giovedì 27 settembre 2012

Apolidi

Si raccontano le favole per far dormire i bambini, poi agli adulti si raccontano favole più avvincenti per farli dormire ancora più profondamente.
La favola dell'amore, quella della libertà per esempio, ma anche quelle più fantasiose delle religioni.
Come già ribadito in un altro scritto, si coltiva in questo modo la puerile speranza che senza far nulla “domani sarà meglio di oggi”.

Noam Chomsky che per la linguistica è quello che Einstein è stato per la fisica, segnala nelle dieci regole di manipolazione che personalmente chiamo -I dieci modi per fare di un uomo un coglione- di rivolgersi al pubblico come ai bambini.
Avviene così una sorta di regressione di cui siamo vittima spesso e che fa fare un bel pisolino al nostro senso critico.
Sarebbe più utile invece indirizzare la propria attenzione e il poco tempo di vita per cercare di migliorare il presente, un presente fatto però di problemi reali senza farci distrarre da enti che oggettivamente sono solo inganni.

I rapporti umani non si discostano dagli obiettivi e dai paradossi dalla società in cui viviamo; Come potrebbe essere diverso, quando questa società è fatta di uomini?
Non ci piace magari ammetterlo, ma è così.
L'economia che muove il mondo muove prima di tutto l'essere umano.
L’avidità che da al forte l’istinto di “predazione” c’è anche in ognuno di noi. Non vederla è esserne in definitiva dominati.
Tutto è economia. Economia di movimento per il corpo, economica emotiva -ti do, mi dai- economia di investimento -faccio per poi avere- economia in senso stretto fatta da un mercato di scambio dei beni materiali, ma anche di cose materiali per quelle emotive e intellettuali, cioè su piani diversi che interagiscono.

Questa osservazione, direi banale, sfugge stranamente alla maggioranza dell’umanità che ammanta le motivazioni delle proprie scelte di qualità che non esistono e che a ben vedere nessuno ha mai incontrato in un uomo in vita sua.
Sentimentalismi da operetta che non solo seducono, ma in definitiva conquistano, creando quella discrepanza evidente che ci sorprende in particolare nell'assoluta imprevedibilità dei comportamenti umani.
Il comportamento umano è in definitiva molto prevedibile se si vuole indagarlo senza preconcetti sulla scorta dell'interesse e della necessità, viceversa risulta incomprensibile.
Sarebbe come voler capire un libro di algebra auscultandolo con uno stetoscopio e aspettandosi dei dati significativi. Con tali sistemi di indagine non stupisce che la matematica resterà infine un mistero.

In questa commedia dell'equivoco si confondono così troppo spesso i comportamenti, chiamiamoli “egoistici” con i buoni sentimenti.
Si crede di possedere qualità morali intrinseche, quando nel migliore dei casi si è solo animali ammaestrati alle buone maniere.
Talvolta un gesto estemporaneo di generosità serve solo a convincerci che poi non siamo così male.
Pochi così amano parlare dei peccati che invece amano compiere.

E' oltremodo evidente, a chi è onesto con se stesso, che come già detto nulla di quello che facciamo supera la soglia dell'interesse.
L'amore che descriviamo e auspichiamo è allora proprio di un mondo di favole.
Se mai un amore autentico può sorgere fra due esseri umani è quello edificato sull'onestà e non sul fraintendimento, in primis sull'onestà a proposito di se stesso.
Solo vedendo il confine che ci rinchiude è possibile trovare il modo di superarlo e così facendo raggiungere semmai l’altro.

A priori siamo tutti apolidi, poi il caso ci assegna una famiglia, una nazione, un’identità.
L'uomo comune si accontenta di questa definizione che è in definitiva una confortevole trappola, e non sente il bisogno di altro.
Alcuni, forse pochissimi, come salmoni risalgono la corrente per giungere al primigenio luogo ove nacquero.
Un luogo non fisico, ma interiore, un posto senza nome e senza confine; Il percorso che affrontano è lungo, faticoso, senza garanzie e in certe circostanze...molto amaro.

Bisogna lasciare tutto per possedere infine se stesso, cogliendo così forse, quella leggerezza e quella libertà che abbiamo svenduto per possedere cose inutili che ci distraggono solamente dal rassegnato orrore del mero esistere.
Talvolta questa leggerezza che ci sgrava dal superfluo appare paradossalmente un peso insostenibile.
Valicare questa sorta di ponte sul nulla è, semmai auspicabile e desiderabile, una via verso lo spogliarsi di tutto, rischiando una volta nudo molto più di un semplice raffreddore.
La domanda nodale che bisognerebbe porsi è sempre e comunque una sola: “Sei disposto a pagarne il caro prezzo?”.

C’è anche qualche cosa da dire sulla ubiquità.
Siamo tutti un po’esuli dal nostro passato e con lo sguardo timoroso ci volgiamo al futuro. Esistiamo dunque ovunque e divisi in più parti, ma quasi mai coesi dove dovremmo essere, cioè nell’unico momento possibile: il presente.
Forviati dai sensi e dalla memoria conosciamo di noi stessi solo una allegoria per non dire un dato presunto e, il più delle volte, presuntuoso. Questa è la nostra condizione miserevole.
Così ognuno è per sempre prigioniero nella sua solitudine.

Pochissimi uomini, ci è stato detto, hanno realizzato una via d’uscita verso un mondo diverso, ma probabilmente sono solo una leggenda. Gli altri, per non dire tutti quelli che appartengono al nostro presente, indulgono per lo più nei miraggi, colgono solo ombre e riflessi perché non possono sostenere lo sguardo diretto verso la luce abbagliante della realtà che li priverebbe forse della vista, ma è paradossale questa paura perchè siamo già tutti cechi.
Viviamo nel migliore dei casi costantemente combattuti fra la pace dell'anima, credendo o volere la verità per guida, cercando.

Pare proprio che possiamo solo vivere da stupidi aderendo ad un preconcetto mascherato da fede, oppure essere disperati nel constatare quanto poco sappiamo con certezza e quanta poca strada riusciamo a percorrere con l'ausilio della nostre sole forze.
Procediamo in entrambi i casi per opposte strade lungo la medesima circonferenza conchiusa nel cerchio  della nostra abissale ignoranza.

C’è dunque molta speranza nel mondo, ma nessuna per me.

2 commenti:

ha detto...

keep on!

Visir ha detto...

It's too bad he won't live! But then again, who does?