Ero a un concerto di musica classica e alla fine della rappresentazione si sono sprecate le lodi.
Senza nulla togliere alla "genialità" di certi concertisti, cosa dovremmo dire del compositore che ha creato le opere che il pianista esegue bene, anzi benissimo?
Era un Super Genio?
Un Mega Genio Galattico?
Un buon esecutore non ha in se la genialità mi pare, ma la capacità.
In quanto la presunta eccezionalità di alcune persone, i geni come sono chiamati di solito, si esprimono come pionieri cioè arrivano prima di altri a delle scoperte e a realizzare delle cose che gli altri non sanno ancora fare.
In generale i simili del genio, cioè le persone comuni sue contemporanee, lo criticano, lo incarcerano, lo perseguitano oppure lo bruciano come eretico, ma se gli va bene lo ignorano per qualche centinaio d'anni, per poi celebrarlo.
A me pare che questa attribuzione di superiorità intellettiva o creativa, spesso tardiva, sia più che altro determinata dal caso, dalle circostanze e dalle opportunità che si realizzano a volte in maniera inaspettata e fortuita.
Emily Dickinson, non pubblicò mai una poesia in vita sua, se non forse una attribuitagli su un giornaletto di provincia. Non uscì mai di casa. Viveva nella sua stanza, terrorizzata oppure solamente annoiata dal Mondo.
La sorella alla sua morte trovò le sue opere abbandonate in un cassetto e le fece pubblicare. Lei invece aveva chiesto di bruciarle. Così è divenuta (postuma) la più grande poetessa americana del 900'.
Un "genio" anche lei, secondo l'opinione di tanti altri. Secondo me invece è un po' folle questo modo di considerare la vita delle persone, perché questa genialità presunta e assegnata dai mediocri ad altri considerati dopo molto tempo meno mediocri di loro, è una valutazione incoerente.
Come si esprime realmente la vita di un individuo?
Una persona fa quel che può, e poi lascia che il suo Destino si riveli. Qualunque esso sia.
Questa è la vita degli esseri umani, almeno secondo me. In questo non vedo nessuna stranezza o supremazia di alcuni sugli altri, non vedo in questo nessuna genialità.
E non c'è alcuna genialità a questo mondo, perché quello che ignoriamo è infinitamente più grande del pochissimo che conosciamo.
Se si analizzano le vite dei "grandi" o come si dice usualmente dei "geni" la maggioranza di loro ha fatto una vita infame, tutt'altro che geniale. A volte divorata dall'invidia e dalla frustrazione, altre volte perseguitata, altre volte incompresa. Umanamente la maggior parte di questi "ottimi" ha condotto una vita infelice, da disadattati. Spesso anaffettivi e con gravi turbe. Molti di loro erano disgustati dagli altri da cui si sentivano incompresi.
Cosa ci sia di geniale in questo a me sfugge. Si guarda al prodotto ma si trascura il produttore. Anzi si assegna le qualità dell'uno all'altro.
Bisognerebbe analizzare invece al di là delle applicazioni artistiche e pratiche cosa sia sintomo di vera intelligenza.
Una vita serena, in armonia con gli altri e con la Natura, addirittura un'esistenza quasi felice, io la trovo immensamente "geniale".
Liberarsi dalla sofferenza in cui tutti siamo immersi è la vera intelligenza. Non quello che dice la maggioranza.
Se vivi in una prigione non ha senso abbellire la cella né ingannare il tempo che si trascorre da prigionieri ascoltando della buona musica, meglio evadere.
il "genio" inventa la televisione e poi che si fa?
La si riempie di programmi insulsi intervallati da un'asfissiante pubblicità.
Che senso ha?
Si creano dei "social" di condivisione e alla fine non si ci si incontra personalmente per far due chiacchiere davanti a un aperitivo. Tutti persi nelle cose da fare e mai dedicando tempo alle cose per essere. Si pubblicano gattini parlanti e stupidate prese qua e là.
In realtà non c'è nulla da condividere, perché nessuno mette nulla di se stesso nella comunicazione.
Si vive una vita un pochino ignobile e non solo la vivono i fruitori del prodotto "geniale", ma anche il suo inventore.
Perché in realtà ci si arrabatta, si tira a vanti, tra meschinità e piccole soddisfazioni; Questo lo facciamo tutti, ma forse è troppo duro ammetterlo con franchezza.
Dovremmo invece, compreso i "geni", essere un pochino più umili.
Se non altro un poco più onesti di fronte alla nostra comune insignificanza, invece di farci i pompini a vicenda con queste attribuzioni di grandezza.
Gli artisti poi si fanno sempre grandi complimenti tra loro, però nel loro ambiente tutti criticano tutti (anche negli altri ambienti per l'esattezza).
Schiattano d'invidia e attribuiscono i successi degli altri solo alla fortuna e alle amicizie influenti, mentre i propri alla bravura.
Gli artisti sono tutti innamorati di se stessi. Allora auguri e figli maschi per la loro partenogenesi.
Sarebbe più onesto, secondo il mio modesto parere, ammettere che ognuno è solo un personaggio in cerca di un'uscita dalla disperazione.
La dimensione tragica del vivere ci accomuna tutti e purtroppo nessun "genio" ha ancora trovato una soluzione onnicomprensiva e che vada bene a tutti.
Ha solo realizzato qualche comodità con la tecnologia, oppure qualcosa che gli altri reputano bello. Non molto di più.
Questa è purtroppo la verità.
Alcuni pensano e credono che i Messia cioè le persone cui Dio ha parlato direttamente abbiano indicato la via della salvezza. Tralascio il contesto scenografico in cui si è realizzata questa presunta comunicazione. Rovi incandescenti, voci tonanti, apparizioni di esseri alati, lampi, tuoni, divaricazione salvifica del mare e colombe portatrici di rami d'ulivo. Insomma un Circo di stranezze che fa da contorno a queste rivelazioni. A me questi racconti fanno tenerezza.
Si sono invece fondate serissime religioni, seguite da miliardi di persone adoranti e oblanti che però all'atto pratico non hanno cambiato di una virgola il comportamento umano generale; Infatti si osserva curiosamente che gli atei si comportano più o meno come i cosiddetti credenti, fatto salvo che non combattono guerre religiose.
I grandi Maestri dell'umanità potrebbero essere considerati geniali da qualcuno, ma a ben vedere questi Profeti si sono dichiarati solo semplici portavoce.
Non è il caso allora di tirare in ballo Dio, Gesù e i Santi del Paradiso. Le risposte lasciamole a chi non ha reali domande.
Ho scritto della vita degli esseri umani, se volessi una rappresentazione fantasiosa con degli effetti speciali andrei al cinema a vedere un film di fantascienza.
Scomodare la Divinità ogni piè sospinto è proprio di chi vuole risolvere tutte le domande con un ente a ben vedere inconoscibile. Questa semplice e ovvia constatazione metterebbe fine a tutte le religioni. La si ignora invece.
Esistono in Teologia due approcci differenti, uno considerato negativo detto apofatico e l'altro possibilista detto catafatico, riferiti alla questione divina.
Dio è possibile concepirlo e comprenderlo, oppure la Sua natura è inconoscibile e l'unica risposta a riguardo è il silenzio?
La vicenda è dibattuta da secoli senza una risposta esaustiva.
Di fatto la risposta è sotto gli occhi di tutti: se nessuno può prevedere l'azione di Dio, allora non lo comprende.
Al momento cioè nel discorso in argomento, è utile non tirare in ballo elementi trascendenti.
La valutazione umana è estremamente opinabile, questo è un dato di fatto.
Diamo valore a quello che possiamo comprare e vendere. L'utile è spesso considerato giusto. Qualsiasi concetto umano è legato al proprio interesse, compreso la Giustizia e anche come bisogno psicologico ispiratore delle proprie convinzioni; E' imprescindibile da esso direi. Una filosofia del genere ci mostra tutti i suoi limiti nella realtà della vita.
Dunque, parlare di genialità in un contesto umano non ha proprio senso.
Einstein faceva il piagnone umanista, però quando presentò al Mondo la sua teoria che avrebbe dato il via alle scoperte della pericolosissima era atomica, ben immaginava che fine avrebbero fatto la questione. Lo aveva capito anche Maiorana, appena pubblicate la teoria della Relatività ristretta; Preferì nascondersi per sempre in un convento, piuttosto che collaborare con questi mostri e servire il "distruttore di mondi" come con una certa ipocrisia si definì Oppenheimer. Non è credibile che non lo avesse intuito il suo scopritore.
Tutto il suo pacifismo e amore non raggiunsero mai il figlio avuto dalla prima moglie che aveva un grave ritardo mentale. Non gli fece mai visita nell'istituto dove lo aveva rinchiuso. Non lo nominò mai nelle sue argute conversazioni e quasi nessuno conosce questa squallida vicenda del "grande genio". Alla faccia del senso d'umanità. Se questa è l'etica e il comportamento di tali menti eccelse allora sono meglio i cretini.
Personalmente non considero nessuno meglio o peggio di me stesso, perché sono affetto da un "complesso di parità" e questa patologia determina le mie valutazioni, sebbene sembra che critichi la società e l'uomo in realtà ne constato solamente le contraddizioni. In definitiva sono affascinato dall'essere umano e non lo giudico: lo osservo; A volte in maniera troppo attenta.
A ben guardare è proprio il giudizio una delle fonti della sofferenza. Giudichiamo continuamente e pare impossibile viverne senza, ma nel momento che si osservano gli animali, gli altri animali, poiché anche l'Uomo è un animale, si noterà che la loro vita è più felice di quella del uomo, certamente più serena, perché mancante da tale giudizio.
Ecco che nel processo di valutazione è implicito una trappola che ci porta a considerare noi stessi e gli altri secondo una classifica che si assegna arbitrariamente l'uomo da se stesso, dove inevitabilmente sarà presente la frustrazione nel sentirsi inferiore o l'arroganza nel sentirsi superiore.
Nessuno è tranquillo quando è sottoposto al giudizio altrui, ma contraddittoriamente tutti giudichiamo. Non deve stupire che per strada i sorrisi sinceri siano diventati rari.
La nostra società, formata dalle persone che vi appartengono, pesa ogni individuo e ogni sua azione, giudicandola giusta o sbagliata, appropriata oppure inadeguata; E lo fa secondo le regole che però sono diverse nelle diverse parti del mondo, dunque pare ardito affermare, ma è ragionevole crederlo che quello che riteniamo giusto è determinato dal caso.
Cuciamo addosso a noi stessi e agli altri un vestito talmente stretto che poi toglierà il fiato e impedirà di muoversi liberamente.
Il criterio di valutazione è costruito in base alle performance e agli interessi e crea nella vita di tutti i giorni una gerarchia di "persone più" e di "persone meno". Gli effetti di una tale ripartizione sono sotto gli occhi di ciascuno.
Dimenticando però che ogni superiorità è un esilio; Così lo è per ogni presunta inferiorità.
Certamente se una persona è alta un metro e mezzo non può certamente credersi un gigante. Questo però è una considerazione oggettiva e funzionale, non può essere una valutazione sulla persona in sé, e se mai questo giudizio comparativo nasce è sollecitato dalla cultura e dai canoni estetici della società che se ritenuti mancanti, secondo la valutazione comune, degenererà inevitabilmente in un'afflizione per quel piccoletto nominato in questo esempio.
Un cane di taglia piccola invece non si sente inadeguato di fronte a un altro cane della medesima razza, ma di taglia grande. Scodinzola ugualmente.
I Maya per esempio consideravano come attributo estremamente attraente lo strabismo. Gli occhi storti per loro erano ammalianti.
I canoni estetici oggi sono diversissimi rispetto al passato e lo sono maggiormente nelle diverse aree geografiche, eppure si considerano criteri inattaccabili dal tempo come fossero sempre esistiti. Anzi si considerano i nostri gusti come personali; Sono invece un condizionamento, ma si pensano siano espressione della propria individualità.
Se si guardano ad esempio le foto delle concubine di un Harem turco dei primi del secolo scorso, che erano considerate le donne più desiderabili e belle d'Oriente, ebbene se oggi al mondo esistessero solo donne così credo che ogni uomo preferirebbe farsi frocio.
Questo per significare che anche una percezione così semplice e istintiva come ciò che si ritiene bello e sentiamo così vicino e personale, in realtà non ci appartiene propriamente, ma è una suggestione culturale.
I canoni estetici comuni all'umanità corrispondono a certe proporzioni matematiche e nel caso della valutazione della bellezza dei propri simili, nella mancanza di patologie e disfunzioni invalidanti che potrebbero essere trasmesse alla prole. Quest'ultimo elemento è mediato dal condizionamento sociale che stabilisce che alcuni tratti fisici dismorfici siano accettabili o addirittura auspicabili, sancendo cosa è bello e cosa non lo è.
Il dismorfismo corporeo è invece una malattia mentale che fa occupare un soggetto in maniera ossessiva del proprio corpo, seppur detestandolo sebbene sia considerabile normale. Questa patologia psichica è quasi endemica nella società moderna edonistica.
Le labbra a canotto e gli zigomi gonfi come parabordi che fanno mostra di sé come modelli di bellezza nel circuito mediatico e contribuiscono alla fortuna di tanti chirurghi estetici, non rendono le donne e gli uomini più belli; li fanno assomigliare solamente tutti quanti a Joker, il nemico giurato di Batman.
Una persona sana in un corpo armonico è secondo la mia opinione: bellezza.
Un elemento a volte trascurato, ma rivelatore della bellezza interiore è la voce.
In essa è contenuto anche il nostro stato di salute, il nostro carattere, le più belle qualità e i peggiori difetti. E' nella vibrazione della voce che risuona e si manifesta il nostro più profondo essere. Se vuoi capire com'è una persona ascolta la sua voce, il timbro e l'accento che mette nelle parole che dice e che dovrebbe scegliere con cura. Valuta altresì cosa ti resta addosso dopo il suo dire, come fosse il riverbero di un profumo. L'effetto che crea su di te la sua intonazione, piuttosto che il senso compiuto delle parole. Questi sono buoni suggerimenti.
Una persona con la gobba invece, con l'alluce valgo o una displasia dell'anca che lo fa zoppicare vistosamente, non suscitano istintivamente brividi di passione. Non che la dobbiamo mettere in una camera a gas, sia chiaro, ma è solamente per capire come funzioniamo.
Probabilmente queste caratteristiche le consideriamo poco attraenti, perché geneticamente inficiano le funzionalità di una eventuale prole e discendenza, quindi non sono considerate utili alla sopravvivenza. Al di là dunque degli elementi invalidanti o malattie geneticamente trasmissibili che percepiamo invece attraverso l'olfatto, ciò che riteniamo bello e amabile è un'idea decisa dagli altri.
Non possediamo nemmeno i nostri desideri. Lo trovo estremamente comico.
Dovremmo invece solamente valutare le qualità di un soggetto e la qualità di certe situazioni secondo opportunità, momento per momento; Non in maniera assoluta.
E' comunque vero che per un uomo comune, una giovane ragazza carina che prende il sole in costume da bagno, sarà sempre più affascinante del più bello e del più rosso dei tramonti. A parte la semplicità disarmante del maschio medio è importante non credere ai valori assoluti.
I valori assoluti infatti non esistono e questo ce lo insegna proprio la Divinità che fa quello che gli pare.
Secondo me dovremmo per somigliargli compiutamente e realizzandoci in tal modo conformemente all'affermazione biblica contenuta nella Genesi cioè "a Sua immagine e somiglianza" cominciare a comportarci nel medesimo modo. Oppure ammettere che siamo quello che siamo e la comparizione contenuta nella Genesi è ridicola.
Come dico sempre: Egli salva il malvagio e punisce l'innocente. Oppure viceversa, o magari fa entrambe le cose. Insomma fa quel cazzo che gli pare.
Perché?
Nessuno lo sa.
Sebbene lievemente blasfema la precedente constatazione/comparazione che è assolutamente vergognosa (me ne rendo conto), verrebbe ulteriormente da domandarsi a ulteriore blasfemia, cosa possa servire un essere onnipotente così incredibilmente indeterminabile?
Pare inutile un Dio completamente imprevedibile, però nel affermarlo si rischia di venire fulminati da una saetta.
Per questo forse in Teologia a riguardo del Creatore è consigliato prudentemente il silenzio. Come al solito mi contraddico, infatti non volevo parlare di elementi trascendenti e così li ho scirtti.
Il senso di questo mio discorso lo esemplifico in una barzelletta.
Una tizio trova un cartello dove si vende un cane parlante.
Giunto dove indicato trova un cane appunto. Gli chiede:
-Sei tu il cane parlante?-
-Certo!- fa il cane.
-E' incredibile! Qual è la tua storia?-
-Ho lavorato per i servizi segreti, sai un cane non insospettisce nessuno e così potevo ascoltare le conversazioni nelle ambasciate e carpire molti dati riservati, poi ho lavorato in Dogana con suppergiù la medesima funzione e ora finalmente sono in pensione.-
-Fantastico- Commenta l'uomo.
Giunge sul posto un'altra persona.
Il tipo chiede ancora: -E lei che vende questo cane parlante?
-Si lo vendo.
-Quanto costa?-
-Venti euro.-
-Come mai così poco? Ma è un cane parlante!-
-E' vero parla, ma dice solo bugie.-
A volte le doti eccezionali non hanno un reale valore se non sono utilizzate con saggezza e sincerità d'intenti. L'essere umano invece banalizza ogni cosa, anche la cosa più bella, appena ci mette mano la guasta.
Se non lo si crede basta constatare lo scempio che l'essere umano fa della Natura che è la più grande artista di questo Pianeta. Porta poca bellezza a questo mondo, anzi spesso è vero il contrario, perché il suo obiettivo è l'interesse, la comodità; Cerca un'abbondanza talmente ridondante cui il risultato è lo spreco e questo non è ricchezza, ma follia.
Dio è comunque e per fortuna oltre l'essere umano, dunque ha poco senso interrogarsi su di Lui e del Suo decidere completamente anarchico.
Meglio considerare la nostra effettiva responsabilità nei confronti di noi stessi cioè nei valori personali che ci rendono persone migliori e più felici, soprattutto più in armonia con chi e cosa ci circonda, perché questo aumenta il livello di comunicazione (informazione) che possiamo esperire.
Lascerei perdere allora l'aggettivo "geniale" in merito all'attività umana, sebbene qualcuno sia più brillante di altri, nessuno supera la misura del Uomo che è assai ridotta.
Se mai è esistito un vero genio in questo Mondo, nessuno lo ha capito e tantomeno considerato, perché una tale saggezza per l'essere umano ha sempre avuto un sentore di follia; Non distingue bene tra una cosa e l'altra.
In realtà l'essere umano vede solo se stesso e in questo modo non vede proprio niente.
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