lunedì 6 maggio 2013

La sagra dei morti viventi


Sono incappato in una delle molte sagre che con la primavera fioriscono nei paesi della lontana periferia, quando cambia nome e diventa campagna.
Al modo di certi marinai che per sfuggire alla bonaccia delle giornate sempre uguali approdano in un'isola per fare provviste e riposarsi, rischiando però se incontrano i feroci selvaggi che le abitano, una fine terribile.

La prima sorpresa è sorta nella contraddizione che ho trovato in questa festa paesana, diciamo rupestre che si ammantava dell’appellativo di “nostrana” ma sembrava invece un po’ finta; Dove si mangiava anche bene, ma sicuramente non era altrettanto facile digerire quanto si era mangiato.


Una perplessità che si è concentrata in particolare nell'osservare il gran numero di frequentatori attempati di questo convivio; personaggi anziani ma inossidabili, che partecipavano convinti e compunti ad un divertimento di altri tempi.


Uno spettacolo che ho trovavo in verità un po’ macabro, forse per i primi segni di decomposizione che punteggiavano la maggioranza dei partecipanti.
Non saprei che dire a tal proposito, sono troppo giovane per lasciarmi coninvolgere direttamente in questo spettacolo ma troppo vecchio per disprezzarlo completamente.


Certamente questa umanità di terza età mi è appariva sovralimentata. In particolare di grassi idrogenati e mi sembrava per certi aspetti un po’ aliena al mondo cui sono abituato. 

In città, le persone sono in generale abbastanza attente alla moda e sempre a dieta. Daccordo, con scarsi risultati, visto che il buon gusto resta una rarità e la linea, poi...Sembra che l'unica cosa che la gente in sovrappeso riesce facilmente a perdere con le regole alimentari è il proprio tempo.

A parte gli opinabili parallelismi tra la gente della metropoli e quelli di questa festa campestre, mi ha impressionato particolarmente l'aspetto di alcune signore, agghindate come Messalina, ma con meno moderazione che saltellavano un po' ovunque con delle caviglie gonfie come Zeppelin. Le ho trovate leggermente inquietanti.
Ho ammirato invece, la tempra, l'umana forza vitale di questi vecchietti.
Ventri capaci di ingurgitare quantità pantagrueliche di cibo e vino e poi roteare al ritmo di una polka che non finiva mai.
Il cibo ingerito tuttavia sembrava non soddisfarli né riempirli, quasi a sottolineare la totale inconsistenza materiale del mondo. 
In ogni caso performance che superano di gran lunga le normali capacità umane.
In definitiva miracoli della bio-meccanica in pizzi, raso e crinoline.
Ho immaginato fossero una specie di setta. Streghe e stregoni che avendo disegnato un invisibile cerchio magico intorno a questo Sabba geriatrico erano stati capaci in qualche modo di bandire l'artrosi, almeno per il tempo di una kermesse. 
. 
I cosiddetti giovani invece, i ragazzi, quando si incontrano nelle discoteche, nelle feste private, anche nei rave mi pare  si annoino perfino quando si divertono.
Gli anziani no, loro se la godono veramente, senza ritegno, disperatamente direi, ed è proprio così che bisognerebbe divertirsi.
Non so, ma una inspiegabile inquietudine  mi ha attraversato l'anima (generalmente imperturbabile e introvabile) nell'assistere  a questa celebrazione paesana.
Mi aspettavo, colto da un rigurgito paranoide che, finite le costolette e le braciole di maiale cotte su delle griglie lunghe come tapis roulant di un aeroporto, improvvisamente accadesse che questi ottuagenari ormai assuefatti ai trigliceridi e con carotidi dure come cavi d'acciaio, si avventassero sui più giovani partecipanti per sbranarli in un delirio cannibalesco; Magari per provare a saziare quella fame incontenibile che li divorava a loro volta.
Ho adottato istintivamente una strategia difensiva come certi insetti, trattenendo il fiato e rientrando il ventre così da sembrare magrissimo, tossendo rumorosamente e grattandomi furiosamente in ogni dove, fingendomi affetto da scabbia, scorbuto e pellagra; Notoriamente malattie endemiche nei luoghi lacustri e paludosi dove si allestiscono questi ritrovi.

Curiosamente, in questa schiera di sopravvissuti con un'aspettativa di vita così breve, serpeggiava invece così tanta entusiastica voglia di vivere e godere.
Alla fine della fiera sembravano dire, anzi urlare: "Mangia, bevi, balla, scopa fin che puoi; Non vi è altro che questo nel  folle mondo".
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E' così che succede e accadrà a tutti?
Speso quasi tutto il tempo a disposizione, si arriverà probabilmente a non avere più alcuna remora e si potrà essere se stessi in un oscuro bagliore di sincerità.

Pressappoco come la candela che prima di spegnersi emana sempre la sua luce più brillante.

In ogni caso sono risultato incommestibile persino a loro.

3 commenti:

ross ha detto...

La verità è dei semplici e mi vien da pensare anche la felicità.
Uno dei massimi contatti tra la predicazione del Cristo e il Buddhismo zen è la svalutazione della complessità.
Felici sono questi uomini panciuti che ballano con le loro donne agghindate come messaline in una sagra senza tempo
Se ci pensiamo bene ,queste persone nell'ecologia sociale , non fanno nessun danno.

ross ha detto...

Manca una virgola.Troppo complessa la sintassi di questo periodo :-))

Visir ha detto...

Non faccio mai classifiche nelle cose del mondo, meno che meno per le persone.
Sono meglio i mangiatori di costolette o gli intellettuali divorati dalle domande?
Sono meglio i pragmatici o le peripatetiche sul raccordo anulare? Non lo so.
Credo, banalmente che ognuno debba essere quello che è, il trucco è capirlo prima di tirare la gambetta con la testa storta in qualche letto di ospedale; In modo da affrontare con dignità e onore ciò che porta via ogni dignità e ogni onore.
In ogni caso ci si vedrà dall'altra parte, oltre questo mondo un po' matto.
Cin, cin!