mercoledì 26 giugno 2024

Il successo dell'Estate

 


Bisogna prendere atto che la materialità non può dare nessun valore significativo all'essere umano, perché la sua natura è illusoria.
Qualsiasi oggetto, persona, rapporto umano e la vita stessa sono destinati a finire o meglio a cambiare di stato.
Questa transitorietà spesso percepita come perdita anche dalle migliori menti è incontrovertibilmente diretta verso la delusione o per meglio dire disillusione; In quanto la sua reale sostanza è come detto: vuota.
Se la materialità cioè gli oggetti e le persone avessero una natura propria non potrebbero cambiare di stato ne tantomeno "apparire" e "non apparire" cioè quello che l'Uomo chiama nascita e morte. Non potrebbe avvenire nemmeno ciò che è percepito come distruzione di qualcosa, la quale in realtà è solo in uno stato di "non percezione".
Si nota che la maggior parte delle persone sono molto infelici, sono nevrotiche e hanno certamente vite faticose, dove spesso soffrono per gli obiettivi falliti.
Qualcun altro sembra diverso, perché realizza alcuni progetti e vive situazioni di successo personale, e almeno per un po' pare contento.
E' veramente così?
Forse, è la mia risposta certa.
A una visione più attenta, al di là delle buone qualità e dell'impegno personale, è la fortuna cioè le circostanze che determinano il successo materiale e perfino il successo delle relazioni personali e conseguentemente proiettano l'individuo in un apparente benessere psicologico che sommariamente potremmo definire come: felicità.
Tutti i nostri desideri e i successi sono determinati dalle circostanze.
Non esiste propriamente l'autodeterminazione o il libero arbitrio, è solo apparente la scelta.
Le vere scelte sono state fatte prima di vivere, qui nella materialità bisogna solo capire il motivo per cui abbiamo fatto quelle scelte.
La vita è scritta nel dettaglio ed è immodificabile.
Per questo i saggi definiscono l'esistenza "perfetta" perché niente può andare in modo diverso da come andrà e funziona tutto benissimo, perché è già stato fatto.
E' noto che alla maggioranza piace pensare che siano gli autori del trionfo della propria volontà e si immaginano che determinino la loro vita come fossero delle piccole Divinità, si credono una specie di Dio, ma con la sciatalgia.
Secondo questi personaggi si può fare tutto, ed è vero, ma solo quello che è già stato deciso prima dell'esistenza.
Se non lo si crede che le circostanze apparentemente casuali siano i nostri veri padroni, rispetto alla nostra volontà, si può immaginare che se una persona nasce con la gobba, mi domando come potrà diventare un playboy di successo?
Anche se questo Casanova in erba lo desiderasse fortemente, perfino se fosse un campione di seduzione.
La fortuna allora domina il nostro destino?
Non proprio, perché la fortuna è comunque uno strumento del Destino.
Il Destino governa ogni cosa.
Tralascio di spiegare dettagliatamente come si è formata questa mia certezza grazie anche a esperienze dirette e lambisco solamente l'argomento che richiederebbe una più lunga esposizione.
Comunque sia, le carte del mazzo una volta distribuite determinano l'esito della partita e se non saranno nemmeno un po' buone per il giocatore sfortunato non cambieranno il risultato neanche giocando al meglio.
Questo concetto di predestinazione, l'essere umano fa molto fatica a considerarlo seriamente, perché vorrebbe dirigere la propria esistenza, quando a guardar bene non dirige proprio un bel niente, neppure decide quando andrà in bagno è il copro che dispone le funzioni biologiche non la volontà; Non siamo padroni nemmeno della casa che abitiamo.
Se le cose sembrano in nostro potere, lo sono finché durano le condizioni per determinarle; Così ci si autoconvince, grazie alla presunzione di essere l'autore e il regista della propria vita quando si è solo l'interprete.
In realtà l'essere umano non sa nemmeno se camperà o morirà tra dieci secondi.
In definitiva nessuno sa niente e perfino io non so niente nonostante mi ostino a scriverne in proposito.
Io scrivo solo su come imparare, non su ciò che ho imparato oppure cosa è possibile imparare.
In questo modo espongo dei ragionamenti che gli altri non hanno, anzi il più delle volte sono opposti al senso comune che a parte essere comune non ha proprio alcun senso per me.
Curiosamente si nota che alcune persone con un Destino felice, per merito o per caso non entro nel dettaglio, non hanno quella profondità che altre con una vita più difficile e segnata dalle sconfitte e dalla sofferenza a volte perfino immeritata, dimostrano.
La sofferenza però non è da sola garanzia di saggezza oppure come si voglia chiamare la conoscenza.
Altrimenti mi basterebbe pestarmi un dito con un martello per diventare subito un po' più intelligente e saggio.
Questa conoscenza per formarsi nell'individuo necessita di alcuni elementi, quali l'accettazione del proprio divenire in maniera assoluta, l'elaborazione profonda dei fatti e delle circostanze e la ricerca di "un altro vivere nel vivere" in cui può trovare la liberazione dalla sofferenza.
La mera supinazione a un disagio, prostrandosi a mani giunte e invocando l'intervento di una volontà Divina incomprensibile, non basta e non serve.
Richiede altro la conoscenza e ha bisogno di introspezione che definirei: entrare in se stesso senza scuse né menzogne.
Ecco che forse ingenuamente mi viene da pensare che ogni fatto o evento della vita è alla fine effimero secondo me, ma importantissimo per gli altri che si indentificano in quegli eventi, eventi che comunque, considerato un tempo sufficientemente lungo, saranno destinati a deludere o a finire, in quanto nessuno realizza compiutamente i propri sogni.
Il sogno non è qualcosa da raggiungere, ma qualcosa che ti muove e ti spinge verso il tuo Destino che comunque si compirà. Sembra qualcosa di contradditorio questa affermazione, ma nella dimensione dell'autenticità la coerenza assume il valore della conciliazione degli opposti, qualcosa che nella realtà umana ordinaria risulta invece incomprensibile.
La comprensione che se ne ricava da questa esperienza altalenante di piacere e sofferenza, successo e fallimento, odio e amore, povertà e ricchezza, cioè in buona sostanza la vita è, sebbene diversa per ognuno, inequivocabilmente un dato d'esperienza e di maturità.
Questo è innegabile, cui però non si può assegnarne una grandezza né di questa profondità raggiunta darne una dimensione.
Inoltre, si fa esperienza e si ragiona grazie agli errori, quando le cose vanno bene non si impara niente e nemmeno si cerca di migliorare le cose.
Una vita di successi continui che secondo molti è prova di valore, sarebbe invece la vita di un idiota, nonostante la maggioranza pensi il contrario.
Un uomo così vittorioso non può imparare nulla.
"Embè sapeva già tutto dalla nascita aveva doti innate" direbbe qualcuno e gli crederei se esistesse una persona del genere. Nessuno nasce "imparato".
In realtà cioè al fondo di queste esperienze del vivere si osserva che si forma un "qualcosa" dentro ognuno, ma questo "qualcosa" sembra non avere nessuna utilità, rispetto al raggiungimento di obiettivi materiali nella vita visibile.
I successi e i consensi sono di fatto lo status del nostro valore e i giudici della nostra esistenza. Questo è quello che il mondo ci dice.
E' proprio così?
Vediamo.
Quello che faccio, sono?
Dunque sono una funzione non più un individuo.
Quello che ottengo è il valore che ho nel mondo?
Ho così un prezzo con cui sono pagato ma anche comprato.
Pare invece che tutti si fermino solamente a questa identificazione fra risultati e persone.
Non vedono la trappola.
I successi dell'anima poi, per dirlo in modo religioso, non si vedono e non ha senso mostrarli ne tanto meno paiono interessare alle persone.
Anzi a volte sembra che gli diano pure fastidio.
Che noioso quello li! Con questi discorsi pesanti, sarebbe più simpatico se invece di scrivere mettesse una bella foto di qualcosa, ma senza didascalia, per favore eh!
Un istantanea muta ecco l'analisi che l'essere umano spesso riesce a sostenere.
Tornando al discorso sui successi e sui raggiungimenti materiali, importantissimi per quasi tutti, essi sono realizzati da persone che paiono non esserne degne e questi "grandi" visti da vicino appaiono invece modesti.
Altre persone sembrano meritevoli, ma finché non si conoscono bene, altre invece ottengono gloria grazie alle disgrazie degli altri. Quasi tutti sfruttano i propri simili.
Insomma bisognerebbe saperla tutta la storia per capire se è veramente come sembra.
La lista dei personaggi vincenti sembra composta da persone molto diverse tra loro e spesso si dimentica che se una persona vince, gli altri devono perdere.
Dunque un individuo sarà contento, ma gli altri saranno infelici. Questo non appare molto equo, visto che in questo Mondo parlare di Giustizia è sempre un azzardo.
Questo scritto per fortuna non è un manuale sulla ricerca del benessere allargato; Questo è un semplice computo aritmetico tra elementi diversi della vita.
Tra ciò che si vede e ciò che non si vede.
Tra ciò che si crede vero, perché tangibile e ciò che è realmente vero sebbene invisibile.
Immaginando per assurdo e a ulteriore esempio un essere umano con un Destino sempre felice e con una Fortuna sfacciata, alla fine molto probabilmente si determinerà un cretino.
Di fatto il valore intrinseco della Fortuna portato all'estremo diventa un castigo per l'intelligenza umana.
Le persone baciate dalla sorte sono generalmente molto superficiali, almeno fino a quando non usciranno da questa esistenza paradisiaca e dovranno conoscere almeno per qualche attimo la sofferenza, l'angoscia e la paura dell'annichilimento e forse capire come stanno le cose.
Vivere sempre in un Luna Park ci fa restare ragazzini, ci impedisce di crescere e non favorisce l'intelligenza né tanto meno l'empatia con gli altri cioè quelli che non possono andare al parco giochi nemmeno la domenica pomeriggio per distrarsi un pochino.
Il conto alla fine detratte le sfortune e le sofferenze e addizionato quel "qualcosa" che ci rende più pieni e ricchi di non si sa bene che, si avrà un bilancio e questo bilancio risulterà essere pari a zero.
Le cose si perdono e si corrompono, ma la comprensione determinata dalle cose perse si acquisisce e resterà con noi, almeno sino a che saremo vivi.
Qualcuno sostiene che rimarrà anche dopo: nell'aldilà, ma non capisco come possa affermarlo visto che è ancora qui.
Tutto è in pareggio in questa contabilità materiale e spirituale composta da voci apparentemente opposte, disposte su due colonne: avere ed essere. Esperienza e conoscenza. Fatti è comprensione di essi.
Quello che proprio non entra in testa ai miei simili (?) è che non è importante il successo, ma l'esperienza.
E' solo attraversando le esperienze che un uomo potrà diventare maturo. Il successo non rende nessuno maturo, anzi spesso lo inorgoglisce.
Si comprende allora che ogni messaggio asfissiante della Società dei prodotti e dei consumi, ci indica una strada che non porta da nessuna parte; Ci mette in competizione, perdendo così il senso d'umanità e il vero motivo per cui esistiamo.
Non per vincere veniamo al Mondo, ma per comprendere.

Ricordati: Quando Dio ti vuole punire esaudisce i tuoi desideri. A me non piace parlare di Dio, trovo questo termine riduttivo, preferisco parlare di Significato.


La Vita è un insegnante severo. Però a me piace.
Ieri sono andato in Ospedale a trovare un amico, un fratello per me, un vero guerriero mica a chiacchere, insomma una persona vera.
L'ho visto sul letto, trafitto dai cateteri come una sorta di S. Sebastiano sdraiato, divorato dalla malattia. Consumato. Gli restavano solo gli occhi di un tempo.
Ho provato a fare il simpatico, ma farlo ridere era impossibile e l'Invincibile Dea era già al suo fianco, che fare?
Ho pensato: Non ti posso portare via da ciò che ti aspetta, ma cazzo un pochino ti porto, ti prendo sulle spalle e qualche metro si riesce a fare, un piccolo tratto di strada insieme, almeno fin che mi regge lo Spirito.
Ho pregato in me stesso: Dammi la sua sofferenza, non per sempre, ma solo per un poco.
Così è stato. Brillavo e morivo dentro, poi sono tornato a casa e ho pianto come una femminuccia.
Che vergogna!
Ma come?
Se tutto è illusione!
Si è vero, ma la Vita è una "grande illusione" e vale la pena di viverla completamente.
Questo secondo me è il senso d'umanità, amore se vogliamo chiamarlo così, forse piccolo, modesto, spesso intermittente, ma sempre più grande delle sofferenze che ci toccano.
Non si vince niente a questo Mondo, perché per prima cosa non si possiede stabilmente nulla, infatti passati al massimo trentamila giorni che sembrano tanti, ma passano in un attimo ce ne andremo e non porteremo con noi nulla.
E per secondo: Vincere è di fatto una perdita.
Mentre l'esperienza ci arricchisce e non ci mette in lizza con il prossimo, perché le esperienze si possono condividere senza problemi, invece il cosiddetto successo ci mette in competizione per qualcosa che non darà altro che preoccupazioni e assegnerà un valore di merito a noi stessi rendendoci arroganti e così perdendo l'empatia con il prossimo.
Si parla sempre di unire le persone, quando ogni messaggio e diktat della nostra Società va nel senso opposto.
Come posso sentirmi unito ad altri se ognuno è in concorrenza con l'altro?
Il Mondo ci vuole tutti in corsa per una medaglia, per l'applauso o per un premio in denaro.
Si oltrepassa uno striscione messo di traverso lungo la strada e lo si chiama traguardo. Poi ce ne sarà un altro e un altro ancora, non finiscono mai, ma le persone invece finiscono.
Si guadagna un Trofeo e si perde lungo la strada la gioia di vivere, il piacere di stare insieme, la felicità che ti da sentirti utile.
Solo le esperienze ci possono unire, le idee e i desideri invece sempre ci divideranno.
L'idea stessa di successo ci separa e vede il possesso di qualcosa come preponderante sulle persone, infatti generalmente nella corsa per accaparrarsi più che si può, ciò avviene soprattutto a scapito degli altri.

Creare una distanza dalle umane vicissitudini e dai patemi d'animo, sovente egoisti e meschini, non significa non avere entusiasmi.
A me piace fare ogni cosa bene, non per primeggiare, ma perché mi perdo nelle mie passioni.
Le cose diventano belle perché sono eseguite bene, infatti il tempo è sempre poco e se sono fatte male per sistemarle ci vorrà ancora più tempo e si potrebbe non averlo, inoltre indulgere nell'imperizia non è il mio modo.
Ricerco costantemente l'impeccabilità che sembra un parolone e sembra che a scriverlo sia chissà chi, ma lo faccio anche se nessuno mi guarda e perfino se non c'è bisogno. Serve a me.
Perseguo l'azione fatta bene in se, non il frutto di tale azione. perché esprimendo questa dedizione ogni evento della vita assumerà un valore artistico cioè diventerà bello.
Preparare un buon piatto, vedere il Mondo e viverlo in modi diversi, aiutare qualcuno in difficoltà, camminare e respirare con consapevolezza, interessarsi alle persone semplici e modeste invece di seguire il gossip di quelli famosi, perfino farsi la barba può diventare qualcosa di bello e sentito, quasi un'opera d'arte, invece che fare tanto per fare come un'incombenza noiosa.
Prendo il mio rasoio a mano libera e lambendo il rischio di una cicatrice permanente, mi sbarbo con concentrazione e realizzo la gioia dell'azione fatta bene.
Essere nelle piccole cose esattamente dove sono, senza nessun pensiero, solo quello che eseguo, questo è buono.
L'esistenza non è niente di speciale, ma è nei dettagli che si trova la bellezza.
Aiuta perfino il dolore e il pericolo, non subito ma scelto. Sono tutte cose che la gente evita e invece favoriscono una tale presenza mentale.
Almeno questo è il mio intento, perché i risultati a volte non sono sempre ottimi, a volte addirittura sono pessimi. Su certe cose sono scarso.
Allora dovrò fare di più. Dovrò sbagliare meglio, diciamo.
In ogni caso e lo dico con parole vere: Delusioni e realizzazioni, illusione e realtà, alla fine si estinguono nel vuoto.
Penso però che se non si prova a capire la Vita non si troverà la ragione non tanto nel viverla, ma nel trascendere la sofferenza del vivere, grazie alla comprensione che è la vera "ragione" di ogni cosa.
Anche se la ragione si da ai fessi.

mercoledì 12 giugno 2024

Tempo, Arte, Bimbi e Primitivi


La vita assomiglia a un cerchio.

Si nasce piccoli e bisognosi di cure, poi le esperienze ci maturano grazie al corpo che si rinforza e diventa sempre più autonomo, invecchiando si torna bisognosi di cure e deboli. E infine si fa ritorno da dove siamo pervenuti.
All'Infinito se vogliamo dirlo in poesia.
Questo è quasi ovvio.
Come dico sempre: Bisogna guardare ai bambini come Maestri.
E' -essere baby- così lo chiamo io, ma non è fare i capricci, sbattere i piedi a terra, oppure giocare senza curarsi di nulla facendosi la cacca addosso.
Un piccolo preambolo più volte ripetuto nel mio scrivere: E' il rapporto con il Tempo che ci determina come essere umano e che realizza il tipo di persona che siamo.
Nel mondo moderno le persone sono proiettate sempre più verso un futuro (incerto) cercando di pianificarlo, questo genera ansia. Altre si orientano verso il passato dei ricordi, determinando malinconia. Entrambi questi tempi non esistono nella realtà.
Allora si dirà: -Vivi nel Presente!-
Non si dice così?
Ma vivere il Presente è ugualmente impossibile, perché la Mente, grazie ai sensi, coglie il fatto sempre in ritardo, magari un millesimo di secondo dopo che è avvenuto, ma non è propriamente ed esattamente nell'adesso.
Il bambino, nella sua condizione più autentica cioè quando è molto piccolo e meno strutturato dall'educazione, non vive il Presente (che è impossibile) ma vive l'Atemporalità. Una cosa diversa.
Il bambino vive l'assenza del Tempo.
Un esempio. Un bimbo chiede alla Madre: Mi compri il gelato? -Dopo!- Risponde la Mamma. Trenta secondi e di nuovo il bambino incalza: Compriamo il gelato? Ti ho detto dopo!
E via così per mezz'ora, continuerà a chiedere.
Non sta insistendo, ma come si intuisce, il concetto di "dopo" per lui è estremamente vago. Non ha idea quando accadrà, così continua a domandarlo.
In un bambino ancora più piccolo il "dopo" sarà completamente assente, infatti, appena nato se la Mamma esce dalla stanza comincia a piangere, per lui è semplicemente sparita, infatti esiste solo quello che può vedere o toccare cioè relazionarsi alle cose e alle persone le fa vivere.
Immaginare che la Madre uscita possa fare ritorno non è qualcosa che comprende, la consequenzialità non ha senso, in quanto nel neonato il concetto di Tempo non si è ancora formato.
Questo ci fa intendere che sebbene utile, il Tempo è una costruzione accessoria e propriamente nella interiorità umana non esiste. E' una specie di orologio costruito dalla mente. E' creato dopo la nascita ed è creato per poter crescere, ovvero per poter sopravvivere.
L'estensione di questo strumento/concetto però può diventare una malattia, una maledizione, cioè la dimensione temporale in cui gli eventi si incasellano nella memoria per darne un senso in uno scorrere lineare, determina una sorta di prigione in cui l'essere umano è rinchiuso.
La capacità previsionale, giunta ormai all'esasperazione del tempo che non basta mai, nel uomo civilizzato lo rende ansioso e nevrotico, quasi in uno stato di follia.
L'Uomo perde il contatto con se stesso traslando il proprio sé nel tempo.
Non è mai dov'è, e sempre da un'altra parte. Praticamente diviene schizofrenico.
L'uomo primitivo è più sano, ne sopravvivono ancora pochi in aree remote.
A me è capitato d'incontrarli in Congo non troppo vicino al vulcano Nyragongo in un villaggio sperduto ai piedi dei Monti Virunga, poi in Birmania (tribù antropofaga rituale), nelle Filippine (Ifugao in foto) e nella foresta Amazzonica Colombiana.

Entrambi, cioè primitivi e bambini molto piccoli, si assomigliano.
Non sono propriamente buoni, ma neppure cattivi, sono solo sinceri e spontanei.
Un selvaggio, oggi si dice più propriamente "nativo" magari divide amichevolmente il poco cibo a disposizione con te e può capitare per cause ignote, ma con il medesimo candore, che ti taglia la testa dal collo.
Il senso di colpa non ha ragione di essere se non si conosce il Tempo.
Non esiste un "poi" dove qualcuno autore di un presunto misfatto sarà punito, è tutto un eterno "ora".
Se qualcosa accade di malvagio, secondo il loro sentire, si esorcizza con un rito. E tutto finisce lì.
Evento e trascendimento grazie alla ritualità è quasi concomitante.
Così si va avanti senza la memoria di un prima.
Non tutte le tribù hanno lo stesso grado di primitività, ma in generale questo modo è abbastanza riscontrabile.

Qualcuno potrebbe pensare che il contatto con questa realtà selvaggia sia estremamente pericoloso.
Personalmente visto che sono sempre tornato a casa sano e salvo non lo è stato.
Però non garantisco per gli altri.

Il "Futuro" per questi primitivi è di fatto un quasi-presente, il domani è qualcosa che non sanno bene cosa sia, il passato invece non esiste proprio più.
Sono completamente immersi in quello che c'è loro intorno.
Questa condizione per noi uomini civilizzati è bizzarra, inconcepibile, uno stato dell'essere incompleto; E' invece naturale.
Noi individui tecnologici siamo oramai tante cose, ma non siamo più istintivi, abbiamo perso questa primitività e non percepiamo più ciò che ci sta intorno e così perfino il concetto di "Sacro" che è una medicina per l'Uomo, non può più esistere propriamente.
Viviamo in un mondo ridondante di oggetti, dati, convenzioni, leggi e parole; La relazione con qualcosa che riguarda le percezioni e le sensazioni profonde in rapporto alla grandezza misteriosa della Vita e della Natura per la maggioranza è solamente un concetto, non un fatto.
L'essere umano modernizzato è impegnato tutto il giorno a fare cose sempre meno tangibili e reali, immedesimandosi in astrazioni che per lui divengono invece realtà.
L'Uomo è ipnotizzato per ore davanti alla televisione oppure con altre diavolerie digitali, identificandosi in enti arbitrari, processando byte computerizzati, quando in definitiva è avulso dalla realtà, proprio a causa di quegli strumenti e da quei dati.
La pace e il furore di un bambino molto piccolo, oppure quella di un primitivo (a me è capitato di vederlo) sono totali.
Inconcepibili per un uomo civilizzato, la cui forza e spinta vitale è quasi sempre sedata dalla comodità e dall'educazione, per non parlare del conformismo acritico che fa assomigliare quasi tutti agli stessi modelli come fossero copie di altre copie senza alcuna originalità.
Si constata che i bambini della nostra società, appena cominciano a crescere, sono pieni di problemi. Divengono egocentrici, capricciosi e sviluppano ogni genere di idiosincrasia; A volte sono affetti da veri e propri disagi psichici, forse perché sono educati dai genitori anch'essi problematici.
I ragazzi e gli adulti in questo Mondo moderno dove sono?
Sono irrimediabilmente persi dentro uno smartphone!
Sono diventati essi stessi un cellulare.
Qualche giorno fa ero in un fast food e vicino a me c'era un gruppo di adolescenti tra i tredici e i quattordici anni.
Gridavano come posseduti dai Demoni tutti insieme, parevano matti, ma a me facevano contentezza.
Almeno ridevano.
Avevano un linguaggio che definire osceno è riduttivo, forse volevano scandalizzare gli adulti intorno, credendo così di esserlo a loro volta.
Venivano rimproverati dal responsabile del locale, si zittivano qualche attimo e poi riprendevano questa sorta di cacofonia.
Nessuno li sopportava, invece a me incuriosivano. Improvvisamente, uno di loro ha preso il cellulare di una ragazzina del gruppo, e tra urla e strepiti degni di un branco di scimmie urlatrici sono usciti tutti dal locale, tutti insieme senza più fare ritorno.
Improvvisamente è calato il silenzio.
Al loro posto subito dopo è giunto un altro gruppo composto da anziani che si lamentavano di tutto però a bassa voce.
In un secondo o visto quelli che erano andati come diventeranno.
Entrambe le generazioni distanti sessanta anni eppure non si sono mosse di un palmo, ugualmente distaccate irrimediabilmente dal mondo che vivono.
Ho ringraziato non so chi che la Vita mi ha reso diverso e mi è dispiaciuto un pochino per tutti loro.
E' talmente forte la finzione cui si assuefanno le persone oggigiorno che la realtà li stranisce e li atterrisce.
Comunque va bene così.

Cos'è invece la felicità per le persone primitive e semplici?
E' sentire; Sentire significa essenzialmente percepire l'amicizia di tutte le cose e di tutti gli esseri intorno.
Fondendosi in questo paesaggio fatto di Natura e di esseri viventi la gioia sorge spontanea, grazie a questo senso di comunione che loro chiamano appunto: amicizia.
Questo non gli impedisce di scannarsi in caso di contrasti con altre tribù o con l'uomo bianco quando si comporta da invasore.
Se non ci sono ragioni di lotta, di caccia o altri problemi legati alla sopravvivenza, questo stato di quiete naturale e di felicità serena li accompagna sempre ed è determinato non dalle cose, ma dalla relazione.
Questo è sostanzialmente la differenza con l'uomo civilizzato.

In una società tribale inoltre, l'educazione dei bambini da parte dei genitori è quasi assente.
Loro imparano principalmente da altri bambini con cui stanno sempre insieme, perché si conoscono tutti dalla nascita; Giocano alla caccia, con la palla o fanno altre cose, ma sempre insieme e così la loro psiche si armonizza con quella degli altri in maniera semplice e spontanea.
La loro vita si svolge anche a contatto con gli adulti che di fatto sono come parenti.
Le regole (poche) sono apprese grazie all'osservazione e ispirate da tutti i membri del gruppo tribale, piuttosto che inculcate a forza di urla dai genitori.
I pericoli in un Mondo selvaggio ci sono e sono molti, ma i bambini e i giovani imparano subito a riconoscerli e proteggendosi a vicenda, sviluppano non solo una forte coesione, ma la loro stessa identità.

Mi ricordo una volta nelle Filippine lungo una strada, un po' perso nel nord della grande isola di Bohol, vi trovai un gruppetto di bambini che giocava a ridosso di una carreggiata sommariamente asfaltata, dove passavano molti camion a forte velocità. Il marciapiede non esisteva e vidi un bambino di tre anni che accucciato giocava con un altro poco più grande a venti centimetri dal bordo della strada.
I grandi camion sfrecciavano e lo spostamento d'aria quasi mi faceva dondolare, mentre loro ridevano e giocavano a pochi centimetri dalla Morte, sorvegliati neanche troppo, da una sorellina che avrà avuto dieci anni.
Forse è da irresponsabili un'educazione così?
Oppure prepara in un modo migliore a un Mondo che sebbene bellissimo non è sempre ospitale, a volte perfino profondamente ostile?
Onestamente non ho una risposta.
Arrivò poi dalla foresta la madre, probabilmente dopo il lavoro nei campi, li chiamò con poche parole e senza girarsi si inerpicò lungo un pendio nella giungla, verso la loro baracca che chissà dov'era.
I piccoli come le papere di Lorenz, smisero di giocare e all'unisono la seguirono.
Si persero tutti nel verde.
Un bambino delle nostre città in quel contesto non sopravvivrebbe quindici minuti, i nostri figli sono sempre arrabbiati per qualcosa, invece loro erano calmi, sereni, disciplinati in maniera quasi istintiva, non si sentivano persi, perché legati l'uno all'altro come fossero una cosa sola.
In un contesto naturale l'identità è connessa e in relazione agli altri e non distinta e in competizione come avviene nella società moderna.

Un'altra chiosa di vita vissuta.
L'essere umano nel suo ricongiungersi alla propria istintività trova un contatto con la terra e perfino con gli animali.
Personalmente non ho un rapporto particolare con gli animali domestici, non stimo molto chi non si conquista il proprio cibo o non se lo guadagna con il proprio lavoro, ma comunque mi piacciono i cani e i gatti e mi si avvicinano incuriositi anche se non ho una vera comunicazione con loro.
Invece, una volta mi accadde un fatto stranissimo.
Ero in un villaggio sul Lago Inle in Birmania, quando una sera cercando la casa di una signora che mi preparava da mangiare (molto bene) incrociai un Bufalo asiatico.
Non lo avevo visto, perché non c'era illuminazione artificiale, si vedeva solo grazie al lucore della Luna.
Così mi ritrovai faccia a faccia con questa creatura enorme che vagava apparentemente libera.
Fu un istante molto lungo in cui ci guardammo entrambi.
Il Bufalo emise un grugnito forte e inequivocabile: -Spostati!- Mi fece intendere con quel muggito.
Ovviamente mi feci da parte e lo lasciai scorrere lungo il mio fianco sinistro, lo rivedo come accadesse ora. Ero completamente attento. Assorbito totalmente da quel evento inaspettato; Paura e stupore si contendevano la supremazia dell'emozione che provavo. Sentii inoltre distintamente l'odore particolare e pungente di quell'animale vicinissimo.
Era gigantesco, imponente, quasi spaventevole.
Subito dopo, trotterellando, sopraggiunse un minuscolo omino, il proprietario dell'animale e lo rimproverò, battendolo con una canna sul dorso.
Per il Bufalo erano come carezze quei colpi. L'uomo si scusò con me, ma io gli dissi: "E' colpa mia, non l'avevo proprio visto".
Il Bufalo placido, dopo qualche metro si fermò è non volle più muoversi, anzi si girò a guardarmi con insistenza.
Fu una scena surreale.
L'uomo che lo accompagnava e che amava, riamato il Bufalo, mi disse: "Tu simpatico, lui vuole salutarti".
Così un po' titubante mi avvicinai a quella strana coppia e misi le mani sotto il muso del Bufalo e pensai: "Grazie, ma purtroppo non ho cibo da offrirti per ricambiare la tua simpatia".
L'uomo commentò: "Ah! Anche tu parli con lui".
A me non pareva, infatti non avevo detto una parola, ma lui ne era invece convinto; Anzi, aggiunse che il Bufalo mi voleva invitare a mangiare con loro, perché ero solo e affamato.
Certamente fu un evento che a descriverlo appare delirante, ma in quel contesto era perfettamente naturale, era bellissimo.
Rifiutai comunque, perché avevo un appuntamento.
Dissi mentalmente:
-"Apprezzo l'invito, ma non posso. Che bella la tua forza e la tua calma"-.
E il bufalo rispose come fosse una voce telepatica:
-"Quale forza? Nulla resta com'è"-.
-"E' vero! La Morte porta via tutto e tutti"- pensai.
-"Cos'è la Morte?"- Mi domandò il Bufalo come se il quesito si scrivesse nel mio cervello.
-"La fine"- risposi.
-"La fine? Non capisco"- concluse quest'animale saggio.
Il Tempo non esisteva per quel Bufalo?
Non c'era uno "ieri" dove qualcosa poteva finire in un "domani". Esisteva per quel animale solo il cambiamento senza un reale Tempo?
Pare contradditorio, infatti si assegna un relazione tra cambiamento e Tempo e Il Tempo è legato allo spazio, nell'immobilità nulla può cambiare e il Tempo non può esistere.
Questi sono i concetti ordinari, umani diciamo, cui diamo senso per comprendere la realtà.
Invece non era così secondo il Bufalo, cioè non esisteva il Tempo, ma solo il cambiamento.
Solo la trasformazione è reale, non l'idea temporale connessa. Non esisteva dunque una fine, ma solo una modificazione.
Non ricevetti certamente una spiegazione così dettagliata, estesa e precisa. E' il senso che riesco a darne oggi a quel evento incredibile.
Una spiegazione personale alla sintesi estrema ricevuta da quella comunicazione atipica, tra l'altro con un Bufalo!
A scriverlo mi pare non solo impossibile, ma proprio inconcepibile.
Eppure l'ho vissuto; Come fossi stato catapultato in un sogno.
Fu un incontro talmente semplice, diretto e mai sperimentato prima che al momento mi sembrò del tutto naturale.
Rielaborato con il ragionamento fu ed è ancora sconvolgente.

A ogni modo come erano venuti, quel uomo e quel Bufalo come fossero quasi uno se ne andarono; Le loro ombre si mischiarono e si aggiunsero al buio diventando notte.
Erano mai esistiti?
Me lo sono chiesto mille volte.
Erano solamente ciò che sembravano?
Si dice che in quel particolare paese d'Oriente camminino ancora gli antichi Dei, che i Buddha vissuti sulla Terra vi appaiono qualche volta; Perfino gli Avatar vi discendono, ogni tanto a visitarla e assumendo forme d'animali, oppure manifestandosi con strani eventi della Natura.
Così raccontano i Birmani.
Chissà!?
Oggi però quando sento qualcuno che dice che "parla" con il suo cane gli credo. Almeno so che è possibile.
La magia a volte accade nei modi più bizzarri. Se non altro a me piace pensarlo.

Tornando al mio discorsetto sugli esseri umani, emergono nel contesto selvaggio le regole di convivenza da quelle di buon senso e non da un'educazione astratta.
E' qualcosa di molto concreto la socialità che vivono i Nativi ed è legata alla sopravvivenza, una voce silenziosa li unisce ed è come se dicesse: "Noi forti insieme".
Standogli vicino si ode chiaramente.
La felicità è quasi sempre condivisa come la sofferenza. Perfino i lutti sono vissuti equamente da ogni membro della tribù. Sopportano insieme lo stesso peso di vivere.
Per loro (giustamente aggiungo) non esiste un IO senza un NOI.
In quanto sopravvivere è la questione primaria.
Hanno anche dei limiti, a volte convivono in loro aspetti che potremmo definire crudeli. Aderiscono magari a superstizioni e costumi inconcepibili, insomma sono comunque esseri umani con i loro pregi e difetti.
Vivono in ogni caso con umiltà e rispetto nei confronti dei membri del loro gruppo e dell'ambiente, e queste qualità si sviluppano non aderendo a un'etica o a una morale, ma perché dove e con chi vivono sono necessari.
Il bisogno li emenda dalla presunzione.

L'essere umano civilizzato invece si crede al di sopra del Destino, pensa di non aver bisogno d'altro che dei soldi, e questo funziona finché non gli arriva una "tremenda sfiga" e si ritrova disperatamente solo, anche se supplicherà inutilmente tra l'indifferenza generale un aiuto che tra l'altro, egli stesso non ha mai riservato a nessuno.
Dimentica, questo essere avido che la persona che cade è la medesima che la solleva, è la stessa cosa solamente in due corpi diversi.
E tutti prima o poi cadremo, quindi rendersi utili e dare una mano al prossimo è secondo me una cosa non solo buona e necessaria, ma intelligente.
Cosa c'entra questo discorso con l'arte nominata in titolo?
C'entra nelle Arti Marziali, cui faccio riferimento nei miei interessi.
E' importante cioè la condizione di atemporalità che è voluta, cercata e attuata nell'essenza del combattimento e della pratica marziale.
In particolare nel combattimento reale la percezione del Tempo non esiste più.
Ci si muove velocemente all'inizio e alla fine, ma in mezzo non si ha fretta. Il corpo è più veloce della Mente, si constata l'azione piuttosto che eseguirla. Più l'interiorità è quieta, meglio accade. Non saprei descriverlo meglio.

Va detto inoltre che chi vuole veramente vincere in un combattimento moderno usa le armi, chi realmente ti vuole aggredire e fare del male se le porta dietro e le usa a debita distanza.
Uccidere una persona a mani nude non è proprio facile né esente da reazioni. Inoltre è molto più scioccante, rispetto che sparare a un altro essere umano a distanza e ridurlo a un cumulo di stracci sanguinolento.
E' curioso che la prima sensazione che si prova non è paura o rimorso, ma stupore. L'ho fatto proprio io?
Il ragionamento viene dopo.
Questo però lo scrivo solo come esercizio di fantasia.
È invece facilissimo morire cadendo e picchiando la nuca.
I cinesi chiamano poeticamente, ma forse un po' cinicamente, la parte occipitale: "Il grande Cielo".
Infatti, un colpo lì ti manda di là.
Dunque, l'Arte Marziale in un contesto reale e moderno ha poco senso pratico.
Anche il migliore dei Maestri in splendida forma fisica di fronte a un rimbambito con la panza, ma con un AK 47, farà una bruttissima fine.
L'Arte Marziale nella sua accezione più profonda, invece è un modo per far ritorno a una condizione "naturale" che esprime la massima potenzialità dell'essere umano.
Questo è il fine di tale ricerca.
La primitività come conclusione naturale lungo il cerchio ideale dell'esistenza. Un percorso lungo lo sviluppo umano e culturale più raffinato sino a far ritorno alla semplicità.
Che bello!
La suprema ignoranza nella perfetta saggezza.
E' dunque la ricerca dell'Energia e del suo impiego migliore, quello che si fa per esempio nel Kung Fu (cosa fatta bene) o in altre arti e metodi, perché l'Energia è l'elemento fondamentale. Costitutivo, direi.
Senza Energia interiore (Qi) i movimenti sono vuoti.
Senza la sua percezione fattiva anche la vita è vuota.
Potrei scrivere ore su questo argomento.
Sin da bambino ho praticato l'arte marziale attraverso vari stili e ne sono rimasto stregato.
Sono stato molto fortunato, perché oltre a sopravvivere a varie disavventure e patire ogni genere di sofferenza, ho trovato un vero Maestro, cui a mani giunte va il mio più bruciante ringraziamento.
Da vita in vita ho dovuto correre per raggiungerlo.
Così la mia vera esistenza presente è iniziata grazie a lui.
Nel miglior modo ci si immerge in un'altra condizione d'essere, caratterizzata proprio da quella Atemporalità e da quell'Energia che hanno un modo diverso di esprimersi rispetto al ragionare e al fare comune.
Una condizione di cui si parla poco e si vede ancora meno, ma fondamentale per comprendere che questa "Atemporalità" e questa "Energia" cambia non solo l'Arte Marziale, ma la vita stessa di una persona, perché l'Energia distrugge il falso.

E poi che fare?
Beh! Trovato un Tesoro, saprai anche come spenderlo, no?