venerdì 29 aprile 2011

Il partito del Menga



Se la televisione è lo specchio della società mi viene da chiedermi: come mai non la si mette in bagno?

Abbondano nell’odierno palinsesto sociale e televisivo dei "personaggi" che a mio modesto parere sono solo “l'esoscheletro del nulla” e ben rappresentano l'umanità nel suo attuale.
Paiono egoisti, stupidi, avidi, sessualmente capricciosi. Sembrano diversi da noi e dalle persone di tutti i giorni ma solo perché, è ancora la mia opinione, sono sotto i riflettori.

Se volessimo essere accondiscendenti dovremmo ammettere che anche noi “in nuce” abbiamo tutte le loro debolezze e meschinità.
Se volessimo, però, essere veramente onesti dovremmo ammettere che invece non siamo immuni da questi virus della mente, del carattere e dello spirito ma anzi ne siamo contaminati.
Se siamo dunque contagiati come possiamo definirci sani solo perché la malattia non è conclamata o presentiamo sintomi minori?

L'ho sempre sostenuto e con il conforto di prove inoppugnabili (mi si perdoni l’enfasi oratoria): l'uomo è un impasto di briciole tenute insieme dall'orgoglio. Nulla di più.

Decine di migliaia di anni di cosiddetta evoluzione non ci hanno cambiato per nulla nella sostanza, questa è almeno la mia idea.
Apparentemente addomesticati siamo potenziali animali predatori nell’attesa di una buona occasione.
La morale? L'etica? La religione? I diritti umani? I regolamenti di condominio?
Sedativi sociali inoculati come sonniferi per tenere tranquilla la moltitudine.
La struttura portante della psicologia sociale è solo un vestito da cambiare alla bisogna con le stagioni e la moda.
Questa veste non è la nostra pelle.
Pochi uomini hanno toccato la propria epidermide, vi è riuscito o almeno ci ha provato solo chi prima di tutto ha saputo denudarsi, rischiando ben più di un semplice raffredore.

L'uomo scevro dal condizionamento è un bandito per sua natura intrinseca (Ohibò, che notizia! Ma toglietevi le mani dal portafoglio).
Anche se, una volta libero dalla morale (ammesso che sia umanamente possibile) non ha senso parlare di criminalità, casomai di opportunità di certi comportamenti.
Manifestare o no questo predatore è solo una questione di circostanze e di fatti accidentali.
Basta osservare i propri vicini e i conoscenti quando ricevono qualche fortuna per accorgersi di essere divenuti per loro improvvisamente trasparenti. Sono cambiati! Si dirà. No, hanno solo gettato una maschera.
Se proprio volete fare una prova dite in giro che avete bisogno di denaro e di colpo, come per magia, godrete di una perfetta pace e solitudine.
Siete oggetto di scherno? Vi invidiano?
Raccontate ai vostri nemici che avete un tumore, che vostra moglie è una ninfomane fedifraga, che avete le emorroidi a grappolo grosse come fichi fioroni e allora…Troverete negli occhi dei vostri interlocutori finalmente comprensione magari un lieve sorriso e una pacca sulla spalla, ma non vi confondete non è compassione è solo gioia. Riusciamo tutti così bene ad intenerirci per chi sta peggio mentre è così difficile rallegrarsi per chi sta meglio di noi. Non è strano che si crede facilmente ad una calunnia e ci si insospettisce di fronte ad un apprezzamento?

Volete invece toccare con mano la generosità umana forgiata dall’amore? Fatevi un giro nei corridoi di un Palazzo di Giustizia e precisamente dove si dibattono le separazioni e i divorzi. Quei mariti e quelle mogli erano gli stessi che, qualche anno prima, si giuravano a vicenda eterno amore ed ora invece si scannano anche per un televisore e un forno a microonde (regalo di Mammà).
Restano salvi ormai solo i vincoli di sangue…almeno finché non c’è un’eredità da spartire.

Chi non comprende almeno questa onesta visione degli altri e di se stesso è ormai inguaribilmente accecato dall’illusione, ma poco male godrà almeno l'ottima compagnia di quanti brancolano nel buio dell'incoscienza .
Tuttavia va tenuto presente che ci si può liberare da qualsiasi cosa nel momento in cui la si possiede, se viceversa non si è capaci di svincolarsi vuol dire semplicemnte che è quella cosa che possiede noi.
Ecco perché vi è in questa constatazione sincera della nostra natura grezza, almeno in linea di principio, una via percorribile di libertà. Una possibilità per quanto remota di sgravarsi da questo giogo, affrancarsi dal patto leonino con la società ed estirpare ogni regola ipocrita che ha messo radici nel nostro essere.

Personalmente sostengo che l'errore di tutti i sistemi politici e religiosi è nel fondarsi su un presupposto errato e cioè che l'uomo è per suo natura buono ed intelligente.
Difatti il fallimento di queste teorie nella pratica è palese seppure esse siano perfette ed encomiabili negli intendimenti. Volete un altro riscontro? E' quasi banale: basta leggere un libro di storia o il giornale del mattino.

A me pare che la bontà non è mai un punto di partenza ma un punto di arrivo per l'essere umano. L'intelligenza se non diviene saggezza porta inevitabilmente alla sofferenza.
Il percorso educativo -dal latino “educere” cioè tirare fuori- dovrebbe e il condizionale è d'obbligo, essere intrapreso da ogni persona come una ricerca personale di sperimentazione basandosi sui dati oggettivi acquisiti relativi alla propria natura.
Dovremmo quindi, far uscire ciò che c’è in noi per poi, eventualmente, discernere cosa farci entrare.
Invece si fa proprio il contrario, cercando di infilare dentro la zucca un sacco di assurdità alla rinfusa con quei risultati che risplendono sotto i nostri occhi meravigliati in particolare nei momenti che decidiamo di aprirli.
Sarebbe come installare un programma qualsiasi in un computer senza conoscerne il sistema operativo, come schiacciare a caso i pulsanti di una centrale nucleare sperando che funzioni, come cercare di far ragionare una suocera.

Parlando un po' più seriamente invece devo dire che la vera educazione di se stessi è una strada dove è molto facile perdersi perchè non esistono mappe né sentieri.

Per saper dove andare bisogna prima di tutto sapere con certezza dove ci si trova. Lo insegnano anche ai corsi di trekking.
Bisogna considerare inoltre che ogni essere umano è un progetto unico e non ci sono percorsi di gruppo verso la realtà.

Anche se è indispensabile il confronto e il riscontro con gli altri in ogni momento per valutare correttamente e sarebbe utile ascoltare tutti, ma decidere autonomamente.

Mi sembra questo un ottimo sistema per scegliere, tanto sappiamo sbagliare benissimo anche da soli.
E' certo un paradosso questa vita, ma che a molti sfugge, mi pare.

Ecco che mi sento pronto per dar fiato al seguente appello al popolo e chi vuole può anche prendere nota.
Forse possiamo conquistare la nostra unicità solo grazie alla conoscenza della nostra diversità.
Possiamo evadere verso gli altri solo partendo dalla esplorazione della nostra prigione di solitudine (fisica, emotiva e mentale).
Possiamo camminare verso la luce solo abbracciando la tenebra (in senso di apertura all’ignoto).

Per l'uomo l’approccio alla conoscenza è sempre indiretto, per sottrazione, di "sponda" direbbe un mio amico che ama il biliardo.
Non è possibile guardare direttamente il sole della realtà ne saremmo accecati.
Sulla scorta di questa intuizione dovremmo procedere nella vita come in una camera oscura quando si sviluppa un negativo fotografico. Creare di noi stessi un’istantanea, unica ed irripetibile possibilmente artistica, ma dello stesso ologramma cosmico: la Vita.
E’ così che avviene in questa dimensione: la mancanza genera la sostanza.
Si spiega in questa ottica la ragione e la necessità della sofferenza patita da tutti in questo zozzo mondo che è invece in realtà in perfetta armonia, esclusa forse la presenza molesta degli ausiliari della sosta che sono probabilmente un errore del Padreterno.

Questa pena è semplicemente il necessario attrito fra la costruzione interiore soggettiva ed una realtà esteriore oggettiva. Questo contrasto sussiste almeno fino al superamento di questa dualità, cioè sino alla limatura delle asperità che impediscono il perfetto inserimento di questi due ingranaggi, facendo funzionare così senza intoppi il meccanismo dell’esistenza.
Questo è quello che è definito da alcuni religiosi: essere lo strumento perfetto di Dio. Oppure in altre tradizioni: vivere in armonia con il Tao.
Le definizioni possono essere molteplici secondo le culture differenti, ma l'esperienza è la stessa.
Naturalmente quando parlo di sofferenza non intendo i dolori del corpo e i disagi che comporta la vita come ad esempio: le malattie, la vecchiaia, la morte e i Testimoni di Geova alla porta.

In sintesi: solo quando l’umanità realizzerà su scala planetaria questi presupposti potrà avere una speranza di emancipazione globale. Viceversa avremo come è accaduto da sempre, solo sporadiche fioriture personali, peraltro rarissime e il più delle volte fraintese e arse in piazza con qualche simpatico rogo.

Queste mie semplici considerazioni personali sono assolutamente inutili, ne sono ben conscio, perché l’esperienza è intrasmissibile; Invece gli idioti su questo mondo sono moltissimi e tra loro si capiscono benissimo fraintendendosi continuamente, ma proprio per questo bisogna parlarne.
Non voglio proprio convincere nessuno visto che come tutti su questo pianeta ci sono arrivato per sbaglio e me ne andrò inaspettatamente per coincidenze inevitabili. Non senza aver fatto prima scorta di una buona dose di calci nel deretano.
Nondimeno, una cosa la voglio ribadire, magari con uno slogan (siamo in campagna elettorale): Potremo essere tutti uguali...solo, quando saremo tutti, veramente, diversi.

Saluti, applausi, qualche fischio e naturalmente…Sipario.

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