di questa tortura che lo separava dal suo amore era nata nel suo cervello, come uno scherzo, l’idea: -Se "quello" fosse morto?-Certamente lei sarebbe ritornata con lui.
Lui l’avrebbe riavuta e anche sposata, finalmente sarebbe stata sua, completamente.
Ci sarebbe stato prima il funerale, il lutto, dove avrebbe dovuto consolarla, ma poi…L'immagine di lei vestita in nero, da vedova, mentre lui la montava gli procurò un’erezione marmorea.
Sapeva che era nel giusto.

Il piano era semplice. Come si conviene ai crimini impuniti.
Lo ripassò come si ripeté una lezione studiata alla perfezione.
Avrebbe per prima cosa bucato il pneumatico posteriore, quello più vicino alla strada.
Una strada senza marciapiede come quella dove ora si trovavano.
Poi mentre lui, “il bastardo”, armeggiava per sostituirlo lo avrebbe schiacciato con l’auto rubata piombandogli addosso a tutta velocità. Aveva con se un passamontagna nero che in questa notte scura lo avrebbe reso quasi invisibile agli occhi indiscreti.

Avrebbe infine abbandonato l’auto qualche chilometro più avanti e sarebbe tornato a casa a piedi, senza fretta.
Certo non avrebbe preso un taxi o un autobus, testimoni e curiosi era l’ultima cosa che gli serviva in questo momento.
Non avrebbe lasciato tracce sull’auto: la piccola tanica di benzina era pronta. Sarebbe bastato una sigaretta buttata distrattamente dal finestrino e piano, piano le fiamme avrebbero cancellato ogni sua eventuale traccia o oggetto.

Niente lo collegava a lei. Erano stati molto prudenti durante la loro relazione, niente messaggi o telefonate dal cellulare, niente mail, nulla di nulla. Il loro primo incontro era stato casuale in palestra e poi tutti gli altri invece voluti, ma le cui tracce non potevano essere rilevate da un'indagine anche attenta. Ma chi si sarebbe dato la pena di farla? Un incidente stradale, un pirata della strada si sarebbe detto. Un drogato, probabilmente, su un'auto rubata poi fuggito chissà dove. Una fatalità, ecco cosa avrebbero pensato tutti. Tutti tranne lui.

Doveva badare solo a non danneggiare troppo l’automobile nell’urto, ecco perché l’aveva scelta così robusta, con i parafanghi rinforzati in modo che potesse condurlo un poco lontano dalla scena del delitto. Bastavano solo pochi isolati.
"Un delitto", ripetè, e si stupii dell'eco greve di questa parola nelle sue orecchie.
"Cosa sarà mai?", si giustificò, migliaia di persone inutili muoiono ogni giorno, ma l’unico che lui odiava, che si frapponeva al suo amore e alla sua felicità, invece stava bene.
Questa assurdità sarebbe stata appianata entro poco.

Uscì, senza spegnere il motore, dalla sua autovettura e si avvicinò, percorrendo la ventina di metri che lo separavano a quella del suo nemico ormai vuota.
Si piegò lievemente, come per raccogliere qualche cosa a terra, e inserì una vite autofilettante nel pneumatico che cominciò a sgonfiarsi lentamente.
Naturalmente indossava dei guanti di pelle.

Era nervoso, maledizione la ruota si sgonfiava troppo lentamente.
Se fosse arrivato ora? Se non si fosse accorto di nulla e fosse tornato a casa? Sudava nonostante il freddo.
Vide attraverso la vetrina che la fila di persone alla cassa del negozio era lunga: "Bene", pensò sollevato.
Tornato in macchina aprì un poco il finestrino e attese come un felino nella Savana…

Continua...

1 commento:

enne ha detto...

Mah.
Ed io che pensavo di trovare la seconda puntata del tipo che voleva accoppare sua moglie con le olive ascolane. :-)
Ok, capito: son tante piccole storie che si concluderanno...poi.
Ah: grazie per l'ispirazione. :-)