lunedì 15 giugno 2020

Black & White

Nell'essere umano è un dato antropologico accertato la paura del "diverso" inteso come persona al di fuori del proprio genere abituale.
E' qualcosa di connaturato, atavico, inestirpabile, forse ancestrale, perché legato alla sopravvivenza del singolo e del proprio gruppo.
E' istintivo nell'uomo identificarsi con la propria tribù, nazione, razza e difenderla da altre che considera con sospetto.
Non è solo pregiudizio c'è anche una ragione oggettiva che lo porta a vedere tutto ciò come una minaccia.
Quando qualcosa non si capisce è perché non lo si riconosce in se stessi.
I problemi di convivenza cui assistiamo spesso oggi, sono espressione di questo dato scientifico che è contestato dalla politica e dai media per motivi che sospetto non siano certo umanitari.
Se una persona non vuole proprio ignorare 5.000 anni di storia, dovrebbe domandarsi perché ci sono state centinaia di migliaia di guerre per costruire degli Stati omogenei per etnia e religione.
Non è un caso, ma una necessità per evitare i conflitti, almeno per ridurli. Perché senza litigare l'essere umano pare non possa stare.
Perfino in Svizzera dove sono quasi tutti abbienti (apparecchiati come si dice in modo gergale) e abbastanza civili hanno una divisione in Cantoni su base linguistica e religiosa, i valdesi da una parte, i luterani dall'altra, i cattolici da un'altra ancora.
Tre lingue diverse, francese, tedesco e italiano, ma che non mischiano, magari inventando una lingua svizzera.
Non è che sono proprio montanari e secessionisti, semplicemente vogliono stare in pace e non lo potrebbero essere se vivessero tutti assieme; Dovrebbero necessariamente uniformarsi.
Anche in una nazione ricca, prospera e senza grossi problemi sociali, la pace tra le persone è mantenuta grazie alla separazione. Cittadini sebbene simili hanno comunque delle differenze che non possono essere trascurate.
Così stanno vicini, ma divisi cioè il motto elvetico sembra essere: "Ognuno a casa propria" per usare un'espressione un po' qualunquista.
Le nazioni dove questi requisiti non sono rispettati (popolazione, cultura e religione omogenea) sono tutti afflitti da orribili guerre e disagi.
Perfino gli Stati Uniti che si presenta al mondo come uno stato leader sotto ogni profilo, la qualità di vita è bassa. Ci sono ghetti ovunque e la popolazione carceraria è la più alta (in percentuale per numero di abitanti) del mondo, contendendo il primato al Brasile, un altro paese multietnico. Anche a Singapore, stato indipendente dell'Indonesia, perla asiatica e miscellanea di etnie e religioni, ogni tanto scoppia qualche rivolta violenta nonostante non si possa considerare un paese povero.
Perfino la "spirituale" India ha dovuto dividersi e creare il nuovo stato del Pakistan (con cui però è tutt'ora in conflitto) altrimenti rischiava una guerra civile di proporzioni colossali.
Dei 24 conflitti armati attualmente in essere al mondo il 95% è afflitto da queste cause scatenanti.
Tutti i paesi con percentuali sensibili di diversità etnico-religiosa non sono prosperi né sicuri, insomma non sono paesi in cui valga la pena vivere, almeno secondo i miei personali canoni del buon vivere.
La cosiddetta integrazione di popoli diversi, perfino con religioni diverse, coabitanti nel medesimo territorio è contro l'esperienza storica e la natura biologica dell'essere umano.
Non è bello dirlo, ma la realtà dei fatti raramente è popolare.
Vivere tutti insieme "appassionatamente" è principalmente un bel sogno che però si trasforma presto in un incubo.
Una struttura sociale mista come ipotizzato dai fautori della commistione dei popoli, presentata come una sorta di nuovo Eldorado, dove tutti si vogliono bene, si abbracciano, si baciano e si salutano con larghi sorrisi come in una stazione ferroviaria, non sta in piedi e forse mai sarà possibile che ci stia, perché risulta essere una contraddizione rispetto alla natura umana e alla struttura sociale che è creata da questa natura, se fosse stato possibile sarebbe già stato realizzato da millenni.
Basta ricordare cosa è accaduto solo poco tempo fa, nella ex Jugoslavia a pochi chilometri dal nostro paese per comprendere come la coabitazione di realtà sociali e religiose diverse sia sempre una bomba in attesa di una buona occasione per detonare.
Inoltre, mi fanno un po' ridere quelli che parlano come fosse vero di religioni "moderate", quando nessuna religione può esserlo, perché ogni religione si basa sul dogma, sull'assunto che sia vera specialmente in riferimento alle altre e non sulla logica e la coerenza, non su dati oggettivi che si possono moderare e cambiare integrandoli con nuove esperienze.
Il Dogma è per sua natura, incontestabile, oltre che essere una verità intangibile e spesso intellegibile. Ugualmente lo è per la religione che è la sua espressione.
Le religioni non potranno mai mitigare i peggiori istinti umani, anzi potranno solo inasprirli, perché la comunicazione che è la base della relazione umana e il contraddittorio che porta a una pacifica soluzione di opinioni diverse, in campo religioso non è ammesso.
Quindi il dialogo non può avvenire tra religioni se non in forma superficiale e ipocrita.
Alcune forme di pregiudizio sono odiose, determinate da cattiveria e razzismo, ma anche conseguenti a situazioni a rischio che se evitate non porterebbero a comportamenti aberrati, anche nei popoli più concilianti.
Infatti, bisogna comprendere che non ci può essere mediazione tra etnie e religioni diverse, in quanto un'eventuale mediazione inevitabilmente andrebbe a snaturare proprio quell'identità etnica, culturale e religiosa che si vuole mettere a contatto con le altre e contraddittoriamente si vuole preservare.
Sono strutture rigide, una durezza inversamente proporzionale all'intelligenza, all'istruzione e al buon senso dei suoi membri che se sviluppassero queste qualità, ovviamente, non avrebbero bisogno di regole arbitrarie quali religione, consuetudini e usanze il più delle volte anacronistiche, ma solo poche norme pratiche di convivenza che renderebbero la vita migliore a tutti.
Conseguentemente alla vicinanza, con l'umanità che ora abbiamo a disposizione, si creerà invece il conflitto per avere una supremazia che è insita in ogni religione, in ogni gruppo, in ogni etica sociale.
Queste strutture aggregative e ideologiche non possono ammettere come vero un'altro "Credo", perché equivarrebbe a dichiarare che il proprio "sistema" vale quanto quello di un altro; In particolare per la sopravvivenza di una religione è necessario sostenere che tutte le altre sono sbagliate. Diciamo con una nota di humour che sono tutte sbagliate, tranne quella che vincerà questo conflitto.
Quindi i pretendenti alla "verità" preferiscono sempre eliminare chi gli contende tale primato, ergendosi sopra la catasta di cadaveri di quelli che dissentivano. Infatti secondo questi psicopatici, Dio è sempre dalla parte del vincitore, tesi peraltro sostenuta con uguali ragioni e fanatismo dagli oppositori defunti.
Così si è sempre fatto e si continua a fare.
ll pluralismo in campo umano per ora è solo una mimetizzazione ben riuscita che prepara un'azione militare ancora da compiersi.
Abbiamo così una profonda contraddizione insanabile, direi strutturale.
Ciò non significa assolutamente che un singolo possa essere attratto da una cultura diversa, oppure abbia piacere a vivere a contatto con persone di etnia diversa dalla sua, oppure ami usi e costumi esotici, questa però è una scelta personale, soggettiva, non generale.
Non bisogna in campo sociale fare quello che chiamo "l'errore del turista" che a differenza del viaggiatore: vede tutto il mondo guardando sempre uno specchio. Questo per significare, a chi non è avvezzo alle metafore, che se una cosa piace non bisogna imporla anche agli altri, vedendo ogni cosa come riflesso della propria persona. Inoltre non si comprende come mai su un tema così delicato e che influenza fortemente la società e spesso anche la sua sicurezza non si chiede ai cittadini con un referendum cosa ne pensino. Le decisioni in questo campo le prende il Governo senza però assicurarsi, prima di emanare leggi, quale sia il pensiero della maggioranza degli elettori.
Lo Stato non è un ente filantropico ma un amministratore, sostenuto dai cittadini e per questo motivo dovrebbe garantire ad ognuno gli interessi e la sicurezza; Questo è il suo compito.
Su un piano più esteso, purtroppo vigono le regole esposte, almeno nei fatti.
Basta osservare l'urbanizzazione delle grandi città, sia italiane che estere.
Com'è acclarato, l'architettura è l'espressione materiale della cultura di un popolo, ma la distribuzione demografica è la parte visibile delle scelte di una popolazione.
Perché ognuno vive nel posto che gli piace e gli è comodo.
Si osserva che le varie etnie immigrate in un paese si dispongono principalmente in enclave separate dalla popolazione autoctona. Come mai?
Anche chi emigra in realtà non si mischia, quindi di quale integrazione si parla?
Questa separazione abitativa etnica è visibile in tutte le città del mondo.
Un dato sotto gli occhi di tutti eppure trascurato o minimizzato.
Alcuni esempi curiosi che mi fanno sorridere sono Chinatown a New York in cui non si parla "cinese" cioè mandarino, ma cantonese (gli unici che non se ne accorgono sono gli americani). Miami, in Florida il cui idioma usato è lo spagnolo, ma tutto è scritto in -English American-.
Esempi di carattere più generale di curiose contraddizioni si trovano anche In Birmania dove il posto di guida dei veicoli è all'inglese, ma la "mano da tenere" della circolazione è quella europea, e la cosa ancora più strana che sebbene dovrebbe essere scomodo e pericoloso, la circolazione è sicura e fluida, almeno nella capitale ora Yangoon (perché il nome è cambiato spesso in base a divinazioni astrologiche), città meravigliosa per monumenti e popolazione, con marciapiedi altri oltre un metro (particolarmente a Downtown) dove per altro sono proibite in tutta la città le motociclette e i ciclomotori. Sono affascinato dalla domanda: "Qual'è il senso di caratteristiche così uniche e contraddittorie?" L'accantono nell'immenso magazzino delle domande senza risposta (e senza senso) che ho affittato da diversi secoli.
In Iran, dove usualmente si crede che la religione autoctona sia l'islam e invece è il Zorastrianesimo detto anche Mazdeismo, ma da non confondersi con il più noto Mazdakismo. Se si considera che, nonostante molti li confondono, gli iraniani non sono arabi, si potrebbe spiegare così come la lingua persiana antica è in realtà una lingua indoeuropea come le nostra.
Vi è una interessante similitudine con le lingue occidentali, perché si scrive da sinistra a destra, mente l'arabo è scritto in senso opposto; Ha inoltre 36 segni comprendenti anche otto fonemi nel suo alfabeto. Discende dall'avestico, una lingua religiosa con commistioni di lingua medea, dello Zoroastrianesimo che fonda la religione nel libro sacro "Avesta" già prima della religione ebraica, cristiana e islamica.
L'ebraismo, primo in ordine cronologico delle cosiddette religioni monoteiste fondate sul "Libro" trova probabile origine e connessione, grazie al dzhidi un antico dialetto ebraico-persiano che ne comprova il contatto stretto.
Anche il tagico (che non è un errore di battitura di "tragico" ) parla pharsi commisto a influenze di ukbeco e turkmeno, ma scitto in cirillico. Comunemente parlato in Kirghizistan, Kazakistan, Afghanistan e in altri paesi noti al turismo.
E' curioso inoltre che si usavano nel persiano antico le sillabe e i fonemi predetti per creare i numeri.
In merito poi all'origine delle religioni precitate cioè quelle che si fondano su un libro o su libri sacri, non sono certo, ma propenso a considerare che la sua origine possa ubicarsi nell'area mesopotamica e successivamente, e più fortemente, nella storia dell'antico Egitto, in particolare riferimento alla struttura monoteista di queste religioni cui fanno seguito a quella instaurata dal faraone Akenathon e probabilmente adottata dall'etnia ebraica, poi transfuga per ragioni di stabilità politica dall'antico Egitto. La religione monoteista di Athon, il Dio Sole, promossa dal cosidetto "faraone eretico" Amenophis IV si estese sino all'antica Roma con Elio (Elios) Gabalo e poi Adriano nel culto del "Sole invictus" ma con scarsa fortuna, visto l'avvento del cristianesimo il cui successo fu probabilmente dovuto al sostegno dei poveri che in quel culto erano presentati come protagonisti unitamente alla promessa della resurrezione che allora era intesa in senso letterale cioè rinascita vincitrice della morte. E siccome i poveri sono tanti, la sua espansione fu garantita. E' curioso inoltre che le tribù semite giunsero in Egitto dalla Siria sin dai tempi del Medio Regno, e forse arrivarono da ancora più lontano: dalla Mesopotamia stessa.
Mi sono poi sempre domandato che fine abbiano fatto gli antichi egizi?
Almeno dopo la relativamente recente espansione araba mussulmana. Gli antichi egizi sono completamente scomparsi, mentre i loro precedenti schiavi ebrei sono ancora ben connotati e presenti.
Chiedo scusa di questo inciso, non pertinente e assolutamente fuori luogo. Solamente indulgo nella più pirotecnica aneddotica per scoraggiare chiunque possa prendermi sul serio.

Dunque: l'essere umano cerca istintivamente il suo simile, riconoscendolo come migliore, questa è la sua realtà.
Personalmente non condivido questa valutazione di merito, in meglio o peggio, parlo di come funzioniamo e forse, grazie a una comprensione più profonda di tale meccanismo sarà possibile vedere il risultato che ne consegue. Ci sono molti modi di vivere e tutti hanno pro e contro, ma di certo non è possibile aggregarli insieme a meno che non si stravolga la loro natura.
Lo ribadisco senza alcuna discriminazione, il rifiuto del diverso, a parte qualche piccolo caso pittoresco che è sopportato solo per divertimento, è una tendenza generale. E' presente in ogni etnia e non solo in quella caucasica, è un comportamento di massa cui però bisogna fare inevitabilmente i conti, anche se spesso questa diffidenza è nascosta dall'ipocrisia.
Questa integrazione impossibile si applica anche ai sistemi politici.
Prendendo a esempio la Democrazia e la Teocrazia, che molti considerano sistemi conciliabili. A un'analisi più attenta si noterà invece che non possono coesistere, perché sono strutture antitetiche e questo conflitto sociale annunciato risulterà ancora più evidente e rapido se ai popoli si mischieranno anche religioni e sistemi politici.
Tanto per fare un esempio attuale, l'integrazione tra uno Stato democratico e l'Islam, oppure qualsiasi altra religione che si ponga al di sopra delle leggi della società democratica che la ospita, è inconciliabile con la democrazia stessa che è invece espressione di tali norme.
Il cosiddetto stato di diritto non può integrarsi con uno stato religioso.
Nella democrazia le norme legislative sono promulgate dal Parlamento eletto dal popolo; Nella Teocrazia esiste il precetto religioso predominante su qualsiasi legge, su qualsiasi volontà umana, su ogni rivendicazione del popolo che si discosti dall'ordine immutabile di cui la religione è espressione. In un contesto sacro è Dio che stabilisce cosa fare e cosa non fare. E ovviamente, visto che la divinità non parla tranne che ai profeti, bisognerà fare come è scritto o come è detto da questi messia. Di fatto è una dittatura.
Mentre la volontà politica in uno stato democratico sorge dal basso cioè dal popolo, in una teocrazia il percorso è diametralmente opposto, perché la volontà Divina giunge dall'alto.
E' evidente che pervenendo da punti opposti lungo la medesima via di percorrenza non possono che scontrarsi.
Se per qualche ragione, infatti, le norme dei due diversi sistemi (Democratico e Teocratico) non coincidono, ed è quasi sempre così, qualcuno mi dovrà spiegare come faranno ad andare d'accordo.
E' evidente che non potranno coesistere pacificamente. Uno dei due dovrà avere l'ultima parola a scapito dell'altro. Quindi ancora conflitto.
Sarebbe ragionevole tenerli separati alla maniera di due pit-bull che si contendono il medesimo osso, ma parlare di ragionevolezza in un contesto umano è utopico.
Sebbene semplice, questo discorso purtroppo pare incomprensibile a molte persone. In generale la gente parla di un mondo che non capisce e soprattutto che non vuole indagare oltre i facili schemi emotivi; Liquidano queste argomentazioni come razzismo, quando in realtà è solo pragmatismo.
E' uno schema cognitivo che ho visto migliaia di volte nell'essere umano, quando non capisce...allora giudica.
Mi sembra proprio un cretino quest'uomo, quando si comporta così e invece e molto peggio. Ha sicuramente intelligenza, ma principalmente volta a fregare il suo prossimo.
Un'astuzia quasi mefistofelica nel creare armi e occasioni di usarle. Se l'essere umano utilizzasse le risorse investendole nello sviluppo di una ricchezza condivisa, e lo dico giusto per fare due passi nei luoghi comuni, e incrementasse la crescita delle sue potenzialità, questo mondo sarebbe un piccolo Paradiso, ma sicuramente meno affollato e inquinato.
Perché all'umanità piace far vedere che è buona, probabilmente per un senso di colpa dovuto all'ipocrisia con cui maschera i propri disagi. Salvo poi, massacrarsi quando le cose cominciano ad andare a puttane cioè quando "i nodi vengono al pettine" a causa di questa "bontà" che dal mio modesto punto di vista trovo deleteria più della malvagità consapevole. Un esempio noto è l'evangelizzazione delle Americhe che è stato un vero genocidio con la distruzione culturale mesoamericana, una spienza così ricca e profonda, è purtroppo andata quasi completamente perduta; In nome di ottime ideali, certamente, ma i risultati?
Questo per meglio significare che il "modo umano" ha un difetto integrato nel suo psichismo, quando vede qualcosa in realtà non lo vede se non attraverso i desideri, le convinzioni e i bisogni emotivi. Non analizza i fatti, perché mette sempre davanti alla sua analisi quella variabile chiamata "Io" che distorce la poca obiettività di cui è dotato.
Il mio ragionare è invece talmente semplice che non lo capisce nessuno.
Infatti io non "credo" a nulla, e non mi permetto di aderire a nessuna credenza, per quanto appaiano alcune mie affermazioni estremamente colorate di una "spiritualità naif" mi fondo invece solo sulla mia personale esperienza. Ttutto il resto cioè un enorme costrutto di forse, lo considero alla meglio una superstizione, semmai da verificare con attenzione e riabilitare a status di fatto oggettivo nel caso si realizzasse come vera.
Questo strano bipede in cui mi sono dovuto incarnare così tante volte e per ragioni che non intendo spiegare, è un vero miracolo della fortuna.; A volte non posso credere ai miei occhi che non si sia già estinto.
A parte le mie considerazioni personali e il mio atipico humour nero tinto di strampalato misticismo, proverò a spiegarmi in maniera diversa.
Forse questo ragionamento è troppo articolato per essere inteso, basterà allora osservare come perfino in una struttura semplice come la famiglia, quando i valori e gli usi non sono accettati da uno dei suoi membri, questo "familiare non omologato" è alla fine allontanato, altrimenti genererà continui conflitti e problemi. L'ostracismo è considerato una pratica crudele, ma spesso risparmia crudeltà ancora peggiori.
Si può immaginare un problema di questo genere quanto si amplifica in una società di estranei, diversi per colore della pelle, tradizioni, religione e che insomma...Hanno a disposizione anche un'istruzione un po' carente.
La soluzione proposta dai fautori di questo esperimento sociale, mai riuscito prima nella storia umana, cioè l'integrazione di problemi inconciliabili è semplicemente nell'affermare: "non è giusto" oppure "dovete andare d'accordo".
Resto basito dalla genialità di questi benefattori dell'umanità che con un paio di enunciati morali pretendono di riempire la pancia alle persone e disinnescare una polveriera di rancori che non si placano da centinaia d'anni, usando delle semplici esortazioni.
Non è proprio credibile, perché una struttura sociale non funziona con gli slogan, ma con le regole condivise, se non sono condivise, beh! La società semplicemente si spezza. Non è un problema morale oppure di pazienza e sopportazione.
Così come "quando piove le strade si bagnano", si arriverà a un contrasto per decidere quale modello sarà condiviso da tutti, e quale invece dovrà soccombere.
Peccato che la "diversità" tanto difesa dai "Promoter" di questa filantropia di plastica che porta invece ai conflitti, si perderanno nell'omologazione postbellica e non si conserveranno nella loro specificità.
E questo è certamente una perdita di ricchezza nella vita umana che si fonda proprio su tale diversità, perché più adattiva. Apparentemente sembra che mischiare modi di vivere diversi sia espressione di pluralismo, quando in realtà l'effetto ottenuto sarà l'omologazione dopo l'inevitabile conflitto.
Ciò è accaduto nella storia del mondo tantissime volte.
Ovviamente pagato dalle solite cataste di morti ammazzati di cui ho perso il conto.
Pare pratico eliminare i testimoni di tali errori, visto che i morti non possono più parlare, allora si dimenticano in fretta gli sbagli.
Personalmente non ho molto ottimismo e fiducia nella maturità dell'umanità (credo si sia un po' capito) da aspettarmi un risultato diverso, rispetto a quello già visto in passato.
Perché dovrebbe cambiare il risultato visto che le persone sono sempre le stesse?
E' un chiaro sintomo di follia sperare in un effetto diverso, avendo le medesime condizioni di causa.
Nessuno, ahimè, investe nelle persone, nel loro sviluppo, come potrebbe l'umanità essere migliore?
Solo le idee, si dice, possono durare nel tempo, le persone hanno una scadenza breve. Questa è venduto come il pensiero ispiratore della politica, peccato che le idee e le filosofie quando sono in essere assumono la grandezza delle persone che le realizzano e non viceversa. Questo per dire che grandi idee non entrano in piccoli uomini.
Usando un ulteriore metafora per descrivere l'investimento necessario sugli umani, direi che sebbene di qualità, un vino non può essere contenuto in uno scolapasta, ma deve avere almeno una bottiglia per raccogliersi. E' necessario costruire un'integrità stabile nell'uomo affinché possa ricevere e contenere qualcosa di utile e duraturo.
Questa integrità si potrebbe formarne naturalmente, ma solo dopo aver liberato la mente dei soggetti dai cosiddetti "pensieri parassiti" contenuti nel linguaggio, ovvero quei pseudo sillogismi che stravolgono il ragionamento facendo considere vere cose che non lo sono.
Questi sono come virus contenuti però nel linguaggio che invalidano il ragionamento con una distorsione logica priva di coerenza.
Così come il mondo materiale è infestato da virus e batteri, anche il linguaggio umano, espressione del pensiero cioè della mente umana ha dei patogeni "linguistici".
E' un processo distruttivo molto sottile, subdolo direi cui bisogna rimediare con delle cure da adottare costantemente per non essere contagiati. Una forma di igiene da svolgere ripetutamente per contenere il rischio di infezione.
Esistono varie strategie e tecniche psichiche per "disinfettarsi", ma non è questa la sede per parlarne in dettaglio.
In generale posso dire che esserne immuni è impossibile in quanto anch'essi (virus linguistici) hanno una precisa funzione evolutiva. Cioè sebbene il mio discorso voglia evidenziare i rischi tra l'altro difficilmente comprensibili dalla maggioranza, é evidente per me che tali problemi sono funzionali al necessario cambio di stato della razza umana, trasformandola da soggetti con coscienza soggettiva in entità con coscienza collettiva. Tutto ciò è funzionale all'espansione della vita (informazione) oltre i ristetti limiti del pianeta, ma ovviamente il tipo di tecnologia che potrebbe consentire questa "espansione" ha insito anche grandissimi rischi di distruzione ed è il motivo della necessità di una coscienza diversa nella specie umana rispetto all'attuale.
Guardando ai problemi che ci attendono quelli enunciati anche se gravi sono piccoli.
E' dunque un primo conflitto annunciato che si va preparando particolarmente in Europa, anticipato da questo miscuglio di problemi diversi, venduti come soluzioni.
E' una fine annunciata del sistema occidentale, almeno come oggi è conosciuto e strutturato, grazie a questa opera di infezione linguistica mediatica che distorce la percezione delle reali criticità invalidando ogni stategia conservativa di questo momentaneo stato di pace.
Gli stessi "bisognosi" che provengono da paesi con culture, religione e filosofie diversissime, la cui espressione si evidenzia con le società diverse di provenienza, da cui per altro fuggono, ma che sono contraddittoriamente costretti a replicare all'interno di un'altra che invece li ospita, tutto ciò è espressione intrinseca del condizionamento culturale cui tutti siamo soggetti, in maniera più o meno consapevole, in questo stato di cose. Si dimostra a una visione disincantata che anche la "necessità" e una certa "solidarietà" umana è in realtà strumento per promuovere il conflitto.
In una visione più ampia è probabilmente necessario ad uno scopo più grande, rispetto alla mera supremazia di una religione o di un tipo di società com'è invece considerato banalmente dagli storici, ma di questi eventi al di là da venire non è il caso di parlarne, perché le profezie sono pagate male e non valgono il tempo di divulgarle. .
Il comportamento umano non è altro che la parte visibile di come pensa, e pensa in base a quello che desidera. Il linguaggio è la parte costitutiva della formazione di tale desiderio, qualunque esso sia, intendendo il linguaggio nella sua accezione più estese cioè: comunicazione. Lo sanno molto bene i pubblicitari e i politici, senza bisogno-desiderio l'uomo non si muove di un millimetro.
Nello specifico il comportamento umano è suggestionato dal linguaggio ed è paragonabile al comportamento di un virus.

Nella stessa maniera di un patogeno virale che entra in una cellula e replica il proprio RNA generando cellule diverse in conflitto con quelle autoctone, così i "pensieri parassiti" entrano nel processo logico attaccando il sistema immunitario dell'ospitante (coerenza di ragionamento) e inevitabilmente determinando una patologia (distorsione cognitiva, analfabetismo funzionale, stereotipi e superstizioni.) Questo per diversi motivi, a volte dolosi utilizzati nella manipolazione del pensiero di massa a volte insiti nella struttura stessa linguistica.
Una malattia che sarà combattuta altrimenti porterà alla morte.
Se morirà il virus, si avrà un miglior stato di salute (adattabilità) del soggetto, oppure ci sarà la morte dell'ospitante e del virus in ogni caso.
Poiché è insito "nell'intento" del virus l'imperativo di terminazione della propria esistenza, essendo non naturale cioè non in comunicazione con l'ambiente che lo circonda.
Per fare un esempio, è dimostrato che le cellule cancerogene non comunicano con le altre del medesimo corpo, ed è il motivo delle metastasi e della proliferazione neoplasica. In realtà il cancro si riconosce come un soggetto a parte, diverso, non comunicando con il corpo (cellule) in cui vive e di cui fa parte. Una sorta di disturbo cognitivo/percettivo cellulare che determina questa patologia a volte mortale.
In generale la Natura nella sua saggezza non riconosce gli elementi non in comunicazione con essa, tutti i soggetti e i comportamenti di questo tipo sono eliminati. Senza comunicazione non c'è sopravvivenza e la Natura trova così il modo di eliminarli.
Si trova prova di ciò nelle numerose estinzioni di massa cui la vita biologica sul pianeta ha dovuto fare i conti per rinnovarsi.

"Il progetto umano" non è certamente il primo che è stato tentato su questo pianeta, modelli diversi di umanità si sono già precedentemente estinti, la vita umana su questo pianeta dunque è molto più antica di quanto si pensi.
E' inoltre fantastico osservare come non vi sia differenza fra elementi fisici e psichici, sempre parlando in ambito umano.
Gli animali invece sono un caso a parte, perché esenti da questo problema linguistico adottando sistemi di comunicazione diversi, e avendo anche funzionalità e scopi diversi.
Solo nell'uomo i "dati" cioè l'informazione è trasmessa e conservata tramite la parola (logos) detta o scritta, mentre il patrimonio culturale animale è principalmente contenuto a livello genetico (meno di quanto si crede), mentre quello educativo comportamentale è funzionale alla sopravvivenza, quindi in armonia con la Natura )cioè in comunicazione, ed è esente come detto, dai problemi dei virus linguistici.
Infatti gli animali si comportano tutti nella stessa maniera nonostante non abbiano regole e ciò non è dovuto "all'istinto" che tra l'altro è un ipotesi senza prove, e in ogni caso il DNA non può contenere istruzioni su comportamenti così elaborati come si evidenziano nell'osservazione etologica. La spiegazione si trova secondo me in un'altra ipotesi e cioè il comportamento animale ha una sua "logica" semplice, ma comprensibile da qualunque altro animale. Essi dunque pervengono alle medesime conclusioni senza bisogno di parlare.
Lo scopo intrinseco nell'essere umano è l'espansione dell'informazione (Vita) cioè la sua sopravvivenza come specie è legata al rispetto di tale imperativo biologico.
Quando e semmai, l'umanità perderà il suo potere creativo e rivoluzionario di espansione, perderà anche il suo significato.
Lo ribadisco, l'essere umano è il modo che la "Vita" ha scelto (per il momento) per viaggiare, nel pianeta e poi nello spazio, oltre questo piccolo mondo. Almeno questa è la mia opinione.
Abbiamo dunque priorità diverse come specie rispetto alle altre.
Ma queste considerazioni di carattere generale esulano dall'analisi in argomento.
Tornando al ragionamento iniziale e sui problemi più prossimi mi domando alla fine chi ci guadagnerà?
Perché sempre a quel punto si giunge nella ricerca degli scopi delle azioni umane.
Nella storia i veri benefattori del genere umano sono state sempre persone modeste, non sono mai state persone avide né ricche.
Tanto per fare alcuni nomi, Tesla e altri scienziati geniali furono più che altro dei morti di fame, senza parlare di Sebin, Pasteur, Schweitzer; Non contando i filosofi come Socrate, Seneca, Nietsche, Nagarjuna. Poeti e artisti si accontentavano almeno nel passato, del giusto.
Alla meglio questi personaggi erano benestanti, ma nessuno che abbia valore è mai diventato ricco su questo pianeta, lo ribadisco.
A generalizzare si sbaglia sempre, tranne che quando si vede un uomo ricco, cioè ricco-ricco, ecco in quel caso si può essere sicuri che è un delinquente.
Come dico sempre la ricchezza non si crea, si sposta solamente, se qualcuno diventa immensamente ricco, moltissimi dovranno diventare miserabili.
E sei vuoi rendere un intero popolo povero...Beh! Allora devi dargli un nemico da combattere.

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