venerdì 5 agosto 2011

Stupore

La notizia che rimbalza sui mezzi di comunicazione è il vile attentato che ha colpito la Danimarca e sconvolto il resto del mondo per opera di uno squilibrato.
Al di là del pensiero comune mi viene da ragionare con un diverso sistema di valutazione dei fatti. Un semplice strumento per vedere da un'altra angolazione le cose, nulla di più.

Un piccolo doveroso preambolo. Alcune specie animali quando raggiungono la sovrappopolazione cominciano ad uccidersi; A volte prima sopprimono la prole.
I Capibara (una sorta di topone che vive in sud America) sono capaci, quando il loro numero diventa eccessivo, di suicidarsi in massa. Prendono una rincorsa pazzesca e si sfondano la testa contro un masso.
Sti cazzi! Direbbe un mio amico maestro di Bon Ton.

La Natura non è certo una ragazza timida e gentile, penso che ce ne siamo accorti un po’ tutti.

Curiosamente noi esseri umani ci crediamo migliori, unici, diversi e irripetibili. Ci sentiamo avulsi da quei meccanismi che funzionano da sempre e sono sotto i nostri occhi, ahimè! Quasi sempre chiusi.

L'Uomo non vuole o non può constatare che se il mondo che ci circonda ha dei meccanismi spietati, perché mai Egli (regaliamogli la maiuscola) dovremmo essere diverso? Considerando poi che siamo in questo mondo e siamo fatti di questo mondo.

E' noto che il processo di decomposizione è la base della vita. Siamo dunque organismi che lentamente si disintegrano su un pianeta di letame in disgregazione anch'esso.
Non è romantico ricordarlo a cena alla ragazza che magari si cerca di portare a letto, ma è comunque così.
"Siamo la merda danzante e canticchiante di questo pianeta in decomposizione", mi ricorda , ancora il mio simpaticissimo amico.


In merito invece a questo disatro raccontato con dovizia di particolari dalla cronaca nera, devo dire che umanamente mi dispiace molto per le entità biologiche della mia specie che sono state svincolate dall'universo fenomenico che conosciamo e che percepiamo. Non sembra un grande epitaffio letto così ma lo è. La loro coscienza, secondo me, limitata e chiusa in un corpo è ora libera di muoversi in una dimensione nuova; Essa attua finalmente la realtà ultima dell'indiffernziato da cui proveniamo e al quale ritorniamo, cioè lo stato di non-separazione dall'Energia primigenia. La fine esaustiva della vita di contribuenti sempre in coda per pagare qualche cosa. Tutti così, prima o poi, vivremo nella luce senza, però bollette e mora da saldare all'Enel.
Questo evento violento che ha tolto la vita a questo gruppo di disgraziati è stato determinato dal gesto folle di una persona che non aveva un odio particolare per loro, ma provava "semplicemente" odio per un gruppo che rappresentava delle idee diverse dalle sue. Infatti ha ucciso degli sconosciuti, mentre ha lasciato in vita tanti altri che magari sono dei rompicazzo galattici. Ha usato il sistema del "chi tocca-tocca" come da bambini quando si faceva la conta per la penitenza.


Ecco che una differenza impercettibile ad occhio nudo, come quella di un pensiero, un piccolo leggerissimo pensiero diverso che si è insinuato nella mente di una persona ha determinato un cambiamento radicale in così tante esistenze a lui prima estanee.

Se ci si fa caso, però è la storia dell'Umanità. Dove milioni di esseri umani hanno quasi sempre trovano una morte prematura, una sofferenza che non gli toccava e un sacrificio insopportabile aderendo ad un pensiero...Un pensiero di qualche altro, però. Morire per un'entità astratta come un pensiero fa già girare pesantemente le palle, ma morire per quello di un altro pare proprio una beffa. Questo mi ricorda una frase di Napoleone che si vantava di poter mandare a morire un uomo in battaglia per un nastrino sul petto.
L'idealismo come si vede porta sempre a gesti estremi. Valutati poi, secondo le opportunità, come positivi o negativi.

Non dovrebbe essere una grande sorpresa per l'uomo se si ferma a riflettere che è sempre e solo -l'idea- che genera la realtà oggettiva, determinandola, e quella soggettiva influenzando le risposte personali alle percezioni. Ciò che viene realizzato e valutato dall'uomo in seguito allo stimolo delle sensazioni dunque è sempre prima pensato per diveniere sensibile alla coscienza. In effetti tra gli organi di senso in Oriente è considerato anche la mente.

E' scritto anche nella Genesi, dove il Grande Architetto crea il Tutto grazie al verbo. Cosa è in definitiva "il verbo" se non un contenitore dell'Idea. Se il processo creativo ha funzionato per Dio che ha fatto questo meravigloso Cosmo, allora come mai non funziona per me quando cerco un parcheggio all'automobile?


In fondo sono fatto a sua immagine e somiglianza.


Invece questo potere mi è precluso forse perchè non ho l'ambizione né il coraggio di assumermi completamente la responsabilità della mia vita, ovvero l'onere di determinare il mio destino senza scuse nè ripensamenti. Magari è solo perchè il mio corpo-mente non è in grado ancora di gestire una sufficiente quantità di Energia per la creazione di tre metri quadri di spazio senza divieto di sosta, oppure c'è veramente troppo traffico in città.
Pervengo anche alla conclusione che una persona con un "sano egoismo" cioè che si sforza di pensare con la propria testa, parlare secondo i propri pensieri autodeterminati e che agisce in conformità ad essi, assumendosene in pieno la responsabilità, non sarà mai un vero problema per gli altri.


Magari apparirà un tizio un po' strano e con un pessimo carattere, ma solo perchè esprime una sanità mentale in questa società dove, mi pare banale scriverlo, regna e prospera la follia.

Questa "verità" risulta ancora più evidente da un'analisi oggettiva degli eventi quotidiani e storici. Se proviamo a paragonare questo essere "normale" appena descritto e la leggerezza con cui vive con i presunti Benefattori dell'umanità quali: Messia, Papi, Indovini, Guru, Profeti, Statisti e Riformatori sociali; Cioè quella pletora di personaggi affascinanti ed affabulatori che segnano solchi profondi nel mondo e promettono sempre un domani migliore per tutti e si riservano invece (per loro e solo per loro) un presente di privilegio, ecco che il confronto palesa come questi -grandi uomini- hanno fatto in definitiva solo disatri. Casini immani che perdurano, purtroppo, anche dopo la loro scomparsa lasciandoci in eredità guerre sante in nome di questa o quella religione, odi razziali per torti subiti, disparità economiche determinate dalla cupidigia e dall'avidità e ogni sorta di problema ecologico, manco avessimo un altro pianeta da cambiare quando questo si guasterà.

Tornando però alla vicenda pare che questo criminale sia, libero da ogni tipo di vincolo morale, ma non dall'idealismo anche se porta avanti un ideale difficilmente condivisibile.

Questo bombarolo sembra svincolato da quella moralità che accomuna la maggioranza delle cosiddette brave persone.

In un certo senso è un uomo affrancato dai limiti. Sollevato dai fardelli del pentimento, del peccato, dei sensi di colpa e nell'investimento che facciamo tutti nelle relazioni interpersonali e nei comportamenti, nella convinzione -dura a morire- che la Vita abbia delle regole morali. Ci si aspetta sempre una retribuzione alle nostre azioni, lamentandoci se l'Esistenza se ne sbatte altamente delle nostre aspettative.

C'è purtroppo da rilevare parlando sempre di questo assassino che questa sua presunta libertà è priva completamente del senso di umanità, ed ha generato quel mostro che è sotto gli occhi di tutti, ma come si fa a conoscere cosa accade nella testa di un essere umano quando crollano le sovrastrutture della cosiddetta "normalità"? Certo è che in confronto ai massacri fatti dai -grandi uomini- celebrati della Storia egli appare un vero dilettante.

Tuttavia bisogna obiettivamente rilevare che il più delle volte i limiti imposti dalla società e dall'educazione, cui aderiamo quasi tutti in maniera acritica, sono gli stessi che ci rendono incapaci di realizzare una libertà di scelta totale che dovrebbe essere espressione di una mente incondizionata.


In senso più generale (non riferito certo a questa tragedia) mi domando senza rispondermi: "Uno schiavo può mai comprendere il gesto e il pensiero di un uomo libero?".
Mi pare evidente che una libertà senza un'etica sia pericolosissima per la società, ma se c'è bisogno di un'etica per contenere e regolare la libertà allora che razza di libertà è? Si potrebbe discutere che l'uomo può realizzare nel caso migliore una libertà condizionata, come quella che elargiscono talvolta ai carcerati, tanto per fare un esempio calzante con il quotidiano, ma si aprirebbe un discorso troppo ampio.
Se voglio invece continuare a discutere del fatto posso aggiungere che le vittime di questo attentato sono "solamente" ritornate agli elementi compostivi primari; I quali saranno comunque aggregati nuovamente dalla Natura per qualche altro scopo. Eh gia! Non si butta via nulla in questo Universo. E' come con il maiale.
Computando invece le perdite con l'ausilio dell'arida statistica sorge naturale la valutazione che il numero delle vittime non eguaglia nemmeno i decessi sulle autostrade nazionali per incidenti stradali durante un week end di esodo vacanziero. Queste vittime, però non riscuotono quasi nessuna solidarietà da parte dei mezzi di informazione. Schiattano e basta.

Nella mia personale ottica, forse un po' bislacca, le vittime dell'attentato hanno anticipato di qualche attimo (in proporzione al tempo dell’Universo) la fine certa cui erano, e siamo, destinati. Non certo per loro volontà è accaduto tutto ciò, ma chi mai è padrone della propria fine? Forse solo i Capibara.

Questi poveri cristi assasinati dunque non hanno potuto vivere a lungo, si dirà, ma avrebbero potuto comunque vivere come volevano (?), si potrebbe anche rispondere. Dovrebbe far riflettere che se non abbiamo il minimo potere sulla durata dell'esistenza ne abbiamo invece molto sulla sua qualità. Stranamente tutti si affannano nel tentativo di allungare la vita senza riuscirvi neanche di un secondo e pochi, pochissimi cercano di renderla seriamente migliore.

Mi consolo pensando che alle giovani vittime di questa furia omicida strappate prematuramente alla Vita almeno non è stato dato il tempo di conoscerne la futilità, ma forse questo ragionamento è troppo cinico anche per me.
In ogni caso "mi fa strano" trovare differenze sensibili tra morire in un incidente stradale magari domani, ammazzato in un vicolo -nel fiore degli anni- forse fra qualche mese o schiattare dolorante in una casa di riposo, tra qualche migliaio di giorni o poco più, con una miriade di cateteri conficcati nelle braccia e in altre parti del corpo (che non nomino per educazione) che mi faranno sembrare un bambolotto voodoo lamentoso.

Cosa cambia in definitiva per me? Poco o nulla; Probabilmente cambierà per quelli cui devo qualche cosa. Si sa che il modo di rimanere nella mente delle persone avide è avere con loro dei debiti, reali o presunti che siano. I vincoli d'amore e di amicizia, allora? Bah! Per il momento rispondo come un mio amico cieco: "vedremo".

E' davvero un mondo strano: Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non avevano veramente bisogno e tutto questo spreco di tempo in atti superlui la maggioranza lo chiama: "vivere". E' normale? E' da esseri intelligenti? Mi viene da dubitarlo.

Non si considera mai che se il “figliol prodigo” non fosse mai tornato a casa il vitello grasso sarebbe ancora vivo.

Naturalmente, buone vacanze a tutti.

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