Bisogna prendere atto che la materialità non può dare nessun valore significativo all'essere umano, perché la sua natura è illusoria.
Qualsiasi oggetto, persona, rapporto umano e la vita stessa sono destinati a finire o meglio a cambiare di stato.
Questa transitorietà spesso percepita come perdita anche dalle migliori menti è incontrovertibilmente diretta verso la delusione o per meglio dire disillusione; In quanto la sua reale sostanza è come detto: vuota.
Se la materialità cioè gli oggetti e le persone avessero una natura propria non potrebbero cambiare di stato ne tantomeno "apparire" e "non apparire" cioè quello che l'Uomo chiama nascita e morte. Non potrebbe avvenire nemmeno ciò che è percepito come distruzione di qualcosa, la quale in realtà è solo in uno stato di "non percezione".
Si nota che la maggior parte delle persone sono molto infelici, sono nevrotiche e hanno certamente vite faticose, dove spesso soffrono per gli obiettivi falliti.
Qualcun altro sembra diverso, perché realizza alcuni progetti e vive situazioni di successo personale, e almeno per un po' pare contento.
E' veramente così?
Forse, è la mia risposta certa.
A una visione più attenta, al di là delle buone qualità e dell'impegno personale, è la fortuna cioè le circostanze che determinano il successo materiale e perfino il successo delle relazioni personali e conseguentemente proiettano l'individuo in un apparente benessere psicologico che sommariamente potremmo definire come: felicità.
Tutti i nostri desideri e i successi sono determinati dalle circostanze.
Non esiste propriamente l'autodeterminazione o il libero arbitrio, è solo apparente la scelta.
Le vere scelte sono state fatte prima di vivere, qui nella materialità bisogna solo capire il motivo per cui abbiamo fatto quelle scelte.
La vita è scritta nel dettaglio ed è immodificabile.
Per questo i saggi definiscono l'esistenza "perfetta" perché niente può andare in modo diverso da come andrà e funziona tutto benissimo, perché è già stato fatto.
E' noto che alla maggioranza piace pensare che siano gli autori del trionfo della propria volontà e si immaginano che determinino la loro vita come fossero delle piccole Divinità, si credono una specie di Dio, ma con la sciatalgia.
Secondo questi personaggi si può fare tutto, ed è vero, ma solo quello che è già stato deciso prima dell'esistenza.
Se non lo si crede che le circostanze apparentemente casuali siano i nostri veri padroni, rispetto alla nostra volontà, si può immaginare che se una persona nasce con la gobba, mi domando come potrà diventare un playboy di successo?
Anche se questo Casanova in erba lo desiderasse fortemente, perfino se fosse un campione di seduzione.
La fortuna allora domina il nostro destino?
Non proprio, perché la fortuna è comunque uno strumento del Destino.
Il Destino governa ogni cosa.
Tralascio di spiegare dettagliatamente come si è formata questa mia certezza grazie anche a esperienze dirette e lambisco solamente l'argomento che richiederebbe una più lunga esposizione.
Comunque sia, le carte del mazzo una volta distribuite determinano l'esito della partita e se non saranno nemmeno un po' buone per il giocatore sfortunato non cambieranno il risultato neanche giocando al meglio.
Questo concetto di predestinazione, l'essere umano fa molto fatica a considerarlo seriamente, perché vorrebbe dirigere la propria esistenza, quando a guardar bene non dirige proprio un bel niente, neppure decide quando andrà in bagno è il copro che dispone le funzioni biologiche non la volontà; Non siamo padroni nemmeno della casa che abitiamo.
Se le cose sembrano in nostro potere, lo sono finché durano le condizioni per determinarle; Così ci si autoconvince, grazie alla presunzione di essere l'autore e il regista della propria vita quando si è solo l'interprete.
In realtà l'essere umano non sa nemmeno se camperà o morirà tra dieci secondi.
In definitiva nessuno sa niente e perfino io non so niente nonostante mi ostino a scriverne in proposito.
Io scrivo solo su come imparare, non su ciò che ho imparato oppure cosa è possibile imparare.
In questo modo espongo dei ragionamenti che gli altri non hanno, anzi il più delle volte sono opposti al senso comune che a parte essere comune non ha proprio alcun senso per me.
Curiosamente si nota che alcune persone con un Destino felice, per merito o per caso non entro nel dettaglio, non hanno quella profondità che altre con una vita più difficile e segnata dalle sconfitte e dalla sofferenza a volte perfino immeritata, dimostrano.
La sofferenza però non è da sola garanzia di saggezza oppure come si voglia chiamare la conoscenza.
Altrimenti mi basterebbe pestarmi un dito con un martello per diventare subito un po' più intelligente e saggio.
Questa conoscenza per formarsi nell'individuo necessita di alcuni elementi, quali l'accettazione del proprio divenire in maniera assoluta, l'elaborazione profonda dei fatti e delle circostanze e la ricerca di "un altro vivere nel vivere" in cui può trovare la liberazione dalla sofferenza.
La mera supinazione a un disagio, prostrandosi a mani giunte e invocando l'intervento di una volontà Divina incomprensibile, non basta e non serve.
Richiede altro la conoscenza e ha bisogno di introspezione che definirei: entrare in se stesso senza scuse né menzogne.
Ecco che forse ingenuamente mi viene da pensare che ogni fatto o evento della vita è alla fine effimero secondo me, ma importantissimo per gli altri che si indentificano in quegli eventi, eventi che comunque, considerato un tempo sufficientemente lungo, saranno destinati a deludere o a finire, in quanto nessuno realizza compiutamente i propri sogni.
Il sogno non è qualcosa da raggiungere, ma qualcosa che ti muove e ti spinge verso il tuo Destino che comunque si compirà. Sembra qualcosa di contradditorio questa affermazione, ma nella dimensione dell'autenticità la coerenza assume il valore della conciliazione degli opposti, qualcosa che nella realtà umana ordinaria risulta invece incomprensibile.
La comprensione che se ne ricava da questa esperienza altalenante di piacere e sofferenza, successo e fallimento, odio e amore, povertà e ricchezza, cioè in buona sostanza la vita è, sebbene diversa per ognuno, inequivocabilmente un dato d'esperienza e di maturità.
Questo è innegabile, cui però non si può assegnarne una grandezza né di questa profondità raggiunta darne una dimensione.
Inoltre, si fa esperienza e si ragiona grazie agli errori, quando le cose vanno bene non si impara niente e nemmeno si cerca di migliorare le cose.
Una vita di successi continui che secondo molti è prova di valore, sarebbe invece la vita di un idiota, nonostante la maggioranza pensi il contrario.
Un uomo così vittorioso non può imparare nulla.
"Embè sapeva già tutto dalla nascita aveva doti innate" direbbe qualcuno e gli crederei se esistesse una persona del genere. Nessuno nasce "imparato".
In realtà cioè al fondo di queste esperienze del vivere si osserva che si forma un "qualcosa" dentro ognuno, ma questo "qualcosa" sembra non avere nessuna utilità, rispetto al raggiungimento di obiettivi materiali nella vita visibile.
I successi e i consensi sono di fatto lo status del nostro valore e i giudici della nostra esistenza. Questo è quello che il mondo ci dice.
E' proprio così?
Vediamo.
Quello che faccio, sono?
Dunque sono una funzione non più un individuo.
Quello che ottengo è il valore che ho nel mondo?
Ho così un prezzo con cui sono pagato ma anche comprato.
Pare invece che tutti si fermino solamente a questa identificazione fra risultati e persone.
Non vedono la trappola.
I successi dell'anima poi, per dirlo in modo religioso, non si vedono e non ha senso mostrarli ne tanto meno paiono interessare alle persone.
Anzi a volte sembra che gli diano pure fastidio.
Che noioso quello li! Con questi discorsi pesanti, sarebbe più simpatico se invece di scrivere mettesse una bella foto di qualcosa, ma senza didascalia, per favore eh!
Un istantanea muta ecco l'analisi che l'essere umano spesso riesce a sostenere.
Tornando al discorso sui successi e sui raggiungimenti materiali, importantissimi per quasi tutti, essi sono realizzati da persone che paiono non esserne degne e questi "grandi" visti da vicino appaiono invece modesti.
Altre persone sembrano meritevoli, ma finché non si conoscono bene, altre invece ottengono gloria grazie alle disgrazie degli altri. Quasi tutti sfruttano i propri simili.
Insomma bisognerebbe saperla tutta la storia per capire se è veramente come sembra.
La lista dei personaggi vincenti sembra composta da persone molto diverse tra loro e spesso si dimentica che se una persona vince, gli altri devono perdere.
Dunque un individuo sarà contento, ma gli altri saranno infelici. Questo non appare molto equo, visto che in questo Mondo parlare di Giustizia è sempre un azzardo.
Questo scritto per fortuna non è un manuale sulla ricerca del benessere allargato; Questo è un semplice computo aritmetico tra elementi diversi della vita.
Tra ciò che si vede e ciò che non si vede.
Tra ciò che si crede vero, perché tangibile e ciò che è realmente vero sebbene invisibile.
Immaginando per assurdo e a ulteriore esempio un essere umano con un Destino sempre felice e con una Fortuna sfacciata, alla fine molto probabilmente si determinerà un cretino.
Di fatto il valore intrinseco della Fortuna portato all'estremo diventa un castigo per l'intelligenza umana.
Le persone baciate dalla sorte sono generalmente molto superficiali, almeno fino a quando non usciranno da questa esistenza paradisiaca e dovranno conoscere almeno per qualche attimo la sofferenza, l'angoscia e la paura dell'annichilimento e forse capire come stanno le cose.
Vivere sempre in un Luna Park ci fa restare ragazzini, ci impedisce di crescere e non favorisce l'intelligenza né tanto meno l'empatia con gli altri cioè quelli che non possono andare al parco giochi nemmeno la domenica pomeriggio per distrarsi un pochino.
Il conto alla fine detratte le sfortune e le sofferenze e addizionato quel "qualcosa" che ci rende più pieni e ricchi di non si sa bene che, si avrà un bilancio e questo bilancio risulterà essere pari a zero.
Le cose si perdono e si corrompono, ma la comprensione determinata dalle cose perse si acquisisce e resterà con noi, almeno sino a che saremo vivi.
Qualcuno sostiene che rimarrà anche dopo: nell'aldilà, ma non capisco come possa affermarlo visto che è ancora qui.
Tutto è in pareggio in questa contabilità materiale e spirituale composta da voci apparentemente opposte, disposte su due colonne: avere ed essere. Esperienza e conoscenza. Fatti è comprensione di essi.
Quello che proprio non entra in testa ai miei simili (?) è che non è importante il successo, ma l'esperienza.
E' solo attraversando le esperienze che un uomo potrà diventare maturo. Il successo non rende nessuno maturo, anzi spesso lo inorgoglisce.
Si comprende allora che ogni messaggio asfissiante della Società dei prodotti e dei consumi, ci indica una strada che non porta da nessuna parte; Ci mette in competizione, perdendo così il senso d'umanità e il vero motivo per cui esistiamo.
Non per vincere veniamo al Mondo, ma per comprendere.
Ricordati: Quando Dio ti vuole punire esaudisce i tuoi desideri. A me non piace parlare di Dio, trovo questo termine riduttivo, preferisco parlare di Significato.
La Vita è un insegnante severo. Però a me piace.
Ieri sono andato in Ospedale a trovare un amico, un fratello per me, un vero guerriero mica a chiacchere, insomma una persona vera.
L'ho visto sul letto, trafitto dai cateteri come una sorta di S. Sebastiano sdraiato, divorato dalla malattia. Consumato. Gli restavano solo gli occhi di un tempo.
Ho provato a fare il simpatico, ma farlo ridere era impossibile e l'Invincibile Dea era già al suo fianco, che fare?
Ho pensato: Non ti posso portare via da ciò che ti aspetta, ma cazzo un pochino ti porto, ti prendo sulle spalle e qualche metro si riesce a fare, un piccolo tratto di strada insieme, almeno fin che mi regge lo Spirito.
Ho pregato in me stesso: Dammi la sua sofferenza, non per sempre, ma solo per un poco.
Così è stato. Brillavo e morivo dentro, poi sono tornato a casa e ho pianto come una femminuccia.
Che vergogna!
Ma come?
Se tutto è illusione!
Si è vero, ma la Vita è una "grande illusione" e vale la pena di viverla completamente.
Questo secondo me è il senso d'umanità, amore se vogliamo chiamarlo così, forse piccolo, modesto, spesso intermittente, ma sempre più grande delle sofferenze che ci toccano.
Non si vince niente a questo Mondo, perché per prima cosa non si possiede stabilmente nulla, infatti passati al massimo trentamila giorni che sembrano tanti, ma passano in un attimo ce ne andremo e non porteremo con noi nulla.
E per secondo: Vincere è di fatto una perdita.
Mentre l'esperienza ci arricchisce e non ci mette in lizza con il prossimo, perché le esperienze si possono condividere senza problemi, invece il cosiddetto successo ci mette in competizione per qualcosa che non darà altro che preoccupazioni e assegnerà un valore di merito a noi stessi rendendoci arroganti e così perdendo l'empatia con il prossimo.
Si parla sempre di unire le persone, quando ogni messaggio e diktat della nostra Società va nel senso opposto.
Come posso sentirmi unito ad altri se ognuno è in concorrenza con l'altro?
Il Mondo ci vuole tutti in corsa per una medaglia, per l'applauso o per un premio in denaro.
Si oltrepassa uno striscione messo di traverso lungo la strada e lo si chiama traguardo. Poi ce ne sarà un altro e un altro ancora, non finiscono mai, ma le persone invece finiscono.
Si guadagna un Trofeo e si perde lungo la strada la gioia di vivere, il piacere di stare insieme, la felicità che ti da sentirti utile.
Solo le esperienze ci possono unire, le idee e i desideri invece sempre ci divideranno.
L'idea stessa di successo ci separa e vede il possesso di qualcosa come preponderante sulle persone, infatti generalmente nella corsa per accaparrarsi più che si può, ciò avviene soprattutto a scapito degli altri.
Creare una distanza dalle umane vicissitudini e dai patemi d'animo, sovente egoisti e meschini, non significa non avere entusiasmi.
A me piace fare ogni cosa bene, non per primeggiare, ma perché mi perdo nelle mie passioni.
Le cose diventano belle perché sono eseguite bene, infatti il tempo è sempre poco e se sono fatte male per sistemarle ci vorrà ancora più tempo e si potrebbe non averlo, inoltre indulgere nell'imperizia non è il mio modo.
Ricerco costantemente l'impeccabilità che sembra un parolone e sembra che a scriverlo sia chissà chi, ma lo faccio anche se nessuno mi guarda e perfino se non c'è bisogno. Serve a me.
Perseguo l'azione fatta bene in se, non il frutto di tale azione. perché esprimendo questa dedizione ogni evento della vita assumerà un valore artistico cioè diventerà bello.
Preparare un buon piatto, vedere il Mondo e viverlo in modi diversi, aiutare qualcuno in difficoltà, camminare e respirare con consapevolezza, interessarsi alle persone semplici e modeste invece di seguire il gossip di quelli famosi, perfino farsi la barba può diventare qualcosa di bello e sentito, quasi un'opera d'arte, invece che fare tanto per fare come un'incombenza noiosa.
Prendo il mio rasoio a mano libera e lambendo il rischio di una cicatrice permanente, mi sbarbo con concentrazione e realizzo la gioia dell'azione fatta bene.
Essere nelle piccole cose esattamente dove sono, senza nessun pensiero, solo quello che eseguo, questo è buono.
L'esistenza non è niente di speciale, ma è nei dettagli che si trova la bellezza.
Aiuta perfino il dolore e il pericolo, non subito ma scelto. Sono tutte cose che la gente evita e invece favoriscono una tale presenza mentale.
Almeno questo è il mio intento, perché i risultati a volte non sono sempre ottimi, a volte addirittura sono pessimi. Su certe cose sono scarso.
Allora dovrò fare di più. Dovrò sbagliare meglio, diciamo.
In ogni caso e lo dico con parole vere: Delusioni e realizzazioni, illusione e realtà, alla fine si estinguono nel vuoto.
Penso però che se non si prova a capire la Vita non si troverà la ragione non tanto nel viverla, ma nel trascendere la sofferenza del vivere, grazie alla comprensione che è la vera "ragione" di ogni cosa.
Anche se la ragione si da ai fessi.
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