lunedì 13 maggio 2013

La grande Luna Nera


Vendere ad altri il proprio penitenziario personale come fosse una suite di un Grand Hotel è proprio degli esseri umani ordinari.
Non gliene faccio una colpa.
Le persone normali sono anime semplici, spesso contente, hanno i buoni sentimenti, credono di amare.
Le persone normali sono felici delle partite di pallone, dei parenti, dei figli, degli hot dog caldi con tanta salsa, del Natale, pregano Dio anche se si fanno sempre i fatti loro.
Sono riconoscenti del lavoro da schiavi che arricchisce sempre qualche altro.
Per vederli veramente arrabbiati devi fargliela proprio grossa, cose gravi come spostargli la giornata del derby, occupargli il posteggio riservato, dirgli la verità sulla patetica esistenza che conducono.
Queste brave persone possono diventare molto feroci, ma solo per cose futili, cose che li riguardano direttamente, appena oltre la propria pelle o il proprio perimetro di proprietà, diventano ciechi e sordi e interrompono il collegamento con il cervello se mai c'è stato. Fanno molta fatica a concepire qualcosa che vada oltre la realizzazione immediata di un vantaggio, ogni altro evento è visto con lo stesso acume con cui una mucca al pascolo durante il tramonto guarda un treno che passa lontano.
Apparentemente si accontentano di poco e certo li compri con poco, un piatto di lenticchie. Li diverti e si distraggono facilmente con quattro piroette e due scoregge.
Ingrassano negli anni come mongolfiere di carne, intontiti dai trigliceridi.
Canticchiano e danzano verso la propria fossa senza mai una domanda che non riguardi altro che i loro impicci.
Si azzuffano pesantemente per delle leggerezze, sono pavidi nell’affrontare le questioni importanti e ignorano l'essenziale.
Non sono mai seri completamente, magari aggrottano le sopraciglia e hanno il volto crucciato, ma dietro questa maschera seriosa non c'è nessuno. Le parole che pronunciano sono come foglie cadute in autunno, tanto leggere da essere sospinte da un alito di vento, il vento mutevole della convenienza e del capriccio.
Come bimbi litigano per i giocattoli poi, una volta avuti, li dimenticano per correre dietro a quelli posseduti da qualche altro.
Si muovono frenetici e non arrivano mai da nessuna parte.
Non si domandano mai il senso di questo avanspettacolo.
Inconsapevoli comparse senza talento. Sono solo il coro che muggisce durante l'Aida, ma ognuno di loro si crede un gran Tenore.
Cercano di arraffare quello che possono turandosi il naso, chiudendosi gli occhi e lo prendono a turno nel bulibù, che alla fine, con l'abitudine, magari fa meno male.
Dicono di volere la libertà ma invece amano le proprie catene.
Il loro amore è misurato dal soddisfacimento immediato, dalla realizzazione delle proprie aspettative. E' una contabilità inesorabile di costi e ricavi che cerca solo il guadagno e così perdono tutto.
Quando parlano di amore questi poveretti non sanno neanche di cosa stanno parlando.
Vogliono solo vivere ma non sanno per cosa valga la pena vivere.
Discutono e giudicano dal loro piccolo, insignificante bozzolo con quegli occhietti di vetro, senza calore, senza dignità, senza sentimenti durevoli, senza forza d'animo.
Sono vissuti dalla vita e così temono la morte, perchè non sono mai stati realmente vivi.


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