venerdì 3 ottobre 2014

Due puntini..


Il punto è troppo definitivo, tre punti di sospensione creano delle inutili aspettative.
Due punti verticali  sono per le precisazioni e per le definizioni , limitano.
L’esclamativo poi, è arrogante.  Il punto di domanda, stupido.
Due puntini orizzontali è la punteggiatura che mi piace di più. Mi rappresenta; Non esiste.

Mi interrogo sulle cosiddette esperienze formative della mia vita.
Le più importanti le ho comprese in generale dopo dieci anni, e questo la dice lunga sulla mia intelligenza e saggezza. 
Gli incontri significativi? Cioè quelle persone che la maggioranza potrebbe chiamare  “maestri”?  
Certamente importanti, ma principalmente per distruggere in me l’idea di aver bisogno di un maestro.
Gli errori della mia vita? Sono stati, oggi lo riconosco, la massima espressione di opportunità che mi è stata offerta dal Caos. 
Penso ai pochissimi esseri che ho incontrato come  geniali artisti  della vita che a  scalpellate assai dolorose,  hanno sgretolato l’assurda tendenza radicata in me di farmi guidare da altri nelle scelte e nelle idee, mentre potevo fare da solo; Mi hanno aiutato a smembrare quel duro investitore che non faceva niente per niente, legato mani e piedi al "Ti do per quanto mi dai".
A Loro, la mia riconoscenza più profonda. A mani giunte li ringrazio di tutti i calci in culo che ho ricevuto.
Essi mi hanno mostrato, mettendomi sotto il naso la nauseabonda e puerile tendenza ad avere  degli schemi, dei modelli, dei preconcetti, delle idee, delle credenze e delle fedi senza fondamento alcuno se non l'illusoria volontà di controllo e per il desiderio malato di certezze, mentre in realtà  è solo paura.
La folgorante comprensione che solo l’esperienza personale può essere chiamata come propria, il resto sono supposizioni e quando va bene probabilità. 
Ogni essere vivente è un esemplare unico.
Se un uomo ha la curiosità di andare oltre la banalità, grazie alla propria coscienza può giungervi sicuramente, ma solo sul sentiero che si è fatto.
Fino a quel punto, terribile e bellissimo,  in cui ci si troverà a capire che nessuno può più dirti cosa fare  e sei  "deserticamente" solo di fronte alla realtà dell’esistenza.
Quando ci sono arrivato è stato il momento più terribile della mia vita che ha dato però il via al parto spontaneo di una nuova esistenza. Non migliore ma solo diversa.
Mi accade qualche volta un'incredibile sensazione di connessione con tutte le cose, rari momenti scaturiti probabilemente da una resa momentanea della mia coscienza nell'assurda follia che condivido con il mondo. Percepisco che  tutto è uno, e viceversa; Questa però è solo una frase che non rende affatto l'esperienza. Allora è meglio tacere.
La vita è così per me un test Kobayashi,  un fantastico rompicapo che si rigenera ad ogni istante, cioè un problema (fittizio) senza ovviamente alcuna soluzione reale.
Il senso di tutto questo?
Vedere di cosa sono fatto, essere un testimone del mio tempo. Non avendo in me la disposizione per liberare la mia energia dal vincolo del corpo, dovrò ancora per un po' passare per questo tritatutto che chiamiamo esistenza.
Il mio piacere?
E' nel sperimentare e osservare la mia natura umana, mentre reagisce nella sua meccanicità e programmazione biologica. Soprendermi nei rari momenti di universalità quasi divina, nel silenzio né caldo né freddo di una verità inesprimibile molto, molto più grande di me. Ed infine considerare tutte queste cose con distacco.  
Niente di più, niente di meno.
La mia unica ambizione rimasta è imparare a essere modesto.

E’ bello comprendere che la prigione che mi opprimeva era nella mia mente, perché come racconta la favola Zen: L’oca è già fuori.

 

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