venerdì 16 settembre 2011

Spicchi

Pare strano ma spesso il modo migliore di trascorrere il tempo è perderlo.
Gli attimi perfetti nella vita sono rari; Essi accadono...a prescindere, direbbe Totò.


Ci entra nell’anima quel silenzio che ci fa udire l’armonia della vita. Un regalo inaspettato dell’esistenza che non meritiamo forse, ma che possiamo mettere a frutto.
Ci rendiamo conto così che non abbiamo bisogno di quasi nulla, a parte noi stessi.
Restano indelebili i ricordi di questi momenti particolari che ci donano se non proprio la felicità almeno una profonda armonia che spesso è ancora meglio.

Mia madre durante la seconda guerra mondiale non era che una bambina. In quello sfacelo che era l'Italia viveva alla giornata sotto i bombardamenti orfana di padre con le sue due sorelline. Le retate tedesche seminavano il terrore anche nei civili per non parlare dello stato di incertezza e di disagio che solo frangenti estremi come quelli di un conflitto riuscivano a rendere tanto palpabili.
Quando arrivarono gli americani e le truppe inglesi al seguito, lei era sfollata in campagna.
Un giorno, mentre stava giocando da sola incontrò per caso un soldato inglese. Era un indiano.
Un Singh, con il turbante la barba nera e l'uniforme marrone. Non aveva mai veduto nulla di simile.
Un'immagine stranissima almeno agli occhi di una bimba che non conosceva niente del mondo. Questo uomo alto e imponente, tanto diverso dalle persone che vivevano in paese, si chinò su di lei ed estrasse dallo zaino una mela per fargliene dono. Gi fece un inaspettato regalo senza dire una sola parola.
Era un bellissimo frutto, pieno e lucente.
Questo soldato tagliò la mela in due, poi ne pelò uno spicchio. Prima di darglielo, però ci mise su un pizzico di sale.
Questa combinazione strana era buona. Anzi buonissima, e in quel particolare istante avulso da una realtà tanto tetra gli parve che acquistasse maggior sapore, fu meglio di una fetta di torta.

Anche nei momenti più bui c'è sempre una piccola luce che ci ricorda che il sole esiste.

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