martedì 21 maggio 2024

Ridere bene, questa è la prima cosa.



Ogni cosa è sostenuta ed è complementare al suo opposto.

Questo intendono i poeti.
La vera felicità cioè quella serenità contenta che è propria dell'essere umano sano, però trascende gli opposti.
Si è o si dovrebbe, meglio dire si potrebbe essere felici a prescindere dalle cause e dagli eventi.
Questo avviene poco o mai, perché le persone cercano la soddisfazione e in essa trovano quella felicità povera che perviene dai soldi, dagli oggetti posseduti, perfino dalle persone che si ritiene di avere.
E' comunque una felicità momentanea questa presunta felicità e anche foriera di frustrazione, sofferenza, rabbia e disappunto nel momento che questi enti ci sono tolti o vengono a mancare.
Una tale condizione di subordinazione a ciò che non ci appartiene mostra tutto il suo limite.
Questo perché, come si sa ma non si fa, la felicità è cercata fuori da se stessi e non dentro di sé.
Cosa vuol dire e come si può realizzare?
Personalmente non ho questo problema, perché l'ho risolto, in quanto l'ho trovata veramente in me stesso.
Se il corpo non ha esigenze particolari o dolori, liberata la mente dagli impicci di tutti i giorni, la realizzo facilmente.
Il mio respiro è la porta, l'attenzione è la chiave.
Mi concentro sulla mia respirazione proprio sotto il naso e poi dirigo il respiro e l'intenzione dentro di me, verso il cuore. E' come ravvivare un piccolo falò con il soffio, questa gioia si diffonderà in tutto il corpo come un fuoco interiore.
E' la piccola scintilla che fa il grande incendio.
Così è possibile essere felice per il solo fatto di vivere.
Una volta adagiato nell'interiorità sorgerà spontanea la felicità e non ci sarà bisogno di tutte quelle cose che dicono gli altri la producono.
Si potrebbe anche trovare la felicità donandola agli altri?
Certamente, ma anche la gratitudine è produttrice di una tale condizione.
Come ripeto sempre: Solo un cuore grato ti può rendere felice.
Non è dunque come dicono di solito le persone, che sembrano e vogliono apparire felici, ma i loro occhi esprimono solo disperazione.
Come potrebbe essere diverso se la cercano nel posto sbagliato?
Come potrebbero godere di se stessi se non se ne occupano? Pensano a tutto meno a chi sono, di cosa sono fatti, cosa è transitorio e cosa invece abbia reale valore.
Per tanti pensare a se stesso è occuparsi della carriera, oppure andare in palestra, figuriamoci!
Ogni cosa, relazione o persona è destinata a perdersi, a terminare, oppure a deludere, che senso ha investire in esse le aspettative?
Tutto alla fine ci sarà tolto.
Non ci appartiene nulla definitivamente.
Tutto quello che abbiamo dovremo lasciarlo prima o dopo. Questo dovrebbe riproporzionare il nostro impegno e interesse.
Gli oggetti non possono renderti felice, perché non ti possono amare, e non ha senso amarli.
Una semplice realizzazione, direi ovvia, che però nessuno fa.
Gli altri ti rendono felice?
A volte, ma non lo si può pretendere, accade.
I familiari, gli amici, la moglie, il marito e le persone in generale, neppure loro possono darti una felicità stabile, perché è comunque legata alla relazione, ha una inter dipendenza: ti do, mi dai.
Neanche se volessero potrebbero darti uno stato di felicità incondizionata, e poi perché dovrebbero?
Hai già la tua, perché mai dovresti volere quella degli altri o dagli altri?
E' l'avidità che spegne il nostro fuoco di gioia che è nel cuore.
La felicità è invece autoprodotta, ma si scambiano le occasioni che la risvegliano come fossero loro a crearla.
Sono cose molto diverse.
La maggioranza delle persone pensano come i pazzi.
Domandano dov'è l'albero?
E sono in una foresta.
Hai voglia a dirgli: guarda che sei in una foresta.
Loro continueranno a chiederti: ma dov'è l'albero? Vedo solo la foresta; Voglio l'albero! Ecco, perché dico che sono come folli.
Ho letto molto tempo fa in un libro: "Le persone sono come mendicanti, domandano una moneta, invece non sanno che sono già milionari".
Ci ho messo vent'anni per comprendere una frase così semplice.
A volte fa ridere questa matta condizione diffusa, altre volte invece è un riso amaro.
Dispiace assistere a tanta sofferenza negli esseri umani prodotta da se stessi.
La mente deve essere libera, tranquilla e solo così puoi trovare la strada.
Le mappe sono un inganno, i sentieri indicati dagli altri non possono aiutarti, perché ognuno è destinato a un luogo diverso.
Questo affannarsi fuori nel transitorio Mondo è una perdita di tempo.
Lo ripeto: l'elisir è dentro di te.
Non trascurare di cercarlo e lo troverai.
Va comunque bene così.

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