mercoledì 17 settembre 2008

Pin-Nao alla corte del Sultano -Parte II-


Pin-Nao era intento al riposo tantrico.
Nulla era rivelatrice di tale pratica interiore, tranne una vistosa protuberanza pubalgica che si stagliava oltre il profilo delle lenzuola e dei broccati finissimi che lo avvolgevano.
Il suo "Chi" guerriero però lo avvisò di una presenza destandolo in un nanosecondo.
Lenta e sinuosa una dama dell'harem stava scivolando vicino al suo letto.

Ratto il maestro l'afferrò per la collottola e l'apostrofò soave con la sua voce flautata: "Che cazzo vuoi?"
La giovine, sapientemente discinta si gettò carponi e squittì: "La Signoria Vostra è invitata nell'harem. Stanotte la prediletta del Sultano non riesce a dormire e si dice che ella conosca modi piacevoli per far passare le lunghe notti insonni".
Dicendo ciò l'ancella guardò virginalmete a terra, ma lasciò scorrere verso il basso la spallina che sosteneva il corpetto. Scoprendo così di poco, ma oltre la decenza, la piega fra i seni grandi e perfetti.Pin- Nao grugnì.
Segno inecquivocabole di accondiscendenza.

"Ho bisogno però del mio fido nipote Pi-Nin come collaboratore", disse rivolto alla pulzella, la quale risollevato lo sguardo, non staccava gli occhi dal Drago Pulsante del risvegliato.
Egli indossava solo un paio di pantaloni di seta bianca, ora accorciatisi notevolmente.
"Ogni suo desiderio verrà esudito, Glande Maestro", disse la lasciva con un guizzar di lingua fra i denti bianchi come perle Akoya giapponesi.
Lui non rispose se non con un sospiro baritonale, ma una goccia di sudore scivolò lungo la sua fronte, raccontando di quanto sforzo gli richiedesse non cedere al proibito.

I lunghi e lignei corridoi della reggia fecero eco ai passi felpati dei tre figuranti, diretti alle porte dell'harem.
"Dove andiamo maestro?", chiese Pi-Nin che come suo solito non capiva una cippa di minchia.
"Taci e cammina, questa notte è foriera di novità", eruppe scostante Pin-Nao.
"Ma io dormivo, o saggio, sognavo Poun-Pin", protestò quella anima bonsai di Pi-Nin.
Pin-Nao, rapido come minzione di tigre, affibbiò all'allievo un tremendo scappellotto, facendolo ribaltare su se stesso di 360° in un prefetto "turnè".

Poi finalmente giunti, le porte del paradiso si aprirono ai loro occhi attoniti.

Continua...

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