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Il grande esploratore Piotr Vassily Baskin e il suo fido cane-slitta Ivan Drogo, avanzavano indomiti nella distesa ghiacciata delle Five
Lands Liguri.
La tormenta segnava l'orizzonte con nuvole grigie rigate dal
candore abbacinante dei turbinii nevosi.
Baskin, armeggiava con
la slitta, sistemando il carico e parlottando fra sé e sé sulle anomalie della
perifrastica attiva e passiva. Il suo fido compagno guaiva intanto preoccupato,
palleggiando lo sguardo: ora all'indirizzo del
prode avventuriero, ora verso la tempesta.
Piotr, captativo, lo rassicurò: "Non preoccuparti, nulla
di male può accaderci. Ho il dono della preveggenza, prevedo il passato e nei
miei giorni migliori anche il congiuntivo."
Ivan di rimando abbaiò: "Karasciò tovarish. Davai, davai".
Poi, la tormenta li ghermì.
Freddo, acqua, neve, lampi e frastuoni.
Il nostro capo
spedizione inveiva contro tutto e tutti: "Che cazzo di rave è mai questo?
Tanta strada per sfruttare un free-drink che mi hanno regalato, e poi non si trova manco il bar" Gridava così Baskin, mentre le possenti
folate gelide disperdevano le parole e non si sentiva più una mazza.
Di
riamando, Ivan Drogo disse: "Ma con tuto sto nevicare ci prendiamo una bota
di neve?".
Egli, fraintese: "Chi
si piglia la botta? Nulla deve essere toccato della razione K di sopravvivenza!
Difendiamo la Santa Barbara! Cazzo Ivan, facciamo quadrato come ad
Austerlitz" urlò, l'indomito esploratore.
Quindi, estraendo l'arma del suo avo (una pistola 7.65 ad
avancarica perennemente inceppata) la spianò verso il niente a mero scopo
intimidatorio.
"Dov'è il Grizzly, Ivan, tu dimmi solo dov'è che gli
raso il culo a quel -latro- di vettovaglie".
In verità l'istantanea che si compose in questo cataclisma fu
emblematica.
Lui, con maschio coraggio faceva scudo con il proprio corpo
alle salmerie, in una mano l'arma, nell'altra un nodoso bastone leggermente paraboloide che la
Natura gli aveva offerto; Drogo, con canino imbarazzo per la situazione
paradossale, gironzolava intorno al Leonida dei ghiacci, mostrando almeno
compartecipazione e talvolta mordendo la neve come sostegno alla lotta feroce ormai prossima.
Neanche l'Onnipotente
avrebbe potuto metter mano alle scorte
del Glande Pioniere.
Tale era il giusto livore e il paterno affetto con cui le
custodiva.
La sua francescana dispensa, inviolabile, ammontava a pochi
sacchetti di pizza, congelata, ma Buitoni all' 87%. Non era molto, certamente,
ma era tutto quello che aveva e soprattutto: a cui teneva.
Come avrebbe detto un maniaco su un autobus: -la tensione era
palpabile- nell'attesa del conflitto immaginato; Dolorosa e inopportuna come un crampo prima di un gesto olimpico.
Nulla accadde però, nessuna tenzone, nessun eroismo, neanche
un'intonazione di una ballata cavalleresca, perché nessuno era sopravvissuto al
freddo polare di quelle latitudini.
L'unico nemico fu invece lo scorrere del tempo; Al modo de:
-Il Deserto dei Tartari- passarono le
ore, poi i giorni, quindi le settimane e
infine i mesi in una estenuante attesa di un evento cruento che quando accadde fu invece salvifico.
Erano entrambi alle strette con i "pieti" quasi
completamente congelati, fatto salvo per il calcagno destro di Adamantio del nostro
eroe.
Gironzolavano da molto senza meta e senza una mappa precisa,
quando infine giunsero alla Taiga ghiacciata di Sestri Levante.
Apparivano due granatieri napoleonici in ritirata dalla
compagna di Russia che mestamente attraversano il lago Bajkal. Zoppicavano, stretti
l’uno all’altro come gemelli siamesi, puntellandosi vicendevolmente su quella lastra
liscia e ghiacciata come una lapide.
Fieri nello spirito se non nella marcia, malconci nei
vestimenti e, ad onore del vero, entrambi un po' carenti nell'igiene personale, videro l'unico rifugio rimasto che raggiunsero, ormai stremati
e intirizziti all'inverosimile.
Era la gelateria Tritone.
"Due granite piccole"- Ordinò deciso, Piotr Vassily
Baskin, rincuorato dalla inaspettata fortuna e già noto al mondo accademico per
la sua generosità munifica.
"Offro io, non preoccuparti del prezzo, Ivan." e
così dicendo aprì il suo -borsellino da nonna-
consunto e di forma gnomica, ma "ahi loro" vuoto.
Non certo per avarizia, sia chiaro, ma perché la sua innata nobiltà
lo faceva dimentico del vile denaro.
"Come, Ivan non prendi nulla? Hai tre Euro per la mia
granita?".
Inaspettata fu la reazione del, fino ad allora, fedele segugio dell'est; Lo
guardò dalla feritoia dei suoi occhi congelati e in perfetto emiliano
l'apostrofò: -Ma va a'cagher-
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Poi, ratto fuggì via...Verso l'Ucraina che almeno lì c'è un bel calduccio e certamente si rischia di
meno.
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