mercoledì 12 giugno 2024

Tempo, Arte, Bimbi e Primitivi


La vita assomiglia a un cerchio.

Si nasce piccoli e bisognosi di cure, poi le esperienze ci maturano grazie al corpo che si rinforza e diventa sempre più autonomo, invecchiando si torna bisognosi di cure e deboli. E infine si fa ritorno da dove siamo pervenuti.
All'Infinito se vogliamo dirlo in poesia.
Questo è quasi ovvio.
Come dico sempre: Bisogna guardare ai bambini come Maestri.
E' -essere baby- così lo chiamo io, ma non è fare i capricci, sbattere i piedi a terra, oppure giocare senza curarsi di nulla facendosi la cacca addosso.
Un piccolo preambolo più volte ripetuto nel mio scrivere: E' il rapporto con il Tempo che ci determina come essere umano e che realizza il tipo di persona che siamo.
Nel mondo moderno le persone sono proiettate sempre più verso un futuro (incerto) cercando di pianificarlo, questo genera ansia. Altre si orientano verso il passato dei ricordi, determinando malinconia. Entrambi questi tempi non esistono nella realtà.
Allora si dirà: -Vivi nel Presente!-
Non si dice così?
Ma vivere il Presente è ugualmente impossibile, perché la Mente, grazie ai sensi, coglie il fatto sempre in ritardo, magari un millesimo di secondo dopo che è avvenuto, ma non è propriamente ed esattamente nell'adesso.
Il bambino, nella sua condizione più autentica cioè quando è molto piccolo e meno strutturato dall'educazione, non vive il Presente (che è impossibile) ma vive l'Atemporalità. Una cosa diversa.
Il bambino vive l'assenza del Tempo.
Un esempio. Un bimbo chiede alla Madre: Mi compri il gelato? -Dopo!- Risponde la Mamma. Trenta secondi e di nuovo il bambino incalza: Compriamo il gelato? Ti ho detto dopo!
E via così per mezz'ora, continuerà a chiedere.
Non sta insistendo, ma come si intuisce, il concetto di "dopo" per lui è estremamente vago. Non ha idea quando accadrà, così continua a domandarlo.
In un bambino ancora più piccolo il "dopo" sarà completamente assente, infatti, appena nato se la Mamma esce dalla stanza comincia a piangere, per lui è semplicemente sparita, infatti esiste solo quello che può vedere o toccare cioè relazionarsi alle cose e alle persone le fa vivere.
Immaginare che la Madre uscita possa fare ritorno non è qualcosa che comprende, la consequenzialità non ha senso, in quanto nel neonato il concetto di Tempo non si è ancora formato.
Questo ci fa intendere che sebbene utile, il Tempo è una costruzione accessoria e propriamente nella interiorità umana non esiste. E' una specie di orologio costruito dalla mente. E' creato dopo la nascita ed è creato per poter crescere, ovvero per poter sopravvivere.
L'estensione di questo strumento/concetto però può diventare una malattia, una maledizione, cioè la dimensione temporale in cui gli eventi si incasellano nella memoria per darne un senso in uno scorrere lineare, determina una sorta di prigione in cui l'essere umano è rinchiuso.
La capacità previsionale, giunta ormai all'esasperazione del tempo che non basta mai, nel uomo civilizzato lo rende ansioso e nevrotico, quasi in uno stato di follia.
L'Uomo perde il contatto con se stesso traslando il proprio sé nel tempo.
Non è mai dov'è, e sempre da un'altra parte. Praticamente diviene schizofrenico.
L'uomo primitivo è più sano, ne sopravvivono ancora pochi in aree remote.
A me è capitato d'incontrarli in Congo non troppo vicino al vulcano Nyragongo in un villaggio sperduto ai piedi dei Monti Virunga, poi in Birmania (tribù antropofaga rituale), nelle Filippine (Ifugao in foto) e nella foresta Amazzonica Colombiana.

Entrambi, cioè primitivi e bambini molto piccoli, si assomigliano.
Non sono propriamente buoni, ma neppure cattivi, sono solo sinceri e spontanei.
Un selvaggio, oggi si dice più propriamente "nativo" magari divide amichevolmente il poco cibo a disposizione con te e può capitare per cause ignote, ma con il medesimo candore, che ti taglia la testa dal collo.
Il senso di colpa non ha ragione di essere se non si conosce il Tempo.
Non esiste un "poi" dove qualcuno autore di un presunto misfatto sarà punito, è tutto un eterno "ora".
Se qualcosa accade di malvagio, secondo il loro sentire, si esorcizza con un rito. E tutto finisce lì.
Evento e trascendimento grazie alla ritualità è quasi concomitante.
Così si va avanti senza la memoria di un prima.
Non tutte le tribù hanno lo stesso grado di primitività, ma in generale questo modo è abbastanza riscontrabile.

Qualcuno potrebbe pensare che il contatto con questa realtà selvaggia sia estremamente pericoloso.
Personalmente visto che sono sempre tornato a casa sano e salvo non lo è stato.
Però non garantisco per gli altri.

Il "Futuro" per questi primitivi è di fatto un quasi-presente, il domani è qualcosa che non sanno bene cosa sia, il passato invece non esiste proprio più.
Sono completamente immersi in quello che c'è loro intorno.
Questa condizione per noi uomini civilizzati è bizzarra, inconcepibile, uno stato dell'essere incompleto; E' invece naturale.
Noi individui tecnologici siamo oramai tante cose, ma non siamo più istintivi, abbiamo perso questa primitività e non percepiamo più ciò che ci sta intorno e così perfino il concetto di "Sacro" che è una medicina per l'Uomo, non può più esistere propriamente.
Viviamo in un mondo ridondante di oggetti, dati, convenzioni, leggi e parole; La relazione con qualcosa che riguarda le percezioni e le sensazioni profonde in rapporto alla grandezza misteriosa della Vita e della Natura per la maggioranza è solamente un concetto, non un fatto.
L'essere umano modernizzato è impegnato tutto il giorno a fare cose sempre meno tangibili e reali, immedesimandosi in astrazioni che per lui divengono invece realtà.
L'Uomo è ipnotizzato per ore davanti alla televisione oppure con altre diavolerie digitali, identificandosi in enti arbitrari, processando byte computerizzati, quando in definitiva è avulso dalla realtà, proprio a causa di quegli strumenti e da quei dati.
La pace e il furore di un bambino molto piccolo, oppure quella di un primitivo (a me è capitato di vederlo) sono totali.
Inconcepibili per un uomo civilizzato, la cui forza e spinta vitale è quasi sempre sedata dalla comodità e dall'educazione, per non parlare del conformismo acritico che fa assomigliare quasi tutti agli stessi modelli come fossero copie di altre copie senza alcuna originalità.
Si constata che i bambini della nostra società, appena cominciano a crescere, sono pieni di problemi. Divengono egocentrici, capricciosi e sviluppano ogni genere di idiosincrasia; A volte sono affetti da veri e propri disagi psichici, forse perché sono educati dai genitori anch'essi problematici.
I ragazzi e gli adulti in questo Mondo moderno dove sono?
Sono irrimediabilmente persi dentro uno smartphone!
Sono diventati essi stessi un cellulare.
Qualche giorno fa ero in un fast food e vicino a me c'era un gruppo di adolescenti tra i tredici e i quattordici anni.
Gridavano come posseduti dai Demoni tutti insieme, parevano matti, ma a me facevano contentezza.
Almeno ridevano.
Avevano un linguaggio che definire osceno è riduttivo, forse volevano scandalizzare gli adulti intorno, credendo così di esserlo a loro volta.
Venivano rimproverati dal responsabile del locale, si zittivano qualche attimo e poi riprendevano questa sorta di cacofonia.
Nessuno li sopportava, invece a me incuriosivano. Improvvisamente, uno di loro ha preso il cellulare di una ragazzina del gruppo, e tra urla e strepiti degni di un branco di scimmie urlatrici sono usciti tutti dal locale, tutti insieme senza più fare ritorno.
Improvvisamente è calato il silenzio.
Al loro posto subito dopo è giunto un altro gruppo composto da anziani che si lamentavano di tutto però a bassa voce.
In un secondo o visto quelli che erano andati come diventeranno.
Entrambe le generazioni distanti sessanta anni eppure non si sono mosse di un palmo, ugualmente distaccate irrimediabilmente dal mondo che vivono.
Ho ringraziato non so chi che la Vita mi ha reso diverso e mi è dispiaciuto un pochino per tutti loro.
E' talmente forte la finzione cui si assuefanno le persone oggigiorno che la realtà li stranisce e li atterrisce.
Comunque va bene così.

Cos'è invece la felicità per le persone primitive e semplici?
E' sentire; Sentire significa essenzialmente percepire l'amicizia di tutte le cose e di tutti gli esseri intorno.
Fondendosi in questo paesaggio fatto di Natura e di esseri viventi la gioia sorge spontanea, grazie a questo senso di comunione che loro chiamano appunto: amicizia.
Questo non gli impedisce di scannarsi in caso di contrasti con altre tribù o con l'uomo bianco quando si comporta da invasore.
Se non ci sono ragioni di lotta, di caccia o altri problemi legati alla sopravvivenza, questo stato di quiete naturale e di felicità serena li accompagna sempre ed è determinato non dalle cose, ma dalla relazione.
Questo è sostanzialmente la differenza con l'uomo civilizzato.

In una società tribale inoltre, l'educazione dei bambini da parte dei genitori è quasi assente.
Loro imparano principalmente da altri bambini con cui stanno sempre insieme, perché si conoscono tutti dalla nascita; Giocano alla caccia, con la palla o fanno altre cose, ma sempre insieme e così la loro psiche si armonizza con quella degli altri in maniera semplice e spontanea.
La loro vita si svolge anche a contatto con gli adulti che di fatto sono come parenti.
Le regole (poche) sono apprese grazie all'osservazione e ispirate da tutti i membri del gruppo tribale, piuttosto che inculcate a forza di urla dai genitori.
I pericoli in un Mondo selvaggio ci sono e sono molti, ma i bambini e i giovani imparano subito a riconoscerli e proteggendosi a vicenda, sviluppano non solo una forte coesione, ma la loro stessa identità.

Mi ricordo una volta nelle Filippine lungo una strada, un po' perso nel nord della grande isola di Bohol, vi trovai un gruppetto di bambini che giocava a ridosso di una carreggiata sommariamente asfaltata, dove passavano molti camion a forte velocità. Il marciapiede non esisteva e vidi un bambino di tre anni che accucciato giocava con un altro poco più grande a venti centimetri dal bordo della strada.
I grandi camion sfrecciavano e lo spostamento d'aria quasi mi faceva dondolare, mentre loro ridevano e giocavano a pochi centimetri dalla Morte, sorvegliati neanche troppo, da una sorellina che avrà avuto dieci anni.
Forse è da irresponsabili un'educazione così?
Oppure prepara in un modo migliore a un Mondo che sebbene bellissimo non è sempre ospitale, a volte perfino profondamente ostile?
Onestamente non ho una risposta.
Arrivò poi dalla foresta la madre, probabilmente dopo il lavoro nei campi, li chiamò con poche parole e senza girarsi si inerpicò lungo un pendio nella giungla, verso la loro baracca che chissà dov'era.
I piccoli come le papere di Lorenz, smisero di giocare e all'unisono la seguirono.
Si persero tutti nel verde.
Un bambino delle nostre città in quel contesto non sopravvivrebbe quindici minuti, i nostri figli sono sempre arrabbiati per qualcosa, invece loro erano calmi, sereni, disciplinati in maniera quasi istintiva, non si sentivano persi, perché legati l'uno all'altro come fossero una cosa sola.
In un contesto naturale l'identità è connessa e in relazione agli altri e non distinta e in competizione come avviene nella società moderna.

Un'altra chiosa di vita vissuta.
L'essere umano nel suo ricongiungersi alla propria istintività trova un contatto con la terra e perfino con gli animali.
Personalmente non ho un rapporto particolare con gli animali domestici, non stimo molto chi non si conquista il proprio cibo o non se lo guadagna con il proprio lavoro, ma comunque mi piacciono i cani e i gatti e mi si avvicinano incuriositi anche se non ho una vera comunicazione con loro.
Invece, una volta mi accadde un fatto stranissimo.
Ero in un villaggio sul Lago Inle in Birmania, quando una sera cercando la casa di una signora che mi preparava da mangiare (molto bene) incrociai un Bufalo asiatico.
Non lo avevo visto, perché non c'era illuminazione artificiale, si vedeva solo grazie al lucore della Luna.
Così mi ritrovai faccia a faccia con questa creatura enorme che vagava apparentemente libera.
Fu un istante molto lungo in cui ci guardammo entrambi.
Il Bufalo emise un grugnito forte e inequivocabile: -Spostati!- Mi fece intendere con quel muggito.
Ovviamente mi feci da parte e lo lasciai scorrere lungo il mio fianco sinistro, lo rivedo come accadesse ora. Ero completamente attento. Assorbito totalmente da quel evento inaspettato; Paura e stupore si contendevano la supremazia dell'emozione che provavo. Sentii inoltre distintamente l'odore particolare e pungente di quell'animale vicinissimo.
Era gigantesco, imponente, quasi spaventevole.
Subito dopo, trotterellando, sopraggiunse un minuscolo omino, il proprietario dell'animale e lo rimproverò, battendolo con una canna sul dorso.
Per il Bufalo erano come carezze quei colpi. L'uomo si scusò con me, ma io gli dissi: "E' colpa mia, non l'avevo proprio visto".
Il Bufalo placido, dopo qualche metro si fermò è non volle più muoversi, anzi si girò a guardarmi con insistenza.
Fu una scena surreale.
L'uomo che lo accompagnava e che amava, riamato il Bufalo, mi disse: "Tu simpatico, lui vuole salutarti".
Così un po' titubante mi avvicinai a quella strana coppia e misi le mani sotto il muso del Bufalo e pensai: "Grazie, ma purtroppo non ho cibo da offrirti per ricambiare la tua simpatia".
L'uomo commentò: "Ah! Anche tu parli con lui".
A me non pareva, infatti non avevo detto una parola, ma lui ne era invece convinto; Anzi, aggiunse che il Bufalo mi voleva invitare a mangiare con loro, perché ero solo e affamato.
Certamente fu un evento che a descriverlo appare delirante, ma in quel contesto era perfettamente naturale, era bellissimo.
Rifiutai comunque, perché avevo un appuntamento.
Dissi mentalmente:
-"Apprezzo l'invito, ma non posso. Che bella la tua forza e la tua calma"-.
E il bufalo rispose come fosse una voce telepatica:
-"Quale forza? Nulla resta com'è"-.
-"E' vero! La Morte porta via tutto e tutti"- pensai.
-"Cos'è la Morte?"- Mi domandò il Bufalo come se il quesito si scrivesse nel mio cervello.
-"La fine"- risposi.
-"La fine? Non capisco"- concluse quest'animale saggio.
Il Tempo non esisteva per quel Bufalo?
Non c'era uno "ieri" dove qualcosa poteva finire in un "domani". Esisteva per quel animale solo il cambiamento senza un reale Tempo?
Pare contradditorio, infatti si assegna un relazione tra cambiamento e Tempo e Il Tempo è legato allo spazio, nell'immobilità nulla può cambiare e il Tempo non può esistere.
Questi sono i concetti ordinari, umani diciamo, cui diamo senso per comprendere la realtà.
Invece non era così secondo il Bufalo, cioè non esisteva il Tempo, ma solo il cambiamento.
Solo la trasformazione è reale, non l'idea temporale connessa. Non esisteva dunque una fine, ma solo una modificazione.
Non ricevetti certamente una spiegazione così dettagliata, estesa e precisa. E' il senso che riesco a darne oggi a quel evento incredibile.
Una spiegazione personale alla sintesi estrema ricevuta da quella comunicazione atipica, tra l'altro con un Bufalo!
A scriverlo mi pare non solo impossibile, ma proprio inconcepibile.
Eppure l'ho vissuto; Come fossi stato catapultato in un sogno.
Fu un incontro talmente semplice, diretto e mai sperimentato prima che al momento mi sembrò del tutto naturale.
Rielaborato con il ragionamento fu ed è ancora sconvolgente.

A ogni modo come erano venuti, quel uomo e quel Bufalo come fossero quasi uno se ne andarono; Le loro ombre si mischiarono e si aggiunsero al buio diventando notte.
Erano mai esistiti?
Me lo sono chiesto mille volte.
Erano solamente ciò che sembravano?
Si dice che in quel particolare paese d'Oriente camminino ancora gli antichi Dei, che i Buddha vissuti sulla Terra vi appaiono qualche volta; Perfino gli Avatar vi discendono, ogni tanto a visitarla e assumendo forme d'animali, oppure manifestandosi con strani eventi della Natura.
Così raccontano i Birmani.
Chissà!?
Oggi però quando sento qualcuno che dice che "parla" con il suo cane gli credo. Almeno so che è possibile.
La magia a volte accade nei modi più bizzarri. Se non altro a me piace pensarlo.

Tornando al mio discorsetto sugli esseri umani, emergono nel contesto selvaggio le regole di convivenza da quelle di buon senso e non da un'educazione astratta.
E' qualcosa di molto concreto la socialità che vivono i Nativi ed è legata alla sopravvivenza, una voce silenziosa li unisce ed è come se dicesse: "Noi forti insieme".
Standogli vicino si ode chiaramente.
La felicità è quasi sempre condivisa come la sofferenza. Perfino i lutti sono vissuti equamente da ogni membro della tribù. Sopportano insieme lo stesso peso di vivere.
Per loro (giustamente aggiungo) non esiste un IO senza un NOI.
In quanto sopravvivere è la questione primaria.
Hanno anche dei limiti, a volte convivono in loro aspetti che potremmo definire crudeli. Aderiscono magari a superstizioni e costumi inconcepibili, insomma sono comunque esseri umani con i loro pregi e difetti.
Vivono in ogni caso con umiltà e rispetto nei confronti dei membri del loro gruppo e dell'ambiente, e queste qualità si sviluppano non aderendo a un'etica o a una morale, ma perché dove e con chi vivono sono necessari.
Il bisogno li emenda dalla presunzione.

L'essere umano civilizzato invece si crede al di sopra del Destino, pensa di non aver bisogno d'altro che dei soldi, e questo funziona finché non gli arriva una "tremenda sfiga" e si ritrova disperatamente solo, anche se supplicherà inutilmente tra l'indifferenza generale un aiuto che tra l'altro, egli stesso non ha mai riservato a nessuno.
Dimentica, questo essere avido che la persona che cade è la medesima che la solleva, è la stessa cosa solamente in due corpi diversi.
E tutti prima o poi cadremo, quindi rendersi utili e dare una mano al prossimo è secondo me una cosa non solo buona e necessaria, ma intelligente.
Cosa c'entra questo discorso con l'arte nominata in titolo?
C'entra nelle Arti Marziali, cui faccio riferimento nei miei interessi.
E' importante cioè la condizione di atemporalità che è voluta, cercata e attuata nell'essenza del combattimento e della pratica marziale.
In particolare nel combattimento reale la percezione del Tempo non esiste più.
Ci si muove velocemente all'inizio e alla fine, ma in mezzo non si ha fretta. Il corpo è più veloce della Mente, si constata l'azione piuttosto che eseguirla. Più l'interiorità è quieta, meglio accade. Non saprei descriverlo meglio.

Va detto inoltre che chi vuole veramente vincere in un combattimento moderno usa le armi, chi realmente ti vuole aggredire e fare del male se le porta dietro e le usa a debita distanza.
Uccidere una persona a mani nude non è proprio facile né esente da reazioni. Inoltre è molto più scioccante, rispetto che sparare a un altro essere umano a distanza e ridurlo a un cumulo di stracci sanguinolento.
E' curioso che la prima sensazione che si prova non è paura o rimorso, ma stupore. L'ho fatto proprio io?
Il ragionamento viene dopo.
Questo però lo scrivo solo come esercizio di fantasia.
È invece facilissimo morire cadendo e picchiando la nuca.
I cinesi chiamano poeticamente, ma forse un po' cinicamente, la parte occipitale: "Il grande Cielo".
Infatti, un colpo lì ti manda di là.
Dunque, l'Arte Marziale in un contesto reale e moderno ha poco senso pratico.
Anche il migliore dei Maestri in splendida forma fisica di fronte a un rimbambito con la panza, ma con un AK 47, farà una bruttissima fine.
L'Arte Marziale nella sua accezione più profonda, invece è un modo per far ritorno a una condizione "naturale" che esprime la massima potenzialità dell'essere umano.
Questo è il fine di tale ricerca.
La primitività come conclusione naturale lungo il cerchio ideale dell'esistenza. Un percorso lungo lo sviluppo umano e culturale più raffinato sino a far ritorno alla semplicità.
Che bello!
La suprema ignoranza nella perfetta saggezza.
E' dunque la ricerca dell'Energia e del suo impiego migliore, quello che si fa per esempio nel Kung Fu (cosa fatta bene) o in altre arti e metodi, perché l'Energia è l'elemento fondamentale. Costitutivo, direi.
Senza Energia interiore (Qi) i movimenti sono vuoti.
Senza la sua percezione fattiva anche la vita è vuota.
Potrei scrivere ore su questo argomento.
Sin da bambino ho praticato l'arte marziale attraverso vari stili e ne sono rimasto stregato.
Sono stato molto fortunato, perché oltre a sopravvivere a varie disavventure e patire ogni genere di sofferenza, ho trovato un vero Maestro, cui a mani giunte va il mio più bruciante ringraziamento.
Da vita in vita ho dovuto correre per raggiungerlo.
Così la mia vera esistenza presente è iniziata grazie a lui.
Nel miglior modo ci si immerge in un'altra condizione d'essere, caratterizzata proprio da quella Atemporalità e da quell'Energia che hanno un modo diverso di esprimersi rispetto al ragionare e al fare comune.
Una condizione di cui si parla poco e si vede ancora meno, ma fondamentale per comprendere che questa "Atemporalità" e questa "Energia" cambia non solo l'Arte Marziale, ma la vita stessa di una persona, perché l'Energia distrugge il falso.

E poi che fare?
Beh! Trovato un Tesoro, saprai anche come spenderlo, no?

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