lunedì 19 aprile 2010

Canzoni stonate



Dalla semplice osservazione si hanno spesso spunti per ragionare bene.
Non credo che bisogna per forza di cose studiare molto per capire come va questo mondo, certamente bisogna pensare e guardare molto.
Come pensare e come guardare è probabilmente il punto di svolta fra un’interpretazione reale della vita o una visone superficiale o peggio, forviante.

Ci accostiamo a questo mondo materiale interpretandolo con la nostra mente che pesa ogni elemento, lo cataloga in: piacevole, doloroso, indifferente.
Dividere è proprio nella natura della razionalità umana, essa separa tutto in almeno due parti (la base minima per un’addizione) per valutare, trovare un nesso logico ed infine prevedere un risultato.
Nulla di male, questo modo ci ha permesso di creare una tecnologia efficente.
Peccato, o per fortuna, che per quanto riguarda l'interiorità, la soggettività, l'essenza di una persona questo sistema non funziona più.
Psiche e Soma, cuore e ragione, bene e male, amore e odio, spesso si confondono, direi che sono come i gemelli siamesi. E' impossibile separarli con un'operazione chirurgica, morirebbero entrambi.
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Integrare le due realtà della nostra vita, cioè quella oggettiva del mondo materiale, e quella soggettiva del mondo interiore delle emozioni e delle percezioni è come conciliare un paradosso, è simile a trovare una soluzione per una contraddizione.
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Se penso alla soggettività la trovo fatta principalmente di emozioni, esse si legano talvolta fortemente alla memoria colorando le immagini di cui, quest'ultima, è generalmente composta.
In questo modo si riesce a dare un passato al nostro vissuto che altimenti scorrerebbe senza traccia.
Quindi dentro di noi si crea un potentissimo mix di immagini (spesso parziali se non addirittura distorte) e le emozioni provate per un dato evento.
Immagini parziali ho detto perchè il grado di affidabilità di queste non è molto elevato. Basta mettere a confronto più persone testimoni dello stesso fatto per ricavarne impressioni tanto diverse che pare a volte non abbiano assistito alla stessa scena.
Anche i dettagli hanno però la loro importanza, un odore, una musica, una parola, spesso formano un nodo inestricabile con questi fotogrammi di vita e danno a questi un valore che li separa dalla routine. Una routine che ci scivola adosso e non viene quasi mai ricordata.
Ecco che allora questo curioso miscuglio casuale, assolutamente personale e inaffidabile di immagini, sensazioni corporee, emozioni e dettagli convive in misura diversa nei nostri ricordi. A questo passato opinabile noi diamo il nome altisonante di "vita".
Se osservassimo quello che sono le memorie più care oppure più dolorose con una visione oggettiva -come in un film- resteremmo probabilmente straniti dalla quantità di particolari che non sono mai esistiti e di altri invece mai colti, seppure palesi.
Sarebbe un vero shock constatare quanto la costruzione del nostro accaduto e quindi dell'idea che abbiamo di noi stessi poggia in realtà su una base così incerta.
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Trovare un'armonia in questo disordine non è un compito facile per nessuno né tanto meno penso di avere delle risposte o delle soluzioni ad un quesito tanto ampio.
Cerco, nel mio piccolo, di non separare le gambe quando cammino sul terreno sconnesso dell'esistenza, quando avanzo con un piede provo a non dimenticare l'altro che mi sostiene.
Mi spingo a guardare i fatti dall'alto, in una prospettiva più estesa, dove tutto si stempera nel paesaggio e non mi perdo così, in particolari che assumono troppo spesso il valore di un orizzonte finito.
Continuamente però sono distratto, richiamato per non dire costretto, a vivere in un mondo fatto di mille regole che non capisco, cui mi adeguo per quieto vivere, vigliaccheria e comodità ma che rendono miope il mio sguardo.

Penso però che cominciare a liberarsi dai preconcetti e verificare di persona almeno le cose cui diamo un valore particolare è già un buon inizio, io almeno provo a farlo da lì.
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In generale bisognerebbe sviluppare il piacere per il gusto agro-dolce della realtà, anche se si soffre terribilmente ogni volta che si accosta la lingua a questo strano frutto.
Parlando per tutti direi che spesso siamo vittima di noi stessi, il peggiore nemico della nostra vita.
Un nemico pericoloso perchè nascosto nelle tenebre del nostro spirito e scovarlo nel fondo di questo antro buio è una impresa per pochi.
Per scorgere qualche cosa in questa oscurità è necessario un lampo, un momento che ci riveli quello che non conosciamo o che spesso non vogliamo conoscere.
Ecco che allora la Vita ci da una mano mettendoci di fronte all'inaspettato.
Ci fa l'esame prima di impartirci la lezione.
A ben vedere anche con questo, difficilmente siamo costretti a giocare il tutto per tutto, a metterci completamente nudi per vedere le nostre deformità.
Mi domando allora di che cosa mai si parli quando, presuntuosamente, parliamo di noi.
Considerare queste cose mette in discussione le nostre piccole sicurezze e tutto sembra muoversi in questo nuovo mondo senza alcuna certezza.
Pare così a volte un moto apparente; Siamo veramente noi a muoverci oppure è ciò che ci circonda?
Tutti i nostri sforzi paiono tesi ad evitare un confronto con la verità che, sebbene auspicabile, atterrisce.
.A volte credo si debba cambiare pelle come un serpente se si vuol crescere, per liberarsi di un involucro ormai stretto.
Come lui anche noi patiamo un dolore lancinante.
.Ecco perchè nessuno vuole quasi mai vedere le meschinità di cui è fatto, la pochezza del suo pensiero, la debolezza con cui alimenta il suo spirito.
Si crede di aver dentro chissà quale tesoro ed invece è solo bigiotteria presa in prestito.
Agli altri però ci presentiamo con il nostro lato luminoso, ma l'ombra non solo ci segue, ma ci perseguita.
Per essere migliori bisognerebbe forse guardare in questa discarica che spesso diviene la nostra interiorità e cominciare a mettervi ordine.
Avviarci in questo modo a divenire, per esempio, padroni della nostra bontà, magari conoscendo la propria cattiveria sino in fondo.
Iniziare ad essere liberi di amare intensamente avendo però il coraggio di saper espirmere liberamente anche il nostro odio.
Gli estremi in qualche modo si devono sostenere ed è neccessario così aumentarne l'ampiezza di entrambi.
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Si può vivere forse con questa attitudine, solo se si è visto negli occhi quello che a volte sembra essere il mostro della Vita; una fantasma fatto di paura che evochiamo ogni volta che rinunciamo ad una sfida, ad un sogno, in poche parole a vivere.
Dovremmo saper riconoscere sinceramente che spesso ci tarpiamo le ali da soli per giustificare il fatto che non vogliamo volare.
.Quale uomo può dire con certezza di essere libero da tutto questo? Pochi, pochissimi. Se penso a me arrossisco solo a scriverne.
Certo so che la realtà alla fine si incontra così, ma "sapere" e "fare" sono due strade che si assomigliano finché non si percorrono. La prima ti riporta da dove sei partito lasciandoti sempre uguale, mentre la seconda ti conduce dove non avresti mai immaginato di arrivare e ti trasforma lungo il percorso.
Spero che prestare attenzione a questa differenza sia un aiuto, uno spunto, almeno per me, giunto come sono ad un’età in cui dovrei insegnare e invece proprio ora, mi sembra, comincio ogni tanto ad imparare.
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Pagarne poi il prezzo di tutto questo, avendo appreso che è alto, e non vi è garanzia di riuscita, è veramente compito degno di un Dio; al quale immagino tutti tendiamo la mano per un aiuto, senza però quasi mai domandarci se, questa mano, ce la siamo almeno lavata prima.
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Pare spietato ma alla fine ogni uomo dorme nel letto che si è fatto.
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Ecco, non so se ho cantato la canzone giusta, ma è così che la sento suonare nel mio cuore oggi.
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