mercoledì 13 febbraio 2019

Essere Ugo



Fantozzi è un personaggio grottesco che rappresenta la viltà e le meschinità non solo italiane, ma umane.
Attraverso l'allegoria ci addita un autoritratto spiacevole in cui però non ci offendiamo, ma solo perché pur somiglianti, non ci riconosciamo.

La grande promessa sociale: "Spendo quindi sono" è stata un fallimento completo verso una reale felicità dell'essere umano. 
Non ci si può fermare né cambiare rotta, e perché mai dovremmo farlo?
Sempre più veloci, sempre più alienati, si corre verso un traguardo non solo effimero ma inesistente; E' un miraggio travestito da Oasi la motrice di questa frenetica corsa.
Si mischiano persone e cose e alla fine, a furia di mischiarle si confondono: le une per le altre.


Avvolti da un becero collage di ipocriti buoni sentimenti si perde il reale senso d'umanità. 
Si vive soli, "deserticamente" soli, sebbene circondati da tanta gente e moltissimi oggetti, così...Non si vive, si va solo avanti. Avanti però non c'è nulla. 

Guardo allora negli occhi gli altri e in molti purtroppo non vi scorgo quasi più anima.

Allo specchio un irriconoscibile me stesso ha una smorfia di biasimo e domanda: Chi sei? Chi sei veramente? 

Solo l'enigmatico silenzio della risposta, parla.

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